Fuggono dalle guerre.
Questo ci ripetono costantemente i media, martellanti, implacabili,
24 ore al giorno, tutti i santi giorni.
Non voglio insistere più di tanto sul dato di fatto che la gran maggioranza dei migranti NON viene da paesi attualmente in guerra. Preferisco spendere poche parole per approfondire il tema della “fuga dalla guerra”
Per qualcuno la guerra è qualcosa di indipendente dagli uomini, una sorta di disastro naturale. C'è il terremoto e la gente fugge, allo stesso modo la gente fugge perché c'è la guerra. Da una parte c'è la guerra, dall'altra gli esseri umani che la subiscono. E' più che evidente che un simile modo di ragionare è completamente sbagliato, lo è per il semplicissimo motivo che sono gli uomini a fare le guerre, e, a maggior ragione, sono gli uomini a fare le guerre civili.
Le guerre producono profughi, è verissimo, ma una simile affermazione è talmente generica da non dire assolutamente nulla. Occorre approfondire il discorso.
In ogni guerra, e più che mai in una guerra civile, ci sono episodi di fuga dalle zone a rischio. A volte gruppi più o meno numerosi di fuggitivi si dirigono verso paesi non in guerra. Ma si tratta sempre di paesi vicini, spesso confinanti con quelli tormentati dal conflitto. Inoltre gli esodi dalle zone di guerra di solito diventano massicci, coinvolgendo intere popolazioni o comunque grandi masse di esseri umani, soprattutto quando le guerre finiscono. Una fazione si impone sull'altra e gli sconfitti fuggono per sfuggire alla vendetta dei vincitori. E' accaduto al termine della guerra civile spagnola, quando molti sostenitori della repubblica hanno cercato scampo in Francia, un paese non a caso confinante con la Spagna. Non ci vuole molto per notare la differenza fra una simile situazione e quella dei migranti attuali. I “migranti” attuali fuggono, si dice, da guerre in corso, ma raggiungono paesi lontanissimi, attraversando numerosi stati. Sulle nostre coste approdano pakistani che hanno raggiunto dal Pakistan la Libia e da lì son partiti per l'Italia. Qualcosa di mai visto in normali “fughe dalla guerra”.
Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale sono stati ridisegnati i confini di moltissimi paesi. Questo ha causato in Europa orientale imponenti migrazioni di popolazioni. Spinte dall'armata rossa con la colpevole complicità dei paesi occidentali, enormi masse umane sono state costrette ad emigrare per stabilirsi in quella che doveva essere la loro nuova casa. Ci sono stati cambi di stato fra tedeschi e polacchi, polacchi ed ucraini, ungheresi e rumeni. Una situazione tragica ma, di nuovo, radicalmente diversa da quella degli attuali migranti. Questi non si sistemano nei loro nuovi stati, ma fanno migliaia di chilometri per stabilirsi, tutti, in paesi che non sono i loro, caratterizzati da una cultura totalmente diversa dalla loro.
Nel settembre del 1941 i tedeschi cinsero d'assedio la città di Leningrado. Nel corso dell'assedio furono messe in atto operazioni di evacuazione della città e un certo numero di civili riuscì ad fuggire attraverso il Ladoga ghiacciato. Stalin come al solito non si interessò troppo delle sofferenze del suo popolo e l'evacuazione dei civili non fu mai al centro dei suoi pensieri. Tuttavia il tragico assedio provocò moltissimi profughi. Ma erano profughi che lasciavano una città assediata per raggiungere altre zone del loro paese. La loro fuga faceva parte a pieno titolo delle operazioni di guerra. Gli sfollati da Leningrado non “fuggivano dalla guerra”, fuggivano dai nazisti per continuare a combattere o dare il loro contributo ai combattimenti. Considerazioni analoghe possono essere fatte per altre città evacuate nel corso della seconda guerra mondiale. La differenza con la attuale situazione dei “migranti” è tanto evidente che non occorre neppure sottolinearla.
Nell'estate del 1917 la Russia era allo stremo. La popolazione civile non ne poteva più della guerra, l'esercito aveva riportato sconfitte sanguinose ed era sfiancato. La guerra aveva perso ogni sostegno popolare. I primi a fuggire dalla guerra erano i soldati che disertavano in massa. L'incapacità di Kerenskij di far fronte ad una simile situazione fu, come si sa, una delle cause principali del colpo di mano dell'Ottobre.
E' impossibile continuare una guerra quando questa sia osteggiata dalla stragrande maggioranza della popolazione e la sfiducia coinvolga l'esercito. Nella Russia del 1917 la fuga dalla guerra coincise con la sconfitta di fronte alle armate di Ludendorff. Può in qualche modo questa situazione essere paragonata con quella degli attuali migranti che “fuggono dalle guerre”? Basta porre la domanda per avere la risposta.
Nella Russia del 1917 il rifiuto di massa della guerra portò al collasso del fronte, alla rivoluzione di Febbraio prima, al colpo di mano dell'Ottobre poi, infine agli accordi di Brest Litovsk che posero fine alla guerra. Oggi invece, nel mondo musulmano esistono guerre che provocano la fuga di centinaia di migliaia, addirittura milioni di persone e che malgrado tutto continuano! E, attenzione, si tratta di guerre civili, guerre cioè combattute dai popoli, da una parte contro l'altra dello stesso popolo. Tutti fuggono da queste guerre, ma intanto tutti continuano a combatterle! Un mistero!
Se nel 1945 la popolazione di Berlino avesse abbandonato in massa la città, se una parte almeno delle truppe, che ormai altro non erano che civili malamente armati, avesse disertato, la sanguinosissima battaglia di Berlino non ci sarebbe stata e moltissime vite umane si sarebbero potute risparmiare. Ma così non è stato. I tedeschi hanno continuato a combattere fino all'ultimo, e combattevano anche i vecchi, le donne ed i bambini. Nessun esodo, nessuna migrazione, nessuna diserzione di massa. Solo resistenza disperata, fanatica. Fino alla fine.
La guerra fra Iran ed Iraq è durata otto anni, ha provocato almeno un milione di morti, è stata combattuta da ambo le parti in maniera barbarica, ma non ha dato origine a nessun fenomeno di migrazione di massa. Se ad un certo punto centinaia di migliaia, milioni di civili e di militari avessero cominciato a fuggire da una simile guerra questa si sarebbe interrotta, in un modo o nell'altro. Diserzioni, fughe di massa di intere popolazioni dalla guerra provocano il collasso del paese che le subisce. Dove simili fenomeni non si verificano le guerre continuano invece, implacabili. Pensare a guerre che producono la fuga di masse enormi di esseri umani e che tuttavia continuano e si incancreniscono è semplicemente ridicolo.
Certo, esistono migranti in fuga dalle guerre, anche se enormemente meno numerosi di quanto dica la propaganda di regime. E' sempre possibile fuggire da situazioni critiche, scampare a persecuzioni ed eccidi di massa. Ma è molto probabile che fra chi fugge dalle guerre ci siano moltissimi che fino a ieri le combattevano, quelle guerre, gente che ha subito dei rovesci e preferisce riparare in occidente in attesa di tempi migliori. Un telecronista, in un momento di forse involontaria sincerità ha detto giorni fa parlando della battaglia di Mosul: “c'è il rischio che i militanti dell'Isis sconfitti si dirigano in Europa”. Ecco, molti di coloro che “fuggono dalle guerre” lo fanno con la speranza di continuare a combattere in casa nostra, contro la nostra civiltà.
Molto significativo, direi.
Non voglio insistere più di tanto sul dato di fatto che la gran maggioranza dei migranti NON viene da paesi attualmente in guerra. Preferisco spendere poche parole per approfondire il tema della “fuga dalla guerra”
Per qualcuno la guerra è qualcosa di indipendente dagli uomini, una sorta di disastro naturale. C'è il terremoto e la gente fugge, allo stesso modo la gente fugge perché c'è la guerra. Da una parte c'è la guerra, dall'altra gli esseri umani che la subiscono. E' più che evidente che un simile modo di ragionare è completamente sbagliato, lo è per il semplicissimo motivo che sono gli uomini a fare le guerre, e, a maggior ragione, sono gli uomini a fare le guerre civili.
Le guerre producono profughi, è verissimo, ma una simile affermazione è talmente generica da non dire assolutamente nulla. Occorre approfondire il discorso.
In ogni guerra, e più che mai in una guerra civile, ci sono episodi di fuga dalle zone a rischio. A volte gruppi più o meno numerosi di fuggitivi si dirigono verso paesi non in guerra. Ma si tratta sempre di paesi vicini, spesso confinanti con quelli tormentati dal conflitto. Inoltre gli esodi dalle zone di guerra di solito diventano massicci, coinvolgendo intere popolazioni o comunque grandi masse di esseri umani, soprattutto quando le guerre finiscono. Una fazione si impone sull'altra e gli sconfitti fuggono per sfuggire alla vendetta dei vincitori. E' accaduto al termine della guerra civile spagnola, quando molti sostenitori della repubblica hanno cercato scampo in Francia, un paese non a caso confinante con la Spagna. Non ci vuole molto per notare la differenza fra una simile situazione e quella dei migranti attuali. I “migranti” attuali fuggono, si dice, da guerre in corso, ma raggiungono paesi lontanissimi, attraversando numerosi stati. Sulle nostre coste approdano pakistani che hanno raggiunto dal Pakistan la Libia e da lì son partiti per l'Italia. Qualcosa di mai visto in normali “fughe dalla guerra”.
Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale sono stati ridisegnati i confini di moltissimi paesi. Questo ha causato in Europa orientale imponenti migrazioni di popolazioni. Spinte dall'armata rossa con la colpevole complicità dei paesi occidentali, enormi masse umane sono state costrette ad emigrare per stabilirsi in quella che doveva essere la loro nuova casa. Ci sono stati cambi di stato fra tedeschi e polacchi, polacchi ed ucraini, ungheresi e rumeni. Una situazione tragica ma, di nuovo, radicalmente diversa da quella degli attuali migranti. Questi non si sistemano nei loro nuovi stati, ma fanno migliaia di chilometri per stabilirsi, tutti, in paesi che non sono i loro, caratterizzati da una cultura totalmente diversa dalla loro.
Nel settembre del 1941 i tedeschi cinsero d'assedio la città di Leningrado. Nel corso dell'assedio furono messe in atto operazioni di evacuazione della città e un certo numero di civili riuscì ad fuggire attraverso il Ladoga ghiacciato. Stalin come al solito non si interessò troppo delle sofferenze del suo popolo e l'evacuazione dei civili non fu mai al centro dei suoi pensieri. Tuttavia il tragico assedio provocò moltissimi profughi. Ma erano profughi che lasciavano una città assediata per raggiungere altre zone del loro paese. La loro fuga faceva parte a pieno titolo delle operazioni di guerra. Gli sfollati da Leningrado non “fuggivano dalla guerra”, fuggivano dai nazisti per continuare a combattere o dare il loro contributo ai combattimenti. Considerazioni analoghe possono essere fatte per altre città evacuate nel corso della seconda guerra mondiale. La differenza con la attuale situazione dei “migranti” è tanto evidente che non occorre neppure sottolinearla.
Nell'estate del 1917 la Russia era allo stremo. La popolazione civile non ne poteva più della guerra, l'esercito aveva riportato sconfitte sanguinose ed era sfiancato. La guerra aveva perso ogni sostegno popolare. I primi a fuggire dalla guerra erano i soldati che disertavano in massa. L'incapacità di Kerenskij di far fronte ad una simile situazione fu, come si sa, una delle cause principali del colpo di mano dell'Ottobre.
E' impossibile continuare una guerra quando questa sia osteggiata dalla stragrande maggioranza della popolazione e la sfiducia coinvolga l'esercito. Nella Russia del 1917 la fuga dalla guerra coincise con la sconfitta di fronte alle armate di Ludendorff. Può in qualche modo questa situazione essere paragonata con quella degli attuali migranti che “fuggono dalle guerre”? Basta porre la domanda per avere la risposta.
Nella Russia del 1917 il rifiuto di massa della guerra portò al collasso del fronte, alla rivoluzione di Febbraio prima, al colpo di mano dell'Ottobre poi, infine agli accordi di Brest Litovsk che posero fine alla guerra. Oggi invece, nel mondo musulmano esistono guerre che provocano la fuga di centinaia di migliaia, addirittura milioni di persone e che malgrado tutto continuano! E, attenzione, si tratta di guerre civili, guerre cioè combattute dai popoli, da una parte contro l'altra dello stesso popolo. Tutti fuggono da queste guerre, ma intanto tutti continuano a combatterle! Un mistero!
Se nel 1945 la popolazione di Berlino avesse abbandonato in massa la città, se una parte almeno delle truppe, che ormai altro non erano che civili malamente armati, avesse disertato, la sanguinosissima battaglia di Berlino non ci sarebbe stata e moltissime vite umane si sarebbero potute risparmiare. Ma così non è stato. I tedeschi hanno continuato a combattere fino all'ultimo, e combattevano anche i vecchi, le donne ed i bambini. Nessun esodo, nessuna migrazione, nessuna diserzione di massa. Solo resistenza disperata, fanatica. Fino alla fine.
La guerra fra Iran ed Iraq è durata otto anni, ha provocato almeno un milione di morti, è stata combattuta da ambo le parti in maniera barbarica, ma non ha dato origine a nessun fenomeno di migrazione di massa. Se ad un certo punto centinaia di migliaia, milioni di civili e di militari avessero cominciato a fuggire da una simile guerra questa si sarebbe interrotta, in un modo o nell'altro. Diserzioni, fughe di massa di intere popolazioni dalla guerra provocano il collasso del paese che le subisce. Dove simili fenomeni non si verificano le guerre continuano invece, implacabili. Pensare a guerre che producono la fuga di masse enormi di esseri umani e che tuttavia continuano e si incancreniscono è semplicemente ridicolo.
Certo, esistono migranti in fuga dalle guerre, anche se enormemente meno numerosi di quanto dica la propaganda di regime. E' sempre possibile fuggire da situazioni critiche, scampare a persecuzioni ed eccidi di massa. Ma è molto probabile che fra chi fugge dalle guerre ci siano moltissimi che fino a ieri le combattevano, quelle guerre, gente che ha subito dei rovesci e preferisce riparare in occidente in attesa di tempi migliori. Un telecronista, in un momento di forse involontaria sincerità ha detto giorni fa parlando della battaglia di Mosul: “c'è il rischio che i militanti dell'Isis sconfitti si dirigano in Europa”. Ecco, molti di coloro che “fuggono dalle guerre” lo fanno con la speranza di continuare a combattere in casa nostra, contro la nostra civiltà.
Molto significativo, direi.