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giovedì 21 aprile 2016

NON VEDERE, NON SENTIRE, NON PARLARE





Ieri ho postato sul mio diario FB la notiziola di una signora musulmana che pretendeva che una parrucchiera chiudesse la bottega mentre le tagliava i capelli: non dovevano entrare uomini. Anche se ha suscitato molti commenti e discussioni questa notiziola è solo UNA DELLE TANTE.
Tempo fa in un ospedale del Piemonte due donne dividevano la stessa stanza, entrambe reduci da un intervento chirurgico. Una era di religione musulmana, l'altra no.
Il marito della non musulmana vorrebbe passare la notte al capezzale della moglie, bisognosa di assistenza. Quello della signora musulmana insorge: “nessun uomo può passare la notte nella stanza in cui riposa mia moglie!” strilla. Discussioni a non finire e alla fine il marito della signora non musulmana viene convinto ad andarsene. Aggiungo solo che, se fossi stato al suo posto avrebbero dovuto portarmi via a forza.
Parlo con un amico. Dirige una grossa fabbrica dalle parti di Lecco. Mi racconta che ha dovuto licenziare un dipendente di religione musulmana. Il motivo? Si rifiutava di prendere ordini da un superiore di sesso femminile. Non se se abbia fatto ricorso e sia stato “reintegrato”. E' possibile.
So di donne musulmane che rifiutano di essere visitate da medici di sesso maschile e viceversa di musulmani uomini che rifiutano la visita di medici di sesso femminile. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi a dismisura.
Quando si parla dei rapporti con i “migranti” di fede musulmana, la gran maggioranza, si pensa subito a grandi eventi: il terrorismo, gli attentati, le molestie e gli stupri di Colonia. Ma sono fatterelli come questi, piccoli, relativi alla vita di tutti i giorni, ad evidenziare la radicale incompatibilità fra la nostra cultura e la loro.

Le nostre società sono ben lungi dall'essere perfette. Ma alcune cose da noi sono, per ora, punti fermi. Per noi maschi e femmine hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, da noi non vige la segregazione sessuale, non ci sono negozi, o spiagge o piscine riservate alle donne ed altre agli uomini. Da noi sul lavoro le posizioni di responsabilità si occupano in base alle competenze e non al sesso; più di una volta nel corso della mia vita lavorativa mi sono rapportato a superiori di sesso femminile e la cosa non mi ha mai depresso. Da noi esistono le libertà personali, comprese quelle di parola, di culto e di satira. Molti immigrati non hanno nulla da ridire su simili cose. Nessuna ragazza cinese o rumena pretende che nessun uomo entri nella bottega di parrucchiera in cui lei si sta facendo tagliare i capelli. Con i musulmani le cose vanno diversamente. Possiamo cercare di NON vedere, NON sentire, NON parlare, possiamo sostituire alla realtà le storielle sui migranti “preziosa risorsa” o addirittura “dono”, le cose non cambiano di una virgola. Quella che si cerca di spacciare per “dialogo, confronto interculturale” è in realtà una profonda, radicale incompatibilità culturale.
Un violinista cinese che suona Mozart, uno studioso occidentale che legge Confucio o Lao Tze, un giovane italiano che pratica il karate, un giapponese che partecipa al campionato italiano di calcio, questo è confronto, scambio interculturale. Rifiutare il modo di vivere di una civiltà, cercare di imporre a chi ti ospita il tuo modo di vivere non è confronto, è prevaricazione.
Ed ancora, non si deve scambiare il confronto con la accettazione di tutto, solo perché fa parte di una cultura e di una storia diverse dalla nostra. La shoah è parte della nostra storia, ma non ce ne dobbiamo certo vantare. La lapidazione della adultere è interna ad una certa cultura, ed allora? E' forse un buon motivo per accettarla?
E' deprimente dover scrivere simili ovvietà. Ma è anche necessario, purtroppo. L'occidentale politicamente corretto ha ormai perso ogni contatto con la realtà, ed il buon senso.

3 commenti:

  1. Un'amica che segue, a scopo informativo, un forum musulmano che soprattutto fornisce consigli agli immigrati, mi ha raccontato di un ragazzo di 16 anni che è entrato per dire che aveva grosse difficoltà a intgrarsi, andava al liceo e non riusciva a fare amicizia, si sentiva tenuto in disparte... Risposta: "E perché ti devi integrare?" E' entrata una convertita italiana dicendo orgogliosamente che quando gira col niqab tutti la guardano storto ma lei se ne infischia (in realtà il corano dice di evitare di attirare l'attenzione, e un niqab l'attira sicuramente molto più di una minigonna), e anche ieri tutti la guardavano male ma lei ha oroseguito imperterrita per la sua strada. Risposta: "E perché esci di casa?" (umilissima e servilissima controrisposta: "no, ma io non vado mica in giro, ero uscita solo perché dovevo comprare delle medicine per mia madre!")

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  2. Ragionamento di una logica tanto elementare da apparire persino disarmante.

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