Visto che se parla come se fossero la cosa più importante del mondo, val la pena di dire qualche cosa sulle famose “primarie” del PD.
Primo. In un quadro istituzionale come quello italiano le primarie per la scelta del candidato premier costituiscono un non senso istituzionale. Ha senso fare le primarie quando gli elettori sono chiamati a votare il capo del governo e questo in Italia non è previsto. L'articolo 92 della costituzione, secondo comma, recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Si può essere o non essere d'accordo, ma fare le primarie per scegliere il candidato premier e mantenere intatta una struttura istituzionale che le esclude è ridicolo. Le uniche primarie possibili in Italia dovrebbero essere quelle per scegliere il candidato sindaco o presidente della regione.
Secondo. Le primarie per la scelta del segretario del partito sono il colmo della ridicolaggine. La scelta del segretario è qualcosa di totalmente interno ad un partito, riguarda i suoi militanti ed iscritti, non i suoi elettori. Tizio può votare per un certo partito anche senza conoscerne bene i programmi e la linea politica, non c'è nulla di male in questo. Scegliere il segretario però è cosa diversa: richiede una discussione seria e approfondita, non una campagna elettorale.
Terzo. Non è vero che le primarie siano sempre sinonimo di democrazia. Nell'attuale sistema italiano le primarie possono diventare uno strumento per aggirare la democrazia. Renzi ne è la prova vivente. E' diventato leader del PD grazie alle primarie, poi ha fatto il grande salto a capo del governo senza che nessuno lo avesse mai eletto neppure deputato. In un sistema proporzionale puro Renzi, per diventare primo ministro, avrebbe dovuto guidare il PD alla vittoria in elezioni politiche, essere indicato dal suo partito al capo dello stato quale premier ed essere infine nominato primo ministro dal capo dello stato. In un sistema maggioritario puro avrebbe dovuto essere eletto capo del governo dagli elettori. Non ha fatto né una cosa né l'altra: è il risultato della italica combinazione fra una struttura istituzionale disegnata sul proporzionale e diffuse vocazioni maggioritarie che trovano riscontro nelle varie leggi elettorali che il parlamento continua a sfornare.
Quarto. Ovviamente ogni partito può fare le primarie, il fatto che non possano avere peso istituzionale non implica che sia comunque sbagliato farle. Però bisognerebbe che chi le fa cercasse di trasformarle in una cosa seria. Quanto meno occorrerebbe che per poter votare alle primarie fossero necessari gli stessi requisiti richiesti per poter votare alle elezioni vere. Questo per ora non accade. Per votare alle elezioni vere occorrono 18 anni, per le primarie ne bastano 16. Alle elezioni vere possono votare solo i cittadini italiani, alle primarie del PD votano senegalesi, cinesi, marocchini, tutte persone rispettabilissime, ma che non sono cittadini italiani; pare che a volte neppure parlino la nostra lingua. Nobile estensione della democrazia? Non credo. Mi pare si tratti del suo contrario: manovra per poter disporre di una bella massa di voti facilmente manipolabili.
Il casino delle “primarie” è una piccola manifestazione del caos in cui siamo immersi sino al collo...
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