“Ma davvero voi pensate che si possano eliminare i flussi migratori? Volete un mondo in cui nessuno si muova e tutti restino tappati a casa loro?” chiedono con aria grave gli occidentali “buoni” agli altri, i cattivoni.
I flussi migratori sono un fenomeno normale. Sono sempre esistiti e, con tutta probabilità, esisteranno sempre. Ma quelli a cui stiamo assistendo non sono normali flussi migratori.
I flussi migratori di carattere economico sono sempre stati collegati alle variazioni fra domanda ed offerta di lavoro. In un certo paese c'è bisogno di forza lavoro in un altro c'è un eccesso di mano d'opera, nasce un flusso migratorio da un paese all'altro. Gli emigranti italiani che partivano alla volta degli Stati Uniti o dell'Argentina lasciavano un paese in cui erano scarse le prospettive di lavoro per raggiungerne altri in cui queste erano invece abbondanti. Erano richiesti dai governi dei paesi ospitanti, non imposti agli stessi.
Solo dei perfetti imbecilli o delle persone in assoluta malafede possono pensare che l'Italia e l'Europa di oggi si trovino nella stessa situazione nei confronti dei “migranti”. Non stiamo importando mano d'opera di cui abbiamo bisogno ma un esercito di disoccupati, al massimo di lavoratori precari destinati ad ingrossare l'area già amplissima del lavoro nero; in ogni caso una quantità enorme di persone non in grado di mantenersi e destinate a gravare sulla spesa pubblica. Altro che “migranti” che “ci pagheranno le pensioni”!
I flussi migratori sorgono anche da situazioni di crisi. Gente che fugge da paesi in cui sono in corso guerre, persecuzioni, pulizie etniche. Ma si tratta sempre, in questi casi, di situazioni delimitate nel tempo e nello stazio. Molti spagnoli repubblicani si rifugiarono in Francia, al termine della guerra civile, nel 1939. L'intervento sovietico in Ungheria provocò un buon numero di profughi nel 1956. Le persecuzioni naziste contro gli ebrei indussero i più fortunati di loro ad abbandonare la Germania. Sempre gli ebrei, al termine del secondo conflitto mondiale, emigrarono in massa in Palestina. Erano reduci dai campi di sterminio, si lasciavano alle spalle due millenni di persecuzioni e di pogrom, volevano solo un pezzetto di terra desertica, su cui non era mai sorto alcuno stato autonomo, priva di ogni ricchezza, in cui lavorare e costruirsi un futuro. E qualcuno definisce ancora “imperialistica” la loro emigrazione.
Non ci vuole una mente d'aquila per capire che la situazione attuale dei “migranti” è completamente diversa. Non siamo di fronte ad una emigrazione legata a particolari situazioni di crisi, ma ad un flusso massiccio, di dimensioni mai viste, generalizzato. Da noi arrivano, insieme, siriani e pakistani, turchi e nigeriani, afghani e senegalesi, marocchini e camerounensi, iracheni e libici. Non si tratta solo di sventurati che abbandonano particolari aree a rischio ma di una marea enorme, indistinta, che preme ai confini dell'Europa. E si tratta di una pressione che dura non da alcuni anni ma da decenni e sta cambiando sotto i nostri occhi la composizione etnica, sociale, culturale del nostro continente.
Soprattutto, i profughi che in passato fuggivano le persecuzioni erano chiaramente identificabili dal punto di vista politico. Gli ebrei che abbandonavano la Germania nazista non erano certamente ammiratori di Hitler, gli ungheresi che lasciavano il loro paese nel 1956 non erano di certo amici dell'URSS staliniana. Oggi la situazione è completamente diversa. I “profughi” che arrivano sulle nostre coste sono forse dei perseguitati dal fondamentalismo islamico? Di certo qualcuno di loro lo è, ma di certo moltissimi fanno parte dei persecutori, sono quanto meno simpatizzanti del fondamentalismo. Arrivano qui da noi urlando “Allah è grande”, chiedono che si rimuovano le immagini religiose dagli edifici pubblici, le donne chiedono di potersi bagnare in piscine a loro riservate. Ben lungi dal fuggire il fondamentalismo ce lo vogliono imporre. Una situazione senza precedenti: dei “profughi” che impongono a chi li accoglie il regime dei loro persecutori!
No, quelli a cui stiamo assistendo oggi non sono normali flussi migratori di carattere economico, non sono neanche solo fughe da particolari situazioni di crisi. E' un trasferimento massiccio, incontrollato, forse politicamente guidato, della popolazione di un continente in un altro continente. Se vogliamo trovare dei precedenti storici possiamo individuarli nella pressione che Goti e Visigoti, Vandali, Unni ed Ostrogoti esercitarono sui confini dell'impero romano, determinandone la caduta. O nel trasferimento di una parte della popolazione europea in nord America. Con una differenza, in quest caso: la nascita degli Stati Uniti è stata un fatto storicamente progressivo, malgrado gli errori e gli orrori che la hanno accompagnata, e che vanno condannati senza riserve. Non si vede invece come possa essere considerata progressiva la fine della civiltà di Platone ed Aristotele, Mozart e Beethoven, Dante e Shakespeare.
"Dio è morto", disse Nietzsche, "la bontà lo ha ucciso". Noi possiamo dire: "l'occidente sta morendo, lo sta uccidendo la finta bontà".
Noi non stiamo morendo. Siamo già morti. L'Occidente non sta cambiando. E' già cambiato. Qualcuno ha voluto così e noi ci siamo adeguati, forse non potendo fare altro. Un'ultima annotazione: tutti TG dicono che le strutture di accoglienza sono al collasso. Queste strutture sono al collasso da 20 anni. Non se ne può più.
RispondiEliminaE il brutto è che quando l'islam sarà la nostra cultura, io sarò ancora viva.
RispondiEliminaPiango nel sapere che mio nipote, 7 mesi, figlio di un buddhista, sarà obbligato invece a convertirsi all'islam, a cambiare il suo nome, magari in 'mohammed e ad avere un futuro da jihadista.
Non penso che tutti i paesi dell'europa saranno musulmani. Quelli dell'est per esempio non sono così buonisti. Ma la maggir parte dell'area occidentale sarà islamica, con la stessa cultura arretrata dei paesi mediorientali e con guerrette qua e la tra paesi per interpretazioni diverse della shariahcome succede oggi tra, esempio, Arabia Saudita e Iran.
I clandestino odierni sono in gran parte uomini, tutti musulmani (anche quelli provenienti da paesi a maggioranza cristiana), aitanti giovinetti, rigorosamente di sesso maschile, tutti belli, muscolosi e alla moda. Non potranno partorire figli, certo, per ovvie ragioni. ma ognuno di loro può ammazzare 100 di noi o più all'ordine del califfo. Non saremo eliminati necessariamente con le nascite, bensi saremmo tutti uccisi. Coltello, pistola, classica maniera brutale.
Interessante ancor più, che per la prima volta nella storia, a vincere sarà un esercito diviso. Questi clandestini a volte non vanno neppure d'accordo tra loro.
Oggi in Germania sulle ferrovie ci sono carrozze per sole donne, Credevo che agli europei la cosa non stava bene, invece accolgono il tutto di buon grado. E' brutto sapere che morirò musulmana pur odiando maometto (ma mi suiciderò prima, quindi non vedrò mai il niqab), ma a questo punto mi viene da essere cattiva. Che si godinoi la shariah questi idioti quando gli piomberà in casa. E che non osino neppure piangere,a anzi, che vengano forzati a sorridere 24 ore su 24 come si fa in Norde Corea, altrimenti si meritano tanti di quei ceffoni da avere le guance a criceto per il resto dei loro giorni.
Aggiungo che quando avevo 8 anni dissi 'per fortuna non sono nata in un paese musulmano'
Non sapevo che in realtà sono nata in un paese musulmano. Solo che ci sono nata in un giorno in cui quel paese non lòo era ancora.
Beh... possiamo provare a resistere, almeno a ritardare la sconfitta... meglio essere sconfitti combattendo che non leccare i piedi dei vincitori.
RispondiEliminacombattere se poi si sa di essere sconfitti è inutile. Si combatte solo quando si ha anche la possibilità di vincere
EliminaSu questo non concordiamo. :-)
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