sabato 6 agosto 2016

DIECI PUNTI SULL'ONDATA DI TERRORE

Questa estate si sta trasformando in una autentica mattanza, accompagnata da un'altra mattanza: quella del buon senso e dell'intelligenza, messa in atto dai media. Forse val la pena di fissare qualche punto, contro le mistificazioni che ci opprimono, da tutti i lati.

1) Non ci sono piani prestabiliti dietro l'ondata terroristica in corso. Non la si può fermare indagando per stabilire se ci siano legami fra l'assassino di turno e l'Isis, o altri gruppi fondamentalisti. Il legame è uno solo: l'Isis, o chi per lui, ordina: UCCIDETE ed ovunque nel mondo qualcuno esegue, e ammazza gente a casaccio.
2) Non esistono obiettivi sensibili. I terroristi non mirano a colpire i militari, o i palazzi del potere, o a rovinare grandi manifestazioni. Gli basta uccidere gente, ovunque. Ognuno di noi è un obiettivo sensibile.
3) Tutto può diventare un'arma per i terroristi. Alla luce di quanto sta accadendo la stucchevole polemica sui “mercanti di morte” e sulla libera vendita delle armi appare una idiozia.
4) E' ridicolo cercare di fermare il terrore con normali misure di polizia. Si possono presidiare una caserma, uno stadio o la basilica di San Pietro, non ogni strada, ogni mercato, ogni fermata di autobus.
5)
Siamo in una situazioni eccezionale che richiede misure eccezionali. Si possono ridurre gli effetti della aggressione terrorista in corso solo se si è disposti ad accettare misure discriminatorie, che limitino in qualche modo le normali libertà civili. Ad esempio: un musulmano sospettato di essere vicino al terrorismo va espulso seduta stante, anche se non emergono prove sufficienti a farlo incriminare.
6)
La causa principale del diffondersi del terrore va cercata nella immigrazione senza limiti e controlli. Non si tratta di scovare terroristi che si “infiltrano” tra i “migranti”, né di teorizzare che tutti i “migranti” siano terroristi. Si tratta di capire che la grande maggioranza dei migranti è costituita da persone estranee alla nostra cultura ed ai nostri valori, che guardano spesso con simpatia ai terroristi. Riempire l'Europa di “migranti” vuol dire costruire qui da noi il bacino da cui i terroristi pescano i loro seguaci, sostenitori, simpatizzanti. Non a caso i paesi a più alta presenza di immigrati sono quelli maggiormente tormentati dal terrorismo.
7)
I terroristi islamici non ci odiano per ciò che facciamo ma per ciò che siamo. Ci odiano perché siamo laici, perché diamo valore alle libertà individuali, teorizziamo la separazione fra sfera politica e sfera religiosa, non demonizziamo il sesso, consideriamo uomini e donne persone dotate di pari dignità.
8) Il fatto che fra i musulmani ci siano molte brave persone, sinceramente avverse al terrorismo, non cambia di una virgola sostanza delle cose.
Il problema non sono le singole persone , ma le caratteristiche di una religione politica. E queste sono INCOMPATIBILI coi valori fondanti la nostra civiltà.
9)
Non si tratta di dichiarare guerra ad un miliardo e mezzo di musulmani, semmai sono loro ad aver dichiarato guerra a quasi cinque miliardi di non musulmani. Si tratta di rispondere al terrorismo a tutti i livelli: militare, politico, diplomatico, sociale, economico, culturale. E' questo che oggi i governi occidentali non fanno.
10)
L'occidente non può battere l'attacco terrorista se non recupera e rivendica il valore della propria identità storica e culturale. Non ci possiamo difendere se ci consideriamo biechi sfruttatori, inquinatori del mondo, affamatori dei popoli. L'occidente merita di essere difeso perché non è, nella sua migliore essenza, la macchietta ridicola che propagandano i fautori del “politicamente corretto”, fra gli applausi degli islamici più o meno “moderati”.

Ho scritto delle ovvietà, me ne rendo conto. Ma a volte ciò che è ovvio ha anche il pessimo difetto di essere
vero.

2 commenti:

  1. Concordo. Hai detto tutto e mi pare non manchi niente. L'essenziale c'è.

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  2. Un'altra cosa da notificare è che quando l'isis usa termini come 'cristiani' 'crociati ' e occidente', non allude solo ai cristiani e all'occidente, ma a tutto il mondo non musulmano. L'appellativo di 'crociati' infatti se lo sono beccati anche indiani e giapponesi.

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