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domenica 26 gennaio 2025

DEPORTAZIONE RIMPATRIO

 


Molti media e gli esponenti di certe forze politiche usano praticamente come sinonimi i termini “deportazione” e “rimpatrio”. Si tratta però, come al solito, di una operazione di bassa propaganda. In realtà i termini “deportazione” e “rimpatrio” indicano cose completamente diverse. Vediamo un po’.

Si ha RIMPATRIO quando chi è entrato clandestinamente in un paese che non è il suo viene rispedito a casa sua.

Si ha DEPORTAZIONE quando chi vive legalmente a casa sua, nel paese di cui è regolare cittadino o in cui comunque risiede legalmente viene portato con la forza in un luogo in cui non vuole andare.

La differenza è evidentissima. I rimpatri riguardano chi si stabilisce illegalmente a casa d’altri, le deportazioni chi vive legalmente a casa propria. I rimpatri rispediscono che non ha diritto all’asilo nel suo paese, le deportazioni trascinano i deportati in luoghi orribili dove molto spesso li attende la morte.

Le deportazioni le hanno subite gli ebrei quando i criminali nazisti li hanno condotti al macello, le hanno subite i contadini sovietici, ucraini, cinesi quando sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni per entrare nelle fattorie collettive e lavorare come schiavi. Ha subito una deportazione mostruosa il popolo cambogiano quando intere città sono state svuotate e i loro abitanti costretti a lavorare in località inospitali sino allo sfinimento e alla morte.
QUESTE sono state le deportazioni, non il rimpatrio di clandestini che non hanno alcun diritto di restare nel paese in cui si trovano.
Solo persone in perfetta malafede possono usare indifferentemente i due termini.

martedì 21 gennaio 2025

NESSUNA AUTOCRITICA....

 

Qualche giorno fa guidavo, vedo le strisce pedonali, un signore anziano sta per attraversare, mi fermo e lo faccio passare, lui mi fa un gesto di saluto con la testa, rispondo alzando l’avambraccio, destro, il palmo della mano aperto. Ecco, questo per qualcuno mi qualifica come “fascista”… ogni commento è inutile.
Una forza politica seria quando subisce una sconfitta si chiede “perché”? Si interroga sui propri errori, non si limita a dire che gli altri, i vincitori, sono brutti sporchi e cattivi. Ammettiamo pure che lo siano, come mai i brutti, gli sporchi e i cattivi hanno vinto?
Gli americani sono un popolo di imbecilli razzisti? Ma... gli USA sono stati governati per otto anni da Obama, e poi, dopo il primo mandato a Trump, per altri 4 da Biden. Erano imbecilli e razzisti anche del 2008, nel 2012, nel 2020?
Trump aveva l’appoggio di Musk strillano. Ma… Musk ha finanziato Trump molto meno di quanto Soros abbia finanziato i dem, e le ONG… e, per restare ai social, quando le pagine FB e Twitter di Trump venivano oscurate andava tutto bene, per qualcuno. Musk non oscura le pagine di nessuno, semplicemente non applica la censura. Questo per qualcuno è intollerabile. La vera democrazia si ha quando ai rivali non è consentito di esprimersi… che bello!
Lasciamo perdere, torniamo al punto di partenza. Una sinistra seria oggi dovrebbe chiedersi perché mai ha perso in maniera tanto clamorosa. Dovrebbe chiedersi se davvero lottare sui pronomi o per fornire di tamponi i bagni pubblici maschili paghi. Dovrebbe chiedersi se ha senso continuare a parlare di fine del mondo dietro l’angolo a causa dei cambiamenti climatici, sacrificando a questo catastrofismo da quattro soldi interi settori dell’economia, dovrebbe chiedersi se ha senso metter sotto accusa la nostra storia, relativizzare i nostri valori, lasciar mano libera all’immigrazione clandestina e a chi ci guadagna sopra cifre da capogiro. In una parola dovrebbe chiedersi che senso ha lasciarsi precipitare nella spirale infernale del nichilismo.
Questo dovrebbe chiedersi una sinistra seria, invece di strillare contro i mostri e spoarar scemenze sul braccio di Musk.
Non lo fa,… perché NON è seria, si lascia cadere nel nichilismo perché del nichilismo è parte ed esprsessione. Purtroppo

martedì 7 gennaio 2025

PROPORZIONALITA'

 

Una assoluta, totale proporzionalità non esiste e non può esistere. L’unica proporzionalità possibile è quella parziale, relativa.
Se Tizio mi dice “scemo” io non sono autorizzato a sparargli, ovviamente, ma se sempre Tizio cerca di sferrarmi una coltellata io sono più che autorizzato a sparargli, anche se la potenza distruttiva di una pistola è ben maggiore di quella di un coltello.
La totale proporzionalità non esiste nello sport. Certo, un peso mosca non può combattere contro un peso massimo e un pugile neo professionista non può sostenere il suo primo incontro contro il campione del mondo, ma quando due pugili salgono sul ring fra loro non c’è affatto “proporzionalità”, lo dimostra il fatto che uno vince e l’altro perde.
Se l’azienda X produce vende sul mercato un certo bene al prezzo di 100 e l’azienda Y riesce a vendere lo stesso bene al prezzo di 80 fra X e Y non c’è proporzionalità. Pretendere che X e Y siano “proporzionali” vorrebbe dire chiedere a entrambe di NON cercare di migliorare le tecniche produttive, la fine dell’economia.
Meno che mai la proporzionalità può esistere in guerra. In qualsiasi guerra ognuna delle parti contendenti cerca di minimizzare le proprie perdite e di massimizzare quelle del nemico, l’esatto contrario della proporzionalità. Quando si giudica sulle ragioni e sui torti di una certa guerra si deve vedere chi ha avuto la responsabilità di farla iniziare, chi è l'aggredito e chi l'aggressore, quali sono gli obiettivi delle parti combattenti, in tutto questo i discorsi sulla “proporzionalità" non c’entrano assolutamente nulla. Sostenere che chi ha avuto maggiori perdite abbia per ciò stesso ragione è una idiozia siderale. Nella seconda guerra mondiale la Germania nazista ha avuto un numero di caduti enormemente superiore a quello della gran Bretagna, questo forse vuol dire che fra Hitler e Churchill fosse il primo ad avere ragione?
Stranamente il discorso sulla “proporzionalità” vien fuori quando c’è di mezzo Israele. Nessuno ha parlato di proporzionalità in occasione della guerra fra Iran e Iraq o della guerra civile in Siria o delle innumerevoli guerre che insanguinano il mondo e che riguardano quasi tutte la religione della pace. No, si parla di proporzionalità se c’è di mezzo Israele.
Israele cerca di condurre la guerra minimizzando il numero delle vittime civili a Gaza e, soprattutto, cercando di ridurre a zero le SUE perdite. Hamas invece mira deliberatamente a uccidere il maggior numero possibile di civili israeliani e si disinteressa completamente delle sorti degli stessi civili palestinesi: le loro sofferenze sono un’ottima arma propagandistica.
Per qualcuno questo prova che Israele sarebbe colpevole di “genocidio”
Ogni ulteriore commento è inutile.-