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sabato 6 giugno 2015

EMERGENZA

Il vocabolario Treccani della lingua italiana definisce in questo modo il termine “emergenza”.
a. Circostanza imprevista, accidente: la congiuntura de’ tempi e delle e.
b. Particolare condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento immediato, soprattutto nella locuzione stato di emergenza (espressione peraltro priva di un preciso significato giuridico nell’ordinamento italiano, che, in situazioni di tal genere, prevede invece lo stato di pericolo pubblico). Con usi più generici e più com.: avere un’e.; essere, trovarsi in una situazione di e., di improvvisa difficoltà; intervenire solo in caso di e.; formare un governo di e.; adottare provvedimenti di e., eccezionali, ma resi necessari dalla particolare situazione; cercare un rimedio d’emergenza.

E' “di emergenza” quindi una situazione eccezionale, accidentale, imprevista tale da richiedere un intervento immediato e fuori dal comune.
Non si può considerare “emergenza” ogni situazione brutta o addirittura drammatica. In Europa dal 1939 al 1945 venivano uccisi tutti i giorni migliaia, decine di migliaia, di esseri umani. Si trattava di una situazione di emergenza? NO, era la tragica normalità della guerra. Nel mondo esistono sottosviluppo e fame, si tratta di “emergenza”? NO, se così fosse TUTTA la storia dell'intero genere umano sarebbe stata una “emergenza” durata millenni. Le “emergenze” sono qualcosa di eccezionale e, proprio per questo, di delimitato nel tempo. Una “emergenza” che dura anni o decenni NON è emergenza, è normalità.

Eppure la stragrande maggioranza di politici, giornalisti, opinionisti e buffoni di vario tipo continua ad usare il termine “emergenza” riferito ai cosiddetti “migranti”, anche se tutti sanno che si tratta di una “emergenza” che dura da più di venti anni. Come mai commettono un simile errore? Si tratta di analfabetismo semantico? Forse c'è anche questo, ma non solo.
Usano il termine “emergenza” perché si tratta di un termine rassicurante. Tutti i giorni migliaia di “migranti” sbarcano sulle nostre coste e la cosa non piace alla gran maggioranza degli italiani, di tutti o quasi i colori politici. Ma i padroni dei media ci invitano a non avere paura. Si tratta di “emergenza” sussurrano dolcemente. Non vi preoccupate, finirà presto.
Non solo, continuando a cinguettare “emergenza” i signori dei media cercano di indurre tutti a considerare vero ciò che vero NON E': che ogni situazione brutta o drammatica sia per definizione una emergenza.
Parlando di “emergenza” cercano di rassicurarci, ma sanno che l'emergenza durerà decenni, quindi cercano di spingere tutti ad interiorizzare la assurda equivalenza fra ciò che è brutto e ciò che costituisce una “emergenza”, e ad accettare la prospettiva di una “emergenza”, e di una “accoglienza”, a tempo indeterminato.

Una simile politica è destinata trascinarci una crisi economica, sociale, culturale drammatica ma questo interessa poco ai politici “buoni”, ai giornalisti “umanitari” ed anche ai professionisti della accoglienza.
Tutte le persone intellettualmente libere dovrebbero NON usare il termine “emergenza” riferito ai “migranti”. E' una piccola cosa ma, possiamo fare solo piccole cose, purtroppo.

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