In una democrazia liberale si puniscono
le azioni, non le intenzioni, i fatti, non le parole, a meno che
queste non si configurino come incitamento a delinquere o apologia di
reato. Su questo siamo tutti d'accordo, ovviamente. La responsabilità
giuridica è individuale e riguarda le opere, non le idee. Ma,
vale lo stesso per la responsabilità politica e morale?
Quasi nessuno fra i vari, noiosissimi, commentatori dello scempio
commesso a Milano il primo maggio ha messo in rilievo questa
distinzione. Nei discorsi di molti, anzi, emergeva una diversa di
distinzione: quella fra le idee (sic) dei no expo, che sarebbero quasi
condivisibili, ed il loro comportamento, da condannare. Si tratta, a
ben vedere le cose, di una versione riveduta e corretta della
distinzione fra i “pacifici” manifestanti che sfilavano accanto
ai teppisti, guardandoli e filmandoli, e quegli stessi teppisti. Chi
sfascia le vetrine è un violento, che lo applaude e lo fotografa un
pacifico manifestante. Certo, giuridicamente la posizione di chi
brucia un'auto e quella di chi si limita a guardarlo sono diverse,
ma, lo sono anche politicamente e moralmente?
Va detto con la
massima chiarezza: esiste un nesso assai stretto fra l'ideologia dei
fanatici violenti e la loro violenza fanatica. Un nesso probabilmente
privo di conseguenze giuridiche, ma assai rilevante sul piano etico,
culturale e politico.
Non è questa la sede per condurre analisi
minimamente approfondite, ma un dato è possibile constatarlo: nella
loro stragrande maggioranza i vari No Expo, No Tav, No Global
eccetera non lo sanno, ma nei loro discorsi sono presenti temi e
suggestioni che hanno caratterizzato tutto il pensiero rivoluzionario
dell'occidente, da Rousseau a Marx, da Lenin a Guevara. Certo, si
tratta di temi semplificati a volte fino all'inverosimile, con
filosofie come il marxismo, discutibilissime ma degne di studio,
ridotte ad una serie di slogan per minorati mentali. Così però va
il mondo, purtroppo. Le analisi di Marx sul plusvalore si sono
trasformate nell'invettiva contro la “finanza” e le
“multinazionali” che inquinano, impoveriscono ed uccidono. Però
un pallido riflesso dell'originale è presente nella deformazione.
Soprattutto, esiste un legame ben preciso fra questa parodia di
pensiero rivoluzionario e la violenza nichilista di chi lo professa.
Contrapporre questa a quello è un errore gravissimo, ed un segno di
viltà intellettuale.
L'ideologia dei vari NO (expo,
Tav, Global eccetera) si può riassumere in tre parole:
criminalizzazione, alienazione, nichilismo. Con
tutta probabilità moltissimi dei manifestanti No Expo ed affini non
conoscono il significato di queste parole, ciò non toglie che
riassumano piuttosto bene il loro “pensiero” (sic) e la loro
prassi.
Criminalizzazione.
Per i vari NO
tutti i mali del mondo derivano dall'ingorda cupidigia di alcune
classi sociali, addirittura di alcune aziende o di alcuni singoli
capitalisti. Sarebbe vano cercare nei parti teorici (sic) dei vari
esponenti del “movimento antagonista” una analisi minimamente
approfondita del capitalismo come sistema, qualcosa di simile
non dico al “Capitale” di Marx, ma anche solo a
“l'imperialismo fase suprema del capitalismo” di Lenin,
che pure è poco più di un libello propagandistico. Per i vari NO
TUTTO, il mondo sarebbe nelle mani di un pugno di avidi briganti
preoccupati solo di arricchirsi a danno della stragrande maggioranza
del genere umano. Un manipolo di ladri e di mafiosi starebbe
distruggendo il pianeta con tutti i suoi abitanti. Il pensiero può
riposare tranquillo: non occorre studiare il funzionamento di un
sistema economico, basta strillare contro i criminali che ci
manipolano; questi sono i responsabili di tutto, dalla disoccupazione
ai terremoti, un po' come gli “untori” di cui parla il Manzoni
erano i responsabili della peste. Amen.
Alienazione.
Per
gli “antagonisti” il mondo si divide, lo si è visto, in due
campi contrapposti: un piccolo manipolo di criminali e la stragrande
maggioranza del genere umano, oppressa, sfruttata, maltrattata da
questi criminali. Però, anche a persone diversamente, molto
diversamente, intelligenti come loro non può sfuggire una cosa: la
stragrande maggioranza delle persone non condivide le loro analisi,
meno che mai i loro comportamenti. Ci sono, è vero, in Italia e
altrove, molte persone scontente di come vanno le cose, ma queste non
si identificano affatto con i deliri di chi dice NO a tutto e
anche i più arrabbiati con il “sistema” lo sono per motivi che
poco o nulla hanno a che vedere con l'ideologia “antagonista”.
Gli esseri umani in carne ed ossa vogliono un buon lavoro, un reddito
decente, beni e servizi abbondanti e di buona qualità; sono
preoccupati per una immigrazione clandestina che assomiglia ad una
invasione e non amano i ragazzotti che passano la loro vita girando
il mondo da un corteo all'altro. Gli antagonisti contrappongono le
“masse” ad un pugno di criminali, ma le “masse” vere sono
distanti anni luce da loro.
Per questo gli “antagonisti” le
detestano, le famose “masse” a cui fanno sempre appello. I
normali esseri umani sono per loro una sorta di fantasmi senz'anima;
per usare una parola di cui certamente la maggioranza degli
“antagonisti” non conosce il significato, sono degli alienati:
uomini che hanno
perso la loro umanità, non - uomini,
poveri zombie che vagano per il mondo schiavi di falsi valori, false
esigenze, falsi bisogni inculcati in loro dai criminali che dominano
il mondo.
L'uomo normale ripete come un ebete ciò che vede alla TV,
passa la vita al supermercato per comprare cose del tutto inutili,
legge idiozie in cui crede ciecamente. E' un idiota tutto casa e
ufficio, stadio ed expo, vive la vita fasulla che i “padroni del
mondo” gli impongono di vivere. Gli unici a sfuggire a questo
triste destino sono loro, ovviamente: gli alternativi. In un mondo
di non - uomini loro sono gli unici esseri umani “autentici”, non
condizionati da chi ha il potere di condizionare e dominare tutto.
Gli alternativi non si fanno rincoglionire dai programmi televisivi,
non credono alle menzogne globali dei signori della terra, hanno
esigenze e bisogni autentici e non manipolati. Come fanno a sfuggire
alla triste sorte che tocca invece a tutti gli altri? Si tratta forse
di super uomini? A vederli ed a sentirli francamente non si direbbe,
ma, tant'è, dobbiamo creder loro sulla parola.
Nichilismo.
NO Global, NO TAV, NO Terzo valico,
NO Expo... Il NO
è sempre lì, onnipresente. Un tempo si pensava che dire NO
non bastasse. Non basta
rifiutare qualcosa, occorre dire cosa in positivo
si vuole al posto di ciò che si rifiuta. Ormai chi muove simili
obiezioni alla valanga di NO che caratterizza
le farneticazioni “antagoniste” viene guardato con aria di
compatimento. “Il rifiuto è un valore!” replicano con foga i
pochi “antagonisti” capaci di argomentare qualcosa. Il NO
è qualcosa di positivo anche se è solo un NO,
senza alcuna proposta, alcun SI.
Ancora
una volta i ragazzotti tutti casa e corteo non inventano nulla di
nuovo. Marx ha scritto ponderosi volumi di critica al capitalismo e
solo poche striminzite paginette in cui cerca di dirci qualcosa sulla
società perfetta destinata a sostituirlo. La “storia” avrebbe
risolto il problema, inutile cercare di anticiparla, assicurava il
barbone di Treviri. Lo si è visto, dopo, come la storia lo ha
“risolto” il problema. E, dopo Marx, gli esaltatori del NO
si sono moltiplicati. I marxisti – freudiani della scuola di
Francoforte hanno esaltato il pensiero negativo più o meno nello
stesso periodo in cui Martin Heiddeger, che invece aderì al partito
nazionalsocialista, definiva “autentico” il vivere – per – la
– morte...
Lasciamo perdere. Parlare di Marx, Adorno ed
Heidegger in un modestissimo scritto sui no - Expo è davvero
esagerato. Questi telegrafici rimandi vogliono solo sottolineare
quanto sia vasto il retroterra di certi slogan da minorati cui gli
“antagonisti” ci hanno abituato.
Al di la di ogni rimando
comunque, questo continuo richiamo al NO ha
un nome ben preciso: nichilismo.
I vari teorici del NO
sono i perfetti nichilisti di oggi. Se dovessero fare qualche
proposta e se dovessero difenderla, la loro proposta, in un dibattito
razionale i vari NO TUTTO
sarebbero obbligati a fare i conti col vecchio, testardo, principio
di realtà e tutta la loro
desolante pochezza verrebbe allo scoperto. Si capirebbe allora che
non basta strillare contro i “padroni del mondo” per costruire un
mondo decente, e che non basta definire “alienati” gli esseri
umani per risolvere i problemi da cui questi esseri umani sono
assillati. E così i NO TUTTO
li ignorano bellamente, i problemi degli esseri umani veri, e
continuano a strillare contro i “padroni del mondo”, e non fanno
proposta alcuna, a meno che non si vogliano scambiare per proposte
dei volgarissimi slogan propagandistici. Ribellarsi è giusto
affermava Mao Tze Tung, ed una canzone in voga negli anni 70 dello
scorso secolo diceva: “distruggere Milano a volte è un po' più
umano”. Ribellarsi per cosa? Per i Laogai e le decine di milioni di
cadaveri che la follia maoista ha provocato? Distruggere Milano per
cosa? Per far fallire
l'Expo? Evviva la distruzione, evviva il nichilismo! Esaltiamo il
grande nulla! Solo degli zombie alienati possono volere delle
proposte positive!
Dovrebbe essere chiaro a questo punto
perché il “pensiero” degli odierni “antagonisti” è
strettamente collegato alla loro prassi delinquenziale. I loro nemici
non sono dei semplici rivali politici, sono un branco di delinquenti,
colpevoli dei più orrendi crimini. Ha senso chiedere che si combatta
contro simili mostri in maniere “democratica” e non violenta? Se
vedo un bruto che sta violentando ed uccidendo una bambina che
faccio, discetto amabilmente con lui di etica kantiana? I nemici dei
NO TUTTO sono dei
bruti che violentano ed il pianeta e l'umanità intera, vanno
sconfitti, ad ogni costo. Che si debba o non si debba usare la
violenza è per i NO TUTTO
una scelta puramente tattica. La violenza va evitata quando può
risultare controproducente, va perseguita negli altri casi. Se la
loro analisi è giusta la la loro prassi è giustificata. Accettare,
anche in parte, la prima, come fanno tanti giornalisti, e rifiutare
la seconda è una pura idiozia.
Ma, gli altri? I proprietari della
auto incendiate, i commercianti che si trovano con i locali
devastati, i pacifici cittadini che hanno la sventura di vivere nei
luoghi in cui i NO TUTTO
mettono in atto le loro macabre manifestazioni? Loro non fanno parte
della banda di criminali che “dominano il mondo”. Come la
mettiamo con loro?
La domanda non spaventa gli “antagonisti”.
I pacifici cittadini, i commercianti, i proprietari delle auto sono
individui “alienati” persone che danno più importanza alla loro
casa, o alla loro auto, o al loro esercizio commerciale che alle
sorti del pianeta. Non sono, in senso proprio, uomini, sono zombie
consumisti che passano la loro grigia esistenza cercando di
soddisfare i loro bisogni inautentici. Perché
simili non – uomini andrebbero rispettati? Perché andrebbero
rispettate le loro auto, i loro luoghi di lavoro, le loro case?
L'odio misto ad aristocratico disprezzo che i NO TUTTO
provano nei confronti di coloro
che conducono una dura, normale esistenza, i normali esseri umani che
vanno tutti i giorni a lavorare e cercano faticosamente di migliorare
la propria posizione, è agghiacciante. Ricorda altri odi, ed altri
disprezzi che hanno letteralmente insanguinato il mondo. Esagero? Non
credo, basta questa breve citazione di uno dei teorici della
“decrescita felice”, Filippo Schillaci, per rendersene conto:
“Un
treno carico di pendolari è uno degli spettacoli più deprimenti (…)
una sfilata interminabile e cupa di volti resi inespressivi dalla
monotonia, di un parlottare banale di calcio e di soldi (…) non di
sorrisi, non di socialità, non di vita”. Ed ancora:
“l'interminabile processione di signori Rossi che continuano a
rimbalzare fra scrivania e supermercato, bistecca e televisore...”
(Citato in: Luca Simonetti, Contro la decrescita, Longanesi 2014,
pag. 133 – 134).
Non occorrono troppi commenti, basta chiedersi:
sono davvero uomini i
pendolari dai volti inespressivi che parlano solo di soldi e partita
e che passano la vita fra scrivania e supermercato? O non si tratta
di sotto uomini, un po' come per qualcun altro erano sotto uomini i
kulaki e gli ebrei?
Non è il caso di approfondire troppo il
paragone, che del resto manca di riscontri visto che, per fortuna, i
NO TUTTO non hanno il
potere. Una cosa però è certa, a questi ragazzotti poco importa
delle esigenze dei normali esseri umani. Essere violenti nei loro
confronti si può, anzi, si deve. E questa opzione violenta è
perfettamente coerente con le loro analisi (sic) ed i loro valori
(sic sic).
Tiriamo telegraficamente le somme. Contrapporre le
teorizzazioni alle azioni dei NO TUTTO
ha senso dal punto di vista giuridico, ma non ne ha alcuno da quello
politico, culturale e morale, esattamente come non ha senso politico
culturale e morale contrapporre i manifestanti “bravi” ai
teppisti. La violenza pratica degli “antagonisti” è diretta
conseguenza delle loro teorizzazioni, del modo in cui considerano i
rapporti sociali, i grandi problemi del pianeta, i normali esseri
umani. Soprattutto è diretta conseguenza del loro nichilismo. I NO
TUTTO, lo abbiamo già
ricordato, non possono avanzare proposte positive perché ogni
proposta positiva cozzerebbe contro i fondamenti stessi della loro
ideologia, del loro modo di essere e sentire. Tutta la loro strategia
si compendia così in una sola parola: NO.
Ma il NO ha senso
quando è un no determinato, un no a questo che implica un si a quello.
Quando invece è
rivolto a tutto e a tutti il
no diventa puro nichilismo, esaltazione della distruzione, e nulla è
tanto distruttivo quanto la violenza, la violenza cieca,
indiscriminata, fine a se stessa.
Il vero obiettivo positivo dei
NO TUTTO è proprio
questo: la distruzione per la distruzione.
Ancora una volta nulla di nuovo: si tratta di ciò che da sempre
perseguono i fanatici adoratori del nulla.