Possono esistere, e di certo esistono,
numerosi islamici moderati, ma non esiste un Islam
moderato. La differenza non è di poco conto. Fra le
caratteristiche generali di una religione, o di una dottrina
politica, o di una ideologia ed i comportamenti concreti degli esseri
umani non c'è mai una diretta, assoluta consequenzialità. Molti
tedeschi che a suo tempo avevano in tasca la tessera del partito
nazional socialista sarebbero inorriditi alla vista dei campi di
sterminio; molti comunisti che a parole predicavano la guerra di
classe erano in buoni rapporti col loro datore di lavoro, e non
avrebbero mai fatto del male ad una mosca. Ciò non da a nessuno il
diritto di parlare di un nazismo moderato o di un comunismo moderato.
Oggi molti islamici cercano solo di vivere tranquillamente lontani
da guerre, più o meno fratricide, lotte e polemiche. Sono brave
persone, ma non bravi islamici, esattamente come non erano bravi
nazisti i tedeschi che provavano compassione per gli ebrei
perseguitati, e non erano bravi comunisti i militanti del PCI che da
un lato amavano baffone Stalin e dall'altro andavano a messa la
domenica e prendevano il caffè col loro datore di lavoro.
Una religione od una ideologia vanno giudicate per l'insieme delle dottrine che predicano, i valori che propugnano, le azioni politiche di leader e movimenti di massa ad esse collegate, non certo per i comportamenti dei singoli militanti. Che un musulmano si dica inorridito di fronte ad un crimine atroce come lo sgozzamento di un sacerdote cattolico ha scarsa rilevanza politica, come ha scarsa rilevanza la partecipazione di alcuni musulmani alle messe in memoria del sacerdote barbaramente assassinato. Ne avrebbero funzioni religiose in memoria del prete proclamate in tutte o quasi le moschee dei paesi islamici, o manifestazioni di massa in cui decine, centinaia d migliaia di musulmani condannassero, senza se e senza ma, questo ed altri simili delitti. Ma di cose simili non si vede traccia, purtroppo.
Non è un caso. Non lo è per il semplicissimo motivo che l'Islam moderato non esiste, se per Islam moderato si intende, come si deve intendere, un insieme organico di teorie, valori, comportamenti di massa, iniziative politiche.
L'inconsistenza del concetto stesso di “Islam moderato” appare con tutta evidenza se confrontiamo le sue caratteristiche con quelle del “socialismo moderato” o socialdemocrazia.
Come tutti sanno all'interno del movimento operaio sono da sempre convissute due anime. Da un lato una concezione fortemente velata di determinismo scientista, gradualista, disposta alla collaborazione col “nemico di classe”, interessata più alle riforme che al travolgimento radicale della società “borghese”. Dall'altro lato una concezione rivoluzionaria, volontarista, propugnata da leader convinti che l'azione determinata di una minoranza di rivoluzionari di professione potesse imporre alla società tutta, comprese le sue cassi “progressiste”, la palingenesi comunista.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale e poi con la rivoluzione di Ottobre la distanza fra queste due concezioni diventa sempre più ampia. La socialdemocrazia “ufficiale” prende le distanze dal colpo di mano dell'Ottobre russo e critica senza reticenze la politica dei bolscevichi: dal saccheggio delle campagne alla abolizione di tutte le libertà politiche e civili da questi messe in atto. I bolscevichi dal canto loro definiscono “traditori al soldo della borghesia” i socialdemocratici, abbandonano il nome stesso di “socialdemocratico” che un tempo caratterizzava il loro partito e mettono in atto a livello globale una politica di scissioni e di lotta a coltello contro la socialdemocrazia. Quella che inizialmente era solo una differenza tattica, o al più strategica, diventa una divergenza sui valori e sui principi. Lentamente, con difficoltà e contraddizioni, i socialdemocratici accettano la democrazia politica, il pluralismo politico e socio economico, la stessa economia di mercato, sia pure sottoposta a limiti e controlli rigorosi. I comunisti proseguono invece nella loro politica mirante ad imporre alla società tutta la loro ideologia. La “dittatura del proletariato” cessa di essere una breve fase transitoria per diventare un sistema opprimente destinato a durare a tempo indeterminato. Che mette in atto crimini che nulla hanno da invidiare a quelli nazisti.
Comunismo e socialdemocrazia sono quindi gli estremi di un contrasto reale, non fittizio, che ha diviso il movimento operaio. Ci si poteva schierare con l'uno o con l'altra, o con nessuno dei due, ma non si poteva, e non si può, negare, che si trattasse di una contrapposizione vera, profonda, qualcosa che riguardava la strategie e la tattica ma anche i valori ed i principi. Un liberale che nel 1920 avesse polemizzato con Kautskij avrebbe ben potuto criticare il suo ingenuo tentativo di “salvare” Marx dalle aberrazioni del comunismo di guerra, ma sarebbe stato intellettualmente disonesto se avesse imputato quelle aberrazioni alla socialdemocrazia kautskiana.
E' possibile fare un discorso simile oggi, riguardo al cosiddetto “Islam moderato”? In alte parole, esiste oggi un insieme organico di teorie, valori, comportamenti di massa che si possano definire “Islam moderato” e si contrappongano a tutti i livelli al fanatismo omicida di Isis, Al Qaeda, Boko Haram, Hammas, Hezbollah, fratelli musulmani, Al Nusria, martiri di Al Axa, Talebani ed altri innumerevoli gruppi fondamentalisti? Esiste nell'Islam una contrapposizione fra estremisti e moderati simile per radicalità a quella che ha diviso il movimento operaio fra comunisti e socialdemocratici? La risposta non può che essere un NO secco, inequivocabile.
L'Islam è attraversato da divisioni profondissime, addirittura da continue guerre civili, ma nessuna di queste divisioni può essere assimilata a scontro fra fanatici e moderati. Si tratta di autentiche guerre inter religiose in cui il fanatismo aleggia da entrambe le parti, qualcosa che rimanda alle guerre di religione che secoli fa hanno insanguinato l'Europa, non alla contrapposizione fra socialismo democratico e bolscevismo.
Ed ancora, ci sono paesi e governi islamici disposti a collaborare con l'occidente, e la loro collaborazione può anche essere bene accetta, se serve a battere, ad esempio, l'Isis o i Talebani, ma in nessun caso si tratta di paesi, stati o governi che si possano definire “moderati”. In certi casi si tratta invece di paesi, stati e governi orribilmente oppressivi, autentiche teocrazie che poco hanno a da invidiare alla follia omicida del Califfato.
Le differenze fra l'Islam “moderato” e quello “estremista” sono, quando esistono, al massimo differenze di grado. Gli estremisti impongono alle donne il burka, i “moderati” si limitano a velarle. Gli estremisti lapidano le adultere, alcuni (ALCUNI) moderati si limitano a fustigarle o a sbatterle in prigione. Gli estremisti impiccano i gay, o li gettano giù falle torri, i “moderati” li incarcerano. Gli estremisti fucilano gli apostati ed i bestemmiatori, alcuni (ALCUNI) “moderati” li fanno marcire in galera per anni. Sia gli “estremisti” che i “moderati” rifiutano la laicità dello stato, la separazione fra sfera religiosa e sfera politica, entrambi non distinguono fra reato e peccato, entrambi detestano la libertà di pensiero. Non esiste alcuna differenza reale, di principio, di valore, fra estremisti e moderati. Entrambi si muovono nell'ambito delle stesse coordinate teoriche. E' possibile cercare di sfruttare le loro contraddizioni, ma sarebbe criminoso spacciare per esempi di “Islam moderato” regimi che a giusto titolo possono essere definiti immondi.
Sono proprio gli islamici del resto a negare il concetto stesso di “Islam moderato”. L'Islam è Islam, affermano, ed hanno ragione. Gli stessi islamici che condannano, con prudenza estrema, il terrorismo omicida, non presentano loro stessi come esponenti di un presunto “Islam moderato”. Si limitano, quando lo fanno, a sussurrare parole di riprovazione contro gli “assassini”, ma non dicono nulla, se non in casi assolutamente minoritari, sulle caratteristiche politiche, ideologiche, religiose, di questi assassini.
L'occidentale politicamente corretto, quando gli si chiede di fare esempi di Islam moderato si limita a dire che “non tutti i musulmani sono terroristi”. Che grande scoperta! Non tutti i musulmani sono terroristi esattamente come non tutti i nazisti conducevano gli ebrei ai forni, e non tutti i comunisti erano guardiani dei gulag!
Però, val la pena di ripeterlo, solo persone "diversamente intelligenti" possono derivare dal fatto che non tutti i nazisti uccidevano gli ebrei, e non tutti i comunisti facevano i guardiani dei gulag, l'esistenza di un nazismo o di un comunismo “moderati”. Sarebbe come dire che, visto che non tutti i mafiosi uccidono, esisterebbe una “mafia moderata”. Idiozie allo stato puro. A cui purtroppo i media cercano di abituarci. Tutti i giorni, di continuo, con goebbelsiana ripetitività.
Una religione od una ideologia vanno giudicate per l'insieme delle dottrine che predicano, i valori che propugnano, le azioni politiche di leader e movimenti di massa ad esse collegate, non certo per i comportamenti dei singoli militanti. Che un musulmano si dica inorridito di fronte ad un crimine atroce come lo sgozzamento di un sacerdote cattolico ha scarsa rilevanza politica, come ha scarsa rilevanza la partecipazione di alcuni musulmani alle messe in memoria del sacerdote barbaramente assassinato. Ne avrebbero funzioni religiose in memoria del prete proclamate in tutte o quasi le moschee dei paesi islamici, o manifestazioni di massa in cui decine, centinaia d migliaia di musulmani condannassero, senza se e senza ma, questo ed altri simili delitti. Ma di cose simili non si vede traccia, purtroppo.
Non è un caso. Non lo è per il semplicissimo motivo che l'Islam moderato non esiste, se per Islam moderato si intende, come si deve intendere, un insieme organico di teorie, valori, comportamenti di massa, iniziative politiche.
L'inconsistenza del concetto stesso di “Islam moderato” appare con tutta evidenza se confrontiamo le sue caratteristiche con quelle del “socialismo moderato” o socialdemocrazia.
Come tutti sanno all'interno del movimento operaio sono da sempre convissute due anime. Da un lato una concezione fortemente velata di determinismo scientista, gradualista, disposta alla collaborazione col “nemico di classe”, interessata più alle riforme che al travolgimento radicale della società “borghese”. Dall'altro lato una concezione rivoluzionaria, volontarista, propugnata da leader convinti che l'azione determinata di una minoranza di rivoluzionari di professione potesse imporre alla società tutta, comprese le sue cassi “progressiste”, la palingenesi comunista.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale e poi con la rivoluzione di Ottobre la distanza fra queste due concezioni diventa sempre più ampia. La socialdemocrazia “ufficiale” prende le distanze dal colpo di mano dell'Ottobre russo e critica senza reticenze la politica dei bolscevichi: dal saccheggio delle campagne alla abolizione di tutte le libertà politiche e civili da questi messe in atto. I bolscevichi dal canto loro definiscono “traditori al soldo della borghesia” i socialdemocratici, abbandonano il nome stesso di “socialdemocratico” che un tempo caratterizzava il loro partito e mettono in atto a livello globale una politica di scissioni e di lotta a coltello contro la socialdemocrazia. Quella che inizialmente era solo una differenza tattica, o al più strategica, diventa una divergenza sui valori e sui principi. Lentamente, con difficoltà e contraddizioni, i socialdemocratici accettano la democrazia politica, il pluralismo politico e socio economico, la stessa economia di mercato, sia pure sottoposta a limiti e controlli rigorosi. I comunisti proseguono invece nella loro politica mirante ad imporre alla società tutta la loro ideologia. La “dittatura del proletariato” cessa di essere una breve fase transitoria per diventare un sistema opprimente destinato a durare a tempo indeterminato. Che mette in atto crimini che nulla hanno da invidiare a quelli nazisti.
Comunismo e socialdemocrazia sono quindi gli estremi di un contrasto reale, non fittizio, che ha diviso il movimento operaio. Ci si poteva schierare con l'uno o con l'altra, o con nessuno dei due, ma non si poteva, e non si può, negare, che si trattasse di una contrapposizione vera, profonda, qualcosa che riguardava la strategie e la tattica ma anche i valori ed i principi. Un liberale che nel 1920 avesse polemizzato con Kautskij avrebbe ben potuto criticare il suo ingenuo tentativo di “salvare” Marx dalle aberrazioni del comunismo di guerra, ma sarebbe stato intellettualmente disonesto se avesse imputato quelle aberrazioni alla socialdemocrazia kautskiana.
E' possibile fare un discorso simile oggi, riguardo al cosiddetto “Islam moderato”? In alte parole, esiste oggi un insieme organico di teorie, valori, comportamenti di massa che si possano definire “Islam moderato” e si contrappongano a tutti i livelli al fanatismo omicida di Isis, Al Qaeda, Boko Haram, Hammas, Hezbollah, fratelli musulmani, Al Nusria, martiri di Al Axa, Talebani ed altri innumerevoli gruppi fondamentalisti? Esiste nell'Islam una contrapposizione fra estremisti e moderati simile per radicalità a quella che ha diviso il movimento operaio fra comunisti e socialdemocratici? La risposta non può che essere un NO secco, inequivocabile.
L'Islam è attraversato da divisioni profondissime, addirittura da continue guerre civili, ma nessuna di queste divisioni può essere assimilata a scontro fra fanatici e moderati. Si tratta di autentiche guerre inter religiose in cui il fanatismo aleggia da entrambe le parti, qualcosa che rimanda alle guerre di religione che secoli fa hanno insanguinato l'Europa, non alla contrapposizione fra socialismo democratico e bolscevismo.
Ed ancora, ci sono paesi e governi islamici disposti a collaborare con l'occidente, e la loro collaborazione può anche essere bene accetta, se serve a battere, ad esempio, l'Isis o i Talebani, ma in nessun caso si tratta di paesi, stati o governi che si possano definire “moderati”. In certi casi si tratta invece di paesi, stati e governi orribilmente oppressivi, autentiche teocrazie che poco hanno a da invidiare alla follia omicida del Califfato.
Le differenze fra l'Islam “moderato” e quello “estremista” sono, quando esistono, al massimo differenze di grado. Gli estremisti impongono alle donne il burka, i “moderati” si limitano a velarle. Gli estremisti lapidano le adultere, alcuni (ALCUNI) moderati si limitano a fustigarle o a sbatterle in prigione. Gli estremisti impiccano i gay, o li gettano giù falle torri, i “moderati” li incarcerano. Gli estremisti fucilano gli apostati ed i bestemmiatori, alcuni (ALCUNI) “moderati” li fanno marcire in galera per anni. Sia gli “estremisti” che i “moderati” rifiutano la laicità dello stato, la separazione fra sfera religiosa e sfera politica, entrambi non distinguono fra reato e peccato, entrambi detestano la libertà di pensiero. Non esiste alcuna differenza reale, di principio, di valore, fra estremisti e moderati. Entrambi si muovono nell'ambito delle stesse coordinate teoriche. E' possibile cercare di sfruttare le loro contraddizioni, ma sarebbe criminoso spacciare per esempi di “Islam moderato” regimi che a giusto titolo possono essere definiti immondi.
Sono proprio gli islamici del resto a negare il concetto stesso di “Islam moderato”. L'Islam è Islam, affermano, ed hanno ragione. Gli stessi islamici che condannano, con prudenza estrema, il terrorismo omicida, non presentano loro stessi come esponenti di un presunto “Islam moderato”. Si limitano, quando lo fanno, a sussurrare parole di riprovazione contro gli “assassini”, ma non dicono nulla, se non in casi assolutamente minoritari, sulle caratteristiche politiche, ideologiche, religiose, di questi assassini.
L'occidentale politicamente corretto, quando gli si chiede di fare esempi di Islam moderato si limita a dire che “non tutti i musulmani sono terroristi”. Che grande scoperta! Non tutti i musulmani sono terroristi esattamente come non tutti i nazisti conducevano gli ebrei ai forni, e non tutti i comunisti erano guardiani dei gulag!
Però, val la pena di ripeterlo, solo persone "diversamente intelligenti" possono derivare dal fatto che non tutti i nazisti uccidevano gli ebrei, e non tutti i comunisti facevano i guardiani dei gulag, l'esistenza di un nazismo o di un comunismo “moderati”. Sarebbe come dire che, visto che non tutti i mafiosi uccidono, esisterebbe una “mafia moderata”. Idiozie allo stato puro. A cui purtroppo i media cercano di abituarci. Tutti i giorni, di continuo, con goebbelsiana ripetitività.
Una volta uno ha scritto che l'islam lo si chiama 'moderato' perchè sotto sotto tutti pensano che sia una cosa negativa. Se l'islam non fosse stato negativo, nessuno avrebbe coniato l'associazione 'islam moderato'. La cosa strana è che anche alcuni musulmani usano il termine 'moderato' senza rendersi conto di cosa implica.
RispondiEliminaNon ho mai sentito il termine 'moderato' nei riguardi delle altre religioni.
Il problema dell'islam è che, testi a parte, la percentuale di terroristi è decisamente troppo alta rispetto a quella degli altri gruppi (se cerchi 'gruppi terroristi islamici' ne trovi a bizzeffe, mentre se ne cerchi su altre religioni la lista è più striminzita. Inoltre c'è un grafico sugli attacchi terroristi perperati da vari gruppi. escluso l'islam, la media è 2. I muslims arrivavano a oltre 200 - o 150?). Altro problema è il precetto della taqiyya. Per i muslims mentire non è sbagliato.
"Gli estremisti impongono alle donne il burka, i “moderati” si limitano a velarle".
Non esattamente, dato che vi sono, su facebook, profili di donne musulmane senza velo che parlano come Al Baghdadi. Il velo (o l'assenza di esso) non indicano il livello di secolarismo, semplicemente si tratta di persone che non credono nell'uso del velo, ma nella supremazia islamica credono in pieno.
Conosco una musulmana che gira senza velo, anche se crede nella shariah. Gira senza velo semplicemente perchè lesbica dichiarata e trans.
"non dicono nulla, se non in casi assolutamente minoritari, sulle caratteristiche politiche, ideologiche, religiose, di questi assassini."
E quando lo fanno, lo fanno per convenienza. Guarda caso si tratta sempre di fasce islamiche estremamente minoritarie (quali i sufi), pertanto anche loro bersaglio dei terroristi.