domenica 18 febbraio 2018

LO SPREAD E LE FAKE NEWS

Si avvicinano le elezioni. E conduttrici e conduttori dei TG si chiedono angosciati: “come facciamo a difenderci dalle fake news”? E sospirano. Come sarebbe bello se la rete non ci fosse. Però... visto che c'è la si potrebbe imbavagliare, più di quanto già non lo sia.
Eppure coloro che in passato sono stati avvantaggiati dalle fake news sono stati i loro amiconi, e loro, i vari TG, hanno contribuito a diffonderle. Per cercare di dimostrarlo mi limito ad un piccolo esempio: la famosa crisi dello spread che ha portato alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi nel lontano 2011.

Lo spread è il differenziale d'interesse fra i titoli di stato a lunga  italiani e quelli tedeschi. Nello specifico riguarda i BTP decennali, titoli a reddito fisso.
Come funziona?
I titoli hanno due diversi tipi di valore, il valore nominale ed il prezzo di mercato. Il valore nominale è quello su cui viene calcolato l'interesse e che viene rimborsato alla scadenza. Il prezzo di mercato indica quanto si deve pagare per acquistare sul mercato un titolo già emesso e regolarmente in circolazione.
Compro un BTP decennale 4% del valore nominale di 100, pagandolo 100 (in realtà di solito pago un po' meno, ma al fine del nostro discorso possiamo non tenerne conto). Poniamo che dopo due anni decida di vendere il BTP. Il suo valore nominale è 100, ma lo venderò a 100? Molto probabilmente no. Il prezzo di mercato del BTP potrà essere 105 o 95, 108 o 90. Dipende dalla domanda e dall'offerta del titolo, legate a loro volta a molti fattori fra cui è fondamentale la fiducia nei confronti dell'ente emittente. Io quindi venderò il mio titolo non a 100, ma, poniamo, a 95.
Domanda: quale sarà per Tizio che ha comprato il mio titolo il suo rendimento reale? Il titolo rende il 4%, ma questo viene calcolato su 100, mentre Tizio lo ha pagato 95. Il rendimento effettivo del titolo è più alto. Un calo dei corsi, cioè dei prezzi, dei titoli fa aumentare i loro rendimenti e viceversa. Ovviamente l'aumento o la diminuzione dei rendimenti farà aumentare o diminuire lo spread. Questo è particolarmente vero per i titoli a reddito fisso a lunga, come i BTP.
Questo incremento dei rendimenti fa però aumentare immediatamente l'onere per l'emittente, lo stato nel nostro caso? La risposta è NO!!!
Io ho venduto il mio BTP 4% a 95 e questo fa aumentare il suo rendimento effettivo oltre il 4%, ma il BTP è un titolo a reddito fisso e lo stato continua a pagare su quel titolo il 4% esattamente come prima. Nell'immediato l'aumento dei rendimenti non provoca alcun incremento di onere per lo stato. L'incremento di onere si avrà in occasione della prossima emissione di BTP perché il tesoro dovrà tener conto che i rendimenti effettivi dei BTP in circolazione si sono alzati ed i titoli di nuova emissione non sarebbero sottoscritti se il loro rendimento non si adeguasse. L'aumento dello spread avrà ripercussioni negative in futuro e queste saranno limitate ai titoli di nuova emissione. Una cosa comunque grave, è innegabile, ma meno grave di un impatto generalizzato ed immediato dello spread sulla spesa per interessi. Si può aggiungere che se lo spread si alza oggi e la prossima emissione ci sarà fra sei mesi non è detto che fra sei mesi la situazione sia uguale a quella di oggi, potrebbe migliorare.

Chiediamoci ora. I media a suo tempo informarono in questi termini il popolo bue? Assolutamente NO. L'aumento dello spread venne presentato come qualcosa che di giorno in giorno incrementava paurosamente la spesa per interessi, col rischio di un fallimento dello stato dall'oggi al domani. Val la pena di aggiungere che ci furono in quel periodo massicce operazioni di vendita di BTP da parte di banche tedesche e questo, ovviamente, portò ad un calo dei corsi con conseguente aumento dei rendimenti e dello spread. Questa notizia venne taciuta o relegata fra i "titoli di coda" o presentata come ulteriore prova della sfiducia nell'economia italiana invece che come concausa della stessa.

Per farla breve, la crisi dello spread fu astutamente manovrata dalla UE per far fuori Silvio Berlusconi. In Italia il capo dello stato, il signor Fini ed altri prossimi transfughi del centro desta prepararono la sua caduta. La magistratura infine inferse al cavaliere il colpo finale.
I media dal canto loro fecero da cassa di risonanza per questa manovra. La crisi dello spread venne artificiosamente gonfiata. Fu data in pasto alla pubblica opinione l'immagine di un governo che stava letteralmente facendo affondare il paese. Questo contribuì a minare la fiducia dei risparmiatori e quindi la solidità dei titoli sul mercato. Grazie anche alla campagna mediatica la crisi iniziò ad auto alimentarsi: le grida “la nave affonda” contribuirono a fare pericolosamente inclinare la nave.

Diffondere fake news non vuol dire solo o prevalentemente fare affermazioni false. Il falso clamoroso è facilmente smontabile, tutto sommato. Le fake news vere, pericolose sono costituite dalla notizie date in maniera parziale, distorta, incompleta. L'esempio dello spread è solo uno dei tanti. Altri se ne potrebbero fare. Ad esempio quando i media parlano di “rappresaglia israeliana contro Gaza” dopo aver taciuto per giorni sui razzi che da Gaza colpivano israele, o quando si da notizia di un “cittadino francese” che accoltella un pensionato sul metrò, e non si dice neppure il nome di quel “cittadino francese”.
Le menzogne più pericolose sono le mezze verità. Josepf Goebbels lo sapeva benissimo. Ed anche Giuseppe Stalin. Forse lo sanno bene anche molti giornalisti dei nostri tempi.

3 commenti:

  1. Sì ma dov'è la prova del complotto contro Berlusconi?

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    1. La famosa, come dice ogni tanto qualcuno, "fragranza di reato".

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