venerdì 15 maggio 2015

SI POSSONO FERMARE I BARCONI?



Non si possono distruggere né fermare i barconi dei migranti, dicono i “buoni”. “Che succederebbe se i migranti non si volessero fermare?” o se si volessero imbarcare comunque, malgrado le minacce? Dovremmo forse sparar loro addosso?” chiedono con espressione tragica in viso.
La sostanza del loro discorso è questa, più o meno: ogni tentativo di bloccare i barconi e di rispedire a casa i loro passeggeri, dopo averli aiutati, ovviamente, è IMPOSSIBILE. Per bloccare i “migranti” rischieremmo di causare delle vittime e questo non si può fare.
Però, se le cose stessero davvero così potremmo, molto semplicemente, rinunciare ad avere delle forze di polizia, un esercito, una marina.
In una strada c'è un posto di blocco. Un poliziotto fa cenno ad un'auto di fermarsi, l'auto non si ferma, anzi accelera e forza il blocco. Che fare? Sparare al conducente? NO. Forse il conducente è un'ottima persona che distrattamente non ha notato il blocco. Allora bisogna inseguirlo, accostare la sua auto e costringerlo a fermarsi? MAI! Così facendo si rischia un incidente stradale. Conclusione: lasciamo che chi ha forzato il blocco si allontani indisturbato.
Tizio sta rapinando una banca. Un carabiniere lo vede, che deve fare? Intervenire, intimargli di alzare le mani? NO! Tizio potrebbe non ubbidire, il carabiniere sarebbe costretto a sparargli e Tizio, anche se rapinatore, è una brava persona, e poi in Italia non esiste la pena di morte. Lasciamo che Tizio rapini indisturbato la banca.
Caio sta stuprando una bambina. Lo vede Gigi, un privato cittadino campione di arti marziali. Che deve fare? Dirgli: “smettila immediatamente”? E se Caio non ubbidisce che deve fare Gigi? Tirare un pugno allo stupratore? E se il pugno lo uccide? Cercare di bloccarlo con una presa di lotta? E se lo stupratore è malato di cuore e gli viene un infarto? Gigi deve astenersi da ogni intervento e lasciare che la bimba venga violentata.
Sempronio partecipa ad una manifestazione NO TUTTO. Pieno di sacro furore brucia un'auto, sfascia le vetrine di una filiale di banca e lancia nella stessa una bottiglia incendiaria. I poliziotti lo vedono ma, che possono fare? Se intervengono si rischiano scontri, feriti, forse ci scappa il morto. Si può solo lasciare che l'auto bruci, e la banca pure. E se per caso c'è qualcuno, dentro a quella banca? Pazienza.
La conclusione logica di certi modi di “ragionare” (si fa per dire) è una sola: mettiamo fuori legge la legge, lasciamo che ognuno faccia il cazzo che gli pare. Il divertente è che a sostenere cose simili sono gli stessi che si riempiono di continuo la bocca con la parola “legalità”.

In realtà se una nave armata intima ad un barcone di fermarsi questo quasi sicuramente si ferma, e per distruggere a terra i barconi non occorre aspettare che siano pieni di “migranti”. Al tempo dei tanto contestati "respingimenti"  non ci sono stati incidenti gravi, mi sembra di ricordare; questi casomai caratterizzano la attuale politica delle porte aperte. Lo spauracchio delle vittime è agitato ad arte da chi non vuole alcun limite alla immigrazione clandestina.
“Ma, se succedesse?” Incalzano i politicamente corretti, “se i migranti rifiutassero di tornare indietro? Se si imbarcassero comunque?”. E' fin troppo facile rispondere che ci sono molti modi di fermarli senza sparar loro addosso. Ogni buon poliziotto ed ogni buon militare sanno come ridurre all'impotenza delle persone senza procurar loro danni irreparabili. Una cosa però va detta, anche se può non piacere. I migranti sono, anche in base alla attuale legislazione, persone che stanno commettendo una illegalità. Se qualcuno intima loro di fermarsi e questi non ubbidiscono, se cercano comunque di raggiungere le nostre coste, cessano di essere “migranti” e diventano, a tutti gli effetti, invasori. Anche in questo caso è umano cercare di respingerli in maniera non traumatica, ma è comunque doveroso respingerli, anche rischiando incidenti. Se no, lo ripeto, tanto varrebbe rinunciare ad avere una polizia, delle forze armate, dei confini vigilati. Dovremmo diventare una sorta di “paese aperto” meta indifesa delle mire di tutti. In nome, ovviamente, della solidarietà, dell'accoglienza e, perché no? Della “legalità”.

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