
Ne
siamo circondati. Lo so trova ovunque, denso, appiccicaticcio, è
l'odio. L'odio politico, meglio, collettivo. L'odio rivolto contro
impalpabili soggetti collettivi: “la politica”, “i magnati
della finanza”, “i padroni”, “le multinazionali”; oppure
rivolto contro i singoli ridotti a personificazioni, incarnazioni di
questi soggetti collettivi. E' da venti anni che cresce, l'odio, nel
nostro paese ed ora sta superando i livelli di guardia. Potremmo
esserne travolti, tutti.
Quello
che porta ad odiare gli altri esseri umani è un processo nel corso
del quale si elimina, gradualmente, tutto ciò che in qualche modo ci
accomuna a loro.
Due rivali
politici sono divisi su molte cose, litigano spesso, ma hanno, anche
a livello politico, qualcosa che li unisce. Entrambi si riconoscono
in alcuni valori fondamentali, entrambi amano il loro paese, sono
rivali, appunto, non
nemici.
Diventano nemici
politici
quando non esiste più nulla in comune fra loro, quando le idee, gli
interessi, i valori che ognuno dei due propugna escludono quelli
dell'altro, totalmente, senza possibilità di mediazione alcuna. E
l'inimicizia politica diventa inimicizia
tout court
quando l'estraneità fra i due investe anche i sentimenti umani,
elimina quel senso di comune appartenenza al genere umano che fa si
che ognuno di noi si senta in dovere di rispettare i suoi simili. Il
processo che dalla rivalità porta alla assoluta inimicizia estranea
totalmente, al suo culmine, gli esseri umani l'uno dall'altro,
trasforma l'altro in assolutamente
altro,
alieno.
Gli esseri umani sono tutti diversi, non possono mai integrarsi
interamente fra loro, lo impedisce il peso insopprimibile della loro
individualità. Ma possono riconoscersi come diversi perché qualcosa
li unisce, perché sono simili, pur nella diversità. Il filosofo
lituano Emmanuel Levinas, trattando il tema del “volto dell'altro”,
ricorda la difficoltà di uccidere un essere umano dopo averlo
guardato in faccia. E' abbastanza facile uccidere migliaia, decine di
migliaia, di persone premendo un bottone, è più difficile ucciderne
alcune decine in battaglia, diventa difficilissimo, impossibile per
alcuni, uccidere un
solo essere umano guardandolo negli occhi, sentendolo implorare di aver
salva la vita. Anche quando manchi ogni condivisione con l'altro,
anche quando lo si consideri un nemico da distruggere, resta l'umana
pietà, quel sentimento che ci spinge a provar compassione anche del
peggiore dei criminali se lo vediamo mentre si avvia al patibolo.
Possiamo essere convinti che quel criminale meriti la pena che
lo attende, eppure abbiamo un istintivo moto di pietà nei suoi
confronti, comunque lo spettacolo della sua morte ci fa star male, ci
riempie d'angoscia. E forse questa angoscia deriva dal fatto che
siamo in grado di metterci mentalmente al suo posto. Riusciamo
a metterci mentalmente al suo posto, quindi non lo consideriamo
totalmente altro,
sentiamo che condividiamo qualcosa con lui, e per quanto lo possiamo
detestare, riusciamo a provare per lui pena, e compassione. E' il
peggiore degli uomini ma è un uomo, malgrado tutto.
L'odio,
l'odio assoluto, distrugge anche questo estremo senso di umanità
condivisa. Chi odia totalmente, assolutamente, elimina tutto ciò che
in qualche modo lo unisce alla persona odiata. Idee, interessi,
valori, sentimenti, riconoscimento di una comune umanità, tutto
scompare. Resta solo lui, l'alieno oggetto del mio odio implacabile.
Di lui non dico: “sarà il peggiore degli uomini ma è un uomo,
malgrado tutto”, no, lui non è più un uomo, e non è neppure un
essere che in qualche modo possa ispirare in me sentimenti benevoli
di alcun tipo, e neppure posso essere indifferente nei suoi
confronti, non posso neppure rapportarmi a lui mettendo al primo
posto considerazioni di tipo economico: “potrei sfruttarlo, mi può
essere utile”. Si, lo posso sfruttare, e lo farò, ma la sua vista,
il semplice pensiero che un simile essere viva, mi ispirano rabbia e
paura, indignazione e ribrezzo; prima o poi l'oggetto del mio odio
deve morire.
Hitler paragonava gli ebrei a topi di fogna, li
definiva “sifilide del genere umano”. Pare che anche alcuni
membri delle SS provassero, all'inizio, un senso di istintiva
ripugnanza a fucilare bambini ebrei; la propaganda nazista puntò,
per eliminare questi spiacevoli sentimenti, proprio sul tema della
alterità totale dell'ebreo. L'ebreo, anche il bambino ebreo, era
l'assoluto alieno, da uccidere senza provare alcun sentimento di
pietà, né di vergogna.
Lenin e Stalin preferivano gli insetti ai
topi. I “nemici di classe”, i kulaki, i contadini indipendenti, i
borghesi, gli operai non bolscevichi, o i bolscevichi dissidenti,
erano insetti velenosi, bestie immonde che infettavano la ridente
patria del socialismo. Andavano eliminati senza pietà alcuna. Anche
loro, come gli ebrei, non facevano parte del genere umano, non c'era
nulla in comune fra loro ed i “buoni bolscevichi”. Gli insetti
velenosi vanno eliminati, punto e basta.
Si arriva a questa
totale disumanizzazione di colui che si odia perché lo si spoglia
delle sue caratteristiche umane. L'oggetto dell'odio non è più un
essere umano, con le sue umane caratteristiche. Non ha più una
storia personale, affetti, desideri, amicizie. Colui che era un essere
umano diventa la personificazione di un soggetto collettivo
metafisico. Tizio cessa di essere Tizio e diventa “il padrone”,
“l'ebreo”, il “politico”, un essere umano disincarnato,
rappresentazione vivente di una astrazione ideologica.
Ma non si
possono odiare le astrazioni ideologiche. Si odiano gli esseri umani
in carne ed ossa, non “il sistema” o “la politica”, e gli
esseri umani devono avere delle caratteristiche, qualcosa di concreto
contro cui l'odio possa essere indirizzato. Così, lo stesso processo
che spoglia le persone delle loro caratteristiche specifiche,
trasformandole in pallide incarnazioni di soggetti collettivi, gliele
restituisce in qualche modo, queste caratteristiche, ma gliele
restituisce completamente deformate, irriconoscibili.
Silvio
Berlusconi, tanto per non fare nomi, è un uomo non molto alto, ama
essere sempre al centro della scena, cerca continuamente di apparire
simpatico e spiritoso, e a qualcuno è pure simpatico, racconta
barzellette che possono o non possono piacere, soprattutto, ama
abbastanza le donne, specie se giovani e belle. Tutte queste
caratteristiche non trasformerebbero nessun normale essere umano in
un mostro, ad alcuni piacerebbero, ad altri piacerebbero meno, tutto
qui. Ma Silvio Berlusconi non è un normale essere umano, è la
personificazione di quanto esiste di più spregevole nel capitalismo.
E' un imprenditore che ha fatto soldi vendendo agli esseri umani
svago ed evasione, è il capitalismo comunicativo in forma umana, o
disumana. Questo cambia le sue caratteristiche concrete, le rende
ripugnanti. La sua bassa statura lo trasforma in “psiconano”, la
sua voglia di essere sempre al centro della scena lo fa diventare un
megalomane che vuole umiliare gli altri, le sue barzellette diventano
osceni tentativi di nascondere, dietro ad un manto di simpatia, la
sua malvagità. Il suo amore per le belle donne diventa perversione
sessuale, disprezzo per l'altro sesso, latente pedofilia. L'odio
ideologico prima toglie ai concreti esseri umani le loro
caratteristiche specifiche, li trasforma in rappresentazioni di una
astrazione ideologica, poi li trasforma in mostri rendendo loro
queste caratteristiche ideologicamente deformate. Ed è facile odiare
i mostri, facile e bello, addirittura.
L'odio
di cui stiamo parlando è un odio
ideologico,
un odio che riduce gli esseri umani a stereotipi del maligno e che,
proprio per questo, li rende alieni, ne fa insetti velenosi o topi da
fogna, enti che si può solo odiare, con tutte le forze. E
precisamente perché ideologico un simile odio può combinarsi con il
più nobile e disinteressato amore.
Si
odiano le incarnazioni del male, gli stereotipi del maligno, perché
si amano gli uomini, li si vuole rendere felici, e nulla li può rendere
tanto felici quanto l'eliminazione del male, e delle sue
incarnazioni. Ma, esattamente come l'odio che lo accompagna, anche
questo amore è profondamente ideologico. Non si amano gli esseri
umani concreti, gli uomini e le donne così come sono, con tutti i
loro umanissimi pregi e difetti. Si ama, di nuovo, una astrazione
ideologica; non si amano Tizio e Caio, Laura e Maria, si ama l'”uomo”
o la “donna”, meglio ancora, si ama l'”umanità”. Una umanità
formata da esseri disincarnati, da persone che sono la pura
personificazione del bene, di un bene quanto mai astratto e lontano
dalla vita delle persone vere. Si ama un “uomo” privo di
passioni, sentimenti, pulsioni, desideri. Si ama una “ragione”
che ha perso ogni contatto col mondo concreto, con i dati
dell'esperienza sensibile, si lotta per una “felicità”
universale che in realtà non rende felice nessuno e rende invece
concretamente infelici un numero sterminato di persone. L'odio
ti ama, da morire.
In Italia l'odio ideologico cresce, da venti anni. Prima era
un odio concentrato contro una persona, autentica rappresentazione
sensibile del male. Poi questo odio si è allargato, ha investito uno
schieramento, una parte politica. Questa stessa parte in alcune
occasioni ha ricambiato l'odio con altro odio, come è naturale, ma
non bello, che avvenga- Occorre dire, per amor del vero, che l'odio
del popolo di centro destra nei confronti di quello di centro
sinistra è stato meno intenso e pervasivo del suo contrario, ne è
prova se non altro il diverso atteggiamento di questi due popoli nei
confronti del governo di larghe intese che il paese si è finalmente
dato. Questo primo, timido, passo verso la pacificazione è stato
accolto con soddisfazione dalla gran maggioranza dei militanti e
degli elettori del centro destra, ha invece precipitato nello
sconforto moltissimi militanti, e probabilmente molti elettori, del
centro sinistra. La cosa è comprensibile, in fondo. Non è facile
allearsi con chi è stato presentato per venti anni come la
personificazione del maligno.
E ora, si, proprio ora avanza una
novità, un nuovo tipo di odio ancora più pervasivo. Centro destra e
centro sinistra si sono odiati, in misura diversa, per venti anni,
ora entrambi stanno diventando oggetto di un nuovo odio rivolto
contro tutti, contro una nuova astrazione metafisica: la
“politica”.
Tizio è “un politico” quindi è, per
definizione, un ladro, un disonesto, un profittatore. Tutti i mali
del mondo derivano dalla politica; anche coloro che devono, in fondo,
un po' di riconoscenza ai politici arraffoni e profittatori, coloro
che sono stati spediti in pensione a 45 anni, o che sono stati
assunti in enti fantasma e pagati per far nulla, anche questi sono
“vittime” dei “nuovi mostri”, povere vittime dei politici
disonesti, cioè di tutti i politici meno un gruppo di nobili e
disinteressati idealisti che seguono il verbo di un comico genovese.
Proprio
in questi giorni si sono lette in rete cose francamente oscene sulla
sparatoria di Roma. “Se Luigi Preiti avesse colpito un politico
tutti lo avrebbero applaudito” fanno affermato in molti, senza
neppure rendersi conto della inaudita gravità delle loro
affermazioni. Sono in tanti, troppi, a non capire che con l'odio,
specie con l'odio ideologico, non si scherza. Se, in nome dell'odio,
si comincia a giustificare le pistolettate ci si mette in una strada
che può portare ovunque. E' bene non scordarsene, mai.