Qualcuno, ad esempio il ministro Alfano
o l'esponente del PD Livia Turco, crede o fa finta di credere che
indossare il “burchini” possa essere una “libera scelta”.
Per questi signori il “burchini” sarebbe semplicemente una
alternativa “castigata” ai costumi da bagno troppo “audaci”
che vanno di moda in occidente. Può far sorridere vedere delle donne
che fanno il bagno vestite di tutto punto, ma... perché vietar loro
una simile stranezza? Se un tale volesse passeggiare nelle spiagge
indossando il cappotto perché mai dovremmo vietarglielo? Il solito
monsignor Galantino ha riassunto bene questo modo di pensare. “Che
paura può fare”, si è chiesto retoricamente l'alto prelato, “una
donna troppo vestita?”.
Si potrà considerare il “burchini” una libera scelta il giorno in cui a Teheran o a Gaza, in Pakistan o nello Yemen le donne potranno tranquillamente girare per i centri cittadini senza velo o fare il bagno mostrando le gambe. I tutti o quasi i paesi musulmani non solo il velo è imposto alle donne musulmane, lo è anche a quelle che musulmane non sono, è obbligatorio anche per le turiste di passaggio. Parlare di ”libera scelta del burchini” è, in questa situazione, una pura e semplice mistificazione. Il “burchini” non è una libera scelta, punto. Ci sono, è vero, molte donne musulmane che lo indosserebbero anche se non fosse obbligatorio. E allora? Questo significa solo che queste signore sono felici di subire una imposizione, non che l'imposizione non sia tale. E le altre?
Se il “burchini” non è una libera scelta, cosa è? La risposta è semplicissima, basta prendersi per qualche secondo la briga di pensare.
In Italia una organizzazione musulmana ha chiesto la legalizzazione della poligamia. Prima era stata chiesta la legalizzazione della infibulazione.
Diventano sempre più numerose le richieste di piscine riservate a sole donne. Lo stesso avviene per le parruccherie: in quelle riservate alle donne dovrebbe essere interdetta la presenza di uomini.
Continuamente esponenti islamici più o meno “moderati” chiedono la rimozione dei crocifissi dalle scuole. Non passa ormai un Natale senza che non ci siano polemiche su presepi scolastici o recite natalizie.
Negli ospedali sempre più spesso donne musulmane rifiutano di essere visitate da medici di sesso maschile, ed uomini musulmani da quelli di sesso femminile.
A Londra in molti centri commerciali commessi e cassieri di fede musulmana rifiutano di toccare bottiglie di alcoolici o confezioni di salumi.
Nei luoghi di lavoro molto spesso operai ed impiegati musulmani rifiutano di prendere ordini da superiori di sesso femminile.
Cosa più importante di tutte: interi quartieri delle grandi città occidentali sono ormai diventati zone franche in cui le nostre leggi non hanno più valore e vige di fatto la sharia. Qualche anima bella crede davvero che una donna in minigonna potrebbe attraversare tranquillamente un quartiere musulmano di Parigi o Londra? In certi quartieri di Londra le donne poliziotto possono entrare solo col velo!
Per farla breve, è in corso un processo tendente ad imporci usi e costumi, abitudini e stili di vita che sono incompatibili coi valori fondanti la nostra civiltà. Non si tratta di abitudini e tradizioni con cui si può benissimo convivere e sono anzi capaci di arricchirci culturalmente. Non stiamo parlando di ristoranti etnici, scuole di karate, corsi di yoga o di filosofia taoista. Si tratta di un insieme di valori o pseudo tali che costituiscono la negazione radicale di tutto quanto per noi ha valore. Il “burchini” è parte di questo processo. Non è un costume da bagno “castigato”, ma un simbolo della subordinazione della donna musulmana che qualcuno vorrebbe diventasse, qui da noi, a casa nostra, la subordinazione della donna tout court.
Per questo monsignor Galantino sbaglia quando si chiede che paura può mai fare una donna troppo vestita. Fa molta paura perché rappresenta un altro pezzo dei nostri valori che viene distrutto in nome del “multiculturalismo”. Il “burchini” è una bandiera e le bandiere a volte fanno paura. Non farebbe paura una bandiera con la svastica che sventolasse sulla torre Eifel? O la bandiera nera dell'Isis che garrisse al vento sulla cupola di San Pietro?
Si sveglieranno un giorno le anime belle dal loro torpore? Riusciranno a capire che il mondo reale è ben diverso dalla mielosa immagine del mondo oggetto dei loro sogni? Non credo.
Si potrà considerare il “burchini” una libera scelta il giorno in cui a Teheran o a Gaza, in Pakistan o nello Yemen le donne potranno tranquillamente girare per i centri cittadini senza velo o fare il bagno mostrando le gambe. I tutti o quasi i paesi musulmani non solo il velo è imposto alle donne musulmane, lo è anche a quelle che musulmane non sono, è obbligatorio anche per le turiste di passaggio. Parlare di ”libera scelta del burchini” è, in questa situazione, una pura e semplice mistificazione. Il “burchini” non è una libera scelta, punto. Ci sono, è vero, molte donne musulmane che lo indosserebbero anche se non fosse obbligatorio. E allora? Questo significa solo che queste signore sono felici di subire una imposizione, non che l'imposizione non sia tale. E le altre?
Se il “burchini” non è una libera scelta, cosa è? La risposta è semplicissima, basta prendersi per qualche secondo la briga di pensare.
In Italia una organizzazione musulmana ha chiesto la legalizzazione della poligamia. Prima era stata chiesta la legalizzazione della infibulazione.
Diventano sempre più numerose le richieste di piscine riservate a sole donne. Lo stesso avviene per le parruccherie: in quelle riservate alle donne dovrebbe essere interdetta la presenza di uomini.
Continuamente esponenti islamici più o meno “moderati” chiedono la rimozione dei crocifissi dalle scuole. Non passa ormai un Natale senza che non ci siano polemiche su presepi scolastici o recite natalizie.
Negli ospedali sempre più spesso donne musulmane rifiutano di essere visitate da medici di sesso maschile, ed uomini musulmani da quelli di sesso femminile.
A Londra in molti centri commerciali commessi e cassieri di fede musulmana rifiutano di toccare bottiglie di alcoolici o confezioni di salumi.
Nei luoghi di lavoro molto spesso operai ed impiegati musulmani rifiutano di prendere ordini da superiori di sesso femminile.
Cosa più importante di tutte: interi quartieri delle grandi città occidentali sono ormai diventati zone franche in cui le nostre leggi non hanno più valore e vige di fatto la sharia. Qualche anima bella crede davvero che una donna in minigonna potrebbe attraversare tranquillamente un quartiere musulmano di Parigi o Londra? In certi quartieri di Londra le donne poliziotto possono entrare solo col velo!
Per farla breve, è in corso un processo tendente ad imporci usi e costumi, abitudini e stili di vita che sono incompatibili coi valori fondanti la nostra civiltà. Non si tratta di abitudini e tradizioni con cui si può benissimo convivere e sono anzi capaci di arricchirci culturalmente. Non stiamo parlando di ristoranti etnici, scuole di karate, corsi di yoga o di filosofia taoista. Si tratta di un insieme di valori o pseudo tali che costituiscono la negazione radicale di tutto quanto per noi ha valore. Il “burchini” è parte di questo processo. Non è un costume da bagno “castigato”, ma un simbolo della subordinazione della donna musulmana che qualcuno vorrebbe diventasse, qui da noi, a casa nostra, la subordinazione della donna tout court.
Per questo monsignor Galantino sbaglia quando si chiede che paura può mai fare una donna troppo vestita. Fa molta paura perché rappresenta un altro pezzo dei nostri valori che viene distrutto in nome del “multiculturalismo”. Il “burchini” è una bandiera e le bandiere a volte fanno paura. Non farebbe paura una bandiera con la svastica che sventolasse sulla torre Eifel? O la bandiera nera dell'Isis che garrisse al vento sulla cupola di San Pietro?
Si sveglieranno un giorno le anime belle dal loro torpore? Riusciranno a capire che il mondo reale è ben diverso dalla mielosa immagine del mondo oggetto dei loro sogni? Non credo.
"Negli ospedali sempre più spesso donne musulmane rifiutano di essere visitate da medici di sesso maschile, ed uomini musulmani da quelli di sesso femminile"
RispondiEliminaQuesta è l'unica parte parzialmente condivisibile, se non altro nell'ambito della ginecologia e dell'andrologia. A me darebbe fastidio essere visitata in certe parti da una persona di sesso opposto al mio, Poi se si tratta di altri ambiti (es. oculistica) ovviamente non sono d'accordo.
Una volta ho letto che in inghilterra il niqab non è un indumento solo musulmano, ma lo hanno adttato anche le cosidette nazi-femministe (si, proprio quelle che predicano lo sterminio degli uomini, lasciandone in vita solo una piccola percentuale per la procreazione e che pensano che le donne sono superiori agli uomini).
Strano che le anime belle non pensano di dar concessioni speciali anche alla mafia, in nome del multiculturalismo
Non sono molto d'accordo. Anch'io preferisco una fisioterapista donna se ho bisogno di trattamenti che comportino l'uso delle mani sul mio corpo, ma se arrivo all'ospedale con un'emergenza, non mi metto ad avanzare pretese su chi si deve occupare di me. E se devo essere ricoverata non mi metto a pretendere di rivoluzionare l'organico del reparto per adeguarsi ai miei capricci. Volete medici del vostro sesso? Ve ne tornate a casina vostra, bimbi cari.
EliminaAh, in tal caso hai ragione tu. Io pensavo ad una cosa di routine, es se devi visitare le parti intime, non avevo proprio pensato alle emergenze.
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