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sabato 5 novembre 2016

LA DITTATURA DEI "SAPIENTI"

TIRANNIA DELLA MAGGIORANZA
Capita più o meno ogni volta che si deve votare su qualcosa di importante. C'è chi comincia a dire che “su certe cose non si può votare” perché il popolo “non ha sufficienti conoscenze del problema in questione” e cose di questo genere.
Di solito chi fa simili considerazioni è profondamente convinto di far parte del gruppo dei “colti” e mette fra gli “ignoranti” tutti i suoi avversari. Non solo, questa “coltissima” persona è ingenuamente convinta che i sapientoni che secondo lui dovrebbero governarci senza esser sottoposti a quella fastidiosa incombenza che si chiama “
VOTO POPOLARE” faranno proprio quella politica che lui ritiene incarni la saggezza del mondo.
Eppure la storia parla chiaro. I grandi uomini hanno spesso e volentieri messo in atto politiche completamente diverse da quelle grazie alle quali avevano ottenuto un ampio consenso popolare. Lenin è da questo punto di vista un caso da manuale. Prima dell'ottobre rosso predicava, ad esempio, il diritto di autodecisione delle nazioni fino alla secessione e rivendicava la terra per i piccoli contadini. Sappiamo come sono andate le cose. Il diritto all'autodecisione è stato sostituito dal più ferreo centralismo, la terra ai contadini dal comunismo di guerra e dalle requisizioni forzate. Chi pensa di potersi affidare a cuor leggero a dei dittatori sapienti potrebbe poi trovarsi di fronte alla sgradita sorpresa di vedere questi “sapienti” mettere in atto politiche completamente diverse da quelle che a lui piacevano tanto.
Chi scrive non pensa che il popolo sia depositario di chissà quali virtù, o che la democrazia sia un sistema perfetto. I liberali sanno che una maggioranza può essere altrettanto, se non più oppressiva di una minoranza. Tutti i grandi liberali, da Tocqueville a Berlin, hanno messo in guardia contro il pericolo della
tirannia della maggioranza insito in ogni democrazia. Chi vince alle elezioni può usare il potere per opprimere le minoranze e distruggere i diritti delle persone.

Chi mette in rilievo quanto la democrazia possa essere usata contro se stessa fa molto spesso l'esempio di Hitler che giunse al potere per via, si dice, democratica. Furono delle notevoli vittorie elettorali a portare Hitler al potere, questo è vero, ma è anche vero che alle sue vittorie contribuirono non poco le violenze delle camicie brune. Il partito nazional socialista comunque non ottenne
mai la maggioranza assoluta dei voti. Nel luglio del del 1932 i nazisti raggiunsero il loro picco elettorale prima del cancellierato: il 37,8%, un ottimo risultato ma lontano dalla maggioranza assoluta. Nel novembre dello stesso anno il loro consenso scese al 33,1%. Nel marzo del 1933, dopo che Hitler era diventato cancelliere, si tennero in Germania, in un clima di terrore, le ultime elezioni multipartitiche. Neppure in queste la NSDAP ottenne la maggioranza assolta. Malgrado le continue intimidazioni cui furono sottoposti i partiti non nazisti, Hitler dovette accontentarsi del 43,9%.Ormai però era abbastanza forte per mettere fuori legge, una ad una, tutte le formazioni politiche nemiche o rivali ed assumere il potere assoluto. Hitler giunse al potere per via anche elettorale, ma certamente non per via democratica, se per democrazia si intende qualcosa di più e di diverso dal semplice principio di maggioranza.

LA DEMOCRAZIA LIBERALE
Questo infatti è il punto decisivo. La democrazia può essere usata contro se stessa e contro la libertà, la tirannide della maggioranza è sempre possibile, ma come si fa fronte ad un simile pericolo? Abolendo la democrazia? Distruggendo il principio di maggioranza? Dando il potere ad un gruppo di burocrati sapienti, col rischio di scoprire, dopo un po', che sono molto burocrati e molto poco sapienti?
La soluzione, difficile, mai definitiva, mai perfetta è un'altra e si chiama
democrazia liberale.
Democrazia liberale è quella in cui la maggioranza, anche piccola, risicata, ha il diritto di governare e di attuare il suo programma, ma deve farlo rispettando rigorosamente alcuni limiti.
La maggioranza ha il diritto di governare ma
non ha il diritto di opprimere le minoranze né di attentare ai diritti fondamentali dei cittadini. Le leggi che la maggioranza approva non possono privare le minoranze del diritto di controllare e criticare l'operato del governo, né possono distruggere o ridurre la libertà delle persone, offendere la loro dignità, espropriare le loro proprietà. In breve, le maggioranze come le minoranze, lo stato come tutti i cittadini sono sottoposti alla legge, e fine prioritario della legge è la tutela della libertà e della dignità delle persone. Democrazia liberale vuol dire principio di maggioranza ed insieme divisione dei poteri, controlli reciproci, limiti, garanzie. Questo non risolve tutto, ovviamente, ma mostra quanto meno la via da percorrere.
Se i critici della democrazia sostenessero la necessità di controlli, limiti e garanzie non si potrebbe che essere d'accordo, ovviamente. Accade invece un fenomeno assai strano: a paventare i rischi di una tirannide della maggioranza sono gli stessi che teorizzano l'illimitato potere dello stato di tassare tutto e tutti, di legiferare su tutto, di programmare sin nei minimi dettagli la vita dei cittadini. La UE, per non restare nel vago, pretende di decidere del diametro delle pizze, la lunghezza dei gambi di carciofo e la portata degli sciacquoni nei cessi. Per passare a cose più serie, impone a tutti i paesi rigidissimi vincoli di bilancio; un branco di burocrati non eletti da nessuno, e non responsabili di fronte a nessuno controllano al microscopio ogni azione dei vari governi nazionali, votati da popoli ancora formalmente autonomi. Di fronte ad una simile situazione ci vuole davvero una fortissima capacità di mistificazione per spacciare l'opposizione popolare alla UE come una pericolosa forma di tirannia della maggioranza. In realtà quella a cui ci troviamo di fronte è la pesante
tirannia di una minoranza, di una piccola, insignificante minoranza di burocrati che cercano di imporre la propria volontà ad interi popoli e strillano contro il “populismo” quando qualcuno cerca di opporsi.

MIGRAZIONI E DEMOCRAZIA
In una democrazia liberale il governo, val la pena di ribadirlo, non può fare ciò che vuole, soprattutto non deve mai, con la sua azione, mettere a rischio i fondamenti stessi della convivenza fra persone libere, ciò su cui si fonda il patto sociale. Invece è proprio questo che avviene, ogni giorno, tutti i giorni con la politica della cosiddetta “accoglienza”.
Cerchiamo di spiegarci. La convivenza democratica ha dei fondamenti che non si identificano a loro volta, ovviamente, con le regole della democrazia. Il principio secondo cui chi ottiene la maggioranza ha diritto di governare vale se esiste una comunità di persone che lo accettano, non può esso stesso essere deciso con una votazione. Un certo numero di persone regolano in maniera democratica i loro rapporti perché sono già unite da qualcosa: una tradizione, una storia, una lingua, l'attaccamento ad una certa terra. Se questi legami fra le persone non esistono è del tutto illusorio pensare che queste possano regolare in maniera democratica, o anche solo pacifica, i loro rapporti. A volte, in assenza di legami simili, è difficile persino che gli esseri umani instaurino rapporti fra loro. Si può costruire una comunità democratica con persone alla cui cultura è estraneo od ostile il concetto stesso di democrazia? Si possono avere rapporti fondati sul reciproco rispetto con persone che ritengono che non possa esserci uguaglianza di diritti fra fedeli ed infedeli, maschi e femmine? La risposta è ovvia.
La democrazia liberale, può vivere solo se ha a suo fondamento una certa
base sociale. Non una base sociale monolitica, ovviamente, qualcosa che sia privo di differenziazioni e di fratture interne. Una base sociale differenziata anche profondamente, ma unita su alcune cose, concorde nel riconoscersi, al di là di tutte le differenze, in alcuni, pochi, valori fondamentali. Se questa base sociale manca la democrazia liberale collassa, inevitabilmente. Ora, la politica della “accoglienza” indiscriminata ha precisamente questo effetto: modifica in profondità la base sociale stessa della democrazia liberale, o della democrazia tout court. Il continuo flusso di migranti immette nel nostro tessuto sociale enormi masse di esseri umani che non condividono, anzi, molto spesso avversano, i fondamenti stessi su cui si regge la nostra convivenza civile. Pensare che una democrazia liberale possa basarsi su un tessuto sociale in cui moltissimi pensano che un apostata meriti la morte ed una adultera la lapidazione è pura follia. Le leggi, a partire da quelle super leggi che sono le costituzioni, vivono se esiste nei loro confronti un consenso capillare, diffuso, muoiono in caso contrario. I “buoni” che vogliono accogliere tutti stanno, consapevolmente o meno, distruggendo le condizioni stesse su cui si reggono le nostre costituzioni e la nostra libertà. Con la loro azione di oggi preparano la tirannia della maggioranza di domani. Si, la tirannia di una maggioranza di fanatici sugli esseri umani che ancora avranno la ventura di credere nella dignità delle persone.
In una democrazia liberale seria la politica della accoglienza indiscriminata dovrebbe essere dichiarata
incostituzionale.

LE MASSE IGNORANTI
Eppure proprio coloro che stanno mettendo in atto questa politica che, a rigore, dovrebbe essere dichiarata
incostituzionale, protestano ogni qual volta che il popolo cerca di dire la sua su questi temi. Il popolo è “ignorante”, non può decidere di questioni complesse, strillano i burocrati della UE, gli stessi che, dall'alto della loro enciclopedica “cultura” stanno trasformando il vecchio continente in Eurabia.
E' vero, il popolo è molto spesso ignorante, ma, a parte il fatto che, come diceva un tal Socrate di Atene,
tutti siamo ignoranti, a parte questa inezia, capita a volte che il giudizio semi istintivo delle persone comuni sia più sensato di tanti oscuri ragionamenti di eruditissimi intellettuali “impegnati”, impegnati soprattutto ad inventare sofismi che servono solo a nascondere la tragica realtà dei fatti.
Ma, sono dispostissimo ad ammetterlo, è vero, il popolo è ignorante. Non è vero che un contadino conosca la natura quanto un nobel per la fisica, idiozia che è stata a lungo sostenuta
non da qualche contadino ma da numerosi intellettuali di sinistra, e non solo. Il popolo è ignorante, ma da questo non discende che il suffragio universale sia da abolire e la democrazia debba essere sostituita dalla tirannia dei burocrati “sapienti”.

Bisogna dirlo con la massima chiarezza:
In democrazia le elezioni non decidono del vero o del falso, del giusto o dell'ingiusto, del brutto o del bello di qualcosa. Le teorie scientifiche, i sistemi filosofici, le correnti artistiche non sono oggetto di votazione. Nessuna campagna elettorale può essere volta a stabilire se la fisica dei quanti o la teoria della relatività siano vere o false, o se una centrale nucleare sia sicura, o un farmaco efficace. Solo secondariamente in una competizione elettorale la posta in gioco è la verità o la falsità di un certo discorso, ed in ogni caso non è assolutamente detto che chi vince le elezioni abbia per questo ragione. Dal fatto che Tizio vinca le elezioni non deriva che Tizio abbia ragione, o che i suoi discorsi siano corretti, o le sue proposte migliori. Però, se Tizio vince le elezioni ha diritto di governare, per un certo periodo di tempo e sottoposto a certi vincoli e controlli, tutto qui.
Se si tiene conto di questo:
le elezioni servono a scegliere chi deve governare, non chi ha ragione, tutti i discorsi contro la democrazia basati sulla ignoranza del popolo vengono automaticamente a cadere. Dietro a questi discorsi si cela in realtà una concezione assolutista della politica e della democrazia. Chi governa può decidere e fare tutto, quindi, per evitare che faccia cose sbagliate deve essere “sapiente”. Ma nessuno è tanto sapiente da non poter mai sbagliare, quindi si tratta non di eleggere o nominare dei “sapienti” alla guida delle stato, ma di costringere la loro azione entro limiti rigorosi. La democrazia è importante, ebbe a dire Popper, non perché grazie al suffragio universale il popolo governa, a governare sono sempre minoranze, ma perché il sistema democratico permette al popolo di liberarsi di coloro che lo governano troppo male senza far ricorso alla violenza. Parole molto sagge sulle quali farebbero bene a riflettere coloro che sognano una “dittatura dei sapienti”

7 commenti:

  1. Basti ricordare che Mussolini era insegnante e giornalista e parlava 3 lingue, perciò un po' colto lo era. Eppure ha fatto disastri analoghi a quelli del ben più ignorante Hitler.

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    1. Infatti, e gli esempi si potrebbero moltiplicare. Stalin era il più ignorante dei leader bolscevichi, intellettualmente molto al di sotto di Trotskij, eppure, sappiamo bene come sono andate le cose fra loro...

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  2. Mi sono sempre vantato di formarmi le idee da solo, con la mia testa, e di non andare mai a leggere la mia opinione da qualche parte, ma di formarmela da me.
    devo dire però che mi stai mettendo in crisi :-)
    Nel senso che leggendoti mi sembra di leggere i miei pensieri, e mi risparmi la fatica di sistemarli ed esplicitarli.
    Un po' è come andare a leggere come la penso :D
    Condivido ogni parola, e ogni parola era già dentro di me, magari in maniera oscura e confusa, ma c'era.
    Grazie.
    Leggerti mi aiuta a capire come la penso.

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    1. Ti ringrazio. La stima è reciproca. Fa davvero piacere incontrare persone che compiono la grande fatica di pensare.

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  3. Vorrei aggiungere che anch'io mi ero posto la questione del potere della maggioranza, ed avevo individuato un vulnus nell'intromissione della maggioranza in diritti che spettino alle minoranze.
    Se vogliamo potremmo fare l'esempio del diritto del singolo di fare quel che gli pare all'interno della propria casa. Dove per "casa" potremmo estendere il concetto anche a ambienti più vasti.
    Però la questione è più delicata di quel che potrebbe sembrare a prima vista, perché in una casa privata spesso ci sono più persone, e quindi i diritti delle persone più deboli potrebbero essere sopraffatti da persone più forti.
    Penso per esempio alla delicata questione del burqa.
    Tendenzialmente trovo che chi voglia indossarlo dovrebbe poterlo fare, se davvero lo desidera, ma la questione non è così semplice.
    Chi ci assicura che chi indossa il burqa lo faccia perché davvero lo desideri, e non per paura delle possibili ritorsioni dei parenti? E ben sappiamo che possono arrivare fino alla morte della persona.
    Ecco dunque, che la proibizione del burqa diventa paradossalmente una difesa della libertà della singola persona, altrimenti debole ed indifesa.

    Quindi io penso che la questione della maggioranza e delle minoranze non sia una questione semplice che si possa sbrigare con un superficiale e disinformato buonismo.
    La maggioranza deve governare, con attenzione ai diritti delle minoranze, ben sapendo che le minoranze, tra di loro, possano avere interessi e diritti molto contrastanti.
    Secondo me.

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    1. Per il burqa anche, chi non ci dice che ad indossarlo non sia per nascondere la cintura esplosiva? non sappiamo neppure se ad indossare il burqa è un uomo o una donna? (Ma anche lo shador, silile al niqab ma con volto scoperto, può nascondere certi armamenti.

      Il velo non mi avrebbe arrecato disturbo se vosse stato come per i sikh, che indossano il velo per modestia (ma attenzione, la modestia si estende anche agli uomini, e non è legata al sesso dato che nel sikhismo uomini e donne sono uguali). Ma per i musulmani è un simbolo di sottomissione e al contempo di potere e di complessi di superiorità (basta sentire i discorsi di certe donne musulmane che ci guardano dall'alto in basso).

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