martedì 31 maggio 2016

AVANTI C'E' POSTO!!!





E' in corso una formidabile campagna mediatica a favore della cosiddetta “accoglienza”.
Foto orripilanti di corpi che galleggino in mezzo al mare, filmati di barconi che si rovesciano, interviste, servizi, chi più ne ha più ne metta. E ci sono anche i sondaggi taroccati. “Dobbiamo aiutare i migranti?” chiedono al comune cittadino astuti giornalisti. Cosa si può rispondere ad una simile domanda? Che no, non li dobbiamo aiutare? Che dobbiamo lasciare che finiscano in pancia ai pesci? I demagoghi della “bontà” cercano di far apparire quella che è in corso come una controversia fra chi vuole che si soccorra gente che sta per annegare ed altri che vorrebbero vedere in fondo al mare uomini donne e bambini. NO, le cose NON stanno così. La vera domanda da fare non è “dobbiamo aiutare i migranti?” ma: “dobbiamo accogliere a casa nostra una quantità illimitata di migranti?”. Che si debba prestare soccorso a dei naufraghi è cosa scontata, ma le leggi internazionali dicono chiaro e tondo che i naufraghi vanno accompagnati nel porto più vicino al luogo del naufragio. Noi invece li portiamo, tutti, a casa nostra, ad ingrossare il numero già altissimo di profughi, veri o presunti, cui diamo accoglienza. Favoriamo in questo modo le partenze, quindi nuovi naufragi, nuovi morti, che alimentano la propaganda buonista. Un tragico cane che si morde la coda.

La CEI, con indubbia onestà intellettuale, ha messo in chiaro le cose. Dobbiamo accogliere tutti affermano i vescovi. Mille o diecimila, diecimila o centomila, centomila o un milione, un milione o cento milioni, magari un miliardo, tutti devono essere accolti. Avanti c'è posto signori!
L'impareggiabile monsignor Galantino ha rincarato la dose. “Oggi accogliere gli immigrati è una sorta di risarcimento. Un risarcimento per i danni che per anni abbiamo consumato e per i furti che abbiamo commesso” ha affermato l'illustre ecclesiastico. Noi occidentali siamo storicamente colpevoli. Nella nostra storia ci sono imperialismo e schiavismo, ora dobbiamo riparare! Spalanchiamo le porte di casa nostra, auto puniamoci, facciamo penitenza!
Veramente schiavismo ed imperialismo sono nella storia di tutti i popoli, anche se monsignor Galantino finge di non saperlo. L'Islam conquistò terre sconfinate e ridusse in schiavitù una quantità sconfinata di esseri umani. L'impero mongolo si estendeva dall'estremo oriente alle soglie dell'Europa e gli Atzechi, prima di essere distrutti dagli spagnoli, ne hanno, letteralmente, combinato di tutti i colori. Ma per la chiesa attuale, infarcita fino al midollo di ideologia terzomondista, contano solo le colpe dell'occidente, l'unica civiltà che oltre allo schiavismo ha saputo creare la sua critica ed il suo ripudio. Inezie. Monsignor Galantino ci ritene corresponsabili dei peccati dei nostri padri, nonni e bisnonni. Per quelli dobbiamo pagare NOI. Un giorno o l'altro, forse, comincerà a teorizzare che Roma deve accogliere tutti i francesi e tutti gli inglesi, visto che Cesare conquistò a suo tempo la Gallia e la Britannia...

Lasciamo perdere le scemenze, vediamo di parlare di cose serie. Accogliamo tutti, dicono i vescovi, e qualcuno pensa che questa sia vera bontà, autentico spirito umanitario. Sbaglia. Questa non è bontà, non è spirito umanitario.
Se ci sono guerre occorre far cessare le guerre, se c'è miseria occorre promuovere lo sviluppo economico, dove esiste fame si devono sviluppare agricoltura ed allevamento, devono migliorare i trasporti, decollare l'industria del freddo, ridursi la distanza fra luoghi in cui si producono e luoghi in cui si consumano le derrate alimentari. Così ragionano le persone di buon senso.
Non i “buoni” dell'occidente in crisi di identità. Tutto questo a loro non interessa.
Ci sono guerre? Sono in corsi massacri? Noi non dobbiamo intervenire, Dio ce ne liberi! Noi siamo “pacifisti”, non siamo “imperialisti”, non ficchiamo il naso negli affari degli altri, anche se questi “affari degli altri” portano a casa nostra quantità sempre crescenti di “migranti”. In Africa ed in medio oriente continuino pure ad ammazzarsi, noi non dobbiamo muovere un dito! In compenso accogliamo i fuggitivi. E gli altri? Quelli che a fuggire non ci riescono? Cazzi loro! Oh, come siamo buoni!
In Africa c'è tanta miseria? Non dobbiamo investire, far sorgere industrie, costruire strade, ferrovie! Non dobbiamo favorire lo sviluppo di una imprenditoria locale! No, questo sarebbe “imperialistico”, vorrebbe dire cercare di imporre agli africani il “nostro modello di sviluppo”. L'occidentale “buono” detesta lo sviluppo economico: gli toglie gli affamati da soccorrere. Il suo mondo ideale pullula di bambini denutriti cui lui porge, misericordiosamente, una scodella di riso. Toglietegli le bocche da sfamare ed è colto da profonda depressione.
Soprattutto il “buono” ama, adora un mondo pieno di “profughi”, veri o presunti che siano. Dobbiamo accogliere chi fugge dalla fame, senza preoccuparci troppo di chi a fuggire non riesce e la fame continua a sentirla. Dobbiamo accogliere tutti, anche se questo porterà noi al livello di coloro a cuoi diamo accoglienza. Se diventeremo tutti miserabili... tanto meglio! Sarà la fine del bieco consumismo materialistico.
Nessuno è tanto malvagio, disumano, profondamente cattivo quanto l'occidentale “buono” ed “accogliente”.

venerdì 27 maggio 2016

PRINCIPI ED ISTINTI

Cosa consente un minimo di convivenza civile in un qualsiasi tipi di società? Fondamentalmente due ordini di fattori.
In primo luogo la diffusione a livello di massa di alcuni elementari principi etici. La stragrande maggioranza degli esseri umani considera sbagliato scippare una vecchietta o violentare una bambina, o uccidere un uomo per impossessarsi dei suoi beni. Anche chi compie azioni di questo tipo sa, nel suo intimo, che sono sbagliate. Se simili principi non fossero largamente diffusi la società si sfalderebbe. Se la gran maggioranza delle persone considerasse giusto l'omicidio nessun dispiegamento di forze di polizia potrebbe impedirlo, gli stessi poliziotti, o molti di loro, sarebbero dei potenziali criminali, pronti ad usare a fini ignobili le armi in loro possesso. La repressione del crimine è efficace quando il crimine resta una eccezione, ampia magari, diffusa, ma sempre eccezione.

Ma la convivenza civile non si basa solo su alcuni diffusi ed elementari principi etici. Prima ancora di questi valgono quelli che potremmo considerare degli istinti pre morali, addirittura pre sociali.
Esco per strada e passeggio tranquillamente. Non penso neppure che qualcuno mi aggredisca assolutamente senza motivo, mi spari e mi uccida senza avere nei miei confronti il minimo motivo di ostilità. Qualcuno mi può aggredire perché vuole derubarmi, o perché ha avuto con me un alterco anche per motivi banali, o ancora perché vuole violentare la signora che passeggia insieme a me. Se sono aggredito ci devono essere dei motivi, ignobili, futili quanto si vuole ma reali, qualcosa che mi riguarda direttamente, in prima persona. Uccidere od aggredire persone a caso è un comportamento non a caso definito folle e riguarda, meglio, riguardava, fasce estremamente minoritarie di esseri umani.
A maggior ragione questo tipo di comportamento è, meglio era, considerato improbabile se si pensa che può avere conseguenze distruttive per chi lo mette in atto. Chi aggredisce può sempre trovare la persona“sbagliata” e finire all'ospedale o all'obitorio. In ogni caso rischia di essere arrestato e di farsi un bel po' di galera. Tutti o quasi gli esseri umani desiderano conservarsi in vita ed in buona salute. Possono rischiare, è vero, la vita e l'incolumità fisica ma devono avere qualche motivo par farlo. Che Tizio rischi la propria incolumità, sia addirittura disposto a morire, solo per aggredire, senza ragione alcuna, Caio sembra qualcosa di assolutamente irrazionale, quindi estremamente improbabile.

La diffusione di alcuni principi etici elementari e di alcuni altrettanto elementari istinti pre etici consente alla società di non sfaldarsi, garantisce la convivenza civile. Quando faccio un prelievo al bancomat posso anche dare un'occhiata in giro per vedere se c'è nei dintorni qualche persona sospetta, ma sono, tutto sommato, relativamente sicuro che l'operazione si concluderà senza incidenti. Se passeggio per strada non penso che qualche sconosciuto mi spari, meno ancora che si uccida se questo è necessario ad uccidere me.
Ebbene, la diffusione del fondamentalismo islamico mette radicalmente in crisi questi pilastri elementari della convivenza civile. Per un fondamentalista se io sono un “infedele” nessun vincolo etico vale a mia tutela. Derubare ed uccidere sono cose sbagliate, ma se riguardano un “infedele” diventano automaticamente giuste. Sparare sulla gente a caso, morire pur di uccidere sconosciuti, sono comportamenti folli che acquistano però la loro, demenziale, razionalità se finalizzati al trionfo della “vera fede”. Il terrorista che si fa esplodere per uccidere gente a casaccio non sa nulla delle persone che moriranno insieme a lui. Molte delle sue vittime potrebbero essere addirittura dei “fedeli” come lui, altre potrebbero provare simpatia per le sue idee. Tutto questo non conta. Le persone, le loro idee, i loro interessi, la loro vita concreta scompaiono. Uccidere è utile al trionfo della "vera fede", quindi bisogna uccidere, punto e basta.

Solo dei pazzi malati di ideologia possono non vedere come la diffusione del fondamentalismo assassino distrugga le basi stesse di ogni tipo di civile convivenza. Un tempo eventi sportivi o religiosi, feste popolari o concerti non ponevano grossi problemi di sicurezza. Viaggiare in treni ed aerei, entrare in un metrò o in uno stadio erano cose praticamente normali. Anche negli anni di piombo, quando agiva il terrorismo assassino delle BR, ad essere posti sotto tutela erano gli obiettivi politici. Ora tutto è radicalmente diverso. Nulla è più sicuro perché la logica folle dei fondamentalisti islamici vede in tutto un possibile obiettivo. Parlare di integrazione, civile convivenza, ponti e non muri, in una simile situazione è un puro non senso, un belare ridicolo.
Ogni giorno che passa la vita nelle nostre società diventa più rischiosa. E le nostre autorità, si proprio loro, quelle che scovano ovunque rischi sempre nuovi, continuano a dirci, cou un sorrisino ebete stampato in volto che “non bisogna avere paura”. Perché, scusate, non dovremmo averne?

sabato 21 maggio 2016

I CESTINI DEI RIFIUTI SIGILLATI

Ora iniziano a parlare di “controllo sulle radicalizzazioni”. Sembra una formula chimica, di cosa si tratterà mai?
Beh... è semplice. Un buon numero di musulmani lavora in un aeroporto, magari si occupa del carico dei bagagli sugli aerei? Noi dobbiamo controllare che questi musulmani non si “radicalizzino”, e non piazzino, i burloni, una bella bombetta fra i bagagli. Domandina: e chi controlla i controllori?
Ci sono musulmani fra i poliziotti e nei reparti di sicurezza? Dobbiamo sorvegliarli: se si “radicalizzano” invece di sparare ad un terrorista che sta per farsi esplodere, possono mirare alle sue possibili vittime. Domandina: e chi sorveglia coloro che sorvegliano?
La non discriminazione è un principio fondamentale delle democrazie liberali. E' profondamente sbagliato, ad esempio, escludere qualcuno da un pubblico concorso per la fede che professa. Ma tutti i principi, anche i più nobili, devono fare i conti con quella cosetta insignificante che si chiama realtà. La libertà di culto è sacra, me se qualche culto prevede sacrifici umani la libertà di culto va sacrificata, meglio quella che un essere umano. E' giusto discriminare i musulmani da certe professioni? Ad esempio, non farli lavorare negli aeroporti o almeno nel settore del deposito bagagli? I “buoni” di certo risponderanno strillando NO ad una simile domanda. Beh... a costoro chiedo: “sinceramente, vi sentireste sicuri su un aereo sapendo che un gruppo di lavoratori musulmani ha caricato a bordo i bagagli? Non è che qualche pensierino cattivello vi rovinerebbe il viaggio?”

Ieri ho notato una cosa: in una affollatissima via del centro di Genova non era possibile usare i contenitori dei rifiuti: tutti erano ermeticamente chiusi da una grata metallica fissata con un lucchetto. Perché mai una simile assurdità? Che senso ha piazzare su una strada dei contenitori dei rifiuti e poi sigillarli impedendone l'uso ai cittadini? Penso ci sia una sola risposta: si vuole evitare che qualche buontempone ci piazzi dentro una simpatica bombetta. A questo stiamo arrivando: anche le cose più banali possono diventare pericolose, tutto può essere una minaccia.
Questo è uno dei frutti più velenosi della politica delle “porte aperte”. Aumenta esponenzialmente i rischi e pone tutti di fronte ad una alternativa disastrosa: o si fa finta di nulla, si proclamano astratti principi e non si prendono misure serie per la sicurezza, oppure si prendono misure che inevitabilmente restringono gli spazi di libertà, limitano la portata di principi che giustamente consideriamo fondamentali.
Quei principi non possono essere tutelati se aumenta ogni giorno il numero di chi non li accetta e cerca di usarli per uccidere, distruggere, terrorizzare. Chi dice: facciamo entrare tutti e “sorvegliamo, controlliamo, aumentiamo le misure di sicurezza” se è serio dovrà, molto presto, proporre l'integrale militarizzazione della società.
Chi invece rifiuta la militarizzazione, ma continua a strillare che “occorre accogliere tutti”, nell'immediato lascia mano libera agli assassini, in prospettiva prepara la resa totale al fondamentalismo: per sconfiggere il terrorismo occorre far nostri i suoi presunti “valori”, quindi donne in burka, vietato mangiare salumi e bere alcoolici, fare il bagno in compagnia di persone dell'altro sesso, scrivere cose “empie” e così via. Sperando che basti.
In ogni caso la nostra civiltà è MORTA, in nome della bontà.

mercoledì 18 maggio 2016

LA FOLLIA DEL RIFIUTO DEI VACCINI

Un  manifesto dei 5 Stelle in cui si publicizza la loro proposta di abolire la obbligatorietà dei vaccini termina con queste incredibili parole: “La salute non è in pericolo, infatti la proposta di legge “istituisce un  osservatorio pubblico che valuta, semestralmente, l'andamento epidemiologico e dà facoltà al presidente della regione di ripristinare l'obbligo vaccinale”. Insomma, sospendiamo i vaccini, se poi qualcuno si ammala e muore il presidente della regione li ripristina. Ovviamente li ripristina se si convince che, ad esempio, un bambino è morto di morbillo perché non vaccinato. Se invece pensa che la causa della morte del bimbo sia da ricercarsi nelle “oscure manovre delle multinazionali del farmaco”... beh... niente vaccini, altri morti di morbillo!

Lo scetticismo nei confronti dei vaccini è un fenomeno sconcertante. Riguarda una minoranza, certo, dei cittadini, ma non una minoranza insignificante. E' rivolto contro una pratica medica che ha il consenso unanime della comunità scientifica e ha permesso di salvare una quantità enorme di vite umane. Gli effetti collaterali dei vaccini sono sotto controllo, il rischio che una vaccinazione possa provocare la morte del vaccinato è prossimo allo zero. Certo, tutto, vaccini compresi, può essere rischioso, il rischio zero non esiste. Tuttavia, ci sono molte più possibilità di morire perché colpiti da un fulmine che non in seguito ad una vaccinazione. Eppure nessuno, mi pare, propone leggi che ci obblighino a restare a casa se nel cielo ci sono nuvoloni.

Perché una simile follia riscuote consensi significativi? La risposta è assai semplice. La ostilità ai vaccini è specchio e conseguenza di una serie di follie ideologiche che sono tipiche della nostra era di crisi.

In primo luogo la ostilità nei confronti della scienza e del pensiero scientifico.
Non si tratta di un fenomeno nuovo. Da sempre una parte degli intellettuali guarda quanto meno con sospetto alla scienza. Dall'inizio del ventesimo secolo in poi questa ostilità è diventato spesso fenomeno di massa, ha dato vita ad ideologie e movimenti politici irrazionali che hanno provocato lutti immani al genere umano.
La scienza non da risposte definitive, non interpreta la totalità del mondo. Le spiegazioni scientifiche sono parziali, limitate, possono in ogni momento essere messe in crisi dai dati dell'esperienza empirica. Soprattutto la scienza non risponde alle domande fondamentali. Non ci dice cosa sia un certo fenomeno né ci rivela la sua causa prima, il perché originario che lo spiega senza rimandare ad altri “perché”.
Newton ci dice come agisce la gravità, non ci dice né cosa siaperché esista la gravità. Einstein ha sostituito la teoria della gravitazione di Newton con un'altra, assai più sofisticata, ma, neppure lui, ha risposto alle insolubili domande prime. La scienza accetta il dato. Le cose stanno così e così, ci dice, possiamo cercare di spiegarle, non dire perché, in ultima istanza, stanno proprio così e non altrimenti.
A qualcuno questo non piace. “Non bisogna accettare la dittatura del dato, la tirannide dei fatti!” strilla. Vorrebbe risposte definitive, assolute, e, visto che l'umana ragione non è in grado di darle, queste risposte, si affida ad altro. L'intuizione, l'unità empatica con l'universo, l'autoidentificazione della propria filosofia con l'autocoscienza dell'idea assoluta, o del mondo, o della storia. O l'estasi mistica che ci porterebbe al cuore dei fenomeni. Tutto insomma meno che l'analisi razionale, la paziente verifica pubblica di ipotesi e teorie. Troppa fatica!

In secondo luogo la concezione, tipica del radicalismo ecologico, secondo cui il mondo è dolce e bello, e tutto ciò che nel mondo bello non è sarebbe opera dell'uomo. Lasciamo che la natura faccia il suo corso e vivremo tutti felici e contenti, sussurrano quelli che a ragione potremmo definire i nuovi barbari. “Smettiamola”, aggiungono “con la follia di voler medicalizzare tutto”. Non c'è bisogno di cure, tanto meno di vaccini se si seguono i precetti di madre natura.
Sagge parole. Le malattie, la fame, la lotta per l'esistenza, la sopravvivenza del più adatto, il collasso del sole che ci aspetta, fra un po' di milioni di anni, inezie per “madre natura”, tutte fole, sciocchezze, invenzioni di scienziati asserviti alle “multinazionali”. In natura non esistono sofferenza, morte, malattie, collasso di stelle e pianeti; sono tutte la conseguenza della follia umana. Verissimo... lo ha detto, più o meno, anche Papa Francesco nella sua bellissima enciclica! Però, per chi crede, l'uomo lo ha creato Dio, come ha potuto compiere un errore tanto spaventoso? E, per chi non crede, l'uomo è, anche lui, un prodotto della selezione naturale. Come la mettiamo? Lasciamo perdere...

In terzo luogo.
La idiozia secondo cui visto che c'è libertà di parola tutte le parole hanno lo stesso valore. Avere una laurea, un dottorato, decenni di pratica alle spalle non contano nulla. Tutti siamo uguali quindi sono uguali tutte le idee. E' una vecchia idiozia. Cominciò negli anni del “grande rifiuto” quando qualcuno scoprì che non esiste al mondo qualcosa che sia “superiore” od “inferiore” a qualcos'altro. Nessuno è superiore od inferiore, al massimo può essere "diverso". Nulla di serio separa un nobel per la fisica da un analfabeta, Pinco Pallo è allo stesso livello di Kant, la musica di Beethoven non è superiore ma solo diversa dalle canzonette di Sanremo, la vispa Teresa vale quanto l'Amleto.
Però se saliamo su un aereo preferiamo che chi lo pilota abbia frequentato una scuola qualificata ed abbia alle spalle molte, moltissime ore di volo. Particolari di poco conto...

In quarto luogo, la
mentalità complottista che si esprime nella notissima frase: chi li paga? Non puoi confutare le tesi di una persona che conosce benissimo un certo argomento? Ti basta dire “sei al soldo delle multinazionali” ed il gioco è fatto. In questo modo un imbecille che non è riuscito a prendere la licenza media può confutare Einstein. E' vero, l'imbecille non conosce nulla della fisica, ma può sempre dire: “Einstein ha lavorato per il governo americano” e questo gli da immediatamente ragione. Lavorare per grandi aziende non è un titolo di merito ma la prova che tutto ciò che dici è una menzogna. Però, a pensarci bene, tutti o quasi lavoriamo per qualcuno, tutti siamo pagati, quindi nulla di ciò che diciamo e facciamo nella nostra attività lavorativa è, neppure lontanamente, vicino al vero. I calcoli di un ingegnere, le diagnosi di un medico, gli insegnamenti di un professore sono tutti falsi perché ingegnere, medico e professore sono pagati da qualcuno. Ma.. anche chi strilla “chi li paga?” è pagato, a ben vedere le cose... come la mettiamo?

Non è il caso si dilungarsi ancora. Se non fossimo in un momento di crisi culturale gravissima le scemenze degli anti vaccino farebbero solo sorridere. Purtroppo però non c'è nulla da ridere, e neppure da sorridere.

venerdì 13 maggio 2016

L'OCCIDENTE STA MORENDO




“Ma davvero voi pensate che si possano eliminare i flussi migratori? Volete un mondo in cui nessuno si muova e tutti restino tappati a casa loro?” chiedono con aria grave gli occidentali “buoni” agli altri, i cattivoni.
I flussi migratori sono un fenomeno normale. Sono sempre esistiti e, con tutta probabilità, esisteranno sempre. Ma quelli a cui stiamo assistendo non sono normali flussi migratori.
I flussi migratori di carattere economico sono sempre stati collegati alle variazioni fra domanda ed offerta di lavoro. In un certo paese c'è bisogno di forza lavoro in un altro c'è un eccesso di mano d'opera, nasce un flusso migratorio da un paese all'altro. Gli emigranti italiani che partivano alla volta degli Stati Uniti o dell'Argentina lasciavano un paese in cui erano scarse le prospettive di lavoro per raggiungerne altri in cui queste erano invece abbondanti. Erano richiesti dai governi dei paesi ospitanti, non imposti agli stessi.
Solo dei perfetti imbecilli o delle persone in assoluta malafede possono pensare che l'Italia e l'Europa di oggi si trovino nella stessa situazione nei confronti dei “migranti”. Non stiamo importando mano d'opera di cui abbiamo bisogno ma un esercito di disoccupati, al massimo di lavoratori precari destinati ad ingrossare l'area già amplissima del lavoro nero; in ogni caso una quantità enorme di persone non in grado di mantenersi e destinate a gravare sulla spesa pubblica. Altro che “migranti” che “ci pagheranno le pensioni”!

I flussi migratori sorgono anche da situazioni di crisi. Gente che fugge da paesi in cui sono in corso guerre, persecuzioni, pulizie etniche. Ma si tratta sempre, in questi casi, di situazioni delimitate nel tempo e nello stazio. Molti spagnoli repubblicani si rifugiarono in Francia, al termine della guerra civile, nel 1939. L'intervento sovietico in Ungheria provocò un buon numero di profughi nel 1956. Le persecuzioni naziste contro gli ebrei indussero i più fortunati di loro ad abbandonare la Germania. Sempre gli ebrei, al termine del secondo conflitto mondiale, emigrarono in massa in Palestina. Erano reduci dai campi di sterminio, si lasciavano alle spalle due millenni di persecuzioni e di pogrom, volevano solo un pezzetto di terra desertica, su cui non era mai sorto alcuno stato autonomo, priva di ogni ricchezza, in cui lavorare e costruirsi un futuro. E qualcuno definisce ancora “imperialistica” la loro emigrazione.
Non ci vuole una mente d'aquila per capire che la situazione attuale dei “migranti” è completamente diversa. Non siamo di fronte ad una emigrazione legata a particolari situazioni di crisi, ma ad un flusso massiccio, di dimensioni mai viste, generalizzato. Da noi arrivano, insieme, siriani e pakistani, turchi e nigeriani, afghani e senegalesi, marocchini e camerounensi, iracheni e libici. Non si tratta solo di sventurati che abbandonano particolari aree a rischio ma di una marea enorme, indistinta, che preme ai confini dell'Europa. E si tratta di una pressione che dura non da alcuni anni ma da decenni e sta cambiando sotto i nostri occhi la composizione etnica, sociale, culturale del nostro continente.
Soprattutto, i profughi che in passato  fuggivano le persecuzioni erano chiaramente identificabili dal punto di vista politico. Gli ebrei che abbandonavano la Germania nazista non erano certamente ammiratori di Hitler, gli ungheresi che lasciavano il loro paese nel 1956 non erano di certo amici dell'URSS staliniana. Oggi la situazione è completamente diversa. I “profughi” che arrivano sulle nostre coste sono forse dei perseguitati dal fondamentalismo islamico? Di certo qualcuno di loro lo è, ma di certo moltissimi  fanno parte dei persecutori, sono quanto meno simpatizzanti del fondamentalismo. Arrivano qui da noi urlando “Allah è grande”, chiedono che si rimuovano le immagini religiose dagli edifici pubblici, le donne chiedono di potersi bagnare in piscine a loro riservate. Ben lungi dal fuggire il fondamentalismo ce lo vogliono imporre. Una situazione senza precedenti: dei “profughi” che impongono a chi li accoglie il regime dei loro persecutori!

No, quelli a cui stiamo assistendo oggi non sono normali flussi migratori di carattere economico, non sono neanche solo fughe da particolari situazioni di crisi. E' un trasferimento massiccio, incontrollato, forse politicamente guidato, della popolazione di un continente in un altro continente. Se vogliamo trovare dei precedenti storici possiamo individuarli nella pressione che Goti e Visigoti, Vandali, Unni ed Ostrogoti esercitarono sui confini dell'impero romano, determinandone la caduta. O nel trasferimento di una parte della popolazione europea in nord America. Con una differenza, in quest caso: la nascita degli Stati Uniti è stata un fatto storicamente progressivo, malgrado gli errori e gli orrori che la hanno accompagnata, e che vanno condannati senza riserve. Non si vede invece come possa essere considerata progressiva la fine della civiltà di Platone ed Aristotele, Mozart e Beethoven, Dante e Shakespeare.
"Dio è morto", disse Nietzsche, "la bontà lo ha ucciso". Noi possiamo dire: "l'occidente sta morendo, lo sta uccidendo la finta bontà".

lunedì 9 maggio 2016

MAI SENZA MIA FIGLIA



“Mai senza mia figlia”, un film molto bello, tratto da un episodio vero, che dovrebbe far pensare gli occidentali dialoganti.
Lui è un iraniano che vive da venti anni negli Stati Uniti. Medico, uomo colto, sposato da sette anni è marito e padre amorevole. Convince la moglie a recarsi con lui nell'Iran della rivoluzione Komeinista, per conoscere la sua famiglia. “Non ci sono pericoli”, rassicura la moglie, giurando sul Corano. Lei, sia pure a malincuore, accetta.
Arrivati in Iran il marito getta la maschera. Vuole stabilirsi definitivamente in quel paese, soprattutto vuole che la figlia venga educata ai “veri valori” di cui l'Islam sarebbe portatore.
Per la moglie è l'inizio di un autentico inferno. Passa in un attimo dalla condizione di donna emancipata e di larghe vedute a quella di schiava domestica. Continuamente sorvegliata dalla numerosissima famiglia di lui, più di una volta brutalmente picchiata, le è preclusa qualsiasi libertà, a partire da quella di poter usare il telefono. La bimba viene infagottata nelle vesti islamiche e mandata a frequentare una scuola coranica.
La casuale conoscenza con un iraniano oppositore della teocrazia consentirà alla donna una rocambolesca fuga ed infine la salvezza.
Sono molte le donne occidentali che hanno dovuto subire le stesse angherie della protagonista del film, senza avere, purtroppo, la stessa fortuna.

Quando si parla di “Islam moderato” ci si riferisce quasi sempre al rapporto col terrorismo. Se un islamico non fa parte di qualche gruppo terrorista e magari spende qualche parola di blanda condanna nei confronti dei terroristi viene subito promosso dagli occidentali dialoganti al rango di moderato e, se immigrato, considerato una “preziosa risorsa” se non addirittura “un dono”.
Ma, quale è il rapporto di questo “moderato” con le donne? Cosa ne pensa della libertà di pensiero? Come considera gli apostati? E' disposto ad accettare la rigorosa separazione fra fede e politica? Nessuno pone, o si pone, simili domande, e non a caso: il solo porsele farebbe crollare molte illusioni.
Facciamo finta di non saperlo ma a poche centinaia di chilometri da noi impera la barbarie. Da noi è normale che, ad esempio, una donna esca di casa solo perché le è venuta voglia di fare tranquillamente due passi, chiami una amica al cellulare e le chieda di vedersi per prendere insieme un aperitivo, si accenda una sigaretta in un luogo pubblico, scambi due parole con un uomo casualmente conosciuto in metrò. Alle soglie di casa nostra cose simili sono inconcepibili. Ed in casa nostra continuano ad entrare persone che le ritengono inconcepibili. Ed intere aree delle nostre città si stanno trasformando in zone franche in cui simili comportamenti, del tutto normali per noi, sono inconcepibili.
Gli occidentali politicamente corretti non vogliono vedere un simile stato di cose. Hanno sostituito al vero Islam la sua immagine ideologica e nulla li può spingere a rinunciare ai loro sogni consolatori. Quando si renderanno conto che il loro sogno è in realtà il peggiore degli incubi sarà troppo tardi.