venerdì 26 gennaio 2024

GIORNATA DELLA MEMORIA

 

L’antisemitismo è un fenomeno vecchio di molti, molti secoli, di cui la Shoah è stata la manifestazione ultima e di gran lunga più mostruosa.
Ha infettato ad occidente un po’ tutte le culture. C’è stato un antisemitismo cristiano ed uno musulmano, un antisemitismo di destra ed uno di sinistra. Gli ebrei non sono stati accusati solo di “deicidio”, per molti sono stati i rappresentanti del più bieco spirito mercantile, espressioni viventi del capitalismo sfruttatore, per altri gli stessi ebrei sono stati l’anima del comunismo ateo. Hitler, nel momento stresso in cui definiva il bolscevismo un “fenomeno ebraico” accusava gli “strozzini ebrei” di affamare il popolo tedesco.
Cercare di capire il perché di un fenomeno tanto vasto e diffuso è difficile. Forse molti esseri umani non amano chi, diverso da loro, mantiene una propria identità culturale. Non lo amano anche se è perfettamente integrato nelle società in cui vive e dà alle stesse un contributo culturale che è quasi impossibile sopravalutare. Chissà, forse PROPRIO PER QUESTO non lo amano.
In ogni caso, quali che ne siano i motivi, il fenomeno è esistito ed esiste ed ha esposto gli ebrei a persecuzioni senza fine.
Dal 1948 però le cose sono cambiate. L’antisemitismo continua ad esistere, a volte abilmente mascherato altre esplicito, ma ora massacrare ebrei è infinitamente più difficile che in passato.
Questo non solo perché nelle democrazie occidentali all’odio per gli ebrei moltissimi, per fortuna, contrappongono i valori della libertà e della democrazia, ma anche perché oggi gli ebrei non sono un popolo sparso per il mondo, un fluttuante insieme di minoranze esposte al pericolo di venire travolte da qualche ondata di fanatismo. No, oggi gli ebrei hanno il loro stato, piccolo ma sviluppatissimo, con un suo sistema di alleanze, dispongono di un esercito di prim’ordine, sono capaci di rispondere alle aggressioni dei loro nemici. L’epoca degli ebrei condotti come pecore ai forni è finita per sempre.
Così, non a caso, l’odio per gli ebrei si è trasformato in odio per il loro stato: lo stato di Israele.
Israele è l’unico stato al mondo di cui si discute se ha o non ha il diritto di esistere.
E’ circondato da nemici che desiderano solo una cosa: la sua distruzione.
E’ in guerra da 76 anni ed è obbligato a vincere tutte le guerre che altri lo hanno costretto a combattere. Se fosse sconfitto sarebbe semplicemente cancellato dalla faccia della terra.
Rifiuta di essere distrutto e combatte per non farsi distruggere. Questo basta a qualcuno per accusarlo di “genocidio”.
Chi oggi piange per le vittime della Shoah senza pronunciarsi chiaramente a favore del diritto di Israele di esistere in sicurezza e difendersi dalle aggressioni è un ANTISEMITA.
Punto e basta.

sabato 20 gennaio 2024

BRANI DA "FRA FILOSOFIA E POLITICA"

 

Alcuni brani tratti da scritti presenti in “Fra filosofia e politica”

Da: “La morale di Kant”

… La possibilità di universalizzare una norma è un elemento essenziale della morale. In assenza di questo elemento la morale degenera inevitabilmente nel relativismo o nella stucchevole morale dei buoni sentimenti che ne costituisce spesso l’anticamera. Ognuno ha la sua morale perché ognuno ha la sua scala di valori. (...)

Ma l’universalizzazione non può essere fine a se stessa. In sé la possibilità di universalizzare un imperativo non basta a renderlo buono. Se l’imperativo “uccidetevi a vicenda” fosse universalizzabile non sarebbe per ciò conforme alla morale. Un imperativo è davvero morale quando ci comanda di rispettare universalmente qualcosa che è positivo per l’uomo, che gli consente di svilupparsi liberamente. E’ morale rispettare la vita, la libertà, l’autonomia degli esseri umani e la norma che ci impone di farlo non vale solo per me o per pochi altri, magari per i miei amici ed i miei familiari. La forma universale dell’imperativo morale vieta l’autoesenzione, non consente che qualcuno possa riservare a se solo qualche diritto o possa ritenersi esentato dall’obbligo di fare ciò che il dovere impone. Proprio per questo pone dei limiti alle nostre azioni, ci impedisce di violare i diritti degli altri e può impedircelo precisamente perché questi diritti sono universali, (...) La forma universale che deve assumere la norma morale è quindi essenziale, ma lo è in quando difende e tutela universalmente cose che riguardano gli esseri umani in carne ed ossa, persone empiricamente determinate che vivono qui ed ora nel mondo (o che ci vivranno)….


Da “La logica di Hegel”

...Il tentativo di Hegel di “superare” il principio di non contraddizione e con esso la logica solo formale, la conoscenza finita e la stessa umana finitezza hanno però un esito del tutto insoddisfacente.

In primo luogo Hegel ritiene di non dover nulla all’esperienza sensibile ma è invece enormemente debitore nei suoi confronti. Tutti i passaggi “logici” con cui Hegel tenta di “dedurre” dal puro pensiero il suo contenuto sono presi di peso dall’esperienza, dalla scienza del suo tempo o dall’esperienza storica. Hegel cerca di dare forma di divenire razionale a ciò che è e resta irrimediabilmente dato. (…)

In secondo luogo (e questa è forse la cosa più grave) il sistema di Hegel sembra costantemente avvilupparsi su se stesso, girare a vuoto. A si definisce tramite B e B tramite A, ma, qual è il significato reale, comprensibile, di A e di B? B rimanda ad A, A rimanda a B, il vero di entrambi è nella sintesi, nella totalità dinamica di questi rimandi, ma né A, né B né la loro sintesi riescono in questo modo a dare di se stessi un significato definito. Se non avessimo già un qualche concetto di cosa siano A e B potrebbe questo esserci dato dal gioco di rimandi, di affermazioni e negazioni in cui si risolve la dialettica hegeliana? No evidentemente. Ed ancora, come può un ente “trapassare” nell’altro, “accennare” all’altro se è in questo “trapassare”, in questo “accennare” che l’ente diventa ciò che è? Come può A relazionarsi con B se ciò che A significa è il risultato della relazione con B?
(…) Il principio di non contraddizione ci permette di relazionare gli enti fra loro ma impedisce ad un ente di passare nell’altro, di essere nel contempo se stesso e l’altro, l’altro e se stesso. Per questo il principio di non contraddizione, a differenza del principio di contraddizione, è il fondamento stesso del discorso sensato e comprensibile...


Da “Alienazione seconda parte Marx”

...Trasformando in enti logici gli enti reali la dialettica impone alla storia un corso predeterminato e totalmente illusorio, lontano anni luce dalla scienza di cui i marxisti affermano essere sostenitori.
La alienazione rappresenta una fase di questo processo predeterminato, fase necessaria, destinata però ad essere superata. Uscito da se l'uomo torna a se, recupera la sua essenza umana dopo averla perduta. Ma proprio qui nascone le contraddizioni. Come può un ente che è fuori di se, un ente alienato, desiderare il superamento della sua condizione alienata? L'uomo alienato
non è, val la pena di ripeterlo, un uomo oppresso, tenuto in catene, impossibilitato a sviluppare quanto di meglio c'è in lui. Un uomo tenuto prigioniero può desiderare e desidera liberarsi dalle sue catene appunto perché queste lo opprimono in quanto ente positivo uomo. Ci si può ribellare contro qualcosa quando questo qualcosa opprime e limita ciò che siamo. Un uomo che vive in un abbruttente miseria desidera un certo livello di benessere, lo schiavo vuole essere libero, ognuno pretende il rispetto dei suoi simili. Ma si può desiderare il benessere, la libertà, il rispetto, proprio in quanto si è uomini. La propria umanità è il presupposto della lotta per la propria emancipazione. Ma l'uomo alienato non è propriamente un uomo, un ente positivo che desidera realizzare appieno la sua positività. E' un non uomo, un ente negativo che, appunto perché tale, ha desideri, aspirazioni, bisogni che appartengono per intero al suo essere negativo. I desideri, i bisogni, le aspirazioni di un ente negativo, alienato, non possono essere che il riflesso della sua alienazione, non possono contenere alcun anelito alla liberazione. Se desidero recuperare la mia essenza vuol dire che in realtà non la ho davvero persa…


Da “Sul materialismo storico e la presunta assoluta centralità dell’economia”

...Si
è fatto un accenno agli eventi distruttivi. In effetti questi sorgono spesso in ambiti che con l'economia hanno relativamente poco a che fare. Che le guerra abbiano sempre origine economica è ormai un luogo comune. Comodo luogo comune che serve ad assolvere, ad esempio, ideologia e religione che invece con la guerra hanno avuto a che fare spesso e volentieri.
Perché dovrei fare la guerra a Tizio per impossessarmi del suo denaro e non perché lo considero un mostro che per il solo fatto di esistere offende i miei sentimenti più profondi? Possono convivere due stati uno dei quali considera l'altro un ricettacolo di corruzione in grado di infettare, prima o poi, i suoi stessi cittadini? Pensare che ci si possa ammazzare solo per denaro è una variante dell'idea secondo cui l'unico obiettivo che gli esseri umani perseguono è la ricerca del benessere materiale, ma questo è, molto semplicemente, falso. Il fanatismo religioso o ideologico, l'odio nei confronti di certe razze o certi popoli, la convinzione assoluta che certi pseudo ideali
debbano comunque affermarsi, costi quel che costi, son tutte cose che esistono e non riguardano solo sparuti gruppi di intellettuali. Le fedi irrazionali, gli ideali assoluti, gli stessi grandi filosofemi totalitari, debitamente banalizzati e semplificati, diventano spesso luoghi comuni popolari, sentimenti diffusi a livello di massa, esaltanti obiettivi collettivi, con le ben note conseguenze. Si elimini la componente fideistica, ideologica dalla storia ed eventi come la shoah, l'eliminazione del kulak in quanto classe o il fondamentalismo islamico diventano inspiegabili. Certo, qualcuno trova sempre qualche pozzo di petrolio o qualche contratto commerciale che spiegherebbe tutto. Però, contratti commerciali se ne fanno ovunque, e ovunque c'è qualche appetibile materia prima. Non ovunque però ci sono guerre e massacri…


Da “L’ospite indesiderato”

...Esiste una autonomia del mondo dal soggetto? Il mondo esisteva prima che apparisse un qualsiasi soggetto senziente? E' evidente che nella
mia esperienza io sono in costante rapporto col mondo ed il mondo è in costante rapporto con me, ma il punto è: il mondo esiste solo nella mia esperienza o la mia esperienza mi rivela, in piccolissima parte, il mondo? Non appena il problema sia posto in questi termini esso inevitabilmente si amplia. Quasi tutti i soggettivisti parlano di soggetto ma usano poi spesso e volentieri il pronome “noi”. Parlano delle rappresentazioni “nell'uomo” ed intendono rappresentazioni in Tizio, Caio e Sempronio, addirittura si riferiscono alle rappresentazioni degli animali. Ma se il mondo è rappresentazione, se esiste solo in relazione al soggetto, a quale soggetto è relazionato? In chi è rappresentazione? Basta porre la domanda per avere la risposta: gli altri soggetti sono per me oggetti, oggetti esterni come le case ed i gatti; se il mondo esiste solo relazionato al soggetto esiste relazionato a me, è rappresentazione in me. Tutto il resto, compresi gli altri esseri umani esistono solo come mie rappresentazioni. Con quale fondamento allora posso parlare di Tizio, Caio e Sempronio come di soggetti senzienti distinti da me? Io vedo Tizio, parlo con lui, lo sento. Ma se Tizio esiste solo come rappresentazione in me posso ipotizzare che io sia a mia volta rappresentazione in lui? In realtà io non ho, non ho mai avuto e non posso avere la rappresentazione di Tizio che vede me come sua rappresentazione. Se io posso essere rappresentazione in Tizio allora Tizio non è, non può essere, solo rappresentazione in me, è, deve essere, almeno in parte, autonomo da me...


Da “Il coleottero di Wittgenstein”

...
Il linguaggio privato non distrugge solo la possibilità di un discorso intersoggettivo, rende impossibile anche il dialogo del soggetto con se stesso, mina l'unità dell'io pensante quindi anche la possibilità stessa del pensiero.
“Immaginiamo” scrive Wittgenstein sempre nelle
ricerche filosofiche, “una tabella che esista solo nella nostra memoria, per esempio, un vocabolario. Mediante un vocabolario possiamo giustificare la traduzione di una parola X con una parola Y. Ma sarà il caso di parlare di giustificazione anche quando questa tabella venga consultata solo nell'immaginazione? Ebbene, si tratterà appunto di una giustificazione soggettiva. Ma la giustificazione consiste nell'appellarsi ad un ufficio indipendente. (…) Non ci troviamo qui di fronte allo stesso caso? No; perché questo procedimento deve effettivamente evocare il ricordo esatto. Se non fosse dato controllare l'esattezza dell'immagine mentale dell'orario ferroviario, come potrebbe questa confermare l'esattezza del ricordo precedente? (sarebbe come acquistare più copie dello stesso giornale per assicurarci che le notizie in esso contenute siano vere)”. (7)
Il soggetto di Cartesio è solo con le sue sensazioni che si trasformano immediatamente in ricordi. Ogni controllo sulla esattezza dei ricordi si basa sul confronto fra un ricordo e l'altro, si tratta quindi di un controllo che non porta a nulla, non può garantire certezza alcuna, esattamente come comprare più copie dello stesso giornale non ci permette di verificare l'esattezza di quanto quel giornale riporta...


Da “Il cancro del politicamente corretto”

...Il liberalismo democratico rende compatibili universale e particolare, diritti dell
’uomo e tutela delle sue particolarità. L’impostazione politicamente corretta combina invece un universalismo fasullo che nega le particolarità ed un particolarismo di tipo tribale che nega i diritti universali. Cattivo universale e cattivo particolare insomma e loro combinazione nichilista. Più nello specifico l’impostazione politicamente corretta dà importanza all’universale laddove questo non dovrebbe avere rilevanza, da invece importanza al particolare laddove questo non conta, non può né deve contare.
L’universalismo democratico e liberale, ad esempio, non nega le particolarità nazionali, anzi, il diritto delle nazioni all’autodecisione è un tipico diritto democratico liberale. (…)
Proprio questo invece negano i teorici politicamente corretti del migrazionismo privo di limiti e regole. Tutti abbiamo pari dignità quindi ognuno ha il “diritto” di stabilirsi dove vuole, indipendentemente da qualsiasi limite, vincolo e controllo. Il mondo non deve avere confini, nostra patria è il mondo intero. Qui un universalismo fasullo nega una particolarità estremamente rilevante, negando in questo modo uno dei fondamentali diritti universali dell’uomo: quello, appunto, di riconoscersi in determinate nazioni, culture, civiltà.
D’altro canto gli stessi “no border” politicamente corretti rivendicano con forza la tutela delle particolarità nazionali, etniche e culturali all’interno dei vari stati, occidentali. Ognuno può entrare come e quando gli pare in Italia o in Europa, ma, una volta entrato, ha il diritto di difendere la propria particolarità anche contro e malgrado le leggi, i regolamenti, gli usi ed i costumi dei paesi ospitanti…


Da “Lo stato che non dovrebbe esistere”

Tutti si indignerebbero sinceramente se qualcuno dicesse che l’Italia, o la Francia, o l’Egitto non hanno diritto di esistere in quanto stati indipendenti, ma le cose cambiano se qualcuno dice che Israele non ha diritto di esistere in quanto stato. Di nessuno stato si dice oggi che ha diritto di esistere. E’ ovvio, scontato che la Russia o il Cile o qualsiasi altro stato abbiano diritto di esistere, non occorre ripeterlo. Per Israele no. Nel caso di Israele il semplice affermare il suo diritto all’esistenza scatena discussioni, dubbi, polemiche. (...)
La maledizione di Israele sta nella sua origine. La nascita di Israele è una macchia indelebile, una sorta di peccato originale (...) più radicali non si fanno troppi scrupoli: Israele è nato dalla cacciata dei palestinesi dalle loro terre, dicono, quelle terre devono essere ridate ai palestinesi, punto e basta. (...)

Chi ragiona in modo simile (e sono in tanti a farlo, anche nel democratico e laico occidente) commette, in primo luogo, un fondamentale errore di principio e, in secondo luogo, dimostra di ignorare la storia. L’errore di principio è abbastanza evidente. TUTTI i popoli di TUTTI gli stati del mondo occupano oggi terre che cinquanta, o cento o mille anni fa erano di altri popoli. La nascita di TUTTI gli stati è stata caratterizzata da violenze. (...) Se si dovesse contestare il diritto ad esistere di tutti gli stati la cui origine è stata caratterizzata da qualche violenza nessuno stato avrebbe oggi diritto di esistere.
(...)
Se proprio si volesse andare indietro nel tempo per stabilire chi abbia oggi il diritto di vivere in "Palestina" si dovrebbe concludere che gli ebrei e solo loro hanno questo diritto. Un tempo infatti  gli ebrei vivevano nella terra che oggi alcuni chiamano "Palestina" e in quella terra non vivevano i "palestinesi" (...
I primi coloni ebrei in Palestina si impossessarono della terra che intendevano colonizzare in maniera assai poco violenta: comprandola dai palestinesi. La compra vendita di terra proseguì per molto tempo, malgrado le pressioni di chi guardava con ostilità i nuovi venuti...







venerdì 12 gennaio 2024

GENOCIDIO

 

Tanto per ricordarlo:
Si definisce “genocidio la “Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa”.
Quindi NON è genocidio l’uccisione di militari nemici in guerra, non lo è neppure l’uccisione di civili coinvolti nei combattimenti. Non costituisce genocidio neppure l’eliminazione di civili compiuta al fine di costringere alla resa un certo paese in guerra. Da questo punto di vista i bombardamenti delle città tedesche nell’ultima fase della seconda guerra mondiale non sono da considerarsi genocidio, anche se si tratta di azioni moralmente assai discutibili. Quei bombardamenti miravano a costringere alla resa la Germania, non a massacrare il popolo tedesco, prova ne sia che dopo la resa della Germania non sono stati messi in atto, perlomeno nelle zone occidentali del paese, massacri indiscriminati di civili tedeschi.
Più in generale è del tutto sbagliato equiparare al genocidio le sofferenze ed i lutti che accompagnano ogni guerra. Se così non fosse TUTTI i paesi che hanno combattuto la seconda guerra mondiale dovrebbero essere accusati e condannati per “genocidio”. I bombardamenti della Germania sarebbero sullo stesso piano della Shoah, una assurdità che nessuno, tranne forse qualche fanatico negazionista ha mai sostenuto.
Si mettono in atto politiche genocide quando si massacrano indiscriminatamente moltissime persone solo perché queste fanno parte di una certa etnia, o hanno la pelle di un certo colore, o credono in un certo Dio. Compie un genocidio chi intende distruggere una razza,
una etnia, una comunità religiosa (si potrebbe aggiungere una classe sociale) solo perché quella razza, etnia, comunità religiosa sono ritenute indegne di esistere. I membri delle comunità da distruggere sono considerati alla stregua di insetti velenosi, portatori di corruzione, persone che per il solo fatto di vivere infettano i “sani”. Per Hitler gli ebrei erano topi di fogna di cui occorreva liberarsi per salvaguardare la salute degli “ariani". Lenin e dopo di lui Stalin consideravano i borghesi, i kulaki, i membri delle classi medie e gli stessi operai non bolscevichi degli insetti velenosi nei cui confronti andavano messe in atto politiche di purificazione sociale. Nel caso dei contadini, specie ucraini, questo portò ad autentici genocidi.
Oggi sono i fondamentalisti islamici a mettere in atto politiche che mirano al genocidio. Il 7 ottobre i tagliagole di Hamas hanno massacrato inermi civili solo perché erano israeliani, meglio, ebrei israeliani. Le vittime degli innumerevoli attentati messi in atto dai vari gruppi fondamentalisti non avevano altra colpa all’infuori di quella di essere “infedeli”. Questa, piaccia o non piaccia la cosa, è la logica del genocidio. Ti uccido non perché sto combattendo contro di te ma perché in quanto membro di un certo gruppo sei indegno di vivere, punto.
Eppure oggi è Israele ad essere accusato di “genocidio”, si deve difendere di fronte ad una corte che non dà assolutamente nessuna garanzia di imparzialità, è accusato da uno stato in preda ad una sorta di guerra civile strisciante, in cui avvengono quotidianamente dei massacri.
Per fortuna questa corte non ha potere effettivo. Il ridicolo processo che sta conducendo ha un solo scopo: aiutare Hamas nell’unica guerra che i suoi tagliagole possono vincere: quella della propaganda in stile Goebbels.
E’ bene saperlo e non farsi ingannare


martedì 2 gennaio 2024

POGROM

 

I pogrom sono una costante del martirologio del popolo ebraico.
Folle di fanatici urlanti entrano in quartieri o villaggi abitati da ebrei e commettono ogni sorta di delitto. Ammazzano, stuprano, distruggono, danno alle fiamme le abitazioni delle loro vittime.
Sono noti i pogrom che hanno fatto seguito in Russia, all’assassinio dello zar Alessandro secondo nel 1881, o quelli perpetrati durante la guerra civile russa. La notte dei cristalli del novembre 1938 è stata un enorme pogrom, con la particolarità che questo, a differenza dei pogrom russi del 1881, non fu solo coperto ed incoraggiato dal governo ma direttamente organizzato dallo stesso.
I massacri di Hamas del 7 ottobre sono stati un gigantesco, orribile pogrom. Anche questo con una particolarità che lo distingue dai pogrom russi del 1881 e dalla stessa notte dei cristalli.
Il pogrom di Hamas è stato non solo coperto, non solo incoraggiato, non solo organizzato dal governo, è stato messo in atto direttamente dalle truppe d’assalto di questo governo contro i cittadini di uno stato sovrano.
Furono cittadini tedeschi fanaticamente antisemiti, protetti ed incoraggiati dalla polizia, a massacrare ebrei nella notte dei cristalli. A massacrare gli ebrei israeliani il 7 ottobre 2023 sono stati direttamente i militanti di Hamas. I massacri del 7 ottobre sono nel contempo un pogrom ed un atto di guerra contro uno stato sovrano. In questo senso sono senza precedenti.
Il “New York time”, giornale vicino alla sinistra, spesso non tenero con Netanyahu, ha descritto gli orrori del 7 ottobre. Non solo omicidi di massa, non solo stupri, ma atti mostruosi messi in atto contro donne e bambini: mutilazioni, decapitazioni, persone bruciate vive, che probabilmente segnano una nuova, orribile novità nella storia dell’antisemitismo.
C’è chi non crede, o dice di non credere a tutto questo.
Sono gli stessi che hanno negato i crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina.
Sono gli stessi che quando un missile di Hamas ha centrato il posteggio di un ospedale facendo al massimo una cinquantina di vittime hanno parlato di ospedale centrato da un missile israeliano e di 500 vittime.
Sono gli stessi che prendono per buone le cifre fornite da Hamas sui caduti palestinesi. Per appurare il numero delle vittime degli attentati dell’undici settembre ci sono voluti mesi. Il numero dei caduti a Gaza viene invece comunicato in tempo reale e, guarda caso, le vittime sono tutte donne, vecchi e bambini. Gli israeliani non hanno eliminato nessun terrorista…
Non val la pena di discutere con gente che nega l’evidenza…
Ora Israele è impegnato in una azione militare che mira a distruggere militarmente Hamas.
Chi vuole il “cessate il fuoco” non persegue la pace, vuole di fatto salvare Hamas, consentirgli una vittoria politica che permetta ai suoi tagliagole di organizzare fra qualche tempo un nuovo pogrom, con conseguente nuova guerra.
Ci pensino coloro che, pur condannando a parole il pogrom di Hamas, fanno propria questa richiesta.