Le leggo e le sento talmente grosse sul problema della legalità che forse val la pena di fissare alcuni punti, SENZA entrare nel merito della secessione catalana.
1) Uno stato non nasce quasi mai in maniera legale. Affinché uno stato nascesse in maniera legale ci dovrebbe essere una legge precedente alla formazione dello stato stesso, il che è impossibile perché la legge nasce appunto con lo stato, non prima. Uno dei pochissimi esempi di uno stato nato in maniera legale è ISRAELE, nato da una delibera ONU.
2) Anche se la nascita di uno stato è quasi sempre non legale qualsiasi stato provvede da subito a darsi delle leggi perché solo in questo modo è possibile garantire la civile convivenza dei cittadini. Contrapporre l'origine non legale di uno stato alla necessità di osservarne le leggi è privo di senso.
3) Non tutte le leggi sono giuste. La legalità non coincide sempre con la giustizia. Quindi è possibile che in situazioni gravissime si sia costretti a mettersi fuori dalla legge per avere giustizia. Uno dei padri del liberalismo, John Locke, ha teorizzato il diritto alla ribellione.
4) Ovviamente non sempre chi rifiuta la legalità in nome della giustizia ha ragione. Molto spesso ha torto marcio, specie se la legalità che viene rifiutata garantisce a tutti i fondamentali diritti civili e politici. Locke, nel momento stesso in cui teorizza il diritto alla ribellione lo limita a pochi e gravissimi casi.
5) Il diritto alla ribellione non è un diritto positivo, non è qualcosa che la legge possa concedere. E' uno di quelli che i liberali classici chiamavano “diritti naturali”. Appellarsi al diritto alla ribellione significa mettersi fuori dalla legalità.
6) Chi si mette fuori dalla legalità compie un atto eversivo, o, se si preferisce, rivoluzionario. Questo è il punto decisivo. Se ci si mette fuori dalla legge si entra in un terreno nel quale ad essere decisivi sono i rapporti di forza. Chi si balocca col diritto a porsi fuori dalla legalità questo deve averlo sempre ben presente: entra in una spirale che può concludersi con una guerra civile.
7) Se ci si mette sul piano dei rapporti di forza non ci si può lamentare se anche l'altra parte usa la forza. Se le controversie non vengono risolte nell'ambito della legge si risolvono in piazza. Con i pugni prima, poi con le pietre... poi con altri mezzi ancora. E questo vale per tutte le parti in causa. Fare appello alla forza e poi lamentarsi perché la usano anche gli altri è poco serio.
9) Per questi motivi qualsiasi politico responsabile ci deve pensare mille o centomila, o un milione di volte prima di entrare in una spirale che può portare ad una guerra civile
10) Mantenersi nella legalità, evitare le scelte che possono far precipitare la situazione, usare i numerosi strumenti che la democrazia occidentale mette a disposizione di chi dissente non è quindi un atto di viltà. E' un atto di massima responsabilità democratica.
Speriamo che in Spagna, in Catalogna ed in Castiglia, se ne ricordino TUTTI.
Di una razionalità, direi, cartesiana. Ma la politica fino a che punto è determinata dalla ragione piuttosto che dal sentimento?
RispondiEliminaBella domanda...
EliminaBasti pensare alla contessa di Castiglione, per dirne solo una.
EliminaCon o senza la vulva d'oro del risorgimento, la storia sarebbe cambiata poco... secondo Napoleone serviva un' italia unita in chiave antiaustriaca.
EliminaSecondo me a guidare la politica, più che le passioni, sono i ragionamenti fallati !