Esiste in rete il sito www
guerre nel mondo.it.
E' interessante visitarlo. Vi si elencano
tutti i conflitti che insanguinano oggi il pianeta. Sono elencati 25
“punti caldi”, conflitti cioè particolarmente estesi e
sanguinosi che possono a giusta ragione definirsi guerre. Di questi
18, pari ad una percentuale del 72% del totale riguardano l'Islam.
Si tratta prevalentemente di
guerre fra islamici o di guerre degli islamici contro laici o seguaci
di altre fedi.
Va sottolineato un particolare importantissimo. Da
queste guerre è escluso il terrorismo. Nell'elenco compare l'Europa
i cui punti caldi sono l'Ucraina, la Cecenia, il Daghestan, ed
il Nagorno Karabakh. Non compaiono invece il Regno Unito, né la
Francia, né la Spagna, né il Belgio. Allo stesso modo, parlando
delle Americhe non compaiono gli Stati Uniti. Tutti questi paesi sono
però stati vittime di attacchi terroristici devastanti e molte loro città si trovano periodicamente a vivere in stato d'assedio. In un elenco degli attacchi
terroristici nel mondo la percentuale di questi da attribuirsi a vari
gruppi islamici è vicinissima al 100%.
Nel suo
bellissimo “Libro nero del califfato”
Carlo Panella stima che in 50 anni, dal 1956 al 2006, sono morti in
conflitti fra
musulmani, arabi e
non arabi, da 4.600.000 a 6.000.000 di persone. A questi vanno
aggiunti i morti negli scontri fra musulmani e non musulmani. Le
cifre ovviamente sono approssimative e vengono ricavate incrociando,
al ribasso, i dati forniti dalle organizzazioni umanitarie, quelli
delle migliori agenzie informative e degli osservatori più
documentati. Per quanto ovvio val la pena di sottolineare che le
guerre fra musulmani non contrappongono un Islam “moderato”,
“laico”, aperto ai valori della democrazia ad uno integralista.
Si tratta quasi sempre di conflitti settari fra sunniti e sciiti, o
fra varie sette sciite o sunnite, o fra fanatici della teocrazia e
governi anch'essi teocratici, ma propensi a vantaggiose alleanze
tattiche con l'occidente.
Queste cifre dicono almeno un paio
di cose, le dicono, ovviamente, a quelle persone che non hanno fatto
la scelta di rinunciare definitivamente alla faticosa attività del
pensare.
La prima:
la guerra è una caratteristica strutturale
dell'Islam, quanto meno, di una parte amplissima ed oggi largamente
maggioritaria dell'Islam.
C'è chi chiede polemicamente a coloro
che evidenziano il carattere aggressivo dell'Islam: “ma... volete
la guerra di religione? Volete dichiarare guerra ad un miliardo e
seicento milioni di musulmani?"
E no cari signori! Sono quel
miliardo e seicento milioni di musulmani che hanno dichiarato guerra
a se stessi ed ai quattro miliardi e mezzo di non musulmani! Nessun
occidentale, credo, vuole una guerra generalizzata all'Islam, ma
moltissimi occidentali, credo, non intendono accettare una
conversione forzata. L'Islam fondamentalista va combattuto a tutti i
livelli, compreso quello militare, tutto qui. Israele non pensa certo di
dichiarare guerra al Pakistan o all'Iran, ma si difende, con le
unghie e con i denti. Non ha mai dichiarato guerra all'Iraq, ma
quando l'Iraq è stato ad un passo dal possedere l'atomica ha
bombardato i suoi impianti nuclearei, senza far troppo caso alle ipocrite
condanne di tanti occidentali. Ha fatto bene.
A proposito di
Israele. Nel su libro Carlo Panella ricorda che nel corso di tutte le
guerre combattute dal 1918 al 2006 fra arabi, palestinesi da una
parte e sionisti israeliani dall'altra, sono morte complessivamente
non più di 100.000 persone, forse solo la metà. Una cifra alta ma
enormemente più piccola di quella riguardante i conflitti che hanno
visto i musulmani massacrarsi a vicenda. Eppure c'è chi parla di
“genocidio” israeliano ai danni dei palestinesi. Se i numeri
hanno un senso dovremmo dire che sono i musulmani ad aver messo in
atto il più spaventoso autogenocidio di ogni tempo.
La
seconda: Non esiste una
“emergenza
emigranti” legata alle guerre. Non esiste, questa "emergenza",
non solo perché moltissimi “migranti” vengono da paesi attualmente non in guerra, ma per la ragione, molto più importante, che le guerre che
insanguinano l'Islam non sono eccezioni,
tragiche emergenze,
costituiscono al contrario una semi normalità. L'Islam,
o almeno una sua parte preponderante, è perennemente in guerra con se
stesso e con gli altri, questa è la tragica realtà. Iran, Iraq,
Siria, Libano, Sudan, Pakistan, Nigeria, Algeria, Arabia Saudita,
Afghanistan. Tutti questi paesi sono stati o sono tormentati dalla guerra. Si può dire che per loro la pace sia l'eccezione più
che la regola. E molti dei migranti che "fuggono dalle guerre" ne erano, fino a ieri, i combattenti, a volte dalla parte sbagliata. Anche perché in
molte di queste guerre non esiste una “parte
giusta”.
Cosa cosa
dobbiamo fare, allora? Continuare a farci carico dei costi umani,
sociali, culturali ed economici delle interminabili guerre che
caratterizzano l'Islam? O cercare di elaborare politiche serie, e coraggiose, per indurre, con le buone o con le cattive, alla ragione chi non vuole o non sa, ragionare?
Se continueremo con la bontà pelosa e l'indiscriminata accoglienza, in una parola, con una passività che è complicità, diventeremo Islam anche noi, e
cominceremo, anche noi, ad avere le nostre belle guerre civili, le
nostre interminabili Jihad. Con la benedizione di tutti i "buoni" del
mondo.
Guarda caso. Poi occorre aggiungere che le guerre che non coinvolgono musulmani prima o poi finiscono, mentre quelle legate all'islam durano per sempre, e se sembrano finire si tratta di tregue.
RispondiEliminaEd è proprio vero il detto 'non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani'. Se vogliamo esser corretti, la percentuale di terroristi che sono anche musulmani sta tra il 95% ed il 100%, quindi faccio più mio il detto 'non tutti i musulmani sono terroristi, ma il 99% dei terroristi sono musulmani'.
L'ho capito leggendo una pagina magari divertente, ma che trattava di terrorismo, s'intitolava 'i 10 terroristi più stupidi del mondo' (spesso però vi erano citate bande di terroristi che avevano fallito gli attacchi per mosse false): 2 nazisti ed il resto tutti adoratori del predone.
La guerra è una caratteristica strutturale dell'islam in quanto l'islam è una religione di guerra, maometto stesso era un belligerante che preferiva risolvere le questioni con la spada piuttosto che con la diplomazia, essendo ignorante e consapevole che con la diplomazia avrebbe solo perso. Per sua fortuna (e sfortuna del resto del mondo) compensava l'ignoranza con cervello(di cui purtroppo era dotato) assieme a muscoli.
I 'buoni' ci sono solo in occidente. Voglio proprio vedere se in Giappone o in Cina troviamo gente simile.