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mercoledì 14 settembre 2016

ORIANA

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Dieci anni fa ci lasciava Oriana Fallaci.

Ricordo quando lessi la prima volta “la rabbia e l'orgoglio”.
Sento distrattamente l'annunciatore di un TG che dice: “suscitano polemiche le tesi sostenute da Oriana Fallaci sul Corriere della sera...”. Non ci faccio troppo caso, ma quando esco di casa compro il “Corriere”.
“Gli do un'occhiata ora, poi semmai lo finisco di leggere a casa” penso fra me e me mentre mi siedo su una panchina. Comincio a leggere... e resto lì, col sedere incollato alla panchina, fino alla fine.
Una prosa coinvolgente quella di Oriana. Un testo sorretto da una logica rigorosa che mai però cerca di spacciarsi per asettica “dimostrazione”. Un testo in cui è palpabile la partecipazione umana, il coinvolgimento emotivo, la rabbia appunto, combinata con l'orgoglio.
Soprattutto un testo che è un grande, enorme IL RE E' NUDO!
Si, il re è nudo perché Oriana scrive ciò che tanti pensano e non sono capaci di esprimere come lei sapeva fare, ma, soprattutto, non osano dire o scrivere perché incapaci di reagire al ricatto del politicamente corretto. Quello che scatta quando qualcuno osa dire cose contro corrente, sgradite agli pseudo intellettuali ed ai signori dei media e che fa piovere sul reprobo terribili, infamanti, accuse: “xenofobo!”, “sciovinista!”, “RAZZISTA!
L'Islam non ha niente a che vedere con la strage dell'undici settembre, la colpa è tutta di alcuni terroristi, giovani esasperati dalla miseria e dalla emarginazione, Bin Laden, si sa, era un emarginato povero in canna; forse i responsabili di tutto sono i servizi segreti, di certo lo sono i banchieri e il “Dio denaro”. Questo più o meno hanno detto i teorici del politicamente corretto subito dopo il massacro. E non hanno più smesso di riproporre queste tesi.
E se non sei d'accordo, se osi affermare che l'Islam c'entra eccome nella strage, nelle stragi, se inviti la gente a guardare lo spettacolo di folle esultanti, nei paesi musulmani, ogni volta che qualcuno uccide in nome di Dio, se ti permetti di ricordare che poveri ce ne sono in tutte le religioni, ma che solo i seguaci di una certa fede ammazzano gente a casaccio, se sei tanto impudente da fare simili considerazioni ti mettono subito a tacere definendoti “RAZZISTA”, addirittura “FASCISTA”.
Oriana ha mandato letteralmente al diavolo i sepolcri imbiancati che fingono di non vedere la verità che sta li, chiarissima, sotto i nostri occhi. Ha messo in ridicolo la tesi di chi vorrebbe separare terrorismo ed Islam; non ha detto che tutto l'Islam è terrorista, sarebbe una sciocchezza, ha detto una cosa diversa, ma altrettanto grave: che la cultura, i valori, il modo di vivere egemoni nell'Islam sono il brodo di cottura in cui nasce e prospera il virus del terrorismo. Il terrorismo islamico non è un fungo velenoso sorto dal nulla, ha alle spalle secoli di storia, di guerre dell'Islam contro l'occidente e di continue guerre civili dentro l'Islam. Affonda le sue radici in una religione che è insieme fede ed ideologia politica, e che per questo rifiuta ogni forma di laicismo, una fede misogina, intollerante, incapace di auto riforma.

Ma Oriana non si è fermata a questo. La sua “impudenza” è andata oltre.
“Bè, se vuoi proprio saperlo, a me da fastidio perfino parlare di due culture, metterle sullo stesso piano, come se fossero due realtà parallele, di eguale peso, di eguale misura. Perché dietro alla nostra civiltà c'è Omero, c'è Socrate, c'è Platone, c'è Aristotele e Fidia, c'è Archimede, c'è Euclide. C'è l'antica Grecia col suo Partenone, la sua scultura, la sua architettura, la sua poesia, la sua matematica, la sua filosofia, la sua scoperta della democrazia. C'è l'antica Roma con la sua grandezza, la sua esperienza giuridica, il suo concetto della Legge, il suo diritto romano. (…) C'è un rivoluzionario, quel Cristo morto in croce che ci ha insegnato (e peggio per noi se non lo abbiamo imparato) il concetto dell'amore e della giustizia. C'è anche una chiesa che ci ha dato l'Inquisizione, d'accordo. Che ci ha torturato e bruciato mille volte sul rogo (…) ma che ha dato anche un gran contributo alla storia del pensiero. E poi c'è il rinascimento. Ci sono Leonardo da Vinci e Michelangelo, e Raffaello e Donatello (…) C'è l'Illuminismo (…) C'è la musica. (…) e infine c'è la scienza, perdio, e la tecnologia che ne deriva. (…) Copernico, Galileo, Newton, Darwin, Pasteur, Einstein non erano mica seguaci di Maometto. O sbaglio?”. Così scrive Oriana Fallaci ne “la rabbia e l'orgoglio”.
E commette il sacrilegio sommo. Si, il sacrilegio sommo perché osa affermare che la civiltà di Platone ed Aristotele, Newton ed Einstein, Mozart e Beethoven, Dante e Shakespeare è superiore a quella di Maometto. Non che la civiltà di Maometto non abbia dato i suoi contributi positivi allo sviluppo culturale del genere umano. Basta il nome di Averroè, che la Fallaci ricorda, per smentire una simile tesi, anche se Averroè, grande filosofo arabo, può solo con molta approssimazione essere definito un filosofo musulmano. Questi contributi tuttavia, se valutati con un minimo di onestà intellettuale, sono enormemente inferiori a quelli della civiltà occidentale, ed il massimo dogma del politicamente corretto è invece che superiore ed inferiore non esistono. Tutto è sullo stesso piano. La musica di Beethoven non è superiore ma solo “diversa” dal tam tam, la “vispa Teresa” è solo “diversa” dall'infinito, la medicina del neurochirurgo è diversa, ma non superiore a quella dello stregone. E a maggior ragione, guai a parlare di superiorità od inferiorità fra le culture e le civiltà! La civiltà occidentale, fra errori ed orrori, è riuscita ad andare avanti. Si è lasciata alle spalle roghi, decapitazioni e tratta degli schiavi. Ha scoperto ed accettato i concetti di laicità dello stato, di pari dignità di tutti gli esseri umani, quale che sia il loro sesso, la loro condizione sociale o il colore della loro pelle. Lo ha fatto in maniera esitante, contraddittoria, incompleta? Si, ma lo ha fatto. Per questo è assurdo metterla sullo stesso piano di una civiltà in cui si chiudono, ancora oggi, le donne nei sacchi, si fustigano o si lapidano le adultere, si impiccano i gay e si decapitano apostati e bestemmiatori. Oriana ha avuto il coraggio di dirla questa verità elementare, che è chiarissima sotto gli occhi di tutti, e che tutti vedono, ma che quasi tutti fingono di non vedere. Oriana ha urlato: “IL RE E' NUDO” e contro di lei si è scatenato l'inferno.

“Oriana la puttana” è stato uno degli epiteti più gentili che i “pacifisti” di tutte le salse, i “buoni” grondanti amore verso tutto e tutti, le femministe piene di comprensione verso chi lapida le adultere, hanno riservato alla scrittrice fiorentina. Piccola parentesi: Oriana Fallaci si definiva non una scrittrice ma uno scrittore. Aveva rinunciato alla sua femminilità? Niente affatto, al contrario. Solo, capiva quello che oggi tanti giornalisti da quattro soldi fingono di non capire: che termini come “scrittore” o “sindaco” indicano una funzione, un mestiere, non il sesso di chi lo esercita. E non usava il femminile neppure nei casi in cui la spontanea evoluzione del linguaggio, e non i diktat dei padroni dei media, lo aveva saputo creare, quel femminile. Scrittore quindi, diceva Oriana di se stessa, anche se avrebbe potuto dire dire “scrittrice” senza offendere in alcun modo la nostra madre lingua; basta questo a marcare la sua superiorità enorme nei confronti dei pennivendoli un tanto al chilo oggi di moda. Chiusa parentesi.
“Oriana la puttana” quindi, e poi la solita solfa: “xenofoba”, “islamofoba”, “sciovinista”, “razzista”, addirittura “FASCISTA”. Si, proprio così, fascista! Lei che ancora quasi bambina aveva combattuto, combattuto sul serio, non nei talk show televisivi, contro i nazisti ed i fascisti E chi, fra gli altri, la accusava di “fascismo”? Un tipino come Dario Fo, prima repubblichino, poi entusiasta sostenitore di Stalin e Mao, persone cui si deve la morte di decine di milioni di esseri umani. Il peggio del peggio insomma.
Tralasciamo queste tristezze. In tanti hanno coperto Oriana di insulti, arrivando addirittura, come la mediocre cabarettista Sabina Guzzanti, ad irridere il tumore che la stava uccidendo, ma le sue parole hanno incontrato le simpatie di moltissimi. L'incredibile successo de “La rabbia e l'orgoglio” e poi di “La forza della ragione” si può spiegare solo in un modo: in quei libri Oriana ha dato voce ai pensieri ed ai sentimenti di un sacco di gente. Gente normale, persone oneste, niente affatto “razziste”, meno che mai “fasciste”. Semplicemente persone che sentono, prima ancora di capire, tutta la miseria culturale, l'ipocrisia, il carattere menzognero dell'odierno vangelo politicamente corretto.
Per questo oggi, a dieci anni dalla morte gli attacchi nei suoi confronti si sono un po' attenuati. E c'è chi la ricorda con simpatia. Con un piccolo trucco però. Si cerca di contrapporre la prima Oriana, la giornalista progressista, laica, democratica, alla seconda, la nemica senza quartiere del fondamentalismo islamico. Strano modo di ragionare! Come se una persona democratica, laica, progressista, una donna che difende i diritti delle donne, debba provare simpatie per chi vorrebbe sostituire il Corano alla costituzione, pratica la poligamia e le donne, nel migliore dei casi le obbliga al velo, nel peggiore le imprigiona nei burka.

Cosa proverebbe oggi Oriana nella situazione che stiamo vivendo? Personalmente sono convinto che sarebbe ancora più fremente di rabbia. Rabbia nei confronti dei tagliagole che ormai imperversano in Europa, ma, ancora di più, rabbia nei confronti di chi spaccia questi tagliagole per “disturbati mentali”, “persone psicologicamente labili”, “giovani emarginati, costretti a vivere nei ghetti”.
E chissà, forse proverebbe un po' meno “orgoglio”, oggi, Oriana.
Meno orgoglio, perché c'è poco di cui essere orgogliosi nell'occidente di oggi. Una civiltà molle, dimentica della sua grandezza, sempre pronta ad auto accusarsi di tutto il male del mondo, disposta ad accogliere indiscriminatamente chi ha una gran voglia di distruggerla. Una civiltà in cui molti, celebrando il quindicesimo anniversario dell'attacco alle torri gemelle, non hanno saputo far di meglio che polemizzare contro... l'islamofobia!
E' giusto essere orgogliosi del nostro grande passato, ma... lo è altrettanto esserlo del nostro squallido presente? C'è da dubitarne. Forse Oriana ne dubiterebbe, se fosse ancora fra noi.

Può essere sbagliato privilegiare, parlando di Oriana Fallaci, quella fase della sua attività di polemista dedicata all'Islam, tralasciando tante altre sue opere. La toccante “lettera ad un bambino mai nato”, le interviste ai grandi della terra, romanzi come “Insciallah” e “un uomo”, dedicato al suo compagno Alekos Panagulis, sono tutte opere che rivelano la grande giornalista e la scrittrice di razza, nettamente superiore ai tanti che vengono spacciati come “grandi” della letteratura italiana contemporanea e che, in tutta sincerità, non meritano neppure di legarle le scarpe. Si pensi, di nuovo, ad un Dario Fo, insignito di un Nobel politico al 110%, o ad un Camilleri o, peggio ancora, ad un Saviano. Ma la grandezza e l'importanza di un letterato si valutano anche in relazione ai tempi in cui questi vive, e al contributo che ha dato all'evolversi, in un senso o nell'altro, di questi tempi. Ed Oriana Fallaci ha vissuto l'ultima parte della sua esistenza in un mondo caratterizzato dalla aggressione del fondamentalismo islamico all'occidente e dalla brutale, interminabile, serie di guerre civili interne all'Islam. Ed è certo che le parole di Oriana hanno avuto grande importanza in questa situazione. Hanno dato la carica a molti, nel sonnacchioso occidente che non vuole vedere, né sentire, né parlare. Hanno contribuito ad un risveglio delle coscienze che può permetterci, forse, di sperare ancora. Non ha caso Oriana è stata tormentata, praticamente fino al momento della morte, non solo dagli insulti, ma dalle denunce, dai processi, dai tentativi di tapparle la bocca, con qualunque mezzo.
Non ci sono riusciti, a tapparle la bocca i nuovi censori del politicamente corretto. Oriana ha lottato fino alla fine. Tormentata da quello che lei definiva “l'alieno”, il tumore che la divorava, ha continuato a parlare, a denunciare. Ed ha affrontato la morte con un coraggio che non può non colpire. Nella “intervista con me stessa” parla della morte senza giri di parole, senza gli eufemismi che nel molle occidente di oggi cercano di nascondere, di rendere “dolce”, il meno dolce, il più personale, e tragicamente definitivo, degli eventi. La ha guardata in faccia, la morte, come ha guardato in faccia le oche e gli imbecilli che strillavano “Oriana la puttana” in tante piazze d'Italia.
Ma di loro ci dimenticheremo presto. Non ci dimenticheremo invece di ORIANA FALLACI.

5 commenti:

  1. Scusa l'ignoranza, ma che significa 'sciovinista?'
    Comunque una volta mi sono beccata, da parte di un politico o attivista musulmano - fortunatamente gli hanno sciolto il partito, o movimento -, della islamofoba (mi son detta 'wow, che scoperta') e della sionista (qui c'è un altro 'Wow, che scoperta' se si esclude che non avevo citato Israele da nessuna parte).

    Su una cosa erri (è una trappola musulmana) - Dici che i muslims ce l'hanno su con l'occidente. In realtà ce l'hanno su con tutto il mondo, altrimenti non avrebbero (quelli dell'isis) mandato minacce anche alla Cina, al Giappone e alla Corea del Nord cercando di provocare il moccioso coreano ( i nord coreani hanno imboscato tutto velocemente prima che potesse accorgersene).

    A chi insulta con 'fascista' 'nazista' 'razzista, sarebbe bene ricordare a questi che tra i 'nassisti', i 'fassisti' e i 'rassisti' ci sono tanti immigrati, tra questi anche neri, visto che loro danno molta importanza al luogo di provenienza e al colore della pelle più dei 'rassisti'.

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  2. Un ricordo personale. Quando uscì in libro "La rabbia e l'orgoglio" ero responsabile della biblioteca nella scuola dove insegnavo. Commisi un abuso, lo ammetto. Avevo un budget di 500 €, comprai 50 copie del libro e le distribuii nelle varie classi. Sono contento di averlo fatto.

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    1. E come l'hanno presa i tuoi colleghi? Non mi dire che tutto è andato liscio come l'olio... Complimenti Ezio.

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  3. Ho riletto proprio la sera dell'undici settembre ultimo scorso "la rabbia e l'orgoglio". La data era giusta e 15 anni in mezzo speravo consentissero una lettura più distaccata.
    Niente da fare.
    Sembrava scritto ieri.
    Poi ho continuato a trovare la Fallaci arrogante, superba, pesante nella sua retorica risorgimental-patriottica.
    Ma aveva ragione da vendere e quelle erano le parole giuste da usare.
    La Scuola con la s maiuscola non lo farà mai leggere quel libro, eccezion fatta per il libero pensatore che ha commentato più su.
    Allora dovrebbero provvedere padri e madri che hanno a cuore la propria libertà e quella dei figli.
    E rileggere.
    E rileggere ancora fino a che non sarà cambiato qualcosa, perché ad oggi, settembre 2016, eurabia sta ancora vincendo.

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