mercoledì 24 maggio 2017

CONVIVERE COL TERRORE

CONVIVENZA. E' destinata a diventare la parola chiave.
Dobbiamo imparare a convivere col terrorismo. Non a RESISTERE allo stesso, sapendo che sarà una lotta dura e difficile. No, a CONVIVERE.
La parola convivere richiama alla pace. Civile convivenza, pacifica convivenza. Si convive con chi è in pace con noi, o quanto meno con chi non ci combatte.
O richiama qualcosa che non piace ma che tutto sommato si accetta. Nelle grandi città si deve convivere con un traffico a volte tumultuoso, con rumori molesti, con un certo livello di criminalità. Cose negative, brutte, antipatiche ma inevitabili. Possiamo attenuarne la portata ma non eliminarle, e neppure
ridurne sensibilmente il peso. Ci dobbiamo CONVIVERE.
I pennivendoli vogliono far passare questo concetto. Dobbiamo abituarci al terrore, come ci siamo abituati al traffico o ai rumori molesti. Certo, possiamo ridurne, in piccola parte, l'impatto ma non eliminarlo, neppure in prospettiva. Non siamo dentro una guerra con chi ci vuole morti, o convertiti all'Islam, ma di fronte ad un aspetto brutto o sgradevole della nostra civiltà, da contenere ma anche accettare, con cristiana rassegnazione.
La cosa divertente (tragica in realtà) è che a dire certe stronzate sono gli stessi che ci invitano a “salvare il pianeta” dal riscaldamento globale, a “sconfiggere definitivamente la mafia”, a “ridurre a zero l'impatto dei terremoti”, a “debellare la corruzione”. Le crociate contro il caldo sono perfettamente realistiche, la lotta al terrore NO. Farla vuol dire cadere nel “razzismo” e nella “islamofobia”.

Qualcuno va oltre. Leggo che un genio dell'italico giornalismo, Beppe Severgnini, avrebbe affermato in un dibattito televisivo (che io mi sono ben guardato dal seguire) che se non accettiamo di convivere col terrore siamo destinati a diventare come la Corea del nord.
Non si può combattere il terrorismo ed insieme conservare la democrazia. Convivenza col terrore o fine della democrazia, questa sarebbe l'alternativa.
E' vero esattamente il contrario. Il patto democratico si regge se esistono a sua base alcuni fondamentali valori condivisi. Se non è diffusa l'accettazione di valori come la laicità dello stato, la tutela della libertà di pensiero, la pari dignità ed i pari diritti fra i sessi è proprio la democrazia a diventare impossibile. La convivenza col terrore, con le inevitabili concessioni fatte ai fondamentalisti, prima fra tutte le porte aperte ad una immigrazione fuori controllo, conducono precisamente a questo: la erosione delle basi stesse del sistema democratico, la sostituzione della base sociale e del sistema di valori che ne costituiscono il fondamento. Quindi la fine della democrazia. Non convivenza col terrore o Corea del Nord, ma Corea del nord (o califfato islamico) come conseguenza della convivenza col terrore.
Elementare Watson!


martedì 23 maggio 2017

GRATTA IL BUONO E CHI SCOPRI....?

Ecco cosa scrive un povero di spirito sulla pagina FB del sempre peggiore Enrico Mentana.

“A causare l'attentato non sono le marce per la pace ma coloro che vi si oppongono e fanno sentire gli immigrati poco accettati ed esclusi dalla società europea. Ogni volta che vi siete rifiutati di fermarvi e di salutare una persona solo per il suo colore della pelle avete contribuito a creare un terrorista”.

Semplicemente fantastico!
Un tale mi guarda male per strada. Lo saluto e lui non mi risponde. Un altro sussurra: “quanto è brutto quel tale”. Vado all'estero e sento un ragazzo bisbigliare: “Italiani chitarra e mandolino”.
E io cosa faccio? Mi metto un bel giubbotto esplosivo, vado ad un concerto, mi faccio esplodere e massacro decine di persone a caso.
Oppure lancio la mia auto sulla folla.
Oppure sgozzo il primo che incontro.
Oppure fracasso a martellate il cranio di una vecchietta in metropolitana.

La colpa ovviamente non è mia, è di chi non ha risposto al mio saluto, o di chi ha bisbigliato “italiani chitarra e mandolino” o di chi ha osato affermare che sono brutto. Io brutto? Ma se sono bellissimo!
E chissà, forse la colpa è ci chi si rifiuta di mantenermi. Di darmi gratis una casa nel centro storico, no, non in periferia, nel centro storico, se no mi sento “ghettizzato” e mi “radicalizzo”. Forse la colpa è di chi mi ricorda che gli ingressi in qualsiasi paese del mondo, Italia esclusa, sono regolati dalla legge. O di chi osa mangiare salame e prosciutto, o bere un bicchiere di barbera. Forse, anzi, certamente, la colpa è di quelle donne che mostrano culo e tette, cosa che mi deprime profondamente e scatena in me incontrollabili pulsioni.
I nostri fratelli non hanno, MAI, alcuna colpa, la colpa è sempre NOSTRA. O li accogliamo o si radicalizzano. O diamo loro, GRATIS, vitto ed alloggio o si radicalizzano, o rinunciamo al nostro stile di vita per non offenderli o si radicalizzano.
Non hanno colpe i poverini, siamo sempre NOI ad averle, le colpe.

Però, tutto questo mi ricorda il rapporto con Bolt, il mio caro cagnolino.
In effetti se Bolt fa i suoi bisogni dove non deve la colpa è MIA, non sua, ed infatti io sono tenuto a pulire.
E se vuol fare a botte con la gatta della vicina la colpa è di nuovo MIA. Ed infatti io controllo i suoi spiriti bellicosi.
Bolt non è colpevole IO lo sono al suo posto.
Però... Bolt è, appunto, un simpatico cagnolino.
Per il povero di mente che ha scritto le stronzate che ho copiato i nostri “fratelli” sono come i cagnolini, o i rottweiler, o gli squali bianchi. Sempre innocenti.
Gratta gratta il super accogliente, il buono senza se e senza ma, e scopri il razzista. Oltre che l'imbecille, ovviamente.

lunedì 22 maggio 2017

ANCORA

Hanno colpito ancora, a Manchester stavolta. C'era da aspettarselo, era un po' che ci lasciavano relativamente in pace... potevamo abituarci male.
Hanno colpito al termine di un concerto. Non a caso. Loro, i nostri amorosi fratelli, la odiano, la musica, anche se alcuni frequentatori di concerti rock fingono di dimenticarsene.
Ora comincerà per l'ennesima volta il solito balletto.
L'Islam non c'entra, è una religione di pace.
Sono finti islamici.
Non c'entrano nulla con le migrazioni.
La colpa è del colonialismo, delle crociate, del razzismo della islamofobia.
La colpa è dei costruttori di armi, o di auto, o di esplosivi, o di coltelli da cucina eccetera eccetera.
E' stato un pazzo, o un depresso, o un tale con problemi esistenziali, o un tifoso incazzato, o uno che ha litigato con la moglie. Eccetera eccetera.
La colpa è del Dio denaro.
La colpa è di Trump, di Israele, della Cia, del Mossad eccetera eccetera.
Si radicalizzano perché vivono nei ghetti.
Si radicalizzano perché NOI non li integriamo. (Siamo NOI a doverLI integrare, non LORO a doverSI integrare...)
Si radicalizzano perché sono stati in carcere (già... chissà perché ci sono stati?)
E così via.
Poi ci saranno i gessetti, i palloncini, i lumini, i minuti di silenzio, gli inviti al dialogo, all'amore, alla reciproca comprensione, i NO allo scontro di civiltà.
Ci saranno gli appelli a non avere paura, a non abbandonarsi a “reazioni di pancia”.
Molti si preoccuperanno perché gesti simili “fanno il gioco dei populisti islamofobi”.
Infine tutto ricomincerà come prima ed i vari TG ricominceranno a parlare delle “rivelazioni “ del Washington post, delle esternazioni di Renzi, delle aperture del cavaliere, delle ventotto proposte di nuova legge elettorale, eccetera eccetera
Fino alla prossima strage.

sabato 20 maggio 2017

LA MANIFESTAZIONE DI MILANO

Dal palco di Milano hanno detto di essere in 100.000. In questi casi c'è una norma che vale sempre, per tutti: le cifre comunicate dal palco vanno divise almeno per due. Saranno stati al massimo in 50.000, come era ampiamente prevedibile. Fra centri sociali, associazioni di volontariato, Caritas, sindacati di base, partiti a sinistra del PD, una parte dello stesso PD e una valanga di migranti è possibile mettere insieme alcune decine di migliaia di persone. Chi ne dubitava era fuori strada.
E' sciocco protestare contro questa manifestazione, chi la ha fatta aveva il diritto di farla. E' da sottolineare l'imbarazzo dei media sulle contestazioni cui sono stati fatti oggetto i manifestanti del Pd. Affari loro.
Piuttosto, sarebbe ora che chi ne ha la possibilità, TUTTO il centro destra, per capirci, organizzasse una grande manifestazione nazionale contro l'immigrazione clandestina. Ci sarebbero in piazza non decine, ma centinaia di migliaia di persone. E tanto basterebbe a neutralizzare i teppisti dei centri sociali.
In fondo dobbiamo essere grati ai manifestanti di oggi. Hanno detto chiaramente cosa DAVVERO vogliono i favorevoli alla immigrazione senza limiti, al di la delle palle e delle ipocrisie dei discorsi ufficiali.
I loro slogano parlano chiaro:
NO AI MURI. Cioè NO ai CONFINI. Perché un confine è in qualche modo un muro, qualcosa che limita, regolamenta, filtra gli ingressi in un paese.
NON CI SONO ILLEGALI. Cioè, tutti, ma proprio tutti, devono essere accolti, quale che sia il loro status, quali che siano le leggi, i regolamenti, gli accordi internazionali.
NON CI SONO STRANIERI. Cioè non esistono italiani o francesi, russi o americani, cinesi o nigeriani. Nostra patria è il mondo intero.
La posta in gioco è chiara. Abbiamo ancora dei confini? Esiste ancora una nostra identità? Vale ancora la legge?
I manifestanti di Milano hanno risposto NO. E questo vuol dire una sola cosa: per loro L'ITALIA NON ESISTE, NON DEVE ESISTERE, COME PAESE. Perché un paese esiste se esistono e vengono difesi i suoi confini, se esiste un popolo con una sua Identità, retto da leggi che valgono per tutti.
La manifestazione di Milano ha contribuito, se ce n'era bisogno, a far chiarezza. E' stata utile in fondo.

martedì 16 maggio 2017

UN GIOCO DI FANTASIA... PER RIDERE.



Incredibile sorpresa! Marine le Pen vince le presidenziali francesi con il 50,8% dei voti contro il 49.2 di Macron.

Imponenti cortei di protesta paralizzano al Francia. A Parigi sfilano in 100.000.

La commissione europea, riunita d'urgenza emette un comunicato in cui si afferma che il grande processo di unificazione del continente non può essere messo in crisi da un voto dettato dalla paura e dai pregiudizi razziali.

Eminenti statistici annunciano che hanno votato per la le Pen le persone prive di titoli di studio, che vivono in piccoli centri, non più giovani.

Beppe Grillo chiede che gli ultra sessantenni siano privati del diritto di voto.

La comunità islamica francese emette un comunicato in cui si afferma: ”Se ora l'ISIS reagirà con attentati sappiamo di chi è la colpa”.

Intervenendo ad una trasmissione televisiva Roberto Saviano ricorda che “anche Hitler è arrivato al potere con le elezioni”.
Uno spettatore chiede la parola. “Ma...” dice esitante, “voi volete evitare che qualcuno usi la democrazia per abolirla... abolendo la democrazia?”.
Gelo in studio. Alfano si aggiusta la cravatta, Lilli Gruber si passa una mano sulla rossa chioma, Bruno Vespa saltella.
Interviene di nuovo Saviano. “Chi fa simili sofismi” urla indignato, la voce rotta dall'emozione, “dimostra di essere schiavo dei peggiori pregiudizi populisti”. Ovazione.

Mario Monti afferma in una intervista che non si possono delegare i destini dell'Europa ad altalenanti risultati elettorali.

“Il fatto quotidiano” titola a piena pagina: “L'esito delle elezioni in Francia è stato determinato da operazioni di hackeraggio”. Sottotitolo: “E' molto probabile che il voto venga annullato”.

La procura di Milano apre una inchiesta sull'hackeraggio che ha stravolto l'esito del voto in Francia. Anche i magistrati francesi indagano.

Macron chiede il riconteggio dei voti, ma l'esito non cambia, anzi, la percentuale della le pen sale dal 50,8 al 50,9.

Renzi afferma che non si possono affidare i destini del mondo agli zero virgola.

Un comitato di parigini democratici raccoglie firme su una petizione in cui si chiede che le elezioni vengano rifatte.

Susanna Camusso chiede ai sindacati francesi di organizzare uno sciopero generale contro l'elezione di Marine le Pen. I sindacati francesi rispondono picche. La signora Camusso dichiara: “questa è la prova definitiva della deriva populista e razzista del sindacalismo d'oltralpe”.

Gli organizzatori del prossimo festival di Cannes annunciano che sono in concorso film di denuncia del razzismo anti islamico della signora le Pen.

Nel campionato di calcio francese i giocatori scendono in campo con una fascia nera al braccio in segno di lutto.

Continua...

Su, è solo un gioco di fantasia... per ridere!

lunedì 15 maggio 2017

UNA SENTENZA GIUSTA

Nessuno contesta, credo, ad un cinese o ad un giapponese di mangiare con le bacchette, io stesso le uso se ceno in un ristorante cinese o giapponese. E nessuno, credo, cerca di proibire ad un indiano di portare il turbante, o ad un buddista di credere nella reincarnazione.
Ma se una certa religione prevedesse sacrifici umani questo non sarebbe un buon motivo per ammetterli. E il fatto che nell'Islam sia diffusa la pratica della lapidazione delle adultere non è un buon motivo per organizzare a Milano, in piazza Duomo, lo spettacolo di una poveretta uccisa a colpi di pietra.
Se una certa religione considera “sacro” un oggetto che per noi è un'arma che il nostro ordinamento giuridico proibisce nessuno può girare con quell'oggetto, a meno che non sia in possesso di un regolare porto d'armi. Semplice, elementare.
Valori, tradizioni, usi e costumi di civiltà diverse dalla nostra possono essere tollerati, o ammessi, alla imprescindibile condizione che non contrastino con le nostre leggi e coi valori fondamentali su cui si basa, qui da noi, la civile convivenza.
A casa di nostra valgono le nostre norme e vigono i nostri valori. Anzi, sarebbe bene che ALCUNI dei nostri valori fondanti (parità di diritti e di doveri fra i sessi, rispetto della libertà personale, libertà religiosa e di coscienza) valessero anche FUORI da casa nostra. Si tratta di valori UMANI oltre e prima che “occidentali”.
Fa discutere la sacrosanta sentenza della Corte di Cassazione che stabilisce che i migranti che scelgono di vivere in occidente devono accettare i nostri valori fondanti e rispettare le nostre leggi. Una ovvietà in fondo, che NON dovrebbe affatto fare discutere. Ma subito alcuni esponenti del PD si sono affrettati a chiedere che questa sentenza “non venga strumentalizzata dai Salvini di turno”.
Non c'è nulla da strumentalizzare. C'è solo da essere soddisfatti di una sentenza giusta, equilibrata. Alcuni Pierini temomo che una simile sentenza “favorisca Salvini”? Questo vuol dire che sotto sotto considerano “leghista” il principio ovvio per cui a casa nostra vigono le nostre leggi ed i nostri valori.
Ma è PROPRIO QUESTO il guaio.

domenica 14 maggio 2017

I RIPOPOLAMENTI DELLA SIGNORA BONINO

Lo ripete spesso la signora Emma Bonino. Abbiamo bisogno dei migranti per far fronte al calo demografico. Vediamo un po'.
La Unione Europea ha una densità di popolazione di 113 abitanti per chilometro quadrato, l'Italia si colloca al trentanovesimo posto della classifica mondiale dei paesi per densità di popolazione, con 201 abitanti per chilometro quadrato. La densità di popolazione del mondo (terre emerse, esclusa antartide) è pari a 53 abitanti per chilometro quadrato, quella dell'Africa è pari a 38 abitanti per chilometro quadrato. Come tutte le statistiche anche queste vanno prese “cum grano salis”. In Africa ci sono i deserti e la densità della popolazione varia da località a località. Ed è in corso in quel continente un autentico boom demografico. Una cosa però è certa: noi non siamo sottopopolati. Dobbiamo evitare la contrazione della popolazione europea, non cercare di incrementarla.
Ma questi sono in fondo dettagli statistici. Il vero problema è un altro: davvero si può pensare di far fronte al calo demografico con l'introduzione massiccia di migranti sul continente europeo?
La signora Bonino non ha dubbi: per lei la risposta è SI. Calano le nascite? Non fa niente, accogliamo iracheni e nigeriani, afgani e libici e tutto quadra. Sapienti politiche di ripopolamento risolveranno ogni problema.

Le politiche di ripopolamento però sono quasi sempre fallimentari. Anche quando si tratta non di uomini, ma di lupi simili politiche rivelano la propria stupidità. Riempire di lupi aree densamente popolate, con presenza di greggi ed armenti, crea grossi problemi a tutti, dai lupi agli uomini, passando per greggi ed armenti.
Ma quelle che per i lupi sono politiche stupide diventano criminali se riferite agli uomini. A differenza dei lupi gli uomini hanno infatti alle spalle culture e civiltà, sono portatori di idee, visioni del mondo, fedi religiose. Per la signora Bonino gli esseri umani sono come le pedine della dama. Mancano un po' di pedine bianche? Le sostituiamo con pedine nere ed il gioco è fatto. Da buona mondialista pensa che tutti si sia interscambibili, puri numeri che è possibile spostare a piacimento in un mondo privo di ogni particolarità.
Ma le cose non stanno così, chiunque è in grado di capirlo.
Non stanno così neppure a livello meramente economico, dove una massa enorme di dequalificati non può certo sostituire lavoratori altamente professionalizzati.
Non stanno così, soprattutto, a livello culturale. Inserire a forza, e in tempi brevi, in Europa milioni di persone lontanissime dal modo di pensare e di vivere degli europei significa, molto semplicemente decretare la fine dell'Europa. Non ha nessuna importanza che grazie ai migranti la popolazione europea non decresca. Non ne ha perché al termine di un simile processo l'Europa non sarà più Europa. Sarà un'altra cosa, del tutto diversa.
Ma questi concetti sono, con tutta evidenza, troppo difficili per la signora Emma Bonino.

venerdì 12 maggio 2017

IL "CASO" SERRACCHIANI

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L'esponente del PD Debora Serracchiani è oggetto di una autentica, incivile aggressione solo perché ha detto che se commesso da un “richiedente asilo” uno stupro, sempre odioso, è particolarmente grave. In questo caso allo stupro si aggiunge infatti l'ingratitudine, la aggressione implicita nei confronti del paese a cui stai chiedendo accoglienza.
E' fin troppo facile ricordare alla signora Serracchiani che il suo partito ha responsabilità gravissime nella gestione, meglio, non gestione, dei flussi migratori. Ma non credo sia questa l'occasione per fare simili sacrosante considerazioni. Quale che sia la scarsa simpatia che si può provare nei confronti di questa signora, colpevolmente lasciata sola dal suo partito, credo valga invece la pena di spendere due parole in sua difesa.

Sulle esternazioni della signora Serracchiani si possono fare considerazioni a tre diversi livelli.

A livello giuridico si può ricordare ai suoi critici il punto 11 bis dell'articolo 61 del codice penale. Questo articolo parla delle circostanze aggravanti ed al punto 11 bis mette fra tali circostanze “l'avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale”.
Quanti parlano di “razzismo” chiedano quindi a gran voce la abolizione di questo punto, oppure stiano zitti. Anche dal punto di vista strettamente legale i loro schiamazzi sono privi di fondamento.

A livello morale è fin troppo evidente che fare del male a chi ti ha aiutato è qualcosa di particolarmente odioso. Rubare in casa di chi ti ha dato ricovero è peggio che rubare al primo che passa. Mordere la mano di chi ti cura è moralmente più riprovevole che aggredire chi si disinteressa a te. E' un fatto assolutamente intuitivo, un bambino è in grado di comprenderlo benissimo. Solo gli esponenti della sinistra chic non lo capiscono, o fingono di non capirlo.

A livello politico generale infine è fin troppo chiaro che la politica delle porte aperte alla immigrazione selvaggia favorisce il crearsi e l'ampliarsi di fasce sempre più estese di illegalità. Il numero dei crimini commessi da stranieri giunti clandestinamente in Italia è percentualmente molto più alto di quello commesso da italiani. Questo non perché gli italiani siano "razzialmente migliori” degli stranieri, ma perché flussi migratori incontrollati creano situazioni sociali in cui il crimine attecchisce con maggiore facilità. A questo si aggiunge, riguardo agli stupri, il fatto che la gran maggioranza dei migranti appartiene ad una cultura che considera “troie” degne di essere violentate tutte le donne che non vivono chiuse in sacchi neri e si permettono di passeggiare in jeans o addirittura in minigonna. Solo persone molto stupide o molto in malafede possono non vedere cose simili.

Qualcuno ricorda la notte di san Silvestro del 2015 a Colonia? In quella occasione centinaia di ragazze vennero pesantemente molestate da “migranti”, molte furono addirittura violentate. Quei fatti furono tenuti a lungo nascosti. Tempo dopo qualcuno disse che “uno stupro dura cinque minuti, il razzismo tutta la vita”.
E la colpevole, criminale reticenza a render noti episodi di aggressione compiuti da “richiedenti asilo” si diffonde ogni giorno di più in Europa. Spesso la polizia invita ragazze molestate a non presentare denuncia, i media non dicono nulla sulla nazionalità di chi compie, o cerca di compiere, uno stupro. Molto spesso non informano affatto il popolo bue su episodi di stupro. Su tutto prevale la preoccupazione di “non alimentare il razzismo”. E non ci si rende conto, fra le altre cose, che proprio questo è il modo migliore per alimentarlo, il razzismo.
La sinistra al caviale non vuole vedere la realtà. Si è inventata un islam laico e democratico, sogna una integrazione senza frizioni fra “vecchi e nuovi italiani”, favoleggia di “dialogo” fra femministe in mini e donne in burka... e chiude gli occhi di fronte al mondo. Sostituisce il mondo vero con la sua immagine ideologica: visto che la realtà non quadra con la melassa radical chic... al diavolo la realtà.
E se qualcuno che ha ancora conservato un minimo di buon senso si azzarda a fare considerazioni di semplice buon senso scatta la gogna. Le urla di indignazione raggiungono il cielo, gli strilli “razzista, razzista”!!! coprono ogni voce, ogni appello alla ragione.
Da vomitare!


lunedì 8 maggio 2017

INNO ALLA GIOIA




Qualcuno ha polemizzato con Macron perché, in occasione della vittoria elettorale, si è presentato ai suoi sostenitori accompagnato dalle note non della “marsigliese” ma dell'inno alla gioia.
Io non dirò mai, da nessun punto di vista, una sola parola polemica contro quel monumento eccelso della umana creatività che è l'inno alla gioia.
Però mi sembra sia giusto chiedersi: può davvero l'inno alla gioia essere considerato l'inno della UE? Sinceramente credo di NO.
L'inno alla gioia è quanto di, insieme, più identitario e più universale si possa concepire. E' l'espressione di una fortissima personalità individuale, profondamente radicata nella cultura della sua nazione e del suo tempo, capace però di acquistare una dimensione ed un valore universali.
E quello che vale per la musica di Beethoven vale per tutte le espressioni della creatività umana. Non è possibile separare i dialoghi di Platone dalla polis greca, o la poesia di Dante dalla Firenze del trecento, o le tragedie di Shakespeare dall'Inghilterra elisabettiana, o la pittura e la scultura di Michelangelo dal rinascimento italiano. Ma i dialoghi di Platone, la poesia di Dante, le tragedie di Shakespeare, la “pietà” ed il giudizio universale” hanno un valore universale che va ben oltre i loro tempi ed i loro paesi. Sono qualcosa che interessa l'uomo in quanto uomo. Sono universali oltre che identitarie, meglio, sono universali perché identitarie. Espressioni di grandi identità individuali e collettive capaci di trascendere se stesse e di rivolgersi a tutti gli esseri umani.

La Unione europea è esattamente il contrario di tutto questo.
Chi si azzardi a parlare di “identità” viene subito bollato come “sciovinista” dagli euroburocrati. L'Europa che hanno costruito non ha nulla che richiami le grandi tradizioni della cultura europea. E' una scatola vuota aperta a tutti, indipendentemente da ogni discrimine culturale. Ne sono prova, fra le altre cose, le banconote dell'euro, su cui non è impressa l'effige di Beethoven, o di Platone, o di Dante. No, su quelle banconote sono stampati ponti e portoni. E basta.
E nulla è più lontano dal pensiero degli euroburocrati quanto un qualsiasi richiamo alla universalità di qualcosa, sia questo “qualcosa”, un valore etico, una costruzione razionale o un parto della creatività artistica. La religione ufficiale della UE è il relativismo culturale. Tutto deve essere accettato se fa parte di una qualche cultura, meglio, se è parte di qualche cultura non occidentale.
Ed in nome di questo relativismo nichilista, che non ha nulla a che vedere, è bene sottolinearlo, con quel relativismo “debole” che è inestricabilmente connesso al pluralismo, in nome di questo relativismo nichilista, dicevo, l'”Europa” si sta riempendo di persone che, per tornare a Beethoven, la musica la odiano. La considerano blasfema, la proibiscono nei loro paesi ed un giorno cercheranno di proibirla anche qui da noi. A casa nostra.
Cosa ha a che vedere tutto questo con l'inno alla gioia? NULLA, assolutamente NULLA.
Averne fatto l'inno della UE è un caso da manuale di appropriazione indebita.

domenica 7 maggio 2017

IL NUOVO PRESIDENTE

A mio parere sbagliava chi pensava che Marine le Pen potesse diventare il nuovo presidente dei francesi. A differenza che negli Stati uniti in Francia l'elettorato è diviso fra molti partiti e tutti, o quasi, al secondo turno si sono schierati contro di lei. Non poteva vincere.
Pensavo finisse 60 a 40 per Macron. La sconfitta della le Pen è invece più netta, con trenta punti di distacco. In parte ha sbagliato campagna elettorale: troppo aggressiva, troppo schiacciata sulla contrapposizione fra “la donna del popolo” contro “l'uomo dei poteri forti”. Una simile impostazione poteva assicurarle i voti di una fetta radicalizzata dell'elettorato, ma non dei moderati.
Così ha finito col favorire chi la ha presentata come una pericolosa estremista, intenzionata a far fare alla Francia un salto nel buio.
Ora gli “europeisti” festeggiano. In parte non hanno torto. Se Le Pen avesse vinto la UE sarebbe, molto semplicemente, morta. Questo non è avvenuto e chi nella UE ci crede ha molti buoni motivi per gioire.
Molti, ma non troppi però. Parliamoci chiaro. Solo tre anni fa un risultato come quello di oggi avrebbe gettato nel panico i sostenitori della UE, i fanatici della mondializzazione. Oggi invece fa ballare di gioia questi personaggi. E non a torto. Questo da la misura di quanto la crisi della UE sia profonda.
Marine le Pen è stata presentata come una demagoga populista, una islamofoba fanatica, una nazional sciovinista oltre che, naturalmente, una livida razzista. Chi sostiene questo, chi è davvero convinto che, ad esempio, voler combattere senza esclusione di colpi il fondamentalismo terrorista significhi essere sciovinisti e razzisti deve chiedersi una cosa. Come mai circa il 35% dei francesi è diventato “razzista”, “sciovinista” e “populista”? Del resto, tre o quattro anni fa un personaggio come Trump al massimo avrebbe potuto diventare sceriffo di El Paso, e qualcuno sognava una Gran Bretagna che rinunciasse alla sterlina per l'euro. Ebbene, Trump è oggi presidente degli Stati Uniti e la Gran Bretagna invece che entrare nell'Euro è uscita dalla UE.
Quindi, festeggiate pure cari signori Renzi e Gentiloni, ma con moderazione, please,
E Gentiloni forse farebbe meglio a non parafrasare Marx. Il celebre “manifesto del partito comunista” inizia con le parole: “uno spettro si aggira per l'Europa”. Ebbro di gioia stasera Gentloni ha detto, commentando la vittoria di Macron:“una speranza si aggira per l'Europa”.
Signor Gentiloni, non paragoni Marx a Macron, per favore. E si ricordi della fine che ha fatto, nel 1989, quel famoso “spettro” marxiano! A volte le speranze, come i sogni, finiscono all'alba.
Personalmente continuo a pensare che questa UE non abbia futuro. O sarà travolta dai “populismi” o diventerà fino in fondo ciò che in parte già è: Eurabia. Sbaglio? Staremo a vedere.

venerdì 5 maggio 2017

DIFENDERSI DI NOTTE, NON DI GIORNO

La norma secondo cui io ho il diritto di difendermi se vengo aggredito di notte, ma non se subisco la stessa aggressione di giorno è talmente stupida, talmente ridicola, da far pensare che dietro ci sia solo la stupidità di chi la ha scritta. Ed una buona dose di arroganza, di disprezzo per il comune sentire della gente.
Ma non è così. Certo, dietro a quella legge ci sono stupidità ed arroganza, ma non solo. C'è anche una certa visione generale dell'uomo e dei rapporti fra gli esseri umani.
Questa visione può essere sintetizzata in questo modo: il cittadino ha diritto di difendere la sua vita, a condizione che sia chiaro, inequivocabile, che la sua vita è in pericolo, ma NON ha il diritto di difendere i suoi beni. I beni infatti sono “cose” e non è lecito per difendere delle cose arrecare danno a delle persone. Se Tizio mi punta addosso la pistola, posso, forse, difendermi; se saccheggia la mia casa no. Per difendermi dovrei arrecare danno a Tizio, e Tizio è una persona. La mia casa è invece solo una cosa.
Raramente questa concezione viene esplicitata in termini chiari ma sta dietro praticamente a tutte le teorizzazioni dei nemici della legittima difesa. E, sia chiaro, non riguarda solo i casi in cui l'aggredito spari ed uccida, ad esempio, un rapinatore. Un amico mi ha raccontato di aver subito una volta un tentativo di furto: un ladro si era introdotto nel suo box auto. Lui ha chiuso il ladro nel box ed ha avvisato i carabinieri. Ebbene, è stato accusato di “sequestro di persona”. Alla fine se la è cavata, ma ha dovuto subire quella cosa assai poco piacevole che è una procedura giudiziaria.
Qualcuno potrebbe chiedersi: “cosa c'entra la notte in tutto questo?” c'entra eccome.
Io non posso difendermi se qualcuno colpisce le mie cose, così “ragionano” (si fa per dire) i difensori della nuova legge, ma se vengo svegliato nel cuore della notte e trovo di fronte a me, in camera da letto, un giovanotto grande e  grosso, magari armato di coltello, subisco un forte stress emotivo che non mi fa valutare bene la situazione. Posso credere che è in gioco non la mia casa ma la mia vita e reagire. Quindi, dopo lunghe e laboriose indagini, e magari un bel processo, posso venire giustificato. La distinzione fra persone e cose è salva, e si da un contentino ai sostenitori della legittima difesa. Elementare Watson.

Da un lato le persone, quindi, dall'altro le cose. Ma è giusta una contrapposizione tanto netta fra persona e cosa?
In ogni momento della nostra vita noi abbiamo bisogno delle “cose”. Senza quelle cose che sono l'aria, l'acqua ed il cibo non potremmo vivere. Senza quelle cose che sono i libri non potremmo conoscere il mondo. Senza quella cosa che è la nostra abitazione non ci mancherebbe solo un rifugio, saremmo privi di quell'angolo di privatezza cui sono legati i momenti più intimi, più indubitabilmente “nostri” del vivere. Si potrebbe continuare. Le persone non sono contrapposte assolutamente alle cose perché le “cose” contribuiscono a fare della vita delle persone ciò che questa concretamente è. La “nostra” vita. La mia casa, i miei libri, il PC su cui ora sto scrivendo non sono per me solo delle cose. Li ho acquistati coi proventi del mio lavoro, ed il lavoro è una attività profondamente umana, estrinsecazione, diceva Marx, della più intima essenza dell'uomo. E, una volta acquistati, sono entrati in un particolare rapporto con me. Il PC su cui sto scrivendo non ha per me solo un valore commerciale. In questo PC ci sono mie foto, miei scritti, mia corrispondenza, il solo pensiero che qualcuno possa intrufolarsi con la violenza in tutto questo mi rende ansioso, e leggermente incazzato. Fisime da vecchietto? Forse, ma in ogni caso fisime degne di rispetto perché parte di quella persona che io sono. E si, anche le vittime di una aggressione sono persone... o no?

Lasciamo perdere le analisi “filosofiche”. Per tipetti come, che so, Speranza od Orlando sono decisamente sprecate. La contrapposizione assoluta fra “cosa” e “persona” non è solo teoricamente insostenibile, ma, se presa sul serio, porta a conseguenze assurde, o ridicole.
E' in corso una rapina, interviene la polizia. I rapinatori fuggono e un poliziotto spara. Un rapinatore viene ucciso. Il poliziotto dovrebbe essere considerato un omicida. Il rapinatore voleva impossessarsi del denaro, una cosa, uccidendolo il poliziotto ha colpito una persona.
E perché mettere in prigione ladri e scippatori, corruttori e corrotti? Tutte queste persone mirano solo ad impossessarsi di cose, ma il carcere le colpisce in quanto persone. La giustizia obbliga un uomo, una persona, a passare anni rinchiuso, colpisce un essere umano, una persona che in fondo voleva solo quella cosa spregevole che è il denaro. Che orrore, che ingiustizia!
In questi casi però i nemici della legittima difesa non protestano. Spesso si tratta anzi di super giustizialisti pronti a chiedere venti o trenta anni di galera per chi ha pagato una mazzetta al fine di ottenere in tempi decenti una piccola concessione edilizia. Come mai tanta incongruenza?
Semplice. In questi casi c'è di mezzo lo stato. E ciò che lo stato fa è per definizione buono, giusto e morale. Ciò che invece fanno i cittadini nella loro autonomia è sempre guardato con sospetto.
“Manette agli evasori!” strillano i giustizialisti. Meglio ancora, gogna per questi ribaldi, forse... chissà, la pena di morte per loro sarebbe giustificata. In questo caso scompare la distinzione fra “cose” e “persone”. Se però un vecchio difende casa sua usando la pistola contro un giovanotto grande e grosso capace di ucciderlo con un pugno allora è “eccesso” di legittima difesa. Siamo al “far West”. Il vecchio deve essere processato, magari pagare i danni al giovanotto o ai suoi genitori.
Nessuno ovviamente contesta il fatto che difendere i cittadini sia compito dello stato. Ma solo dei cretini possono credere sul serio che ovunque ci debba o ci possa essere un poliziotto pronto a difenderci. Se vedo un bruto che sta violentando una bambina non posso dire: “non è affar mio, ci deve pensare lo stato”. Ho il diritto, ed anche il dovere, di intervenire, cercare di fare qualcosa.
Sono concetti elementari. Un bambino li capisce.
Qualcun altro, che bambino non è, proprio non ci arriva.