C'è
qualcosa di paradossale nella polemica contro le fake news. Ed è
che proprio negli ambienti in cui questa polemica è più forte il
concetto stesso di verità è radicalmente contestato.
La religione dell'occidente politicamente corretto è il relativismo. Non il relativismo in senso debole, che sottolinea l'influenza del contesto socio culturale sul pensare e l'agire dell'uomo. Non quel positivo relativismo che è sinonimo di pluralismo. No, il relativismo in senso forte, quello che nega l'esistenza di una razionalità genericamente umana e di valori in grado, almeno potenzialmente, di interessare gli esseri umani in quanto tali.
Marx aveva a suo tempo affermato che “le idee dominanti sono le idee della classe dominante” e che è l'essere sociale degli uomini a determinarne la coscienza. Ed aveva in questo modo inferto un colpo durissimo al concetto stesso di verità. I contestatori del '68 sono andati oltre Marx. Ad essere travolto dalla “contestazione” è stato il pensiero scientifico, cui Marx cercava di restare agganciato. La fisica matematica, la medicina, l'idea stessa di un mondo reale diverso dal soggetto conoscente è stata irrisa come “pregiudizio borghese”. L'oggettività del mondo è un riflesso della alienazione borghese, si diceva negli anni 70 del secolo scorso. Lo ricordo bene...
E oggi le cose vanno anche peggio. Altro che influenza del quadro sociale sul pensiero! La differenza sessuale, le differenze fra le culture ed il diverso valore etico di certi usi e costumi rispetto ad altri, uragani, maremoti e terremoti, differenza ontologica fra uomo ed animali... tutto perde la sua oggettività, diventa “costrutto sociale”. I bambini hanno un padre ed una madre, lapidare una adultera è criminale, i disastri naturali sono sempre esistiti ed hanno prima di tutto cause naturali, la vita di un bambino vale più di quella di un toporagno o di un tonno, i vaccini salvano moltissime vite umane... affermazioni che un tempo nessuno si sognava di contestare vengono oggi presentate come segno di dipendenza rispetto alla “cultura dominante” (quale cultura, quale dominio?).
Il mondo reale, la natura, quella autentica, non esistono più. Esistono i “costrutti”, gli “stereotipi” sessuali, culturali, sociali. Parlare di verità in un mondo simile è impossibile. Diceva Aristotele che la verità è corrispondenza fra pensiero ed essere. Dopo circa ventitre secoli il logico polacco Alfred Tarski afferma che L'enunciato “P” è vero se e solo se p. L'enunciato “la neve è bianca” (con le virgolette) è vero se e solo se la neve è bianca (senza virgolette). E' possibile parlare in questi termini di verità, e quindi di falsità, se si accettano le teorie sui “costrutti”? NO. Nella migliore delle ipotesi si può parlare di tante verità, tante quanti sono i “costrutti” o gli “stereotipi”.
Ognuno ha la sua verità e se la tiene ben stretta. E tutte sono vere ed, insieme, sono tutte false. Non è una idea nuova. La elaborò per primo un certo Protagora, ed il Socrate platonico la sottopose ad una critica acutissima.
Ma Protagora non si invento le “fake news” e neppure Marx se le inventò, e neppure gli scettici moderni, e neppure gli attuali post moderni più seri. Sono troppo intelligenti per non capire che se il vero non esiste non esiste neppure il falso, quindi non possono esistere notizie false. Il loro scetticismo è nichilistico, ma non fino al punto di teorizzare, insieme, la fine del reale, il superamento della verità e la lotta alle fake news.
Questo capolavoro riesce solo ai buffoni che infestano la politica italiaca, e non solo.
La religione dell'occidente politicamente corretto è il relativismo. Non il relativismo in senso debole, che sottolinea l'influenza del contesto socio culturale sul pensare e l'agire dell'uomo. Non quel positivo relativismo che è sinonimo di pluralismo. No, il relativismo in senso forte, quello che nega l'esistenza di una razionalità genericamente umana e di valori in grado, almeno potenzialmente, di interessare gli esseri umani in quanto tali.
Marx aveva a suo tempo affermato che “le idee dominanti sono le idee della classe dominante” e che è l'essere sociale degli uomini a determinarne la coscienza. Ed aveva in questo modo inferto un colpo durissimo al concetto stesso di verità. I contestatori del '68 sono andati oltre Marx. Ad essere travolto dalla “contestazione” è stato il pensiero scientifico, cui Marx cercava di restare agganciato. La fisica matematica, la medicina, l'idea stessa di un mondo reale diverso dal soggetto conoscente è stata irrisa come “pregiudizio borghese”. L'oggettività del mondo è un riflesso della alienazione borghese, si diceva negli anni 70 del secolo scorso. Lo ricordo bene...
E oggi le cose vanno anche peggio. Altro che influenza del quadro sociale sul pensiero! La differenza sessuale, le differenze fra le culture ed il diverso valore etico di certi usi e costumi rispetto ad altri, uragani, maremoti e terremoti, differenza ontologica fra uomo ed animali... tutto perde la sua oggettività, diventa “costrutto sociale”. I bambini hanno un padre ed una madre, lapidare una adultera è criminale, i disastri naturali sono sempre esistiti ed hanno prima di tutto cause naturali, la vita di un bambino vale più di quella di un toporagno o di un tonno, i vaccini salvano moltissime vite umane... affermazioni che un tempo nessuno si sognava di contestare vengono oggi presentate come segno di dipendenza rispetto alla “cultura dominante” (quale cultura, quale dominio?).
Il mondo reale, la natura, quella autentica, non esistono più. Esistono i “costrutti”, gli “stereotipi” sessuali, culturali, sociali. Parlare di verità in un mondo simile è impossibile. Diceva Aristotele che la verità è corrispondenza fra pensiero ed essere. Dopo circa ventitre secoli il logico polacco Alfred Tarski afferma che L'enunciato “P” è vero se e solo se p. L'enunciato “la neve è bianca” (con le virgolette) è vero se e solo se la neve è bianca (senza virgolette). E' possibile parlare in questi termini di verità, e quindi di falsità, se si accettano le teorie sui “costrutti”? NO. Nella migliore delle ipotesi si può parlare di tante verità, tante quanti sono i “costrutti” o gli “stereotipi”.
Ognuno ha la sua verità e se la tiene ben stretta. E tutte sono vere ed, insieme, sono tutte false. Non è una idea nuova. La elaborò per primo un certo Protagora, ed il Socrate platonico la sottopose ad una critica acutissima.
Ma Protagora non si invento le “fake news” e neppure Marx se le inventò, e neppure gli scettici moderni, e neppure gli attuali post moderni più seri. Sono troppo intelligenti per non capire che se il vero non esiste non esiste neppure il falso, quindi non possono esistere notizie false. Il loro scetticismo è nichilistico, ma non fino al punto di teorizzare, insieme, la fine del reale, il superamento della verità e la lotta alle fake news.
Questo capolavoro riesce solo ai buffoni che infestano la politica italiaca, e non solo.
Standing ovation.
RispondiEliminaL' altro giorno ho fatto un bel giochino, ho cambiato un paio di parole nelle veline mussoliniane dirette alla stampa:
RispondiElimina"fascismo" con " antifascismo"
"nazionale" con " mondiale"
" taliano" con " europeo"
"regime" con "democrazia"
" sicurezza" con " stabilità"
e infine... " propaganda " con "verità"
e magicamente tutto torna, la lotta alle fake news trova i suoi giusti antenati , il meccanismo mentale è sempre quello.
Quanto agli antivaccinari e balle varie, il problema non è solo italico, per fortuna o purtroppo. Causa è l' Internet ; la mente di alcuni soggetti è sempre stata pronta a ricercare attivamente e accogliere passivamente semplicistiche e aprioristiche panzane. Una volta forse ne giravano meno perchè c'erano meno informazioni, adesso che ne siamo sommersi non accade nulla di diverso dal solito: gli scemi del villaggio hanno il solito nucleo di scemenza in testa , ovvero non sono che ( parafrasando Pirandello ) cretini in cerca di un pifferaio , con la differenza che una volta erano obbligati a scegliersi pifferai più seri.