Detesto il fanatismo,la faziosità e le mode pseudo culturali. Amo la ragionevolezza, il buon senso e la vera profondità di pensiero.
lunedì 28 marzo 2022
ANCORA SULL'ARTICOLO 11
mercoledì 23 marzo 2022
MEMORIA STORICA
martedì 22 marzo 2022
GUERRA E COSTITUZIONE
sabato 19 marzo 2022
IL NUOVO RASPUTIN
“Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il
globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a
tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto
nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e
liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una
parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno
parte dell’élite liberale atlantista”.
Chi scrive
queste parole? Le scrive in un articolo rinvenibile nella sua pagina
facebook, Alexandr Dugin, il filosofo ufficiale della Russia di
Putin. E dalle sua parole si evince immediatamente cosa sia in gioco
nel periodo tragico che stiamo attraversando. Il problema non è,
cosa evidente sin dal primo momento, il Donbas, o l’ingresso nella
Nato dell’Ucraina, o l’Ucraina stessa. Il problema è
l’occidente, soprattutto il problema è il liberalismo
dell’occidente che questo novello Rasputin identifica con l’anti
tradizione, la tecnocrazia, il grande reset eccetera eccetera.
“L’Occidente moderno”, prosegue il filosofo “è la cosa più
disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della
cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e
nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un
cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è
anti-civilizzazione”.
L’occidente è la non civiltà dei
Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, notare le origini
ebraiche. L’occidente si identifica con gli Zuckerberg e questi
con il marciume, la degenerazione, la non civiltà. A parte le scarse
simpatie che ognuno di noi, compreso chi scrive, può avere per
Zuckerberg e Soros, è semplicemente incredibile che siano queste
persone ad essere indicate quale simbolo di ciò che di peggio esiste
nella storia dell’occidente. Mentre identifica con l’anti
civilizzazione il globalismo degli Zuckerberg, Dugin guarda con
malcelata simpatia al ventesimo secolo, “violento e
contraddittorio”. Dimentica che le figure centrali di questo secolo
sono Adolf Hitler e Giuseppe Stalin, due simpaticoni che hanno sulla
coscienza alcune decine di milioni di morti. E nel momento stesso in
cui condanna il globalismo mercatista ed il libero scambio Dugin non
ha nulla da dire sulle società chiuse e su ciò che le caratterizza:
la soppressione delle libertà personali, il declino economico,
l’eliminazione del dissenso politico, le persecuzioni di artisti,
filosofi ed intellettuali. Inorridisce di fronte a McDonald’s ma
non dice una parola sui lager e sui gulag. E dimentica quel fenomeno
secondario del nostro tempo che si chiama fondamentalismo islamico.
Le adultere lapidate e gli omosessuali impiccati sono poca cosa se
paragonati ad Amazon e Facebook. Dulcis in fundo, la fiera condanna
del mercato globalista non lo spinge a pronunciare alcuna parola non
dico di condanna, ma di critica nei confronti di quella strana
mistura di capitalismo e gangsterismo che prospera nella santa
Russia. Il denaro è sterco del demonio solo se appartiene a qualche
cattivone ebreo…
Dugin contrappone a quella non civiltà
che sarebbe l’occidente, l’occidente vero, l’occidente
cristiano, greco-romano, mediterraneo, europeo. La Russia si collega
a questo occidente, un occidente premoderno, spirituale, nemico del
materialismo e della tecnologia. Nemico, soprattutto, del
liberalismo. Perché è lì l’origine di ogni male: il liberalismo,
con la sua esaltazione dell’individuo e dei suoi diritti, dello
scambio, del mercato. Per fortuna, sospira Dugin, la Russia non è
contaminata da questo mostro: “il liberalismo in Russia sta
perdendo il terreno sotto i piedi” afferma, e prosegue: “La
Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il
mondo moderno. È proprio quella rivolta contro il mondo
moderno”.
Dunque il “vero occidente” non ha nulla a che
fare con tradizione liberale, molto interessante. Peccato che sia una
tradizione che va da Kant a Ralws, da Locke ad Hayek, da Spinoza a
Mill, da Adam Smith ad ad Isaiah Berlin, da Hume a Popper. Tutta
robaccia, anti cultura.
Ne prendiamo atto. Però… però
alcuni aspetti centrali del pensiero liberale, alcuni valori
di quella anti cultura che sarebbe il liberalismo, sono presenti in
un po’ tutta la storia del pensiero, attraversano come un fiume
carsico la storia della filosofia anche in periodi ben antecedenti al
sorgere del liberalismo vero e proprio.
Il dialogo socratico, la
ricerca razionale della verità che avanza nel libero confronto delle
idee, cosa è se non un’anticipazione della moderna libertà di
pensiero e ricerca? L’evangelico “non fare agli altri ciò che
non vorresti fosse fatto a te” anticipa l’imperativo categorico
kantiano, così come il “date a Cesare ciò che è di Cesare e a
Dio ciò che è di Dio” è in fondo una prima teorizzazione della
divisione dei poteri fra autorità politiche e religiose.
“Noi
riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti
gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di
certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la
Libertà, e il perseguimento della Felicità” . Questo recita la
dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, un paese
che Dugin detesta. Ma questa dichiarazione è stata in qualche modo
anticipata da un’altra, secondo cui tutti gli esserti umani sono
figli di Dio e, proprio per questo, dotati di pari dignità (anche se
non, allora, di pari diritti e doveri fondamentali).
Tutto
l’appello di Dugin alla tradizione è in realtà un appello monco,
si rifà ad un occidente privo delle sue migliori caratteristiche, un
occidente caratterizzato da uno spiritualismo nemico dell’autonomia
della ragione. Nella migliore delle ipotesi l’occidente dei
tribunali della Santa Inquisizione, nella peggiore l’occidente
della deriva irrazionalista da cui sono nati i grandi totalitarismi
dello scorso secolo.
In realtà il cupo misticismo di Dugin
contrasta anche con quanto di meglio la grande cultura russa ha
saputo creare.
Dostoevskij è un critico radicale
dell’occidente, ma la sua parabola del grande inquisitore in quel
capolavoro assoluto che è “i fratelli Karamazov” è una
splendida esaltazione della libertà. Ed un grandissimo russo come
Solzenicyn, anch’egli critico di molto aspetti della civiltà
occidentale, nel primo libro di “Arcipelago Gulag” (a
proposito, lo si trova nelle librerie russe?) sottopone a critica
spietata il codice penale staliniano, e lo fa riferendosi alle tanto
disprezzate libertà formali del decadente occidente.
Si
potrebbe continuare ma non ne vale troppo la pena. I richiami di
Dugin al “miglior occidente” altro non sono che riproposizione
degli aspetti meno condivisibili, comunque più discutibili, della
cultura occidentale. E si basano tutti su un volgare equivoco. Dugin
altro non fa che sostituire all’occidente la sua attuale
degenerazione politicamente corretta. Confonde la malattia col corpo
che la malattia sta infettando. Poi contrappone a questo occidente,
identificato col male che lo corrode, una civiltà alternativa che
altro non è che una forma di neotribalismo negatore dei diritti
personali e della democrazia, della libera ricerca come dello
sviluppo economico e tecnologico.
Dugin mette tutto nello
stesso sacco: il globalismo che nega la rilevanza delle differenze e
l’universalismo democratico e liberale, La pari dignità fra le
persone indipendentemente dal sesso e dalle preferenze sessuali e
l’utero in affitto, l’economia di mercato e gli eccessi di una
finanza priva di limiti. In questo modo si trova paradossalmente ad
essere assai vicino ai peggiori sostenitori del politicamente
corretto. L’occidente è nemico della natura, la sua storia è
riconducibile a razzismo e prevaricazione, la sua politica è
biecamente imperialista. Forse non c’è troppa differenza fra
Dugin ed i fanatici del BLM.
Sono però le conseguenze
politiche dei suoi filosofemi ad apparire particolarmente
gravi.
Riferendosi alla guerra in Ucraina Dugin afferma:
“...tutti capiranno il significato della moderna guerra in
Ucraina. Molte persone in
Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa
liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli
ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno
della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea.
Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo
saranno”.
Gli ucraini erano vicino alla luce, ma la propaganda
liberal nazista (si, proprio così, il liberalismo è equiparato al
nazismo) li ha spinti verso il buio. Per fortuna arrivano i loro
fratelli russi che, aiutandosi con missili, bombe e carri armati, li
riportano verso la luce. E la guerra in Ucraina non è qualcosa di
isolato, un mero accidente passeggero, no. A fronte della
aggressività del liberal nazismo afferma Dugin, “La Russia sta
creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una
vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di
sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i
processi più difficili e pericolosi”. Insomma, la guerra in
Ucraina è la prima tappa di uno scontro di civiltà. Luce contro
tenebre, spirito contro materia, angeli contro demoni. Da tempo non
si vedeva nella cultura europea un tale revival di gnosticismo
manicheo.
Dugin piace a molti occidentali non troppo forti di
mente. La sua critica all’occidente trova adepti fra quanti non ne
possono più del gender e del misticismo ecologico,
dell’immigrazionismo senza limiti e della negazione delle
differenze. Proprio per questo va contrastato in maniera netta,
radicale, senza concessione alcuna.
Dugin non è il rimedio,
è il male. Il suo volto ascetico, la barba che ricorda quella si
Solzenicyn possono far presa ma espressione ascetica e barba fluente
non sono in quanto tali segno di saggezza. In “Reparto C”
proprio Solgenicyn scrive che una fluente capigliatura bianca può
cingere la testa dei geni come quella degli imbecilli. Dugion non è
di certo un imbecille, probabilmente conosce la filosofia, di certo
non è un esempio da seguire. Le sue farneticazioni non ricordano i
grandi della cultura russa. Piuttosto un monaco malefico: Grigorij
Rasputin.
DENAZIFICARE

Nello stadio che ieri ha ospitato l’adunata oceanica di Putin campeggiava una scritta: Liberare il mondo dal nazismo.
venerdì 18 marzo 2022
NEUTRALITA'
mercoledì 16 marzo 2022
ARMATA BRANCALEONE
martedì 15 marzo 2022
E' REALISTICA LA RESA SENZA CONDIZIONI?
Ho sentito dire molto spesso, in questi giorni, la seguente frase:
“dobbiamo tener conto dei dati di fatto, essere realisti.”.
Certo,
dobbiamo tener conto dei dati di fatto, e l’invasione della Ucraina
è un dato di fatto, non ci piove. E allora, accettiamolo questo dato
di fatto! Gli ucraini si arrendano e noi avremo riconquistato ciò a
cui teniamo più di ogni altra cosa: la “normalità”. Gli Ucraini
perdono la libertà e noi possiamo tornare a discutere di green pass
ed elezioni amministrative. La cosa sarà moralmente ripugnante, ma
occorre essere realisti perbacco!
Ma, valutazioni morali a
parte, è davvero “realista” un simile modo di affrontare il
problema? Vediamo.
In primo luogo c’è un altro dato di fatto,
oltre a quello della invasione: la volontà degli ucraini di
RESISTERE. Possiamo strillare, dare “saggi” consigli, saltellare,
ma quelli sono davvero testardi e di perdere la loro libertà non
hanno nessuna voglia, neppure per garantire la nostra “normalità”.
Quindi resistono e a noi resta la scelta imbarazzante: li aiutiamo, ovviamente in maniera non avventurista? O
non li aiutiamo? E
va da se che non aiutarli vuol dire aiutare i loro boia.
Ma, per
la seconda volta tralasciamo la morale, tratteniamo i conati di
vomito e facciamo la scelta di NON aiutarli. Questo sacrificio
restituirà al mondo una pace sicura? Ci darà davvero la tanto
sospirata “normalità”? Basta fare la domanda per avere la
risposta. E la risposta è NO.
Per almeno due motivi.
Il
primo è che non sta scritto da nessuna parte che il caro Putin si
accontenterà dell’Ucraina. Già ora parla della Moldavia, degli
Stati baltici, addirittura della Polonia. Se vince a mani basse in
Ucraina allargherà sicuramente le sue pretese. Il suo fine
chiarissimo è la ricostituzione del vecchio impero sovietico, e
prima zarista. E se ottiene ciò che vuole in Ucraina sarà spinto a
chiedere ancora di più. Valuterà che un occidente debole e diviso
non è in grado di opporsi efficacemente alle sue pretese. E alzerà la
posta.
E, oltre a Putin, e molto più pericoloso di lui, c’è
il gigante asiatico che da lungo tempo non nasconde le sue mire
egemoniche sull’intera area orientale e le sue pretese su
Taiwan.
Il secondo motivo è che, con tutta probabilità, la vittoria di
Putin NON porterà la pace in Ucraina. Piaccia o non
piaccia ai “saggi” pacifisti, gli ucraini continueranno a
combattere. Anche QUESTO è o
potrà essere un dato di fatto. Gli occidentali “realisti”
pensano che se i russi fanno fuori un bel po’ di ucraini e magari
impiccano l’odioso comico loro capo le cose si aggiustano e noi
torniamo a goderci la "normalità". Ma le cose possono assumere una
piega ben diversa. I russi vincitori non potranno controllare un
paese vasto e popoloso come l’Ucraina e saranno infognati in un
Afghanistan europeo. Una situazione lontana anni luce dalla
stabilità.
Quindi, cari “saggi”, cari “realisti”, non
fatevi illusioni. La sconfitta dell’Ucraina NON porterà nessuna
“normalità”. La possibile impiccagione di Zelen’skyj potrà
dare brividi di soddisfazione a qualche occidentale “saggio” ma farà del comico un eroe del suo popolo. E tutti noi dovremo goderci le
delizie di una guerra di guerriglia ai confini dell’Europa e della
NATO.
Conosco l’obiezione: che fare allora? Andare verso la
guerra atomica?
Ovviamente si tratta di una opzione folle, da rifiutare, ma francamente non credo che sia minimamente realistica. Putin non è
affatto un folle, non persegue
la strategia del "muoia
Sansone con tutti i filistei", mira piuttosto a far vincere Sansone e a sterminare i "filistei". Ha da tempo elaborato i suoi
piani e ora li persegue basandosi sulla convinzione, non
campata in aria, che l'occidente debole e
diviso non sia in grado di contrastarli efficacemente. I
richiami alle armi atomiche sono con tutta probabilità un bluff. che l'autocrate del Cremlino usa in maniera criminale per terrorizzare le pubbliche opinioni dell'occidente e costringere i governi occidentali a cedere.
E
se non fossero un bluff? Se davvero non lo fossero ci
sarebbero mille ragioni di più per bloccarlo subito,l'autocrate, bloccarlo ora,
quando l’area di crisi è ancora ridotta,
prima che diventi troppo forte ed incontrollabile.
E’
realistico oggi aiutare l’Ucraina, NON con avventuristici
interventi militari, ma fornendo a chi combatte per la sua terra il
supporto necessario ed intensificando al massimo sanzioni, attività
diplomatica e mobilitazione popolare. Per isolare la Russia. Non è vero che l'Ucraina sia già sconfitta. Se debitamente aiutati gli ucraini possono realisticamente conquistare il
tavolo per una trattativa VERA che assicuri loro NON la vittoria ma
una sopravvivenza decente.
E’ difficile una cosa simile? Si, ma non è impossibile; ed è realistica. Chi la persegue è molto più realista di chi
pensa che resa senza condizioni di un popolo possa assicurare pace e
stabilità al mondo.
lunedì 14 marzo 2022
TRE TIPI DI GLOBALIS
venerdì 11 marzo 2022
FINTA SAGGEZZA
giovedì 10 marzo 2022
ARMI A PUTIN!
Lo ho letto tempo fa in FB: “Speriamo che Putin conquisti alla
svelta Kiev così la smettiamo con questa menata di guerra”.
Nobili
parole, che più o meno esprimono il pensiero di molti. Certo, chi le
ha scritte è stato un po’ brutale, ma in fondo ha detto
chiaramente ciò che grandi firme (le definisco tali senza alcuna
ironia) del giornalismo italiano come Liguori, Capuozzo o Feltri
esprimono con parole più delicate.
C’è la guerra e questa
deve cessare. Come farla cessare? Semplice, con la RESA.
Pero…
però gli ucraini aggrediti hanno l’ardire si difendersi. Non
vogliono tornare indietro di decenni, non ci stanno a vivere in un
paese ridotto a protettorato, fantoccio di una potenza straniera
pronta ad invadere questo o quello se il suo autocrate ritiene che ne
valga la pena. E così resistono, tenacemente. Sperano di ottenere
almeno una pace onorevole, una trattativa vera. E non si arrendono,
non ascoltano i consigli di chi li invita ad abbracciare i loro
aggressori, dei grandi intellettuali che fanno i “saggi” sulla
pelle degli altri.
La loro protervia e l’ arroganza degli
ucraini sono intollerabili. Sono LORO i responsabili delle morti, del
macello del loro paese. Loro che pretendono di difendersi
dall’aggressore, che hanno l’arrogante pretesa di voler vivere da
liberi.
Invito i t teorici della resa, i saggi giustamente
indignati della intollerabile pretesa degli ucraini di resistere, ad
essere coerenti fino in fondo.
Chiedano che l’Italia,
l’Europa, la comunità internazionale tutta diano ARMI A
PUTIN.
Armi ai russi! Questo dovrebbe essere lo slogan, la
giusta richiesta dei pacifisti occidentali. Armi ai russi, così i
prodi soldati di Putin potranno sconfiggere questi super
nazionalisti, questi nazisti di ucraini e ci sarà, finalmente la
pace.
L’Ucraina sarà smembrata, ridotta a stato fantoccio, a
nuovo protettorato. Il suoi popolo sarà costretto a vivere come ad
altri piacerà farlo vivere, ma chi se ne frega? Ci sarà la “pace”
perbacco! E, cosa più importante di tutte, noi potremo esser
lasciati in pace.
PUGILI SUONATI
mercoledì 9 marzo 2022
PACE (?)
lunedì 7 marzo 2022
PARAGONI RIDICOLI
C’è chi fa paragoni fra gli inviti alla resistenza di Zelen’skyj
e il fanatico rifiuto della resa da parte di Hitler nella fase
conclusiva della seconda guerra mondiale. Non diversamente da Hitller
Zelen’skyj obbliga la sua gente a combattere, spinge il suo popolo
al massacro, questa la tesi.
In guerra la prima vittima è la
verità. Verissimo, ma in rete la prima vittima è la storia. Vediamo
un po’.
Dopo il fallimento dell’offensiva nelle
Ardenne le armate hitleriane cominciarono letteralmente a sgretolarsi
ad occidente. I tedeschi combatterono con feroce determinazione sul
fronte orientale perché avevano una gran paura delle vendette dei
russi. Val la pena di ricordare che l’armata rossa si rese
responsabile, nell’offensiva in Prussia orientale di autentici
crimini di guerra. Sul fronte occidentale invece, dove gli anglo
americani facevano molta meno paura, il fronte militare (per non
parlare di quello civile) letteralmente crollò. E tutta la ferocia
criminale di Hitler non lo poté impedire. Perché, contrariamente a
quanto pensano certi soloni da quattro soldi, nessun governo, nessun
tiranno possono obbligare un esercito a combattere, impedirne il
disfacimento quando si diffonde il rifiuto di continuare a
combattere.
Non mi pare che gli ucraini non vogliano
combattere…
Nella fase finale del conflitto Hitler era
assolutamente solo.
Non si manifestava nelle piazze di mezzo
mondo contro chi pressava da ogni parte la Germania. Nessuno metteva
sanzioni economiche ai paesi nemici del tiranno nazista. Nessuno
inviava ai nazisti aiuti, meno che mai armi. Nessuno si proponeva
quale “mediatore” fra tedeschi ed angloamericanii, o fra tedeschi
e russi. Non esisteva in nessun paese in guerra con Hitler nessun
politico dissenziente che invitasse il proprio governo ad adottare
una linea almeno un po’ “morbida” nei confronti del tiranno
nazista. Nessun tedesco tornava in patria dall’estero per aiutare
il suo paese nella resistenza. Non era in corso alcuna trattativa fra
tedeschi e russi, tedeschi ed alleati occidentali.
Hitler non
aveva nessuna speranza, non dico di vittoria, ma neppure di pace
onorevole, non poteva ottenere lo straccio di trattativa neppure
sulle condizioni della resa. Poteva solo arrendersi senza condizioni,
e nessuno nel mondo riteneva ingiusta o vessatoria una cosa
simile.
Oggi anche coloro che sperano in una resa degli ucraini
parlano di “trattative”, “dialogo”, “pace onorevole”. E
solo con questo dimostrano l’idiozia di certi paragoni.
Infine,
Hitler era assediato e nessuno lo aiutava perché era stato LUI
l’aggressore. Lui aveva tanti paesi, lui aveva costretto tanti
popoli a resistenze che sembravano senza speranza. Le sue armate
avevano ridotto a macerie, ed assediato un gran numero di città.
L’assedio di Leningrado durò circa tre anni e fu uno degli episodi
più atroci della seconda guerra mondiale. L’Ucraina non ha invaso
nessuno, non ha minacciato nessuno, non intendeva aggredire
nessuno, puntare contro nessuno presunti missili. Lo so che per molti
questa differenza non conta. Per loro non aggredito ed aggressore
pari sono. Per me si tratta di una differenza essenziale.
Gli
ucraini vogliono difendersi. Hanno il diritto di farlo. E non è
vero che non abbiano speranza alcuna. I sovietici invasero la piccola
Cecoslovacchia con 800.000 uomini. Ne hanno mandato 150.000 in
Ucraina, del tutto insufficienti per occupare e tenere militarmente
un paese tanto grande e popoloso. Putin probabilmente sperava in un
crollo del fronte interno in Ucraina, pensava che gli ucraini non
avrebbero seguito un ex comico. Si è sbagliato. Se gli ucraini gli
infliggono perdite pesanti possono conquistare almeno un VERO tavolo
di trattativa, ottenere qualcosa di diverso da una resa senza
condizioni, o da una finta neutralità che trasformerebbe il loro
paese in uno stato fantoccio.
In ogni caso spetta solo a loro la
decisione. NON a NOI, comodamente seduti nelle nostre poltrone.
sabato 5 marzo 2022
LA PACE E' MEGLIO DELLA LIBERTA' ?
venerdì 4 marzo 2022
DEBOLEZZA
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