Il Cardinale Angelo Scola vorrebbe affiancare alle feste cristiane almeno una festa musulmana nelle scuole. “Almeno il 20% degli alunni”, ha detto “sono stranieri”, e fra questi sono preponderanti i musulmani. Quindi è giusto dedicare loro una festività.
Tralasciamo tutte le possibili obiezioni di tipo laico e veniamo subito al punto. La cosa tragica è che nelle parole del cardinale c'è un grumo di verità. Se il venti o il trenta, o magari il quaranta per cento della popolazione fosse costituita da musulmani che senso avrebbe continuare a festeggiare il Natale o la Pasqua? Stupisce però che il cardinale pensi di risolvere il problema affiancando alle feste cristiane una bella festività musulmana. Tutti in festa per Natale e magari un bel mese di scuole chiuse per il Ramadam... così sembra pensarla l'alto prelato.
La proposta sembra ragionevole, ma si tratta di una scemenza, da tutti i punti di vista. Se in Italia la metà circa della popolazione fosse monarchica, che dovremmo fare? Affiancare alla festa della repubblica una bella festa del re d'Italia? E se un buon quaranta per cento di italiani fosse fascista dovremmo affiancare al 25 Aprile la festa del Natale di Roma? Le feste esprimono un sentire comune, una memoria largamente condivisa. Se questa non esiste, o non esiste più, non ha nessun senso affiancare una festività all'altra, per far contenti tutti. Il problema che Monsignor Scola, e non solo lui, non si pone è: può reggere una società priva di ogni memoria comune, di una tradizione, di un minimo di valori base condivisi? Certo, le culture non sono qualcosa di fisso, immutabile, una sorta di trappola per gli individui. Le culture e con loro le tradizioni sono qualcosa di aperto, capace di recepire gli impulsi che vengono anche dal loro esterno. Ma una cosa è una cultura aperta e capace di confronto, cosa del tutto diverso una non cultura ridotta ad assemblaggio di spezzoni di di culture diverse. E se è bene che una cultura sia capace di cambiamento per impulso proprio, non è affatto bene che il cambiamento le sia imposto da una immigrazione fuori controllo.
E qui veniamo al secondo problema, quello decisivo, nell'immediato. Per monsignor Scola, e tanti altri, è scontato che si possano affiancare ai valori della cultura occidentale altri valori, nello specifico della cultura islamica, senza che questo abbia conseguenza alcuna. Una donna velata passeggia accanto ad una in minigonna, un negozio di kebab apre accanto ad una pizzeria e tutti vivono felici e contenti. E no, le cose non sono tanto semplici! Non lo sono perché, piaccia o non piaccia la cosa, alcuni valori base della cultura islamica sono incompatibili coi nostri. L'Islam non si caratterizza per il fatto che le donne escono di casa velate (o in burka). No, il suo vero elemento caratteristico è che le donne sono obbligate a velarsi. Per moltissimi musulmani una donna che gira per strada in minigonna non è una persona che ha fatto una scelta che è dovere di tutti rispettare. No, si tratta di una “peccatrice” che induce gli uomini al “peccato”, con tutte le conseguenze del caso. Un buon musulmano non si limita a dire che la sua religione è quella “vera”, questo lo fa anche un buon cattolico. No, per la maggioranza dei musulmani chi non segue il loro credo è quanto meno un potenziale nemico. Ed ancora, per l'Islam l'arte in quanto tale è sospetta. Il nudo artistico, le opere d'arte a soggetto religioso sono qualcosa di “empio”, sacrilego, per non parlare di libri, quadri o poemi che mettano in cattiva luce l'Islam o il Profeta. Gli islamici, o almeno moltissimi di loro, considerano la musica “ruffiana”, istigatrice di comportamenti lascivi e peccaminosi. Di nuovo, la cosa tragica è che dietro a simili farneticazioni si cela un nocciolo di verità. La musica, ma il discorso vale per l'arte in generale, è nella sua essenza sensuale. Non nel senso trogloditico che spinga a comportamenti “lascivi”, nel senso molto più importante e profondo che la spiritualità musicale ed artistica è legata alla sensibilità. Si tratta di una spiritualità sensibile, di una fonte di piacere estetico etereo ed impalpabile che ci tocca tuttavia in quanto esseri sensibili, corporei. Tutto questo è inaccettabile da parte di una cultura sessuofobica come quella musulmana. La recente vicenda delle statue di nudo censurate va, in questo senso, ben oltre l'incredibile servilismo di cui i governanti italiani hanno fatto mostra. E' la spia di una incompatibilità profonda fra la nostra cultura e la loro, fra il nostro ed il loro modo di intendere ed interpretare il mondo ed il ruolo dell'uomo nel mondo.
Il problema vero, non lo si ripeterà mai abbastanza, sta nel manico. Sta nelle porte aperte ad una immigrazione fuori controllo. Un fenomeno che ci impone un cambiamento a cui non solo non siamo preparati, questo sarebbe il meno, ma che è contrario a tutto ciò che per noi è importante ed ha valore. Se davvero gli islamici diventeranno il quaranta o il sessanta per cento della popolazione non avremo una bella festa cristiana accanto ad una musulmana, il velo accanto alla minigonna, la nona sinfonia accanto alla condanna della musica. Non avremo il libero pensiero accanto alla esaltazione del dogma. Avremo la eliminazione di tutto ciò che i nostri fratelli considerano incompatibile coi loro valori. La fine dei valori NOSTRI.
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RispondiEliminaL’eventuale aggiunta di una festa musulmana all’elenco delle feste cristiane, pur significativa, poco toglie e poco aggiunge allo spettacolo di desolazione e di morte verso cui ci siamo fatalmente incamminati.
RispondiEliminaIeri Renzi ha detto che il suo governo è fiero di difendere ed accogliere i poveri ed i diseredati dell'intera umanità, che dovessero bussare alle nostre porte. Mi chiedo: ma chi parla è il Presidente del Consiglio italiano o un Missionario della Caritas? Io penso che si tratti di uno che non sa quel che dice e che vuol solo dare a vedere quanto è figo, quanto è capace di cogliere e di far suo lo spirito del tempo, lo zeitgeist, come amano dire i sinistri del paraculismo. A memoria d'uomo non si era mai dato il caso di un governo, che ha dichiarato una sorta di guerra al popolo che dovrebbe governare e ne ha deciso la scomparsa più o meno lenta, ma inesorabile.
La base del nostro ordinamento è la Costituzione repubblicana, e tutti devono praticarla. Ognuno abbia le sue feste. La Costituzione le rispetta tutte escluse quelle che vadano contro il buon costume.L'attuale "sharìa" islamica confligge con la Costituzione. Il problema è qui. La "sharìa" deve onorare la Costituzione e piegarsi ad essa. Una "sharia" diversa, più aperta, fu proposta dall'islamico ing. Mohamed Taha, in Sudan, impiccato nell''85 dai militari integralisti che volevano applicare la "sharia" allo Stato. Prosegue oggi nel discorso progredito e aperto di Taha il prof. universitario (negli USA!) Mahmud Na'im (vedi). La lotta è qui, tra una vecchia "sharia" aggressiva e anti-"infedeli" e che subordina le donne a sudditi di serie C e una "sharia" molto più aperta, da recuperare, che secondo Taha era quella scritta e praticata a La Mecca, (e quindi "rivelazione" da non mettere tra pafrentesi come inesistente) quella ultima di Medina è l'attuale, spesso barbarica e di tanti secoli fa, da contestualizzare (scriveva Taha e ripete Na'im) rimasta rigida. Giuristi, politici intelligenti, cittadini responsabili, lavoriamo e lottiamo per valori comuni condivisibili e co sti tu zio na li...!!!!
RispondiEliminaDon Milani, come "rabbino" e "sacerdote" ha aperto una strada, ma è morto troppo presto (giugno 1967). Seguire il suo sentiero secondo me è la buona strada per risolvere molti problemi. Ma chi ne studia il pensiero e l'opera ?
RispondiEliminaE questi hanno il coraggio di definirsi cristiani?
RispondiEliminaPerchè non cominciano a farsi crescere la barba?
Non è che il cardinale Scola di secondo nome fa Abdullah?
Per il ramadam le scuole non possono essere chiuse. da sempre in tal periodo le scuole sono chiuse anche per noi. E' agosto.
Buongiorno,
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