
Numeri
In questi giorni
ogni mattina, appena accendiamo quella scatola malefica che si chiama
televisore, un accigliato annunciatore o una graziosa annunciatrice ci
ammoniscono: “Il mondo è sull'orlo del baratro, l'aria delle
grandi città irrespirabile”. Poi arriva l'esperto di turno e ci
annuncia, non si capisce bene se trionfante o profondamente triste,
che i decessi per tumore sono destinati ad accrescersi del diciotto,
venti per cento in seguito alle poveri sottili. Il cittadino
giustamente si spaventa. Coi tumori non si scherza ed un una
percentuale del 20% è semplicemente spaventosa. Anche io, che alla
salute ci tengo ma non sono un fanatico del salutismo, quando ho sentito un numero simile mi sono
preoccupato, non tanto per me che sono un vecchierello, ma per i miei
figli, e mio nipotino. Poi ho cercato di fare una cosa oggi sempre
meno di moda: pensare.
Cosa significa di preciso che i decessi
per tumore causato da polveri sottili sono destinati ad aumentare del
18%? Vediamo un po'. Nella provincia di Milano nel 2010 morivano di
tumore 8,8 persone ogni 10.000. Per semplificare i calcoli
ipotizziamo che ne morissero 10 e che l'incremento dei tumori sia
pari al 20%. Tradotto in cifre assolute questo significa che
l'incremento dei decessi per tumore sarà minore alla due
unità ogni 10.000 abitanti. La cifra è comunque
preoccupante, ma non tale da giustificare le campagne allarmistiche
che ci martellano in questi giorni.
Qualcuno può considerare
troppo rassicuranti questi numeri. Tutti più o meno abbiamo sentito
fior di “esperti” che ci dicevano, ad esempio, che le donne hanno
una possibilità del 20% di contrarre il cancro al seno. Cifre
spaventose, che incutono giustamente allarme e paura. Ma, di nuovo,
cosa significa di preciso un simile dato? Significa che una donna,
nel corso di tutta la sua vita,
ha il 20% di possibilità di contrarre un tumore al seno. Una
quarantenne con una speranza di vita residua pari a 40 anni avrà ogni anno una
probabilità di contrarre il tumore al seno pari allo 0,5%. Di nuovo,
una cifra preoccupante, ma che non giustifica allarmismi
isterici.
Gli allarmismi isterici invece sono all'ordine del
giorno, sui media ed in rete. Milano è presentata come una sorta di
camera gas, una trappola mortale per i suoi sventurati abitanti. Le
cose però stanno diversamente. Secondo dati Istat,
controllabili in rete, nel 2010 la vita media a Milano era pari a
80,1 anni per gli uomini e 85,2 per le donne, superiore sia alla
media nazionale che a quella del nord Italia. Purtroppo non dispongo
di dati più recenti ma non credo che lo smog nel capoluogo lombardo
fosse nel 2010 molto minore di quello attuale. Dal 2004 al 2010 la
vita media a Milano è aumentata di 1,7 anni per gli uomini e di 0,8
per le donne. La mortalità per tumore è scesa nello stesso periodo
fino ai già menzionati 8,8 decessi ogni 10.000 abitanti rilevati nel
2010, con una contrazione della mortalità di 2,8 punti per gli
uomini e di 0,5 per le donne. Tutto va bene allora? NO,
ovviamente. Solo, si tratta di dati che non quadrano con gli strilli
isterici di questi giorni.
Si possono fare considerazioni
analoghe per l'Italia, recentemente condannata dalla UE per l'elevata
mortalità derivante dalle polveri sottili. Nel 2005 la speranza di
vita in Italia era di 78,1 anni per gli uomini e 83,7 per
le donne. E' passata nel 2011 rispettivamente a 79,4 e 84,5. Non vi
sono sostanziali differenza fra nord e sud. Per farci un quadro più
preciso, val la pena di ricordare che la speranza di vita alla
nascita nel nostro paese era di 35,4 anni nel 1880, 42,8 nel 1900,
54,9 nel 1930, 65,5 nel 1959. Insomma, le città sono camere a
gas, siamo colpiti da alluvioni, desertificazioni, caldo soffocante e
gelo polare, terremoti, maremoti, uragani, tifoni e bombe d'acqua
mentre in passato, quando la follia umana era meno grave, tutte
queste brutte cose non c'erano affatto. Però, viviamo sempre più
a lungo. Molto, molto strana la cosa!
Grullerie
“Non
esistono fatti, solo interpretazioni” ebbe a dire Friedrich
Nietzsche. Beppe Grillo, probabilmente, di Nietzsche sa solo che
aveva un gran bel paio di baffi, però si attiene al suo detto. Chi
se ne frega dei dati quando possiamo “interpretarli” come cavolo
ci pare? Ogni dato può essere correlato con qualsiasi altro, basta
volerlo. Studiando le statistiche, potremmo rilevare che negli Usa
nel corso del 2015 sono diminuiti, insieme, il consumo di burro ed il
numero dei divorzi. Cosa ci vieta di collegare le due cose? Un
seguace delle diete vegane potrebbe affermare che abolire il burro
dalla lista degli alimenti rinforza la stabilità delle famiglie...
Secondo dati Istat il 2015 dovrebbe
chiudersi in Italia con 68.000 morti in più rispetto al 2014:
566.000 rispetto a 498.000. I dati non sono ancora
definitivi e gli statistici dell'Istat si guardano bene dall'indicare
le cause del fenomeno, ma Grillo non ha dubbi: il maggior numero di
decessi è certamente dovuto alle polveri sottili. Il tasso di
mortalità dovrebbe essere dell'11% nel 2015, era stato del 10,3 nel
2012 e del 10,1 nel 2013. L'incremento dell'anno che sta per concludersi
potrebbe essere un normalissimo picco statistico o la naturale
conseguenza dell'invecchiamento della popolazione. Tutti dobbiamo
morire, prima o poi, ed è chiaro che se le nascite si contraggono e
la popolazione globale invecchia il numero complessivo dei decessi è
destinato ad aumentare. Ma a Grillo tutto questo non interessa. La
colpa di tutto è del “modello di sviluppo”, dell'insensato
consumismo che i “poteri forti” ci hanno imposto. E può far si che numeri gli
diano ragione: se debitamente torturati i numeri dicono quello che
noi vogliamo. Non esistono fatti, solo interpretazioni...
Limiti
Quando sento parlare delle conseguenze
nefaste del fatto che il livello dello smog superi certi limiti mi
viene in mente un gran bel racconto di fantascienza dello scrittore
americano Robert Sheckley.
Un giovane idealista è alla ricerca
di un pianeta in cui sia stata stata realizzata la società perfetta.
Qualcuno gli dice che questo paradiso esiste: è un pianeta chiamato
Tranai. Il giovanotto parte e raggiunge il pianeta. Qui è accolto
dal sindaco della capitale che gli racconta come tutto su Tranai sia
tanto bello. In particolare gli assicura che su questo paradiso quasi
non esiste delinquenza e che i pochi malfattori sono sempre
assicurati alla giustizia. Naturalmente su Tranai i processi sono rapidi e non esistono errori
giudiziari. Nessun innocente viene mai condannato, chi è punito è
sempre colpevole. Ad un tratto il sindaco smette di parlare, si alza,
afferra un fucile appeso al muro, va alla finestra, spara ad un
passante e lo uccide. Il giovanotto è sbigottito. “Ma, cosa fate?”
chiede.
“Nulla di grave”, risponde il sindaco, “ho eseguito
una sentenza, ho ucciso un criminale.”
“Ma... mi dicevate che
non ci sono criminali su Tranai”, replica il giovane idealista.
“No”, ribatte il sindaco, “vi solo ho detto che sono pochi”.
”D'accordo, ma...il processo?”.
“Ve lo ho detto che su
Tranai i processi sono molto brevi...”
“Ma... e se quel tale
era innocente?”
“Questo è assolutamente impossibile”
“Perché
mai?”
“Su Tranai esiste una legge che stabilisce che chiunque
venga ucciso come criminale è automaticamente colpevole”.
Ecco,
certi discorsi sui livelli stabiliti dalla UE mi ricordano il
racconto di Sheckley. Se il livello delle polveri supera un tot che
gli euroburocrati, nella loro infinita saggezza, hanno stabilito, le
polveri diventano automaticamente la causa di tutti i mali del mondo.
Un po' come dire che chi beve mezzo bicchiere di vino è per
definizione ubriaco. Qualsiasi discorso sui danni dello smog, pure
realissimi, che parta da simili presupposti non ha nulla a che vedere
con la scienza.
Ideologismi
Non vorrei
essere frainteso. Il problema dell'inquinamento, specie nelle grandi
città è reale; quanto al cancro, penso siano in pochi ad essere più
sensibili di me al tema della lotta contro questo orribile male. Ho
conosciuto persone stroncate da tumori ed alcune mi erano molto
vicine; so bene quali e quante sofferenze provochino. Nulla però è
tanto stupido, controproducente e dannoso quanto affrontare questi
temi in maniera sensazionalistica ed ideologica. Alcuni sembrano
provare un sadico piacere alle notizie cattive che riguardano
l'inquinamento e la salute. Per qualcuno lo smog sarebbe facilmente
eliminabile se solo noi fossimo un po' meno “folli” o se le
“multinazionali” non tramassero nell'ombra per farci ammalare. Le
cose invece sono leggermente diverse.
Nessuno oggi è disposto a
rinunciare alla fetta di benessere che siamo riusciti a conquistarci.
E ci sono ottime ragioni per non rinunciarci. Non si viveva affatto
meglio, né più a lungo, quando di notte le città erano avvolte
nelle tenebre o quando solo i più ricchi potevano vivere in ambienti
malamente riscaldati; o quando il parto era per le donne un rischio
mortale o la maggioranza dei bambini moriva nel primo anno di vita.
Non si viveva neppure, in quei tempi qualcuno felici, in
un mondo meno inquinato. Anche oggi fiumi e laghi sono molto più
inquinati in Africa che in Europa, anche se molti fingono di non
saperlo. Siamo riusciti a migliorare, faticosamente, il nostro tenore
di vita, ma questo comporta inevitabilmente dei costi. Li comporta
perché il mondo in cui viviamo non è fatto per noi, non si adegua
automaticamente ai nostri desideri. Quindi, se vogliamo riscaldarci,
viaggiare, viver in case illuminate, non annegare nei rifiuti,
campare più a lungo, dobbiamo lavorare, produrre, consumare energia
e questo ha dei costi, crea problemi.
Problemi da risolvere uno per
uno, con spirito pragmatico e concreto, senza svolazzi ideologici nel
regno dell'utopia. E senza ridicoli sensazionalismi, senza
martellare la gente con una propaganda isterica degna di Joseph Goebbels. Qualcuno oggi cerca di creare una psicosi di massa, e con questa la falsa impressione che la
fine del mondo sia dietro l'angolo. Non so se lo faccia per interesse, stupidità, ignoranza, fanatismo ideologico. Di certo in questo modo non si risolve alcun problema. Nè in Italia nè altrove.