domenica 27 agosto 2023

I "GENI INVISIBILI" E LE MIGRAZIONI

Il sociologo Guglielmo Ferrero li chiama “i geni invisibili della città”. Di cosa si tratta? Si tratta di un insieme di idee, valori, modi di vedere i rapporti fra gli esseri umani, legami con una tradizione, condivisi dalla stragrande maggioranza dei membri di una determinata società. Non si tratta, è bene sottolinearlo, di una condivisione su tutto, al contrario. Tutte le società sono caratterizzate dalla presenza di interessi, idee, valori non concordanti e spesso in contrasto fra loro. Nelle società libere e pluraliste questa differenza da vita ad una costante competizione che trova, o può trovare, il suo punto di equilibrio nella mediazione politica e nella ricerca di compromessi accettabili. Questo equilibrio tuttavia può essere di volta in volta raggiunto, e la competizione non portare la società a sfaldarsi, solo se alla base di tutto esiste quell’insieme di valori, idee, comportamenti che Ferrero chiama “i geni invisibili della città”.
Se questi “geni” esistono, e se i governi, tutti i governi, li rispettano, le società non si disgregano. Avviene il contrario quando questo rispetto viene a mancare. Se i governi non rispettano nella loro azione i “geni invisibili” gran parte dei cittadini considera illegittimo il loro potere e si creano le condizioni per l’emergere di spinte eversive. Se larghe fette della popolazione non si riconoscono in questi geni la società si sfalda e, nei casi estremi, può precipitare nel baratro della guerra civile.

Quando si parla di migrazioni molti mettono in evidenza le loro conseguenze economiche e sociali ed il loro impatto sulla sicurezza. Difficile dar loro torto. Fare entrare decine, centinaia di migliaia di migranti senza che l’economia possa assorbirli vuol dire creare una massa enorme di spostati che, nella migliore delle ipotesi, va ad alimentare il lavoro nero e sottopagato, o l’accattonaggio, nella peggiore, le fila della malavita più o meno orgasnizzata.
Tutto vero, ma sarebbe, ed è, un errore gravissimo, sottovalutare le conseguenze culturali negative della immigrazione clandestina di massa.
Inutile far finta di non vederlo: moltissimi di coloro che entrano diciamo così, “irregolarmente” vengono da culture lontanissime dalla nostra. Hanno visioni del mondo e dei rapporti fra gli esseri umani radicalmente diverse dalle nostre; per usare la categoria di Guglielmo Ferrero, si richiamano a “geni invisibili” che con i nostri hanno poco, spesso molto poco, in comune.
I “geni invisibili” di un giapponese buddista o quelli di un uicraino greco ortodosso sono diversi, ma non incompatibili coi nostri, del tutto incompatibili invece sono quelli di un musulmano che consideri l’adulterio e l’apostasia crimini da punire con il carcere o addirittura con la morte.
Indipendentemente dalle sue conseguenze economiche e sociali l’immigrazione clandestina di massa ha o può avere conseguenze culturali devastanti: distrugge i “geni invisibili” che sono alla base della nostra convivenza. Certo, si possono mettere in atto misure di integrazione, ma queste possono, con difficoltà, avere successo di fronte ad una immigrazione legale e controllata, non hanno successo alcuno a fronte di una immigrazione illegale fuori controllo.

Non si tratta di mera speculazione. Abbiamo di fronte agli occhi la situazione di paesi che hanno accettato per lungo tempo flussi migratori incontrollati ed in più hanno alle spalle un passato coloniale, la Francia ad esempio. Difficile non vedere che questi paesi, di nuovo, la Francia è l’esempio più eclatante, stanno perdendo le loro caratteristiche unitarie. Basta un nulla perché paesi simili si trasformino in autentiche polveriere e il normale scontro politico e sociale diventi l’anticamera della guerra civile. Se la polizia uccide in uno scontro a fuoco un giovane milanese si hanno al massimo interrogazioni parlamentari, raccolte di firme, qualche fiaccolata o corteo di protesta. Se in uno scontro a fuoco la polizia francese uccide un giovane di origini marocchine intere città vengono messe a ferro e a fuoco. La tipica situazione che viene a crearsi quando le società mancano dei loro “geni invisibili”. E si trasformano in quanto di meno sociale, meno integratorio possa immaginarsi: un aggregato di tribù etniche. Il trionfo del separatismo razzista.
Tutte le prediche, tutta l’esibizione ipocrita di buoni sentimenti non possono modificare questa situazione. Farà bene il governo italiano, chiamato a gestire una crisi migratoria senza precedenti, a non scordarlo. Pena la sua credibilità.

 

"PUREZZA" ED IMMIGRAZIONE

Mentre l’Italia è meta di un numero mai visto di sbarchi il capo dello stato non ha trovato niente di meglio che affermare, al meeting di “Comunione e liberazione” (per inciso: non si capisce perché mai tutti i politici diano tanta importanza a questo meeting) che noi tutti siamo figli di numerose etnie.
Se il capo dello stato ha voluto dire che etnie e nazioni cambiano nel tempo composizione e caratteristiche, la sua affermazione è sicuramente vera, ma anche del tutto ovvia, al limite della banalità.
Etnie e nazioni si formano in lunghi e complicati processi storici caratterizzati da disaggregazioni ed aggregazioni etniche e nazionali. Quello della purezza etnica è un oscuro mito nazista che ogni democratico, ogni liberale non può che respingere con la massima determinazione.
Tutto questo però non c’entra assolutamente NULLA con l’attuale dibattito sui processi migratori.
E’ vero, etnie e nazioni cambiano nel tempo, ma COME cambiano? In che modo noi dovremmo indirizzare il cambiamento? Questa è la domanda seria da porsi.
Etnie e nazioni possono cambiare in conseguenza degli scambi commerciali e culturali, dei processi LEGALI di immigrazione ed emigrazione, dei viaggi e del turismo, dei matrimoni misti, tutte cose che nessuna persona seria osa, credo, mettere in discussione. Ma anche altre possono essere le cause del cambiamento: guerre di conquista, spostamenti forzosi di intere popolazioni, processi fuori controllo di immigrazione clandestina.
Quello a cui stiamo assistendo è forse un processo, potenzialmente positivo, di immigrazione ed emigrazione controllato e legale? Basta fare la domanda per avere la risposta. Quello a cui stiamo assistendo non ha nulla di controllato e legale: si tratta di un autentico trasferimento clandestino di popolazioni dall’Africa all’Europa, in larga misura gestito dalla malavita. Un governo, qualsiasi governo ha o non ha il diritto di opporsi, con tutte le forze, ad un simile processo? Di nuovo, basta fare la domanda per avere al risposta. Chi si oppone ad un simile processo è forse un teorico della “purezza etnica”? Per la terza volta basta fare la domanda per avere la risposta. Se opporsi alla immigrazione clandestina di massa vuol dire sostenere l’orribile idea nazista della “purezza etnica” tutti i governi del mondo sarebbero “nazisti”.
Ogni stato ha diritto di difendere i propri confini, di regolare i flussi migratori, di stabilire quante persone può accogliere. Nulla in tutto questo contrasta con i valori democratici e liberali cui tanti teorici “no border” fingono di credere. Appunto...FINGONO...