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venerdì 5 giugno 2015

MUHAMMAD AMIN AL HUSAYNI



“Si tratta di creare un ostacolo all'unità e all'indipendenza dei paesi arabi contrapponendoli direttamente agli ebrei di tutto il mondo, nemici pericolosi le cui armi segrete sono il denaro, la corruzione e l'intrigo oltre alle baionette britanniche (…) Se gli arabi vengono aiutati a sconfiggere gli obiettivi sionisti gli ebrei, soprattutto quelli americani, si demoralizzeranno vedendo svanire nel nulla l'oggetto dei loro sogni.
(...)
Adesso e in futuro, la grandissima simpatia dei popoli arabi per la Germania e per l'asse è una realtà indubitabile. (…) Gli arabi sono ovunque pronti ad agire, come si conviene, contro il nemico comune e a schierarsi con entusiasmo dalla parte dell'Asse per contribuire alla meritata sconfitta della coalizione anglo ebraica.
(…)
Il nazionalismo arabo è debitore e riconoscente nei confronti di Sua Eccellenza per avere spesso ricordato, in vibranti discorsi, la questione palestinese. Desidero ancora una volta rinnovarle i miei ringraziamenti e assicurarla sui sentimenti di amicizia, simpatia ed ammirazione del popolo arabo per Sua Eccellenza, il grande Fuhrer, e per il coraggioso popolo tedesco”
Dalla lettera del 20 Gennaio 1941 di Muhammad Amin Al Husayni, gran Mutfi di Gerusalemme, ad Adolf Hitler.

Quella di Mufti di Gerusalemme è la massima carica politico religiosa dell'Islam sunnita in Palestina. Il gran Mufti di Gerusalemme è responsabile della corretta gestione dei luoghi santi di Gerusalemme, compresa la moschea di Al Aqsa. Al Husayni ricopriva quella carica dal 1921. Sempre ferocemente ostile agli ebrei ed all'idea stessa di un focolare ebraico in Palestina, vide nel nazismo un prezioso alleato nella sua lotta antisemita. Soggiornò a Berlino dal Novembre del 1941 al maggio 1945, incontrando personalmente Hitler e stringendo amicizia con i principali gerarchi del nazismo, da Himmler ad Eichmann.
Questo un brano della risposta di Hitler al gran Mufti
“La Germania e gli Arabi sono uniti nella lotta contro il loro nemico comune, gli inglesi e gli ebrei (…) la Germania è lieta di collaborare e nella misura del possibile concedere aiuti militari e finanziari qualora gli arabi fossero costretti a combattere l'Inghilterra per raggiungere i loro obiettivi nazionali.”

Né la attività di Husayni si limitò allo scambio di idee e lettere ed alla propaganda radiofonica anti ebraica ed anti inglese. Nel 1943 Himmler incaricò Husayni di reclutare truppe islamiche destinate ad operare nei Balcani. Husayni contribuì alla formazione della brigata Handschar delle Wafen SS bosniache. Questa brigata ebbe un ruolo fondamentale nello sterminio degli ebrei in Bosnia.
Sono assai rivelatrici le parole di Al Husayni ad Himmler contenute in una lettera dell'Ottobre 1944.
“Mi permetto di attirare la sua attenzione sul rinnovo delle pericolose richieste degli ebrei, con il sostegno degli alleati, per la creazione di uno stato ebraico in Palestina, nonché sull'approvazione concessa dal governo britannico per la creazione di una unità militare ebraica per combattere contro la Germania. (…) propongo che venga annunciata la creazione di un esercito arabo islamico in Germania, composto da volontari arabi e islamici e destinato a confluire nelle unità arabo islamiche già esistenti”.
Mentre gli ebrei si organizzavano per combattere contro i nazisti i “palestinesi” facevano lo stesso per combattere a loro fianco, molto interessante.
In un telegramma del novembre 1943 del resto Himmler e Ribbentrop avevano chiaramente esplicitato il loro pensiero a proposito del focolare ebraico:
“La Germania è legata alla nazione araba da antichi rapporti di amicizia e oggi più che mai siamo alleati. L'eliminazione del cosiddetto focolare ebraico e la liberazione di tutte le terre arabe dall'oppressione e dallo sfruttamento delle potenze occidentali è parte inalterabile della politica del grande Reich tedesco”
Sono parole di Himmler e Ribbentrop, ma, a parte gli accenni al Grande Reich, potrebbero benissimo stare sulla bocca di qualche “anti sionista non anti semita” di oggi.

Piaccia o non piaccia la cosa l'ostilità assoluta, viscerale, contro l'idea stessa di una patria per gli ebrei è storicamente legata non solo all'antisemitismo, ma all'antisemitismo nella sua forma più sanguinaria e ripugnante.
Gli "antisionisti non antisemiti", del resto, se fossero onesti, dovrebbero rispondere ad alcune domandine.

Il sionismo ha sempre rivendicato una patria per gli ebrei, come altre forme di nazionalismo hanno rivendicato una patria per altre nazionalità. Si può non essere nazionalisti, è ovvio, però, perché mai solo il sionismo è sul banco degli imputati?

Ammettiamo pure, anche se in linea di massima non è vero, che la nascita di Israele sia stata caratterizzata da ingiustizia nei confronti dei palestinesi, perché mai solo per Israele questa (PRESUNTA) ingiustizia serve a contestare l'esistenza stessa di uno stato? Non sono state commesse ingiustizie nella formazione, ad esempio, degli USA o della Russia? Eppure nessuno dice che Usa o Russia hanno “diritto di esistere”, come se questo diritto fosse qualcosa di dubbio, una sorta di privilegio da pagare con chissà quali concessioni.

Israele deve restituire i territori contesi, si dice. Ma, questi territori Israele li ha conquistati la termine di una guerra in cui è stato aggredito da nemici che volevano semplicemente cancellarlo dalla faccia della terra. Perché qualcuno non dice che l'Italia ha oggi diritto all'Istria, o la Germania alle terre che le sono state tolte nel 1945? Perché mai solo per Israele vale il principio secondo cui le terre conquistate devono sempre essere tutte restituite? E restituite a chi? A gente che accetta l'esistenza di Israele? NO, a gente che è pronta a fare di quelle terre la base di lancio per missili diretti contro gli israeliani.

I profughi palestinesi devono tornare nelle loro terre, dicono gli "antisionisti non antisemiti". Come mai non chiedono il ritorno nelle loro terre dei profughi ebrei che nel 1948 si sono rifugiati in Israele perché cacciati da stati in cui vivevano da secoli? O il ritorno dei profughi giuliani discendenti degli infoibati? O di quelli rumeni, cechi, polacchi che nel 1945 hanno dovuto abbandonare le loro patrie?

Si potrebbe continuare ma sarebbe inutile. Tutta la propaganda dei cosiddetti "anti sionisti non antisemiti" si basa su questo: ad Israele è vietato ciò che a tutti gli altri stati è concesso. Israele non ha diritto a confini sicuri, non ha diritto di controllare i flussi migratori, non ha diritto di difendersi dal terrorismo, meglio, non ha diritto di difendersi tout court. Gli “anti sionisti non antisemiti” tacciono di fronte alle adultere lapidate, i gay gettati dalle torri, gli apostati decapitati, ma strillano contro ogni atto di Israele che possa apparire come una sia pur minima lesione di qualche diritto, compreso il “diritto” di lanciare “razzi giocattolo” contro i civili israeliani.
Israele è l'unico paese al mondo a cui si chiede una storia immacolata ed una politica sempre assolutamente irreprensibile. Lo stato che ha dato una patria ed un rifugio al popolo più perseguitato della storia è continuamente sotto esame, deve quotidianamente pagar pegno per vedersi riconosciuto ciò che per tutti gli altri è ovvio: il diritto all'esistenza.
E tutto questo non sarebbe antisemitismo! Era intellettualmente più onesto Al Husayni (grande amico di Arafat, detto per inciso) che affermava senza tante storie il legame fra antisemitismo ed antisionismo e scodinzolava di fronte al Fhurer cercando appoggi per la sua politica di eliminazione del focolare ebraico in Palestina.

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