Il direttore di un giornale è stato
LICENZIATO (in un paese in cui il licenziamento è considerato
poco meno che un crimine) perché un titolo della della pagina
sportiva definiva “cicciottelle” due tiratrici con l'arco.
Definire “cicciottelle” due atlete è quanto meno discutibile, ma non mi sembra che il termine possa essere considerato un insulto. Lo dico chiaramente: se lo stesso termine fosse stato riferito a due atleti di sesso maschile non sarebbe successo nulla, o quasi. Ma è stato usato a proposito di due atlete di sesso femminile, ed è scoppiato l'inferno.
Non è un caso. Stiamo arrivando ad una situazione in cui qualsiasi accenno al corpo femminile è considerato sessismo. Se dico che la tale atleta, ad esempio la Pellegrini, è una bella ragazza subito qualcuno protesta perché parlo di lei riferendomi non alla sua abilità natatoria, ma alla sua avvenenza, il che sarebbe “maschilista”, come se fosse un crimine fare considerazioni sull'aspetto fisico di qualcuno, donna o uomo che sia. Se poi dicessi che la Pellegrini è “un gran bel pezzo di figliola” subito mi si accuserebbe di maschilismo e si sosterrebbe che ho insultato la bravissima nuotatrice azzurra. Per farla breve, ogni accenno alle doti fisiche, buone o cattive che siano, è vietato, specie se si parla di donne. E' possibile parlare di una nuotatrice, o di una attrice, o di una donna impegnata in politica solo facendo riferimento alla sua professionalità, se no si è dei biechi “maschilisti”. Si può solo ribattere: “e perché mai? Chi lo ha detto, chi lo ha stabilito, che non si possa dir nulla sulle doti fisiche, buone o cattive che siano, di Tizio e Caio, meglio, di Tizia e Caia?” Lo hanno stabilito i santoni del politicamente corretto, e tanto basta, deve bastare.
Ma c'è dell'altro da aggiungere. Ammettiamo pure che il termine “cicciottelle” sia un insulto. Resta comunque una incredibile esagerazione punirlo con il licenziamento.
Per oltre venti anni schiere di giornalisti hanno definito Berlusconi criminale, puttaniere, corruttore, corrotto, mafioso, pedofilo eccetera eccetera. Lo hanno fatto, si badi bene, prima che il cavaliere subisse, dopo oltre 35 (TRENTACINQUE) processi, una misera condanna. Di certo questi giornalisti, comici, intellettuali eccetera hanno insultato il cavaliere, eppure nessuno di loro è stato licenziato, né ha subito alcuna sanzione. Invece è bastato il termine “cicciottelle” per far scattare il licenziamento del direttore di una testata (non so se sia stato ritirato, ma ai fini del discorso questo è ininfluente). Perché mai una reazione tanto esagerata? Semplice, perché il presunto “insulto” viola le regole del politicamente corretto.
Se dico “stronzo” a Tizio non succede nulla, me se gli dico “negro” crolla il cielo perché il termine “negro” sarebbe (SAREBBE) un insulto razzista. L'insulto, vero o presunto, che trasgredisce le norme del politicamente corretto è considerato da molti non un insulto ma il crimine sommo. Se ne è avuto un esempio nel caso di Fermo. Gli stessi che rifiutano il concetto stesso di legittima difesa, che vorrebbero sbattere in galera chi difende anche con le armi la sua vita e la sua proprietà, hanno considerato “giusto” che un ragazzo nigeriano reagisse ad un presunto insulto razzista a colpi di spranga. C'è una logica perversa in simili atteggiamenti: tutto può essere tollerato o perdonato, ma non che vengano infrante le sacre norme del politicamente corretto.
Definire “cicciottelle” due tiratrici non si riduce così ad un uso scorretto di un termine discutibile, no, diventa un crimine orrendo, qualcosa da punire nel più severo dei modi, senza scusante alcuna, senza quella “comprensione” che i politicamente corretti sono disposti a concedere a tutti, a volte anche ai tagliagole dell'Isis.
E gli stessi ipocriti politicamente corretti non hanno nulla da dire quando vedono, per restare in ambito olimpico, le atlete musulmane gareggiare costrette in osceni scafandri, e cercano di spacciare l'imposizione di questi per “pluralismo culturale”.
Altro che indignarsi per il termine “cicciottelle”! Ciò che deve indignare è l'ipocrisia, la doppia o la tripla morale di cui il mondo della presunta '”informazione” da quotidianamente prova.
Definire “cicciottelle” due atlete è quanto meno discutibile, ma non mi sembra che il termine possa essere considerato un insulto. Lo dico chiaramente: se lo stesso termine fosse stato riferito a due atleti di sesso maschile non sarebbe successo nulla, o quasi. Ma è stato usato a proposito di due atlete di sesso femminile, ed è scoppiato l'inferno.
Non è un caso. Stiamo arrivando ad una situazione in cui qualsiasi accenno al corpo femminile è considerato sessismo. Se dico che la tale atleta, ad esempio la Pellegrini, è una bella ragazza subito qualcuno protesta perché parlo di lei riferendomi non alla sua abilità natatoria, ma alla sua avvenenza, il che sarebbe “maschilista”, come se fosse un crimine fare considerazioni sull'aspetto fisico di qualcuno, donna o uomo che sia. Se poi dicessi che la Pellegrini è “un gran bel pezzo di figliola” subito mi si accuserebbe di maschilismo e si sosterrebbe che ho insultato la bravissima nuotatrice azzurra. Per farla breve, ogni accenno alle doti fisiche, buone o cattive che siano, è vietato, specie se si parla di donne. E' possibile parlare di una nuotatrice, o di una attrice, o di una donna impegnata in politica solo facendo riferimento alla sua professionalità, se no si è dei biechi “maschilisti”. Si può solo ribattere: “e perché mai? Chi lo ha detto, chi lo ha stabilito, che non si possa dir nulla sulle doti fisiche, buone o cattive che siano, di Tizio e Caio, meglio, di Tizia e Caia?” Lo hanno stabilito i santoni del politicamente corretto, e tanto basta, deve bastare.
Ma c'è dell'altro da aggiungere. Ammettiamo pure che il termine “cicciottelle” sia un insulto. Resta comunque una incredibile esagerazione punirlo con il licenziamento.
Per oltre venti anni schiere di giornalisti hanno definito Berlusconi criminale, puttaniere, corruttore, corrotto, mafioso, pedofilo eccetera eccetera. Lo hanno fatto, si badi bene, prima che il cavaliere subisse, dopo oltre 35 (TRENTACINQUE) processi, una misera condanna. Di certo questi giornalisti, comici, intellettuali eccetera hanno insultato il cavaliere, eppure nessuno di loro è stato licenziato, né ha subito alcuna sanzione. Invece è bastato il termine “cicciottelle” per far scattare il licenziamento del direttore di una testata (non so se sia stato ritirato, ma ai fini del discorso questo è ininfluente). Perché mai una reazione tanto esagerata? Semplice, perché il presunto “insulto” viola le regole del politicamente corretto.
Se dico “stronzo” a Tizio non succede nulla, me se gli dico “negro” crolla il cielo perché il termine “negro” sarebbe (SAREBBE) un insulto razzista. L'insulto, vero o presunto, che trasgredisce le norme del politicamente corretto è considerato da molti non un insulto ma il crimine sommo. Se ne è avuto un esempio nel caso di Fermo. Gli stessi che rifiutano il concetto stesso di legittima difesa, che vorrebbero sbattere in galera chi difende anche con le armi la sua vita e la sua proprietà, hanno considerato “giusto” che un ragazzo nigeriano reagisse ad un presunto insulto razzista a colpi di spranga. C'è una logica perversa in simili atteggiamenti: tutto può essere tollerato o perdonato, ma non che vengano infrante le sacre norme del politicamente corretto.
Definire “cicciottelle” due tiratrici non si riduce così ad un uso scorretto di un termine discutibile, no, diventa un crimine orrendo, qualcosa da punire nel più severo dei modi, senza scusante alcuna, senza quella “comprensione” che i politicamente corretti sono disposti a concedere a tutti, a volte anche ai tagliagole dell'Isis.
E gli stessi ipocriti politicamente corretti non hanno nulla da dire quando vedono, per restare in ambito olimpico, le atlete musulmane gareggiare costrette in osceni scafandri, e cercano di spacciare l'imposizione di questi per “pluralismo culturale”.
Altro che indignarsi per il termine “cicciottelle”! Ciò che deve indignare è l'ipocrisia, la doppia o la tripla morale di cui il mondo della presunta '”informazione” da quotidianamente prova.
Tra un pò si dirà 'differentemente in forma'
RispondiEliminaE' strano però che non possiamo parlare dell'aspetto fisico delle atlete, però possiamo rimarcare di continuo il colore della pelle di una certa ministrA (forse perchè è d'accordo anche lei?)