L'occidentale politicamente corretto è
spesso ultra legalitario. Non quando partecipa a cortei e
manifestazioni, no, in quei casi è spesso e volentieri leggermente
violento. E' ultra legalitario quando c'è di mezzo il diritto
internazionale e, guarda caso, lo stato di Israele.
Ho postato giorni fa su questo blog un breve scritto sul problema dei cosiddetti “coloni” israeliani. Sono intervenute un paio di persone ed entrambe mi hanno citato convenzioni varie in cui si condannano acquisizioni territoriali da parte di uno stato ai danni di un altro, o si raccomanda ai vari stati di non mettere in atto trasferimenti forzati di popolazioni.
Un tale mi ha ricordato l'articolo 11 della convenzione di Montevideo: “Gli Stati contraenti stabiliscono definitivamente come regola di condotta l’obbligo preciso di non riconoscere acquisizioni territoriali o vantaggi particolari ottenuti con la forza...”. Non contento mi ha citato anche la convenzione di Ginevra in cui si dice che: “I trasferimenti forzati, in massa o individuali, come pure le deportazioni di persone protette, fuori del territorio occupato e a destinazione del territorio della Potenza occupante o di quello di qualsiasi altro Stato, occupato o no, sono vietati, qualunque ne sia il motivo. La Potenza occupante potrà tuttavia procedere allo sgombero completo o parziale di una determinata regione occupata, qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo esigano...” eccetera eccetera. Per le persone che li hanno citati questi articoli costituiscono una implicita condanna di Israele che, al termine delle guerre del 1948 e del 1967 si è ingrandito territorialmente e che impedisce ai “profughi palestinesi” il ritorno alle loro terre. Ho già risposto per le rime a simili “argomenti” (sic), ma credo valga la pena di approfondirli un po', non tanto per la loro (inesistente) forza teoretica, ma in quanto indici di una mentalità che se non contrastata può uccidere l'occidente.
Dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia una normale capacità di pensare che quando si afferma che gli stati non devono usare la forza per acquisizioni territoriali si intende che nessuno stato può cercare di conquistarne in tutto o in parte un altro. Invece gli angioletti politicamente corretti hanno in mente una cosa diversa: se uno stato ne aggredisce un altro, questo ha si, forse, il diritto di difendersi, ma non quello di strappare, se vincitore, neppure un metro di terra all'aggressore, non ha un simile diritto neppure per rendere più difendibili i propri confini. Per capirci, gli angioletti pensano, o dovrebbero pensare, se fossero dotati di pensiero logicamente coerente, che gli alleati, dopo aver liberato la Francia si sarebbero dovuti fermare sulla riva del Reno, NON invadere la Germania e ripristinare nel 1945 la stessa situazione in essere nel 1939. Magari non avrebbero dovuto neppure pretendere la cacciata di Hitler: sarebbe stata una “illecita intromissione” negli affari interni di un altro stato. Bello no?
Allo stesso modo Israele, che da 67 anni vive costantemente sotto attacco da parte di chi lo vuole distruggere può, forse, respingere gli attacchi ma non impossessarsi neppure di un metro di territorio altrui, neppure per rendere più difendibili le proprie città e per garantire la sicurezza dei suoi cittadini, neppure se si impegna a rendere i territori conquistati se riconosciuto e lasciato in pace, davvero in pace. Gli arabi hanno il diritto di cercare con tutti i mezzi di cancellare Israele dal mondo, ma questo non ha il diritto di togliere a chi lo vuole distruggere neppure una zolla di terra. Questo si che è “diritto internazionale”!
La idiozia di simili posizioni emerge chiarissima se al posto degli stati consideriamo i singoli esseri umani. Le varie dichiarazioni dei diritti dell'uomo affermano che deve essere riconosciuta e garantita a tutti la vita, la libertà, la dignità. Questo, per le persone normali, vuol dire che nessun essere umano può attentare alla vita, alla dignità ed alla libertà di nessun altro. Gli angioletti del politicamente corretto invece dovrebbero interpretare tale norma nel senso che chi aggredisce un altro essere umano, e magari lo uccide, non può subire punizione alcuna. Mettere in galera un omicida vuol dire restringere la sua libertà e questo non si può fare, perché la tal dichiarazione di diritti stabilisce l'inviolabilità della persona. Interessante vero? Gli scemini del politicamente corretto dimenticano che, proprio perché esistono e sono tutelati i diritti dell'uomo, chi li viola vede automaticamente ridursi, per lui, simili diritti. E' giusto che vengano limitati e compressi i diritti di un criminale, lo è perché lui per primo non ha rispettato la libertà, la dignità e le vita di persone umane. Elementare Watson!
Ho postato giorni fa su questo blog un breve scritto sul problema dei cosiddetti “coloni” israeliani. Sono intervenute un paio di persone ed entrambe mi hanno citato convenzioni varie in cui si condannano acquisizioni territoriali da parte di uno stato ai danni di un altro, o si raccomanda ai vari stati di non mettere in atto trasferimenti forzati di popolazioni.
Un tale mi ha ricordato l'articolo 11 della convenzione di Montevideo: “Gli Stati contraenti stabiliscono definitivamente come regola di condotta l’obbligo preciso di non riconoscere acquisizioni territoriali o vantaggi particolari ottenuti con la forza...”. Non contento mi ha citato anche la convenzione di Ginevra in cui si dice che: “I trasferimenti forzati, in massa o individuali, come pure le deportazioni di persone protette, fuori del territorio occupato e a destinazione del territorio della Potenza occupante o di quello di qualsiasi altro Stato, occupato o no, sono vietati, qualunque ne sia il motivo. La Potenza occupante potrà tuttavia procedere allo sgombero completo o parziale di una determinata regione occupata, qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo esigano...” eccetera eccetera. Per le persone che li hanno citati questi articoli costituiscono una implicita condanna di Israele che, al termine delle guerre del 1948 e del 1967 si è ingrandito territorialmente e che impedisce ai “profughi palestinesi” il ritorno alle loro terre. Ho già risposto per le rime a simili “argomenti” (sic), ma credo valga la pena di approfondirli un po', non tanto per la loro (inesistente) forza teoretica, ma in quanto indici di una mentalità che se non contrastata può uccidere l'occidente.
Dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia una normale capacità di pensare che quando si afferma che gli stati non devono usare la forza per acquisizioni territoriali si intende che nessuno stato può cercare di conquistarne in tutto o in parte un altro. Invece gli angioletti politicamente corretti hanno in mente una cosa diversa: se uno stato ne aggredisce un altro, questo ha si, forse, il diritto di difendersi, ma non quello di strappare, se vincitore, neppure un metro di terra all'aggressore, non ha un simile diritto neppure per rendere più difendibili i propri confini. Per capirci, gli angioletti pensano, o dovrebbero pensare, se fossero dotati di pensiero logicamente coerente, che gli alleati, dopo aver liberato la Francia si sarebbero dovuti fermare sulla riva del Reno, NON invadere la Germania e ripristinare nel 1945 la stessa situazione in essere nel 1939. Magari non avrebbero dovuto neppure pretendere la cacciata di Hitler: sarebbe stata una “illecita intromissione” negli affari interni di un altro stato. Bello no?
Allo stesso modo Israele, che da 67 anni vive costantemente sotto attacco da parte di chi lo vuole distruggere può, forse, respingere gli attacchi ma non impossessarsi neppure di un metro di territorio altrui, neppure per rendere più difendibili le proprie città e per garantire la sicurezza dei suoi cittadini, neppure se si impegna a rendere i territori conquistati se riconosciuto e lasciato in pace, davvero in pace. Gli arabi hanno il diritto di cercare con tutti i mezzi di cancellare Israele dal mondo, ma questo non ha il diritto di togliere a chi lo vuole distruggere neppure una zolla di terra. Questo si che è “diritto internazionale”!
La idiozia di simili posizioni emerge chiarissima se al posto degli stati consideriamo i singoli esseri umani. Le varie dichiarazioni dei diritti dell'uomo affermano che deve essere riconosciuta e garantita a tutti la vita, la libertà, la dignità. Questo, per le persone normali, vuol dire che nessun essere umano può attentare alla vita, alla dignità ed alla libertà di nessun altro. Gli angioletti del politicamente corretto invece dovrebbero interpretare tale norma nel senso che chi aggredisce un altro essere umano, e magari lo uccide, non può subire punizione alcuna. Mettere in galera un omicida vuol dire restringere la sua libertà e questo non si può fare, perché la tal dichiarazione di diritti stabilisce l'inviolabilità della persona. Interessante vero? Gli scemini del politicamente corretto dimenticano che, proprio perché esistono e sono tutelati i diritti dell'uomo, chi li viola vede automaticamente ridursi, per lui, simili diritti. E' giusto che vengano limitati e compressi i diritti di un criminale, lo è perché lui per primo non ha rispettato la libertà, la dignità e le vita di persone umane. Elementare Watson!
Considerazioni simili possono farsi sui
profughi. Prescindiamo pure dal fatto che Israele non ha messo
in atto trasferimenti forzati di popolazioni e che se, molti
palestinesi hanno abbandonato, spinti dalla guerra, le loro case,
altrettanto hanno fatto molti ebrei che nel 1948 e nel 1967 vivevano
in paesi arabi. Anche prescindendo da simili, decisive,
considerazioni, resta il fatto che la convenzione già citata si riferisce a
situazioni completamente diverse da quella attuale in “Palestina”.
Bisogna evitare i trasferimenti forzati di popolazioni, se questi
sono necessari bisogna appena sia possibile cercare di farle
rientrare nelle loro terre, dice la convenzione. Ma nel caso di Israele la situazione è
leggermente diversa. Qui le persone da far rientrare non sono
profughi fuggiti tre o sei mesi fa, ma i figli, i nipoti ed i
pronipoti di persone che hanno abbandonato le loro terre cinquanta o
sessanta o più anni fa. I profughi originari erano cinquecentomila,
i loro discendenti oltre cinque milioni. Pretendere il loro “ritorno”
equivale a pretendere di far rientrare in Croazia o in Serbia i
figli, i nipoti ed i pronipoti dei profughi giuliani, o in Polonia,
Romania, Bulgaria gli innumerevoli profughi del secondo
conflitto mondiale. Una autentica FOLLIA che nessuna
convenzione internazionale prevede o autorizza. Va aggiunto che, nel
caso di Israele, NON si tratterebbe di normali profughi, si
tratterebbe di persone che non sognano altro che la distruzione dello
stato in cui pretendono di “rientrare”, un po' come se tutti gli
italiani emigrati decenni fa in Argentina pretendessero di rientrare
in Italia teorizzando nel contempo la distruzione dello stato
italiano.
Il legalitarismo peloso degli angioletti del politicamente corretto non ha nulla a che vedere con la mentalità di chi vorrebbe porre al centro di tutto il diritto e le regole di una universale giustizia. E' solo un insieme di squallidi cavilli con cui si cercano di ribaltare le più elementari regole del buon senso e della civiltà. Non a caso chi cita di continuo leggi e convenzioni scende spesso e volentieri in piazza accanto a giovanotti travestiti da bombe umane. Si sa, farsi esplodere in ristoranti e pizzerie è il più fondamentale dei diritti umani.
Il legalitarismo peloso degli angioletti del politicamente corretto non ha nulla a che vedere con la mentalità di chi vorrebbe porre al centro di tutto il diritto e le regole di una universale giustizia. E' solo un insieme di squallidi cavilli con cui si cercano di ribaltare le più elementari regole del buon senso e della civiltà. Non a caso chi cita di continuo leggi e convenzioni scende spesso e volentieri in piazza accanto a giovanotti travestiti da bombe umane. Si sa, farsi esplodere in ristoranti e pizzerie è il più fondamentale dei diritti umani.
Fa sorridere, per la sua tenerezza, la condizione psicologica di chi sostiene di non voler discutere con il suo interlocutore, per poi citarlo testualmente appellandolo con termini offensivi; fa sorridere ancor di più, per la sua ingenuità argomentativa, l’utilizzo dell’argumentum ad hominem e della reductio ad hitlerum per “demolire” il punto di vista altrui. Ma lasciando perdere questi corollari marginali e prendendo di mira la sostanza del discorso, è ovvio che il problema reale non si pone in termini di legalità (per quanto sia sempre utile ricordare, come ho già fatto in un commento in questo blog, quali sono i punti fermi in termini di diritto internazionale), bensì di giustizia e che la giustizia umana non può essere assoluta, ma limitata (proprio in quanto umana), e si staglia nell’orizzonte di un contendere, di una contesa, di una disputa, di un conflitto.
RispondiEliminaEbbene, è necessario capire quali sono le parti in gioco in questo conflitto. Innanzitutto guardando effettivamente di cosa si parla quando si usano espressioni come "Israele, che da 67 anni vive costantemente sotto attacco da parte di chi lo vuole distruggere": la realtà è che nell'attacco dello scorso anno a Gaza vi sono stati 2139 palestinesi morti, tra cui oltre 490 bambini, più di 8600 feriti, mentre sono stati uccisi 64 soldati israeliani, cinque civili israeliani e un cittadino thailandese (http://www.amnesty.it/crisi-gaza-2014). Non è difficile vedere quali siano le proporzioni delle forze in campo... più o meno le stesse che c'erano tra i pericolosi nativi americani e gli inermi cittadini degli Stati Uniti.
Come affermano 2 ebrei sicuramente dotati di un certo acume e di una certa capacità di leggere dati, ovvero Noam Chomsky e Ilan Pappé, occorre una revisione linguistica per analizzare la realtà nei territori israeliani e paestinesi: occorre utilizzare colonialismo al posto di “sionismo” per chiarire la natura delle politiche israeliane di giudaizzazione sia all’interno di Israele sia in Cisgiordania; stato segregazionista al posto di “Stato Ebraico”; apartheid al posto di “conflitto”; decolonizzazione al posto di “processo di pace”; pulizia etnica al posto di “catastrofe” (Nakba); cambio di regime al posto di “negoziati” (si veda libro di Noam Chomsky e Ilan Pappé “Palestina e Israele: che fare?, 2015).
Una volta che i problemi fondamentali di discriminazione e di utilizzo della violenza su base etnica verranno risolti allora si potranno prendere in considerazione tutti gli altri problemi (diritti dei lavoratori, diritti delle donne, diritti degli omossessuali, laicità dello Stato ecc); ma finché lo Stato con il secondo esercito più tecnologizzato del mondo protrarrà le sue politiche di supremazia perseguite con tutti i mezzi possibili (costruzione del muro, utilizzo indiscriminato dell'incarcerazione, monopolio dell'acqua e della corrente elettrica, demolizione delle abitazioni, distruzione delle coltivazioni e degli allevamenti ecc) non si potrà fare altro che favorirne il boicottaggio e alimentare le posizioni radicalmente critiche (non è sinonimo di violente!) nei suoi confronti. Diversamente si farà il deserto e lo si chiamerà pace.
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RispondiEliminaRispondo per punti
RispondiElimina1) Problema del numero dei morti. Da quando esiste, Israele ha avuto centinaia di morti e feriti in seguito ad attentati; pericolosi frequentatori di pizzerie o discoteche, gli unici che i palestinesi riescano ad uccidere con facilità, con i militari le cose vanno peggio, per loro. Certo i morti palestinesi sono molto più numerosi, e allora? La Germania nel secondo conflitto mondiale ha avuto molti più caduti della Gran Bretagna. Questo non fa di Hitler l'aggredito e di Churchill l'aggressore. Ogni stato in guerra cerca di massimizzare le perdite del nemico e di ridurre al minimo le proprie. A ciò si aggiunga che i palestinesi non fanno nulla per ridurre i propri caduti civili, anzi, mentre gli israeliani tentano con ogni mezzo di evitarli, basti pensare a quanto spendono in impianti anti missile. Gli Israeliani cercano di ridurre anche le perdite di civili palestinesi. Se davvero volessero compiere un “genocidio” come afferma la propaganda pro pal i morti palestinesi si conterebbero a decine, forse centinaia di migliaia.
2) Israele ha conquistato gli attuali territori contesi al termine di guerre scatenate da chi mirava a distruggerlo. Se gli arabi avessero accettato la divisione della “Palestina” decisa nel 1948 non ci sarebbe stato alcun territorio conteso. Israele ha reso il Sinai all'Egitto in cambio del semplice riconoscimento diplomatico.
Gran parte dei territori sono comunque già oggi sotto controllo palestinese: lo è tutta Gaza, lo è gran parte della Cisgiordania. In alcuni territori vive un certo numero di civili israeliani, esattamente come qui da noi ci sono dei Rumeni che vivono acanto ad Italiani. Per chi parla a forza di slogan filo palestinesi questo sarebbe “colonialismo, “giudeizzazione”! Palle: sono stati i palestinesi di Gaza a violare le tombe degli ebrei e a distruggere le loro sinagoghe, e a linciare presunte spie israeliane. Sono loro a compiere, non appena sia possibile, una politica di islamizzazione forzata. Invece di Chomsky il signor Matteo dovrebbe leggersi il programma di Hammas, imparerebbe qualcosa.
3) Il signor Matteo parla di “monopolio dell'acqua e della corrente da parte israeliana”. Ma gli israeliani l'acqua e la corrente le PRODUCONO. Provino a farlo i “palestinesi”! Provino a costruire generatori invece di compiere attentati! La “Palestina” dipende IN TUTTO da Israele, salvo lamentarsi dei “monopoli” israeliani! Qanto allo stato “apartheid”, in Israele esistono oltre 200 moschee, quante sinagoghe ci sono a Gaza? Gli arabi israeliani hanno una loro rappresentanza parlamentare, ci sono partiti filo israeliani a Gaza?
4) Prima si distrugga Israele, poi si prenderanno in considerazione i diritti che in palestina hanno, meglio, NON hanno, donne, omosessuali eccetera dice il signor Matteo. Come se la violazione dei diritti di donne, omosessuali, apostati, liberi pensatori fosse conseguenza della "brutalità" israeliana. In TUTTI i paesi islamici quei diritti NON esistono! Esistono solo in UN paese medio orientale: Israele! Se il signor Matteo fosse omosessuale e vivesse a Gaza forse non sarebbe molto favorevole alla distruzione dello stato ebraico.
E con questo signor Matteo il dialogo fra noi è FINITO. NON mi interessa discutere con lei, non perché non possa ribattere ai suoi “argomenti” (sic), al contrario: NON mi va di discutere con lei perché non ho NULLA da dire a chi parla a forza di slogan. La cosa mi annoia e non è utile per nessuno. Non a caso io mi guardo bene dal leggere o commentare gli scritti del signor Matteo. Non mi va di rispondere ancora alle sue argomentazioni (SIC). Però non voglio neppure che il mio blog diventi ricettacolo di una becera propaganda anti israeliana. Quindi CANCELLERO' suoi eventuali interventi. La prego quindi signor Matteo di cessare di importunarmi, così come io non importuno lei, mi limito ad ignorala.
Buona notte.
Vorrei aggiungere due parole a proposito dell'uso in senso anti israeliano di Noam Chomsky. Citarlo a proposito di Israele è un po' come citare Togliatti in discorsi su Stalin e lo stalinismo.
RispondiEliminaI nemici di israele usano spesso e volentieri a loro fini propagandistici le argomentazioni di certi ebrei che si sono specializzati nella demonizzazione dello sttao ebraico. Chomsky è un caso tipico, in Italia, lo sono Gad Lerner e Moni Ovadia. "Vedete?" dicono i nemici di Israele, "anche degli ebrei come Chomsky condannano israele, quindi..." e neppure di rendono conto del razzismo antisemita che caratterizza le loro argomentazioni. Si, perché dire: "vedete, anche degli ebrei...eccetera" significa equiparare gli ebrei a dei biechi colonialisti salvo poi gioire perché qualche ebreo è tanto "evoluto" da sottrarsi a questa sorta di suo destino. Un po' come dire: "Vedete? Anche degli ebrei come Tizio e caio non sono usurai..."
In realtà i casi di Monio Ovadia, Gad Lerner e Noam Chomsky dimostrano solo che non è vero il luogo comune secondo cui tutti gli ebrei sono intelligenti...
Sarei felice si ci fosse qualche palestinese che critica Hammas e magari anche la ANP, senza rischiare, ovviamente, il linciaggio a Gaza. Ci sono palestinesi che criticano Hammas, solo che per poterlo fare sono costretti a scappare in Israele, come è successo ad un palestinese omosessuale.