Tutti
sono diventati esperti in finanza e discettano in maniera
eruditissima di mercati e debito. Ma molti dicono un sacco di
scemenze. Senza pretendere di dare lezioni a nessuno, né di fare un
quadro esaustivo ed organico della situazione, mi limito ad esaminarne
un paio.
In borsa si crea o si brucia ricchezza?
In borsa si “brucia” ricchezza, dicono in molti. Ieri in borsa sono stati “bruciati” tot miliardi di euro, affermano con viso sgomento commentatori e commentatrici dei vari TG.
E' una scemenza. In borsa non si brucia, come non si crea, nessuna ricchezza, per il semplice motivo che la borsa è un gioco a somma zero. I prezzi dei beni esprimono sempre dei valori relativi. Le variazioni dei prezzi cambiano le relazioni quantitative fra i beni, ma non incidono sulla quantità globale di questi. Poniamo che tutta la ricchezza di un paese sia costituita da quattro paia di scarpe e da un abito e che la relazione sia: 4 paia di scarpe = un abito. Tizio possiede le Scarpe e Caio l'abito. Se il valore dell'abito, per un qualsiasi motivo, scende ed il rapporto diventa, poniamo: un abito = due paia di scarpe, la ricchezza totale non cambia: sarà sempre costituita da 4 paia di scarpe e da un abito. Nella nuova situazione però se Tizio e Caio si scambiano i loro beni, Tizio (che possedeva 4 paia di scarpe) avrà un abito e due paia di scarpe, Caio (che possedeva l'abito) avrà due paia di scarpe. Non si è creato ne bruciato assolutamente nulla, sono solo cambiate le relazioni di valore fra i beni e questo ha prodotto una diversa distribuzione della ricchezza.
In borsa avviene esattamente lo stesso. Poniamo che tutta la ricchezza di un paese sia rappresentata da una azione e da 100 euro (che rappresentano a loro volta tot unita della merce X). Il valore della azione è pari a 100 euro. Tizio ha l'azione e Caio i 100 euro. Poniamo che Il valore della azione scenda da 100 a 10 euro. Se Tizio e Caio scambiano i loro beni Tizio avrà 10 euro mentre Caio avrà l'azione e 90 euro. Come si vede non si è “bruciato” nulla, come non si creerebbe nulla se il valore della azione risalisse da 10 a 90 euro. E se il valore della azione sale da 100 a 110? In quel caso o al crescere di questo valore fa seguito un aumento della produzione di beni e servizi oppure lo stesso aumento è solo un fattore inflattivo.
Si crea ricchezza quando si producono beni e servizi, si brucia ricchezza quando si distruggono beni e servizi, in concreto quando chiudono le fabbriche e si smette di lavorare e produrre. Le altalene in borsa modificano solo il valore relativo dei beni fra loro, senza creare o distruggere nulla.
Questo vuol dire che ce ne possiamo fregare dell'andamento delle borse? Assolutamente NO. L'andamento delle borse è importante. Un buon andamento delle borse, quando non si tratta di bolle speculative, è indice e specchio di un buon andamnto della economia reale. I crolli di borsa a loro volta possono avere conseguenze gravissime, ma NON perché in borsa si crei o si distrugga ricchezza. I crolli di borsa sono un fenomeno molto preoccupante per due motivi:
Primo: perché producono importanti modifiche nella distribuzione della ricchezza, con gravi, a volte gravissime, conseguenze sociali ed economiche.
Secondo, perché possono minare la fiducia del pubblico nelle istituzioni finanziarie, mettere in crisi il sistema creditizio ed impedire alle aziende di reperire i capitali necessari alla produzione. In questo senso la borsa influisce sulla creazione e sulla distribuzione della ricchezza.
E' ipotizzabile una economia priva di indebitamento?
Poniamo che dall'oggi al domani tutte le banche chiedano ai loro debitori di saldare i conti. Quasi nessuno sarebbe in grado di restituire quanto gli è stato prestato, il sistema collasserebbe. Se una banca presta 10 alla impresa X quel 10 si trasforma immediatamente in salari, materie prime, macchine. Solo alla fine del processo produttivo il 10 avrà assunto di nuovo forma monetaria, ma a quel punto l'impresa avrà avuto in prestito un altro 10, a sua volta ritrasformato in salari, impianti, materie prime. La attività economica è sempre sbilanciata verso il futuro, è sempre in qualche modo non in equilibrio quindi sempre caratterizzata da indebitamento. Ipotizzare una economia priva o quasi di indebitamento, o con l'indebitamento ridotto entro formulette rigide, è semplicemente una idiozia. E al UE dà mostra di essere maestra in tale idiozia.
Il vero problema non è la osservanza di certe regole o di certi parametri. Il vero problema è il rapporto fra indebitamento ed attività produttiva. Se i soldi presi in prestito si trasformano in salari, macchine, materie prime e da tutto ciò nasce ricchezza l'indebitamento non è un problema, al contrario, se invece vengono sperperati in bagordi si, lo è. E questo indipendentemente dal rispetto o meno di certi parametri.
Come si sa il fido in conto corrente è una delle più diffuse forme tecniche di finanziamento delle imprese. Poniamo che l'impresa X abbia un fido in CC di 100. Lo utilizza. Oggi è esposta per a 50, domani l'esposizione scende a 40, dopodomani sale e 99, fra una settimana raggiunge addirittura 110. Fra un mese rientra a 80.
Prendiamo ora in esame l'impresa Y. Ha un fido in CC di 100. Lo utilizza e la sua esposizione si situa al livello 90. E tale resta con scarsi movimenti.
Quale fra X ed Y è l'impresa “virtuosa”?
Se prendiamo in considerazione i parametri dovremmo dire: la Y, che non ha mai sconfinato. Invece l'impresa virtuosa è la X. Perché la X movimenta il credito, il che vuol dire che investe, produce, affronta difficoltà ma opera per creare ricchezza. L'impresa Y non fa nulla di tutto questo. Spende, chissà come, gran parte del fido concessole e poi se ne sta buona e tranquilla. Un buon direttore di banca dovrebbe convocare l'amministratore di Y e chiedergli spiegazioni.
Gli euroburocrati invece non hanno queste preoccupazioni. Chiedono che vengano rispettai i parametri e se ne fregano della crescita. L'importante è che certe formulette non siano messe in discussione. Poi, se dietro a tali formulette c'è una economia ingessata, imprese strangolate dal fisco, disoccupati, gente disperata, chi se ne frega? L'importante è arginare il “populismo”.
Molti sapientoni che impazzano nella UE, ed in Italia, non potrebbero dirigere neppure la più piccola filiale della più modesta delle banche!
In borsa si crea o si brucia ricchezza?
In borsa si “brucia” ricchezza, dicono in molti. Ieri in borsa sono stati “bruciati” tot miliardi di euro, affermano con viso sgomento commentatori e commentatrici dei vari TG.
E' una scemenza. In borsa non si brucia, come non si crea, nessuna ricchezza, per il semplice motivo che la borsa è un gioco a somma zero. I prezzi dei beni esprimono sempre dei valori relativi. Le variazioni dei prezzi cambiano le relazioni quantitative fra i beni, ma non incidono sulla quantità globale di questi. Poniamo che tutta la ricchezza di un paese sia costituita da quattro paia di scarpe e da un abito e che la relazione sia: 4 paia di scarpe = un abito. Tizio possiede le Scarpe e Caio l'abito. Se il valore dell'abito, per un qualsiasi motivo, scende ed il rapporto diventa, poniamo: un abito = due paia di scarpe, la ricchezza totale non cambia: sarà sempre costituita da 4 paia di scarpe e da un abito. Nella nuova situazione però se Tizio e Caio si scambiano i loro beni, Tizio (che possedeva 4 paia di scarpe) avrà un abito e due paia di scarpe, Caio (che possedeva l'abito) avrà due paia di scarpe. Non si è creato ne bruciato assolutamente nulla, sono solo cambiate le relazioni di valore fra i beni e questo ha prodotto una diversa distribuzione della ricchezza.
In borsa avviene esattamente lo stesso. Poniamo che tutta la ricchezza di un paese sia rappresentata da una azione e da 100 euro (che rappresentano a loro volta tot unita della merce X). Il valore della azione è pari a 100 euro. Tizio ha l'azione e Caio i 100 euro. Poniamo che Il valore della azione scenda da 100 a 10 euro. Se Tizio e Caio scambiano i loro beni Tizio avrà 10 euro mentre Caio avrà l'azione e 90 euro. Come si vede non si è “bruciato” nulla, come non si creerebbe nulla se il valore della azione risalisse da 10 a 90 euro. E se il valore della azione sale da 100 a 110? In quel caso o al crescere di questo valore fa seguito un aumento della produzione di beni e servizi oppure lo stesso aumento è solo un fattore inflattivo.
Si crea ricchezza quando si producono beni e servizi, si brucia ricchezza quando si distruggono beni e servizi, in concreto quando chiudono le fabbriche e si smette di lavorare e produrre. Le altalene in borsa modificano solo il valore relativo dei beni fra loro, senza creare o distruggere nulla.
Questo vuol dire che ce ne possiamo fregare dell'andamento delle borse? Assolutamente NO. L'andamento delle borse è importante. Un buon andamento delle borse, quando non si tratta di bolle speculative, è indice e specchio di un buon andamnto della economia reale. I crolli di borsa a loro volta possono avere conseguenze gravissime, ma NON perché in borsa si crei o si distrugga ricchezza. I crolli di borsa sono un fenomeno molto preoccupante per due motivi:
Primo: perché producono importanti modifiche nella distribuzione della ricchezza, con gravi, a volte gravissime, conseguenze sociali ed economiche.
Secondo, perché possono minare la fiducia del pubblico nelle istituzioni finanziarie, mettere in crisi il sistema creditizio ed impedire alle aziende di reperire i capitali necessari alla produzione. In questo senso la borsa influisce sulla creazione e sulla distribuzione della ricchezza.
E' ipotizzabile una economia priva di indebitamento?
Poniamo che dall'oggi al domani tutte le banche chiedano ai loro debitori di saldare i conti. Quasi nessuno sarebbe in grado di restituire quanto gli è stato prestato, il sistema collasserebbe. Se una banca presta 10 alla impresa X quel 10 si trasforma immediatamente in salari, materie prime, macchine. Solo alla fine del processo produttivo il 10 avrà assunto di nuovo forma monetaria, ma a quel punto l'impresa avrà avuto in prestito un altro 10, a sua volta ritrasformato in salari, impianti, materie prime. La attività economica è sempre sbilanciata verso il futuro, è sempre in qualche modo non in equilibrio quindi sempre caratterizzata da indebitamento. Ipotizzare una economia priva o quasi di indebitamento, o con l'indebitamento ridotto entro formulette rigide, è semplicemente una idiozia. E al UE dà mostra di essere maestra in tale idiozia.
Il vero problema non è la osservanza di certe regole o di certi parametri. Il vero problema è il rapporto fra indebitamento ed attività produttiva. Se i soldi presi in prestito si trasformano in salari, macchine, materie prime e da tutto ciò nasce ricchezza l'indebitamento non è un problema, al contrario, se invece vengono sperperati in bagordi si, lo è. E questo indipendentemente dal rispetto o meno di certi parametri.
Come si sa il fido in conto corrente è una delle più diffuse forme tecniche di finanziamento delle imprese. Poniamo che l'impresa X abbia un fido in CC di 100. Lo utilizza. Oggi è esposta per a 50, domani l'esposizione scende a 40, dopodomani sale e 99, fra una settimana raggiunge addirittura 110. Fra un mese rientra a 80.
Prendiamo ora in esame l'impresa Y. Ha un fido in CC di 100. Lo utilizza e la sua esposizione si situa al livello 90. E tale resta con scarsi movimenti.
Quale fra X ed Y è l'impresa “virtuosa”?
Se prendiamo in considerazione i parametri dovremmo dire: la Y, che non ha mai sconfinato. Invece l'impresa virtuosa è la X. Perché la X movimenta il credito, il che vuol dire che investe, produce, affronta difficoltà ma opera per creare ricchezza. L'impresa Y non fa nulla di tutto questo. Spende, chissà come, gran parte del fido concessole e poi se ne sta buona e tranquilla. Un buon direttore di banca dovrebbe convocare l'amministratore di Y e chiedergli spiegazioni.
Gli euroburocrati invece non hanno queste preoccupazioni. Chiedono che vengano rispettai i parametri e se ne fregano della crescita. L'importante è che certe formulette non siano messe in discussione. Poi, se dietro a tali formulette c'è una economia ingessata, imprese strangolate dal fisco, disoccupati, gente disperata, chi se ne frega? L'importante è arginare il “populismo”.
Molti sapientoni che impazzano nella UE, ed in Italia, non potrebbero dirigere neppure la più piccola filiale della più modesta delle banche!