L'occidente
in generale e l'Italia in particolare rischiano di trasformarsi in ideocrazie. L'ideocrazia è, molto semplicemente, la dittatura di
un'idea, meglio, di una ideologia. Un insieme di idee, concezioni del
mondo, valori con i relativi, e collegati, interessi, vengono
presentati come qualcosa di assoluto e le idee, concezioni del mondo,
valori, interessi diversi vengono, nella migliore delle ipotesi,
ostracizzati, presentati come sintomo di bieco egoismo, grettezza,
avidità, nella peggiore, criminalizzati. Tizio afferma che
numerosi aspetti della cultura islamica sono incompatibili con la
democrazia e la libertà personale, che usi e costumi largamente
diffusi nei pesi islamici sono offensivi per la dignità della donna
(e quindi anche per quella dell'uomo). Subito c'è chi lo definisce
“razzista”, “guerrafondaio”, “xenofobo”. E questo nel
migliore dei casi. Nel peggiore rischia di vedersi trascinato davanti
ai giudici con l'accusa di “oltraggio alla religione islamica” o
di “incitamento all'odio razziale”. Caio è un medico e
pubblica su una rivista scientifica un articolo in cui sostiene che
l'omosessualità è una malattia, qualcosa che non va represso ma
curato. Si tratta di una sua idea, certo discutibile. Ma non viene
discussa, viene letteralmente sommersa da invettive. Caio è un
“omofobo”, una persona intollerante, nemica dei diritti dei gay.
Da quel momento intorno a lui si crea il vuoto. La stessa cosa
succede a Sempronio, un religioso che sostiene che la
omosessualità sia un peccato. Le sue dichiarazioni non innestano
alcun dibattito etico o teologico, solo un uragano di insulti,magari qualche denuncia penale.
Denuncia penale. Si, perché
nei paesi ideocratici tutto ciò che contraddice il paradigma
dominante diventa, o rischia di diventare, crimine. La differenza fra
idea e insulto, libera espressione del pensiero e incitamento a
compiere delitti è stata nei fatti cancellata. Cancellata nel senso
che qualsiasi idea, valore, concezione del mondo non gradita ai
sacerdoti della nuova religione politicamente corretta viene
assimilata all'insulto, diventa incitamento a delinquere. E si creano
nuove tipologie di reato, nuove leggi estremamente vaghe, che
lasciano al magistrato una libertà di perseguire i cittadini
praticamente illimitata. Cosa
è
“oltraggio alla religione islamica”? Cosa
costituisce “incitamento all'odio razziale”? Affermare che
lapidare una adultera è una barbarie può essere interpretato come
“oltraggio alla religione islamica”, e così lo interpretano molti
fondamentalisti, ed anche molti occidentali loro amici; pretendere
che vengano fissati limiti rigorosi alla immigrazione viene da molti
considerato “incitamento all'odio razziale”, si potrebbe
continuare.
Oltre che le idee sono i comportamenti ad essere
nel mirino delle vestali del politicamente corretto. Queste non si
limitano a stabilire quali idee, valori, interessi siano
“progressisti” e quali invece “biecamente reazionari”,
stabiliscono anche quali stili di vita siano accettabili e quali no.
La libertà della donna è, ad esempio, un valore fondamentale della
nostra civiltà. E libertà vuol dire possibilità di scegliere, di
decidere che fare della propria vita. I sacerdoti del politicamente
corretto pongono però limiti ben precisi a questa libertà. Alcune
scelte sono “davvero”
libere, altre lo sono solo “apparentemente”,
e chi le compie in realtà non è libero, subisce, a livello più o
meno inconscio, i condizionamenti del sistema di controllo
autoritario borghese, maschilista, razzista, e chi più ne ha, più
ne metta. Se una ragazza si fa fotografare a seno nudo per
pubblicizzare la Coca Cola diventa immediatamente “complice” di
chi vuole “mercificare” il corpo della donna (le vestali del
politicamente corretto odiano le merci ed il denaro, anche se hanno
un sacco di soldi). Se una donna si sposa e rinuncia al suo lavoro
per fare la madre e la casalinga, la sua scelta di vita diventa
oggetto delle critiche più feroci: una donna simile ha
“interiorizzato” la cultura del pene ed è diventata un pilastro
del potere “fallocratico” dominante. Se invece un'altra donna,
ad esempio una tale che si chiama Rosy Bindi, rinuncia a sposarsi, ad
avere dei figli ed anche ad avere rapporti sessuali perché nulla
deve disturbare la sua impavida militanza politica, questa scelta
viene applaudita come davvero libera, come esempio di liberazione
femminile. Passare la vita a discutere di “governi del cambiamento”
e “rimpasti”, “regole per le primarie” e “rapporti coi
bersaniani” è cosa molto più nobile che allevare ed educare dei
marmocchi. Tutti i comportamenti umani che possano in qualche
modo essere assimilati alla voglia di far carriera, o di migliorare
individualmente la propria condizione economica, o che abbiano
rapporti col mercato, lo scambio, il denaro sono guardati con
sospetto, se poi ad avere rapporti, anche lontani, col mercato ed il
denaro sono comportamenti legati al sesso scatta subito l'accusa di
prostituzione o “favoreggiamento della prostituzione”. Una
ragazza che subisce il fascino di un uomo ricco e potente è subito
assimilata ad una prostituta, con questo ragionamento sarebbero
“prostitute/i” ogni donna, od ogni uomo, che contraggano un
matrimonio di interesse. Se una bella fanciulla partecipa a delle
cene che si concludono con uno strip, o se magari durante la cena
bacia il fallo di una statuetta di legno, l'organizzatore delle cene
è condannato per “favoreggiamento”. E' tale il furore ideologico,
che l'organizzazione di tali mostruose “orge” viene punita più
di una rapina o di uno stupro. Per aver partecipato a qualcuna delle
“cene di Arcore” Emilio Fede si è beccato SETTE
ANNI di
galera, in primo grado. Michele Misseri, se ne è beccati OTTO
per OCCULTAMENTO
DI CADAVERE.
Quello che conta non è la gravità del presunto “delitto”, no, è la conformità o menodel “delitto” alle regole del
politicamente corretto. Se un certo comportamento viola queste regole
non solo è assimilato al crimine, ma è gravato dalla più pesante
delle circostanze aggravanti: il crimine di lesa
ideologia.
La
ideocrazia che minaccia come un cancro l'occidente e l'Italia in
particolare non è però qualcosa di unitario ed internamente
coerente, non assomiglia in questo alla ideocrazia comunista che ha
oppresso per decenni centinaia di milioni di esseri umani. E'
costituita da un insieme di idee, valori, comportamenti abbastanza
slegati, a volte addirittura in contraddizione fra loro.
Così, le femministe oltranziste abbandonano molto del loro furore
anti maschilista se ad essere maschilista è un nostro “fratello
mussulmano”, coloro che si indignano per i presunti (PRESUNTI
E NON PROVATI)
rapporti sessuali fra Berlusconi ed una diciassettenne non hanno
nulla da dire sui matrimoni combinati nel mondo islamico, sulle
bambine di dodici anni date dai genitori in spose a mariti di
cinquanta, sessanta o più anni. Esattamente come esistono le
aggravanti per lesa ideologia esistono le attenuanti per “appartenenza a cultura non occidentale”.
Se a commettere azioni criminose è qualcuno che fa parte di culture,
o gruppi sociali considerati rivali della decadente civiltà
occidentale, il loro crimine si trasforma in una “comprensibile”,
anche se “non condivisibile”, manifestazione di protesta. Il
signor Kabobo ha fatto fuori a picconate in testa quattro innocenti
cittadini italiani. Cosa molto brutta, è vero, ma... sotto sotto, i
veri colpevoli siamo noi, noi razzisti, xenofobi, egoisti che non
abbiamo accolto come meritava il buon Kabobo. Chi non si adegua alla
ideocrazia è colpevole di tutto, anche dei crimini di coloro che,
senza tanti giri di parole, si dichiarano nostri implacabili
nemici. La
dittatura ideocratica è la più radicale, illimitata, crudele delle
dittature. La dittatura di un gruppo sociale che mira a difendere con
ogni mezzo i propri interessi trova dei limiti precisamente
nell'esistenza di tali interessi: un proprietario di schiavi, per
fare un esempio estremo, ha interesse a mantenere in vita le persone
di “sua” proprietà, la loro morte lo danneggerebbe. Chi è
fanaticamente convinto di una certa ideologia non indietreggerà
invece di fronte a nulla pur di mettere in atto ciò in cui crede
ciecamente. I Khmer rossi di Pol Pot fucilavano gli “intellettuali”,
in realtà chiunque avesse un titolo di studio o addirittura sapesse
leggere e scrivere, in quanto “nemici di classe”. Una simile
follia aveva, fra le altre cose, conseguenze economiche devastanti,
ma questo non interessava minimamente i fanatici che “governavano”
la “Kampucea democratica”. Ed ancora, in molti paesi islamici la
maggior parte delle donne è di fatto relegata in una condizione
servile, ciò ha conseguenze economiche molto negative, ma non
impensierisce minimamente i fanatici del fondamentalismo. Chi governa
in nome di una idea sottratta a qualsiasi critica e verifica si fa
guidare da una sola cosa: il suo fanatismo, non è minimamente
interessato alle conseguenze del suo agire. Certo, in occidente il potere ideocratico non è, oggi, assoluto.
La democrazia è ancora viva nei paesioccidentali, non è mortaneppure in Italia.
Però, anche da noi, è un potere che diventa ogni giorno più ampio, sottile
pervasivo. Corrompe le istituzioni, trasforma la giustizia in una
barzelletta, o in un dramma, si insinua sottilmente nei rapporti
umani, inquina profondamente il linguaggio; qualcuno ha notato che
sorge un nuovo termine politicamente corretto più o meno una volta
la mese? Quando mai una persona normale era definita “normodotata”
fino a una decina di anni fa? Ogni persona di buon senso, non importa
se di “destra” o di “sinistra” ha il dovere etico di opporsi
alla barbarie ideocratica che rischai di sommergerci. Fin che siamo
in tempo.
Quando
parla di sesso e di sessualità la sinistra italiana, o quanto meno una
sua parte consistente, sembra in preda ad attacchi di schizofrenia
acuta. Da un lato esaltano la transessualità, le nozze gay, con
adozione di figli compresa, la “genitorialità sociale”, la coppia
aperta, la fecondazione in provetta, e chi più ne ha, più ne metta.
Nulla che mi scandalizzi, sia ben
chiaro, solo... penso si tratti di argomenti che meriterebbero un minimo
di riflessione approfondita. D'altro lato tuonano se vedono esibite un
paio di tette in un cartellone pubblicitario, si scagliano contro i
concorsi di bellezza, vorrebbero leggi contro la “mercificazione” del
corpo della donna, non accorgendosi, per inciso, che se “mercificazione”
esiste questa riguarda anche il corpo dell'uomo. Insomma, molti
esponenti della sinistra riescono ad essere nel contempo, libertini e
talebani, un bell'exploit, non c'è che dire. Ma si tratta in fondo
di un paradosso solo apparente. La chiave di tutto sta nella parolina
“mercificazione”. Per larga parte della sinistra italica la parola
“merce” è ancora una specie di insulto. Tutto ciò che è oggetto di
scambio, compravendita è per definizione quasi infetto. Quindi, se
Tizio, maschio, decide di diventare femmina e si fa costruire un
simulacro di sesso femminile, siamo di fronte ad un a scelta di libertà.
Se invece Laura sfila in bikini al concorso di miss Italia siamo di
fronte alla “mercificazione” del suo corpo, alla proposizione di un
“modello di vita” alienato e degradante. E, naturalmente, a decidere
quali modelli di vita siano “accettabili” e quali invece “degradanti”,
quali comportamenti siano “scelte libere” e quali invece “indotti in noi
dal sistema”, saranno le vestali della nuova morale: gli
intellettualini disorganici della moderna sinistra italica, i tipetti
come Laura Boldrini, per intenderci. Malgrado parli tanto di laicismo la
sinistra italiana, almeno nella sua maggioranza, NON E' AFFATTO LAICA.
Purtroppo...
Il
PD sta preparando una legge sulla incompatibilità. Incompatibilità
fra cosa? Pare si tratti della incompatibilità fra l'essere
azionista di controllo di una grande azienda e la carica di deputato.
Sia ben chiaro, già esiste la incompatibilità fra il ruolo di
parlamentare e quello, ad esempio, di amministratore di grandi
aziende; non a caso Berlusconi a suo tempo si dimise da tutti gli
incarichi in Mediaset. Ora sembra si voglia vuol far passare la
incompatibilità fra l'essere deputato ed il possedere azioni che
permettano il controllo di una azienda. Se le cose stanno davvero
così, a parte l'ovvia difficoltà connessa al determinare quando un
azionista è “di controllo”, la proposta del PD, stabilisce di
fatto la incompatibilità fra la carica di deputato ed il ruolo di
imprenditore. Si tratta di una palese violazione del principio della
uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge: si può essere eletti
solo se non si ha una certa posizione in campo economico, Lenin
docet... Dicono che in questo modo si evita che un deputato grande
azionista possa usare la sua carica istituzionale a propri fini. Ma, chiunque
può usare una carica istituzionale a propri fini. Un deputato eletto
nella tal circoscrizione può cercare di privilegiare i “suoi”
elettori e un deputato di provenienza sindacale può cercare di far
passare una legge che favorisca il sindacato. Un deputato professore
universitario può cercare di agevolare la sua categoria, altrettanto
può fare un parlamentare che fino a ieri era magistrato, e che
magari tornerà ad esserlo domani. E poi, perché colpire solo i
grandi azionisti? Se Tizio possiede milioni di euro in BTP non
potrebbe cercare di usare la sua carica di deputato per favorire
l'ascesa dei corsi dei suoi titoli? E se Caio è possessore di molte
obbligazioni di una certa azienda non potrebbe fare lo stesso?
Insomma, per evitare che qualcuno usi la carica di parlamentare a
fini privati si dovrebbe... abolire la carica di parlamentare. Esiste
già il reato, mi pare, di interesse privato in atto pubblico. Si
persegua chi utilizza a fini privati il seggio parlamentare, senza
fare a pezzi il principio della uguaglianza di tutti di fronte alla
legge!
I grillini insistono. Vogliono che le reti Mediaset
siano oscurate. La loro pretesa è priva di fondamento giuridico,
ma, anche ammettendo, per
pura comodità di ragionamento,
che davvero Mediaset mancasse di qualche autorizzazione, chi ha detto
che una azienda non in regola con la normativa vigente debba essere
distrutta? Nei paesi civili eventuali irregolarità vengono punite
con multe, magari molto salate, non certo con la distruzione di una
grande azienda. Ma a questi nuovi Robespierre le eventuali (molto
eventuali)
sanzioni amministrative non basterebbero, loro vogliono che Mediaset
venga distrutta, punto e basta. A loro non interessa nulla che in
Mediaset lavorino migliaia di persone, e che milioni di esseri umani
seguano i programmi Mediaset. Meno ancora gliene frega che Mediaset
sia una azienda quotata in borsa, che moltissimi piccoli
risparmiatori abbiano azioni Mediaset in portafoglio, che le azioni
Mediaset siano in molti fondi comuni ed anche in fondi pensione.
Vogliono che Mediaset sia oscurata, così potranno apparire,
soprattutto alla componente più forcaiola del PD, come i campioni
mondiali di “caccia al cavaliere”. Il prossimo passo potrebbe
essere la richiesta di passaggio delle reti Mediaset ai centri
sociali ed ai comitati dei 5 stelle. Così avremo uno splendido esproprio proletario ed una
informazione corretta, obiettiva e veritiera. Lin Piao avrebbe
gradito.
Sarà un caso ma certi personaggi propongono
sempre
leggi
che limitano le libertà di tutti. La legge sulla “incompatibilità”
colpirebbe, se approvata nei termini di cui si è detto, non solo i grandi azionisti ma tutti coloro che vorrebbero
votarli, è
un attacco a chi vota oltre che a chi è votato.
La pretesa di oscurare Mediaset colpisce milioni di cittadini che
vorrebbero continuare a guardare certi programmi televisivi. Si
tratta, per i super intellettuali di certa sinistra, di cittadini di
serie B, no, di serie Z, imbecilli lobomotizzati di cui si può
benissimo non tener conto. E' fondato un sospetto che se certi figuri
fossero liberi di agire senza che nessuno li contrastasse farebbero a
pezzi quel po' di democrazia che ancora esiste in Italia?
Mediaset
è da venti anni sotto la lente dei PM, ha subito innumerevoli
controlli, perquisizioni, è stata al centro di numerose inchieste,
figuriamoci se è ABUSIVA! Figuriamoci se in VENTI ANNI i PM non se ne
sarebbero accorti! Anche chi, come me, non conosce la normativa sulle TV
capisce subito che l'ultima uscita dei “grillini” è solo una emerita
STRONZATA. Si, una stronzata nel senso
che dà al termine il filosofo statunitense Harry Frankfurt: “totale
indifferenza per la verità, mancanza di interesse per come stanno le
cose”. Ed in effetti questa è oggi la situazione del “dibattito”
(sic) politico in Italia. Esiste da parte di molti una volontà di
colpire comunque l'avversario (il nemico), un odio cattivo, rancoroso,
violento che hanno perso ormai ogni legame con la verità. Fra le
stronzate che dice Grillo, e non solo lui, ed i fatti non esiste alcun
legame ormai, neppure il legame che coi fatti intrattiene, deve
intrattenere, il mentitore. Si, perché il mentitore deve tener conto
della verità per poter mentire, Grillo no. Non ha interesse alcuno per
la verità, vuole solo conquistare spazio mediatico ed attaccare il
nemico, tutto il resto gli è totalmente indifferente, ed è totalmente
indifferente a tanti, troppi altri che gli assomigliano. E la stessa
indifferenza riguarda non dico la logica e l'intelligenza ma il normale
buon senso. Come si possa chiedere insieme l'abbattimento del debito ed
il reddito di cittadinanza, lo sviluppo economico e il blocco di tutte
le grandi opere, come sia possibile appoggiare i referendum radicali
sulla giustizia e far la concorrenza ad Ingroia quanto a giustizialismo
forcaiolo, definire Berlusconi un criminale peggio di Al Capone e poi
invitarlo a lasciare il paese (quindi a farla franca), sono misteri
insolubili per quello che Hegel definiva il “comune intelletto umano”.
Ormai siamo alla rissa, allo scontro fine a se stesso, alla volontà
pervicace di colpire, costi quel che costi, fregandosene della verità, e
della logica, e del buon senso. Soprattutto, fregandosene del paese, e
dei suoi sventurati abitanti.
Fissata
per il 30 luglio la udienza della cassazione per i diritti Mediaset. In
Italia i processi durano decenni, ma se c'è di mezzo Berlusconi
viaggiano a velocità prossime a quella della luce. Forse sbaglio, SPERO
DI SBAGLIARE, ma ho la sensazione che stavolta arriverà la mazzata
finale. Finalmente gli eroici difensori della legge avranno partita
vinta! Il mostro finirà in galera! Giustizia sarà fatta!
Ora molti cominceranno a dire che una cosa sono i processi, altra cosa
il governo, che bisogna rispettare la magistratura, che si deve avere
fiducia nella giustizia, eccetera eccetera. Tutte cose ragionevoli in un
paese normale, ma L'ITALIA NON E' UN PAESE NORMALE. In nessun paese
dell'occidente la magistratura ha distrutto una intera classe politica,
in nessun paese dell'occidente, e forse, del mondo, un politico è stato
perseguitato da inchieste a raffica, decine di processi, decine o
centinaia di migliaia di intercettazioni. Solo persone in malafede o
assolutamente stupide possono confondere il “caso Berlusconi” con un
normale caso giudiziario. Cosa deve fare il cavaliere, se arriverà una condanna? I casi sono due, a mio parere.
Se è stanco, non ha voglia di continuare ad impegnarsi in politica,
LASCI L'ITALIA. Può farlo, forse i suoi stessi nemici sperano che lo
faccia, forse lo sperano anche molti magistrati. Raggiunga una bella
isola tropicale e passi il resto dei suoi giorni lontano dall'Italia,
magari scriva le sue memorie, e si tolga molti sassolini dalle scarpe.
Personalmente mi permetto di consigliargli questa soluzione. Se
invece ha voglia di continuare a lottare non cerchi scappatoie, grazie,
ricoveri in infermeria, misure alternative al carcere e cose simili. SI
FACCIA METTERE IN GALERA e da lì, dal CARCERE, diventi prova vivente
della assoluta ingiustizia che caratterizza il nostro sistema.
Quanto al Pdl, beh, se accettasse senza batter ciglio una sentenza di
condanna definitiva, sarebbe MORTO come partito. La misura minima
dovrebbe essere l'abbandono dei lavori parlamentari, meglio ancora le
dimissioni in massa dei deputati. Dubito che faranno una cosa simile: le
prebende parlamentari fanno gola a molti. In questo caso... continuino
pure a sedere in parlamento, il giorno delle elezioni la gran
maggioranza dei loro elettori andrà a spasso, lontano dalle cabine
elettorali.
Con
tutto il rispetto, perché dobbiamo chiedere perdono ai “migranti” per le
morti in mare? Sono loro che vogliono venire da noi, violando le nostre
leggi e le nostre regole, noi li soccorriamo quando le carrette su cui
si imbarcano vanno a fondo, perché dovremmo essere in qualche modo
responsabili dei loro morti? Dobbiamo chiedere perdono perché non siamo più poveri, o non lo siamo
come loro lo sono? Ma, anche noi eravamo poveri, siamo riusciti a
sollevarci col lavoro, la ricerca, la capacità di investire, rischiare.
Non si esce dalla povertà grazie agli aiuti dei più fortunati o alla
loro generosa “accoglienza”. Ce lo ricordano i cinesi, gli indiani, i
coreani, tutta gente che si è sollevata, o si sta sollevando, in gran
parte con le proprie forze, da una condizione di miseria abbruttente.
Ed ancora, se la povertà è un valore, se si parla sempre dei “poveri”
come se fossero i depositari dei valori più sacri, che senso ha lottare
contro la povertà, invitare la gente a “pentirsi” per il fatto che
questi “privilegiati della miseria” esistono? Non mi piace la
mistica della povertà su cui sempre insiste papa Francesco, e trovo
assai discutibile il tentativo di avallarla, questa mistica, con piccoli
gesti simbolici, il rifiuto della croce d'oro sostituita da una più
modesta croce in ferro battuto, ad esempio, come se un simile gesto
risolvesse anche uno solo dei drammatici problemi della miseria. Non mi
piace infine il clamore dei media intorno al nuovo papa, sempre
presentato come il grande innovatore, e quasi contrapposto a papa
Benedetto che invece avrebbe vivacchiato senza innovare nulla.
Un'ultima considerazione. Gli stessi che tuonano contro il papa quando
parla di matrimonio fra uomo e donna o critica l'omosessualità, sono
pronti a presentare come verità indiscutibili le parole del papa sui
“migranti”. Perché ci devono essere in giro tanti ipocriti?