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domenica 17 aprile 2016

LA TRAGEDIA PIU' GRANDE





I brani che seguono, brevemente commentati, sono tratti dal libro: “Mao. La storia sconosciuta”, “Longanesi 2006, di Jung Chang e Jon Halliday. Jung Chang è autrice anche del bellissimo romanzo: “I cigni selvatici”.
Mao. La storia sconosciuta” è un libro estremamente rigoroso. Di ogni fatto, di ogni cifra si fornisce minuziosamente la fonte. Al termine del volume è possibile consultare circa 150 pagine di bibliografia delle fonti in lingua cinese ed altrettante di note. Nessun sensazionalismo insomma, nessuna cifra sparata a casaccio. Solo la nuda, cruda e crudelissima verità. Qualcosa non molto di moda, ai giorni nostri, in occidente.

“Nell'estate 1958, Mao concentrò di punto in bianco l'intera popolazione rurale in nuove unità allargate definite “comuni popnaolari”. L'obiettivo era di ridurre le persone a lavorare come schiavi in modo più efficiente. (…) La prima comune, Chayasha Sputnik, fu realizzata nello Hunan. Il suo atto costitutivo, redatto da Mao e da lui decantato come un gran tesoro imponeva il controllo della comune su tutti gli aspetti della vita dei suoi membri” (pag 511)
“Mao pensò addirittura di abolire i nomi delle persone e di sostituirli con i numeri”. (ibidem)
Avveniva lo stesso nei campi di lavoro e di sterminio di Stalin ed Hitler. Nel caso delle Cina però le “comuni” non erano ufficialmente luoghi di detenzione ma esperimenti di sano collettivismo socialista.
“I reclusi erano obbligati a mangiare in mensa. Non solo ai contadini fu proibito di consumare i pasti a casa propria ma i wok e le stoviglie che possedevano furono fatti a pezzi.” (ibidem)
Che bello! I pasti in comune, la fine dell'odioso atomismo borghese e piccolo borghese! All'epoca gli intellettualini del “Manifesto”, gli stessi che oggi danno a tutti lezioni di etica, andavano in brodo di giuggiole per questa meravigliosa innovazione. I cinesi un po' meno, infatti, prosegue la Chang:
“Il controllo sociale sul cibo conferì allo stato un'arma terrificante: negare i pasti divenne una forma comune di punizione “lieve” che i funzionari rurali esercitavano a piacimento." (ibidem)
“Uomini, donne bambini ed anziani vivevano come animali, stipati in ogni spazio disponibile, privati dell'intimità della vita familiare” (ibidem)
Una autentica meraviglia: era stata abolita l'odiosa famiglia borghese! Però, c'erano leggeri inconvenienti:
“aumentò notevolmente l'incidenza delle malattie” (ibidem)
Pazienza, tutto ha i suoi costi.

Il celeste presidente mise in atto una sana politica mirante ad estirpare il perverso individualismo che, è noto, conduce alla rovina gli esseri umani e li rende schiavi del “Dio denaro”. Sotto Mao questo non avveniva. La quasi totalità del raccolto veniva infatti sottratta ai contadini per alimentare il “balzo in vanti” della Cina comunista. Questo purtroppo ebbe alcuni sgraditi effetti collaterali. Scoppiò una leggerissima carestia.
“La carestia a livello nazionale iniziò nel 1958 e terminò nel 1961, raggiungendo l'apice nel 1960, anno in cui le stesse statistiche di regime registrarono un calo nell'apporto medio di calorie quotidiane a 1534,8. Secondo il famoso sostenitore del regime, Hamg Suyin, nel 1960 le casalinghe delle città assumevano un massimo di 1200 calorie al giorno. Ad Auschwitz, gli addetti ai lavori forzati ne assumevano una quantità quotidiana variabile fra le 1300 e le 1700. (…) Durante la carestia alcuni furono costretti al cannibalismo. Uno studio condotto dopo la morte di Mao (e subito soppresso) sulla contea di Fengyan, nella provincia di Ahnui, registrò sessantatré casi di cannibalismo soltanto nella primavera del 1960” (pag. 515)
I comunisti non mangiano i bambini, ma nella società perfetta da loro creata il cannibalismo è spesso risorto. Quanto descrive la Chang è avvenuto anche in Cambogia ed in Ucraina.
La carestia colpì soprattutto le campagne, ma ebbe conseguenze devastanti anche nelle città:
“La razione di carne nelle città diminuì dai 5,1 chilogrammi l'anno del 1957 ad appena 1,5 nel 1960” (pag. 514)
Niente carne! Che meraviglia! I vegani esultano! Mao era amico degli animali? Non proprio, nelle campagne bovini e suini non se la passavano, neppure loro, troppo bene.

Ricapitoliamo:
“Nei quattro anni del gran balzo in avanti e della carestia morirono di fame e di lavoro circa 38 milioni di persone” (pag 515)
La Chang basa questa cifra su uno studio molto accurato delle statistiche demografiche ufficiali. Confronta la percentuale delle morti negli anni della carestia con quelle immediatamente precedenti e successive. Il numero dei morti in eccesso nei quattro anni presi in considerazione ammonta a 37,67 milioni. Mica male!
Come fecero fronte alla carestia il governo cinese ed il celeste presidente Mao Tze Tung?
“La carestia cinese fu la peggiore non solo del XX secolo ma di tutte quelle registrate nella storia dell'umanità. Mao scientemente affamò e fece lavorare fino alla morte decine di milioni di persone. Durante i due anni critici, il 1958 ed il 1959, le sole esportazioni di cereali, che ammontarono quasi certamente a sette milioni di tonnellate, avrebbero potuti fornire l'equivalente di oltre 840 calorie al giorno per 38 milioni di persone: la differenza fra la vita e la morte” (pag. 516).
I cereali che potevano salvare milioni di cinesi venivano esportati, a maggior gloria della Cina comunista, faro, punto di riferimento di tanti intellettuali occidentali nauseati dal consumismo della loro decadente società. E così, mentre nei salotti buoni delle grandi città occidentali si discettava di “alienazione” nella Cina comunista gli uomini morivano come le mosche.
Il gran balzo in avanti e la conseguente carestia è stata di certo la più grande catastrofe che ha colpito il genere umano dal termine della seconda guerra mondiale. Milioni di persone uccise per fame e sfinimenti in seguito a deliberate scelte politiche! Altro che “tragedia dei migranti”! Altro che “mercato delle armi”! Altro che “soggezione al Dio denaro”!
Ma il sommo pontefice è convinto che quella dei migranti sia la tragedia più grande di tutte. E pensa, forse, che trasferire la popolazione dell'Africa in Europa sia un ottimo modo per farla cessare. Il collasso della nostra civiltà sarebbe la tragedia somma, ma a questa nessuno pensa, esattamente come pochi hanno pensato al dramma immane del gran balzo in avanti.
Ci attendono tempi molto, molto difficili

8 commenti:

  1. Ci siamo già ai tempi difficili. E' anche inutile resistere o combattere, perché il cataclisma che ci sta sommergendo ha dimensioni immani. L'importante è saperlo ed essere pronti. Moriremo col sorriso sulle labbra, sapendo chi sono i nostri benefattori e chi dovremo ringraziare: Renzi, Alfano, Boldrini, Mattarella, Grasso e tutti gli altri che hanno dichiarato guerra al popolo italiano...

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  2. 1300-1700 calorie ad Auschwitz?! E chi mai sarebbe morto di stenti con un simile apporto caporico?

    La dieta per coloro che lavoravano, invece, era diversa ed era costituita da un surrogato di caffè alla mattina e da una gavetta di brodo di verdure con due fette di pane nero alla sera, il tutto accompagnato da una scodella di acqua piovana. In tutto cinquecento calorie somministrate a lavoratori che ne avrebbero necessitate più di duemila.
    http://www.tuttomondonews.it/birkenau-cibo-strumento-morte/

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  3. Anche io lo ho natato la incongruenza. La Chang probabilmente usa una scala ed una unità di misura diversa.

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  4. Comunue, ho controllato. La dieta di un diabetico non soggetto a lavori manuale supera le 1800 calorie gironaliere. Nei campi nazisti, come in quelli staliniani, i detenuti lavoravano 11, 12 ore al giorno e svolgevano lavori pesantissimi. Con 1500 calorie giornaliere potevano benissimo morire di stenti. Nel suo libro comunque la Chang ed Hollyday citano anche di questo le fonti.

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    1. Sì, anch'io ho visto siti che citano quei dati, ma sono assurdi. Il normale fabbisogno calorico è calcolato in una caloria per ogni chilo di peso corporeo moltiplicato per 24 ore per sostenere le funzioni vitali, ossia senza alcuna attività fisica; quindi 1240 per una persona di 60 chili, 1680 per una di 70 chili e così via. Ora, la sopravvivenza media per una persona in condizioni normali, se non intervenivano fattori di fortuna, era di circa due mesi: anche lavorando 15 ore al giorno, con 1300-1700 calorie giornaliere sarebbero occorsi ben altri tempi per trasformare un corpo normale in quegli scheletri che ben conosciamo. Leggo tra l'altro che nel ghetto di Varsavia
      Le razioni alimentari furono ridotte al minimo e ad ogni persona spettavano settimanalmente 920 grammi di pane e mensilmente 295 grammi di zucchero, 103 grammi di marmellata e 60 grammi di grassi, e, sempre per disposizione dell'autorità tedesca, ad ogni residente di Varsavia spettavano giornalmente: 2.310 calorie ai tedeschi, 1.790 agli stranieri, 634 ai polacchi e 184 agli ebrei, e le terribili condizioni di vita, unite al tifo che iniziò lentamente a diffondersi, contribuirono a decimare progressivamente la popolazione.
      Quei dati sono davvero irrealistici.

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  5. Mah... non so, è molto difficile orizzontarsi nei dati, tra l'altro nonsono un medico e non amo discutere di cose che non conosco. Ho letto da poco "una giornata di Ivan denisovich". Solgenycin dice che i detenuti avevano giornalmente 300 grammi di pane e tre scodelle di brodaglia accompagnata da una "polentina" a base d'avena.
    Comunque, la Chang afferma che durante il gran balzo in avanti milioni di contadini ebbero un apporto calorico bassissimo e questo causò la morte di un milioni di persone. Al di la del calcole delle proteine il dato essenziale è questo.

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  6. Credo, per quanto ne so, che fra i vari luoghi di detenzione del gulag ci siano differenze anche abbastanza consistenti: la Kolyma per esempio si può tranquillamente paragonare ai campi di sterminio nazisti, altri erano meno tremendi. E anche la collettivizzazione forzata in Unione Sovietica ha provocato milioni di morti per fame, come ho mostrato in questo post: https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2013/06/29/signore-e-signori-ecco-a-voi-il-paradiso-in-terra/
    Cercherò comunque altre informazioni da amici che si sono occupati personalmente della Shoah.

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