Il 27 gennaio sarà la giornata della
memoria, e molto probabilmente assisteremo alla solita orgia di
retorica ipocrisia.
Ci sarà, è facile prevederlo, qualche ebreo che si vergogna di essere tale che farà paragoni indecenti. Vogliamo scommettere che qualcuno dirà che gli ebrei di oggi sono i palestinesi, o che lo sono i “migranti”? E che qualcuno sussurrerà che i nazisti di oggi sono... gli israeliani? Non si rischia molto a fare simili scommesse.
Solo per mettere qualche puntino sulle “i”, val la pena di fare qualche precisazione.
Gli ebrei non sono stati perseguitati per ciò che hanno fatto. Non voglio fare stupide apologie, sono convinto che nessun popolo sia del tutto “innocente”, ma mi sembra fin troppo evidente che se c'è un popolo che non ha troppe cose da farsi perdonare, questo è il popolo ebraico. Si guardi la storia di tutti i paesi, si veda come si sono formati, si scavi nel loro passato e si scopriranno fiumi di sangue. Poi, si guardi alla storia degli ebrei e si scoprirà che gran parte del sangue che la caratterizza è sangue ebraico.
Gli ebrei non sono stati perseguitati per la arretratezza della loro cultura. Parlare di “arretratezza culturale” riferendosi agli ebrei può solo far sorridere. Semmai ci sono ottimi motivi per ritenere che siano stati gli incredibili successi ottenuti dagli ebrei in tutti i campi uno dei motivi delle fortissime ostilità che li hanno circondati. Né gli ebrei sono stati perseguitati in occidente perché estranei alla nostra civiltà. Mosè Maimonide, Spinoza, Marx, Freud, Einstein, Wittgenstein, Isaih Berlin, David Oistrakh... Il contributo che gli ebrei hanno dato, nel bene ed ovviamente anche nel male, allo sviluppo della nostra civiltà può difficilmente essere sopravalutato.
Queste telegrafiche precisazioni bastano ad evidenziare la differenza fra l'antisemitismo ed i sentimenti di ostilità nei confronti di altre etnie, ad esempio, rom o musulmani. Nessuno accusa i rom di aver provocato la crisi finanziaria e nessuno si sogna di dire che la rivoluzione d'ottobre è stata il frutto di una cospirazione islamica. Gli ebrei invece sono stati accusati, insieme, di provocare disastri economici e rivoluzioni comuniste. L'odio nei loro confronti prescinde da qualsiasi considerazione dei fatti. Si eliminino lapidazioni e guerre sante, furti e bambini costretti a mendicare e l'ostilità nei confronti di islamici e rom si attenua fin quasi a scomparire. I risultati eccelsi raggiunti in moltissimi campi della umana creatività da pensatori ed artisti ebrei sembra invece alimentare l'odio antiebraico.
Gli ebrei hanno conservato nel corso di tutta la loro storia la propria identità culturale. La hanno conservata anche se costretti a vivere in ambienti molto spesso loro ostili. Hanno dato contributi di altissimo valore ai paesi che li ospitavano, riuscendo a volte a conquistare in questi posizioni sociali molto elevate, senza mai perdere del tutto le proprie caratteristiche identitarie. Minoranza perseguitata, o comunque discriminata, ma culturalmente vivacissima sono stati visti spesso e volentieri dagli “altri” come i responsabili di tutto ciò che di negativo esisteva nelle loro vite. Gli ebrei sono stati vittime di quella tendenza perversa, presente in ogni essere umano, che consiste nel voler cercare sempre un responsabile di tutto ciò che non va. Un responsabile in senso stretto: una persona o un gruppo, qualcuno che appare “estraneo”, anche se spesso non lo è, a cui addebitare la colpa di tutto ciò che ci spaventa e ci opprime. Gli ebrei erano un “gruppo” fortemente minoritario, relativamente coeso, socialmente e politicamente debole anche se forte culturalmente e a volte anche economicamente, e su cui pesava inoltre la orribile accusa di “deicidio”. Gli ebrei potevano essere odiati dai comunisti in quanto "capitalisti" e dai capitalisti in quanto "comunisti". Potevano essere detestati dai laici in quanto religiosi e dai religiosi in quanto campioni di libero pensiero. Potevano apparire, insieme, sradicati e culturalmente coesi. Chi meglio di loro si prestava, e si presta, ad assumere il ruolo di capro espiatorio?
Crisi economiche, guerre, fanatismo, disordini sociali, la colpa di tutto è in quel gruppo di persone “strane”. Certo, a prima vista sono persone assolutamente normali. Lavorano, non violano alcuna legge, rispettano gli altri, non chiedono privilegi di sorta, sono intelligenti, hanno scritto cose importanti, ma, sotto sotto, tramano per distruggerci. Vedete? Alcuni di loro sono comunisti, altri liberali, altri ancora sono grandi imprenditori, o poeti, o musicisti, o filosofi e scienziati... li ammirate per questo? O siete d'accordo con alcuni di loro e in disaccordo con altri? Ad esempio, coi liberali e non coi comunisti? Sbagliate. Liberali o comunisti, rivoluzionari, filosofi o imprenditori gli ebrei hanno un solo obiettivo: la nostra distruzione, il dominio del mondo!
Non a caso oggi l'antisemitismo assume le sembianze dell'odio anti israeliano. Uno stato delle dimensioni della Lombardia, con sei, sette milioni di abitanti, che sorge in un terreno desertico, praticamente privo di risorse naturali, viene additato da molti, compresi molti “intellettuali”, come la causa di tutti o quasi i mali del mondo.
Gli Israeliani sono i responsabili di tutto: dalle crisi finanziare, al crollo delle torri gemelle, ai comportamenti poco civili di certi “migranti”; sono responsabili anche dei crimini di chi mira solo a massacrarli. I veri amici degli ebrei sono coloro che simpatizzano con chi vuole distruggere il loro stato.
Ci sono oggi “intellettuali” che affermano seriamente che un fenomeno planetario come il fondamentalismo islamico scomparirebbe se solo i “palestinesi” avessero il loro stato, cioè se Israele cessasse di esistere. E c'è più di un politico che prende sul serio simili stronzate! Neppure gli passa per la testa che la fine di Israele significherebbe il crollo della civiltà europea! Le assurdità vanno di moda oggi nell'occidente politicamente corretto!
Israele oggi è per gli anti semiti “l'ebreo collettivo”, lo stato paria a cui addossare le colpe di tutto. Altro che fare sottili distinzioni fra antisemitismo e anti sionismo! Certo, si può non essere sionisti senza per questo essere anti semiti, ma chi nega, in nome della ostilità culturale al sionismo, diritto di esistenza ad uno stato che esiste da circa 70 anni, è un po' sullo stesso livello di chi, culturalmente ostile al nazionalismo, negasse il diritto alla esistenza dell'Italia come stato nazionale. Una palese assurdità.
Nella primavera del 1945, chiuso nel bunker della cancelleria, con i russi ormai a Berlino, Adolf Hitler rimuginava sul suo passato. Si attribuiva un solo errore: aver sottovalutato la potenza degli ebrei. Gli ebrei con le loro diaboliche cospirazioni lo avevano battuto, non gli americani, i russi e gli inglesi. La colpa del disastro suo e della Germania non andava cercata nella follia che lo aveva spinto a combattere, insieme, USA, URSS e Gran Bretagna. No, la colpa era dell'ebreo, dell'eterno, diabolico, potentissimo ebreo. L'irrazionalità di simili farneticazioni lascia di stucco, ma sono molto diverse da altre farneticazioni oggi assai diffuse? Non sono altrettanto folli le farneticazioni delle femministe occidentali che oggi solidarizzano con chi lapida le adultere? O degli omosessuali occidentali che amano chi getta i gay dalle torri? E c'è una qualsiasi razionalità nei discorsi di chi, di fronte alle decapitazioni, ai roghi, alle donne vendute come schiave sessuali, ai cristiani impalati e crocifissi non trova nulla di meglio che prendersela con Israele?
C'è nell'antisemitismo e nell'odio per Israele una fortissima componente irrazionale. Si tratta della manifestazione spaventosa dell'odio dell'occidente verso se stesso, un sentimento perverso, distruttivo ed autodistruttivo. Molti occidentali odiano Israele perché odiano la loro civiltà, sono oppressi dai sensi di colpa, non si perdonano di essere civili, relativamente colti e benestanti. Attribuiscono a se ed alla loro civiltà tutti i mali che del mondo e scaricano questi mali sullo stato degli ebrei, esattamente come il piccolo caporale austriaco scaricava sulle vittime dei campi di sterminio i risultati disastrosi della sua folle politica.
Per questo sarebbe bene che nella giornata della memoria si parlasse un po' meno di ciò che è avvenuto 70 anni fa ed un po' di più di ciò che avviene oggi. Ma si tratta di una speranza vana. Non è improbabile che anche la giornata della memoria diventi una passerella di odio anti israeliano. Al peggio non c'è mai fine, e nulla è tanto folle quanto negare la follia.
Ci sarà, è facile prevederlo, qualche ebreo che si vergogna di essere tale che farà paragoni indecenti. Vogliamo scommettere che qualcuno dirà che gli ebrei di oggi sono i palestinesi, o che lo sono i “migranti”? E che qualcuno sussurrerà che i nazisti di oggi sono... gli israeliani? Non si rischia molto a fare simili scommesse.
Solo per mettere qualche puntino sulle “i”, val la pena di fare qualche precisazione.
Gli ebrei non sono stati perseguitati per ciò che hanno fatto. Non voglio fare stupide apologie, sono convinto che nessun popolo sia del tutto “innocente”, ma mi sembra fin troppo evidente che se c'è un popolo che non ha troppe cose da farsi perdonare, questo è il popolo ebraico. Si guardi la storia di tutti i paesi, si veda come si sono formati, si scavi nel loro passato e si scopriranno fiumi di sangue. Poi, si guardi alla storia degli ebrei e si scoprirà che gran parte del sangue che la caratterizza è sangue ebraico.
Gli ebrei non sono stati perseguitati per la arretratezza della loro cultura. Parlare di “arretratezza culturale” riferendosi agli ebrei può solo far sorridere. Semmai ci sono ottimi motivi per ritenere che siano stati gli incredibili successi ottenuti dagli ebrei in tutti i campi uno dei motivi delle fortissime ostilità che li hanno circondati. Né gli ebrei sono stati perseguitati in occidente perché estranei alla nostra civiltà. Mosè Maimonide, Spinoza, Marx, Freud, Einstein, Wittgenstein, Isaih Berlin, David Oistrakh... Il contributo che gli ebrei hanno dato, nel bene ed ovviamente anche nel male, allo sviluppo della nostra civiltà può difficilmente essere sopravalutato.
Queste telegrafiche precisazioni bastano ad evidenziare la differenza fra l'antisemitismo ed i sentimenti di ostilità nei confronti di altre etnie, ad esempio, rom o musulmani. Nessuno accusa i rom di aver provocato la crisi finanziaria e nessuno si sogna di dire che la rivoluzione d'ottobre è stata il frutto di una cospirazione islamica. Gli ebrei invece sono stati accusati, insieme, di provocare disastri economici e rivoluzioni comuniste. L'odio nei loro confronti prescinde da qualsiasi considerazione dei fatti. Si eliminino lapidazioni e guerre sante, furti e bambini costretti a mendicare e l'ostilità nei confronti di islamici e rom si attenua fin quasi a scomparire. I risultati eccelsi raggiunti in moltissimi campi della umana creatività da pensatori ed artisti ebrei sembra invece alimentare l'odio antiebraico.
Gli ebrei hanno conservato nel corso di tutta la loro storia la propria identità culturale. La hanno conservata anche se costretti a vivere in ambienti molto spesso loro ostili. Hanno dato contributi di altissimo valore ai paesi che li ospitavano, riuscendo a volte a conquistare in questi posizioni sociali molto elevate, senza mai perdere del tutto le proprie caratteristiche identitarie. Minoranza perseguitata, o comunque discriminata, ma culturalmente vivacissima sono stati visti spesso e volentieri dagli “altri” come i responsabili di tutto ciò che di negativo esisteva nelle loro vite. Gli ebrei sono stati vittime di quella tendenza perversa, presente in ogni essere umano, che consiste nel voler cercare sempre un responsabile di tutto ciò che non va. Un responsabile in senso stretto: una persona o un gruppo, qualcuno che appare “estraneo”, anche se spesso non lo è, a cui addebitare la colpa di tutto ciò che ci spaventa e ci opprime. Gli ebrei erano un “gruppo” fortemente minoritario, relativamente coeso, socialmente e politicamente debole anche se forte culturalmente e a volte anche economicamente, e su cui pesava inoltre la orribile accusa di “deicidio”. Gli ebrei potevano essere odiati dai comunisti in quanto "capitalisti" e dai capitalisti in quanto "comunisti". Potevano essere detestati dai laici in quanto religiosi e dai religiosi in quanto campioni di libero pensiero. Potevano apparire, insieme, sradicati e culturalmente coesi. Chi meglio di loro si prestava, e si presta, ad assumere il ruolo di capro espiatorio?
Crisi economiche, guerre, fanatismo, disordini sociali, la colpa di tutto è in quel gruppo di persone “strane”. Certo, a prima vista sono persone assolutamente normali. Lavorano, non violano alcuna legge, rispettano gli altri, non chiedono privilegi di sorta, sono intelligenti, hanno scritto cose importanti, ma, sotto sotto, tramano per distruggerci. Vedete? Alcuni di loro sono comunisti, altri liberali, altri ancora sono grandi imprenditori, o poeti, o musicisti, o filosofi e scienziati... li ammirate per questo? O siete d'accordo con alcuni di loro e in disaccordo con altri? Ad esempio, coi liberali e non coi comunisti? Sbagliate. Liberali o comunisti, rivoluzionari, filosofi o imprenditori gli ebrei hanno un solo obiettivo: la nostra distruzione, il dominio del mondo!
Non a caso oggi l'antisemitismo assume le sembianze dell'odio anti israeliano. Uno stato delle dimensioni della Lombardia, con sei, sette milioni di abitanti, che sorge in un terreno desertico, praticamente privo di risorse naturali, viene additato da molti, compresi molti “intellettuali”, come la causa di tutti o quasi i mali del mondo.
Gli Israeliani sono i responsabili di tutto: dalle crisi finanziare, al crollo delle torri gemelle, ai comportamenti poco civili di certi “migranti”; sono responsabili anche dei crimini di chi mira solo a massacrarli. I veri amici degli ebrei sono coloro che simpatizzano con chi vuole distruggere il loro stato.
Ci sono oggi “intellettuali” che affermano seriamente che un fenomeno planetario come il fondamentalismo islamico scomparirebbe se solo i “palestinesi” avessero il loro stato, cioè se Israele cessasse di esistere. E c'è più di un politico che prende sul serio simili stronzate! Neppure gli passa per la testa che la fine di Israele significherebbe il crollo della civiltà europea! Le assurdità vanno di moda oggi nell'occidente politicamente corretto!
Israele oggi è per gli anti semiti “l'ebreo collettivo”, lo stato paria a cui addossare le colpe di tutto. Altro che fare sottili distinzioni fra antisemitismo e anti sionismo! Certo, si può non essere sionisti senza per questo essere anti semiti, ma chi nega, in nome della ostilità culturale al sionismo, diritto di esistenza ad uno stato che esiste da circa 70 anni, è un po' sullo stesso livello di chi, culturalmente ostile al nazionalismo, negasse il diritto alla esistenza dell'Italia come stato nazionale. Una palese assurdità.
Nella primavera del 1945, chiuso nel bunker della cancelleria, con i russi ormai a Berlino, Adolf Hitler rimuginava sul suo passato. Si attribuiva un solo errore: aver sottovalutato la potenza degli ebrei. Gli ebrei con le loro diaboliche cospirazioni lo avevano battuto, non gli americani, i russi e gli inglesi. La colpa del disastro suo e della Germania non andava cercata nella follia che lo aveva spinto a combattere, insieme, USA, URSS e Gran Bretagna. No, la colpa era dell'ebreo, dell'eterno, diabolico, potentissimo ebreo. L'irrazionalità di simili farneticazioni lascia di stucco, ma sono molto diverse da altre farneticazioni oggi assai diffuse? Non sono altrettanto folli le farneticazioni delle femministe occidentali che oggi solidarizzano con chi lapida le adultere? O degli omosessuali occidentali che amano chi getta i gay dalle torri? E c'è una qualsiasi razionalità nei discorsi di chi, di fronte alle decapitazioni, ai roghi, alle donne vendute come schiave sessuali, ai cristiani impalati e crocifissi non trova nulla di meglio che prendersela con Israele?
C'è nell'antisemitismo e nell'odio per Israele una fortissima componente irrazionale. Si tratta della manifestazione spaventosa dell'odio dell'occidente verso se stesso, un sentimento perverso, distruttivo ed autodistruttivo. Molti occidentali odiano Israele perché odiano la loro civiltà, sono oppressi dai sensi di colpa, non si perdonano di essere civili, relativamente colti e benestanti. Attribuiscono a se ed alla loro civiltà tutti i mali che del mondo e scaricano questi mali sullo stato degli ebrei, esattamente come il piccolo caporale austriaco scaricava sulle vittime dei campi di sterminio i risultati disastrosi della sua folle politica.
Per questo sarebbe bene che nella giornata della memoria si parlasse un po' meno di ciò che è avvenuto 70 anni fa ed un po' di più di ciò che avviene oggi. Ma si tratta di una speranza vana. Non è improbabile che anche la giornata della memoria diventi una passerella di odio anti israeliano. Al peggio non c'è mai fine, e nulla è tanto folle quanto negare la follia.
Ottimo articolo, chiaro e lucido, a cui veramente c'è poco da aggiungere.
RispondiEliminaGrazie! :-)
Eliminammmh... manca secondo me un accento particolare sulla natura tutta umana del sentimento di invidia. Invidia negativa, distruttiva. Dopo aver constatato che in 60 anni, partendo da zero, un gruppo esile ma coeso è riuscito a fare quello che in 2000 e passa un intero mondo (arabo) non è neanche stato in grado di pensare, fa venire desideri di conquista. Come è sempre accaduto. Nel caso arabo con supporto anche della religione. E sta accadendo con i cosiddetti "migranti" in Europa. 3 Agosto 382 - Il giorno dei barbari. Un libro che dovrebbe essere insegnato in tutte le scuole. E' il ns. futuro.
RispondiEliminaL'invidia è sicuramente uno dei problemi di fondo dell'anti-semitismo e l'articolo, mi sembra, lo sottointenda (gli Ebrei sono intelligenti, gli Ebrei hanno successo, gli Ebrei sono uniti, gli Ebrei hanno i soldi, ecc). Ma questa invidia non contraddistingue, purtroppo, solo gli ultimi 60 anni !!
RispondiEliminaQuanto agli Arabi il discorso è, secondo me, leggermente differente.
Innanzitutto non dovremmo parlare di Arabi ma di Musulmani (sono loro i principali nemici di Israele). Seconda cosa dovremmo interrogarci sul perchè i Musulmani odiano Israele. Il motivo prevalente (mascherato da sentimento patriottico) è che Israele rappresenta la modernità, il progresso, la democrazia, i diritti civili e il sistema di vita occidentale.
Non è l'invidia a muovere (o non soltanto), ma la paura e il desiderio di conservare/diffondere un sistema di valori arretrati ed asfissianti (e il conseguente assetto di potere/oppressione).
E' in quest'ottica che le aggressioni islamiche ad Israele, all'Occidente e ai Paesi Islamici "moderati" trovano una lettura comune.
Anche la stessa lotta palestinese, avrebbe lo stesso senso senza il legante religioso (e per religioso intendo la conservazione/riaffermazione di un sistema di valori arretrati ed asfissianti e conseguente assetto di potere)?
Ovviamente gli Occidentali non hanno capito a cosa punta l'Islam (o almeno una sua parte).
Soluzioni:
EliminaDifendere Israele e il sistema di vita occidentale e non prestare il fianco a scuse e giustificazioni rispetto all'agire criminale dei fondamentalisti islamici.
Gli Stati islamici devono riconoscere Israele.
Comprendere che oltre a coloro che compiono azioni criminali c'è un humus di consenso generalizzato e molto ampio anche tra quei Musulmani che, in fondo, non fanno male a nessuno.
I Musulmani devono essere messi di fronte alle proprie responsabilità e comprendere la necessità di una profonda riforma che ponga al centro la figura della donna e la tolleranza verso gli altri.
Con lacrime di coccodrillo si ricorderanno gli ebrei morti per dare addosso a quelli vivi!
RispondiEliminaCaro Giovanni, raramente ho potuto leggere una analisi così centrata su una questione tanto complessa. Grazie
RispondiEliminaGrazie a te!
RispondiEliminaCaro Giovanni, hai dimenticato di ricordare la vecchia accusa di usura mossa agli Ebrei, sin dal Medioevo, quando i Cristiani non potevano farlo, almeno ufficialmente, perché "il tempo appartiene a Dio" e su di esso non si può lucrare. Accusa risibile, ma importante a quei tempi. Quanto al resto, sono pienamente d'accordo. Con qualche considerazione ulteriore.
RispondiElimina1-Gli Ebrei che si vergognano di essere tali ci sono e basta ricordare un tristo figuro come Gad Lerner, sempre pronto e disponibile ad alimentare l'odio contro Israele. Mi ricorda i kapò dei lager nazisti, che aiutavano i Tedeschi a sterminare gli Ebrei.
2- L'odio antiebraico è alimentato anche dal fatto che gli unici Ebrei che piacciono ai sinistri sono quelli che si lasciano docilmente sterminare. Se Israele prova a difendersi dalla canea musulmama, gli Ebrei non piacciono più.
3- L'altro fatto che non piace ai sinistri è che, nonostante i loro consigli, Israele si ostina a sopravvivere. E' una sfida che essi non tollerano.
Quanto durerà questa situazione? Gli Ebrei sono circa 30 milioni in tutto il mondo. I Musulmani sono poco meno di 2 miliardi. I sostenitori sono ripartiti in proporzione. Io non sono ebreo, ma non ho esitazioni o incertezze nel giudicare. La vedo dura. Comunque mi piace pensare che, nonostante tutto, nonostante l'allucinante voglia di autodistruzione che ha colpito l'Occidente, Israele si salverà e, forse, ci salverà. Viva, viva Israele.
Non so però se il paragone con i kapò sia del tutto corretto: magari sarebbero stati dei farabutti comunque, chissà, però sta di fatto che avevano ben poca possibilità di scelta, mentre i vari Gad Lerner, Money Ovadia, come qualcuno l'ha recentemente chiamato, e soci, di mettersi al servizio dell'antisemitismo e del terrorismo lo hanno scelto del tutto liberamente.
EliminaPS: gli ebrei nel mondo sono meno di 14 milioni.
Per Mella. Concordo con le sue affermazioni sui kapò. Quanto al numero degli Ebrei nel mondo, non so se esistono statistiche ufficiali. Io mi ero limitato a fare una stima, forse grossolana.
RispondiEliminaSì, era chiaro, ed era una stima decisamente realistica se si pensa che tanti sono convinti che siano centinaia di milioni se non addirittura miliardi (che altrimenti come farebbero ad accerchiarci assediarci condizionarci, tenere strettamente in pugno economia commercio informazione divertimento eccetera se non ce ne fosse un numero così spropositato?). E' solo che dopo decenni in cattedra, sottolineare anche gli errori più piccoli e ininfluenti è una necessità insopprimibile (il maestro è nell'anima, e nell'anima per sempre resterà).
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