domenica 20 gennaio 2019

NAUFRAGI E MIGRAZIONI

Proviamo, per fare un piccolo esperimento mentale, a confrontare questi quattro casi ipotetici.

1) Viaggio in auto. Mi imbatto in un incidente: vedo un'auto rovesciata ed il corpo insanguinato di un ferito. Mi fermo, telefono alla croce rossa, alla polizia. Cerco, se ne sono in grado, di prestare i primi soccorsi.

2) Sono nella situazione del caso UNO, ma non mi limito a fermarmi e a prestare soccorso. Accolgo in casa mia e mantengo a tempo indeterminato l'uomo ferito, sua moglie, i suoi tre figli, i suoi amici, parenti e conoscenti.

3) Mi dicono che un certo tratto di autostrada è frequentato da macchine vecchie e fuori norma, spesso causa di incidenti. Decido di pattugliare quel tratto di autostrada per soccorrere le eventuali vittime di eventuali incidenti. Quando presto effettivamente soccorso a qualcuno mi comporto come nel caso DUE.

4) Vengo a sapere che gli abitanti di un certo condominio possiedono auto vecchie e fuori norma e che si avventurano spesso con queste in un certo tratto di autostrada. Posteggio la mia auto nei pressi di quel condominio e appena vedo che qualcuno parte con un'auto vecchia ed insicura mi avvicino, lo prendo a bordo della mia auto e lo conduco dove è diretto. Anche in questa occasione, se la persona soccorsa lo vuole, mi comporto come nel caso DUE.

Domanda: quale dei quattro casi descrive una situazione in cui io sono giuridicamente e, soprattutto, MORALMENTE obbligato ad intervenire e a prestare il mio aiuto? Con tutta evidenza solo il caso UNO.
Fuor di metafora, c'è una differenza radicale fra salvataggi e pattugliamento del mare, pattugliamento del mare e servizio taxi per migranti e fra tutte queste cose e l'accoglienza ed il mantenimento di coloro che si sono salvati.
I “buoni” devono decidersi a parlare chiaro. Sono favorevoli al trasferimento in Europa, meglio ancora, in Italia, di un numero illimitato di africani? Il fatto che esistano naufragi ci deve spingere ad aprire le frontiere e ad accogliere praticamente tutti? Questo e solo questo è il vero quesito. Non ha senso alcuno ridurre il problema a questo o quel salvataggio, questo o quel “caso umano”. Affrontare il mare con delle carrette vuol dire rischiare, se il fatto che c'è gente che rischia implica che siamo obbligati ad accoglierla allora parlare di limiti e regole alla immigrazione è insensato. Dobbiamo accogliere quelli che partendo si espongono a dei rischi, siano questi diecimila, un milione, dieci milioni o cento milioni. Punto.
In questo modo si distrugge l'Europa, quindi la possibilità stessa di aiutare l'Africa ad imboccare la strada dello sviluppo.

PS.
Stamattina TG e stampa “progressista” sono letteralmente scatenati nel presentare la Libia di Fayez Al Serraj come una sorta di enorme lager in cui è impossibile vivere ed in cui, a maggior ragione, non si può accettare di essere rimpatriati. Ora, a parte il fatto che le vittime del naufragio di ieri venivano, a detta dei media, dall'Africa sub sahariana, quindi in Libia
ci erano recate, a parte questo, val la pena di ricordare che il governo italiano di centro sinistra a suo tempo riconobbe il governo Al Serraj come legittimo rappresentante del popolo libico e con quel governo stipulò accordi proprio sulla gestione delle migrazioni non il cattivissimo Matteo Salvini ma il buonissimo Marco Minniti, campione del PD.
Inoltre, se
davvero nella Libia di Al Serraj è in corso una emergenza umanitaria si intervenga militarmente per farla cessare! Non è possibile che esistano “emergenze umanitarie” che durano decenni ed obbligano paesi come l'Italia a subirne le conseguenze in termini di immigrazione fuori controllo. Se si è “buoni” lo si sia anche con chi resta, non solo con chi parte!
Elementare Watson.

domenica 6 gennaio 2019

DIRITTI PER TUTTI!!!

L'articolo 32, comma 1, della costituzione recita:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

I mondialisti sostenitori della illimitata accoglienza interpretano questo articolo come un principio generale che obbliga universalmente l'Italia nei confronti degli INDIVIDUI, indipendentemente dal loro status giuridico, indipendentemente cioè dal fatto che si tratti di cittadini italiani, stranieri risiedenti in Italia con o senza permesso di soggiorno, turisti di passaggio. E poiché si tratta, dicono, di un diritto INALIENABILE, spetterebbe agli individui in maniera PERMANENTE. Uno straniero con regolare permesso di soggiorno ne ha diritto. Se il permesso non gli viene rinnovato e deve tornare al suo paese perde questo diritto, ma il diritto è inalienabile e lo stato italiano non può prendere decisioni che portino alla sua decadenza. Il mancato rinnovo dei permessi di soggiorno ed i rimpatri sarebbero quindi incostituzionali.
Sembra incredibile ma c'è davvero gente che “ragiona”, si fa per dire, in questo modo. E il diritto alla salute è solo uno dei tanti. I mondialisti accoglienti trasformano ogni richiamo ai diritti universali dell'uomo in una sorta di obbligo del nostro paese nei confronti di qualsivoglia appartenente alla specie umana. Visto che esistono i diritti universali dell'uomo e che la nostra costituzione li accetta l'Italia sarebbe obbligata nei confronti praticamente di tutte le persone che vivono sul pianeta, senza, ovviamente, che queste avessero dovere alcuno nei confronti del nostro paese. Davvero un bel quadretto.

Si tratta ovviamente di una volgarissima mistificazione. I “diritti universali dell'uomo” sono principi generali cui gli ordinamenti giuridici positivi, le leggi e le costituzioni dei vari stati, dovrebbero ispirarsi. Non sostituiscono gli ordinamenti giuridici positivi, ma indicano criteri per giudicarli: le costituzioni che stabiliscono i diritti dei cittadini italiani o francesi, iraniani o statunitensi, cinesi o giapponesi, non dovrebbero essere in contraddizione coi diritti generali dell'uomo. Per il filosofo americano John Rawls i diritti universali dell'uomo sono una sorta di punto di vista archimedeo che ci permette di distinguere gli stati di diritto dagli stati canaglia. Ma simili diritti non possono, se non a prezzo di guerre sanguinose, essere imposti agli stati canaglia e gli stati di diritto hanno a loro volta ordinamenti giuridici diversi, spesso profondamente diversi, fra loro che valgono ognuno nei confronti dei propri cittadini.

Uno stato che accetta i diritti universali dell'uomo viene obbligato in due modi da questa scelta.
In primo luogo deve accordare la propria legislazione, valida per i suoi cittadini, al rispetto di tali diritti, in secondo luogo, nelle sue relazioni con cittadini di altri stati, deve ispirarsi a questi diritti, senza tuttavia che questo porti ad equiparare i cittadini con i non cittadini.
Vediamo di esemplificare. Se un turista giapponese di passaggio in Italia commette un delitto e viene processato valgono nei suoi confronti le stesse garanzie che valgono per tutti i cittadini italiani. La non cittadinanza non può dar luogo in casi simili ad alcun trattamento differenziato.
Ma se il turista giapponese si ammala avrà le stesse tutele sanitarie di un cittadino italiano? E' almeno dubbio. Riceverà di certo le cure di pronto soccorso, ma non credo che, una volta dimesso dall'ospedale, abbia diritto, in Italia, a medicine, visite mediche o esami specialistici gratuiti. Simili materie sono di solito regolate da accordi bilaterali fra gli stati. In ogni caso simili diritti socio economici gli spettano, quando e se gli spettano, non in quanto generico “individuo”, ma in quanto individuo che si trova in una certa relazione col nostro paese. Per questo cessano nel momento stesso in cui egli abbandona l'Italia. Non si tratta di diritti inalienabili, al massimo di diritti temporanei , concessi in maniera differenziata e limitata. Considerazioni simili si possono fare per chi si trova temporaneamente in Italia per lavoro o altri motivi. Ha pienamente riconosciuti i diritti fondamentali della persona e gode in maniera differenziata  di alcuni diritti socio economici. Tutti in ogni caso cessano nel momento stesso in cui lo straniero lascia l'Italia o per sua scelta o perché le autorità del nostro paese ritengono che non possa più risiedere in Italia. Il cittadino cinese che torna in Cina vedrà tutelati dalla legislazione cinese i suoi diritti personali, quello americano che torna negli USA sarà sottoposto a trattamenti sanitari regolati dalle leggi americane. L'Italia non resta minimamente obbligata nei loro confronti, quale che sia il giudizio che si può dare sulle legislazioni americana e cinese.

I mondialisti accoglienti vorrebbero invece il nostro paese vincolato nei confronti dei cittadini di mezzo mondo. Chiunque entri, magari solo di passaggio, in Italia acquisisce tutti i diritti di cui parla la costituzione e, in quanto diritti inalienabili, non li perde più. Non solo, acquista anche il diritto di stare quanto tempo vuole nel nostro paese: se infatti fosse costretto ad abbandonarlo perderebbe di fatto tutti o alcuni dei diritti costituzionali che ha acquisito varcando le italiche frontiere e questo sarebbe “incostituzionale”, perbacco!
Continuo a chiedermi se davvero delle persone normali possano credere a simili idiozie!

mercoledì 2 gennaio 2019

CON ORLANDO E DE MAGISTRIS O CON LA LEGGE

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In Italia una legge deve essere votata dalle due camere.
Promulgata dal capo dello stato.
Se sospettata di incostituzionalità si può far ricorso alla corte costituzionale.
Può essere sottoposta a referendum abrogativo.
Un percorso ad ostacoli fin troppo complesso, a modesto parere di chi scrive.
Ora si aggiunge un nuovo ostacolo. Una legge dello stato deve avere il placet dei sindaci! Di tutti i sindaci, se no è una legge ad applicazione variabile. Vale a Catania ma non a Palermo, A Genova ma non a Napoli!
Leoluca Orlando e Luigi De Magistris sono in rivolta contro il decreto sicurezza di Salvini. Si, proprio loro! Quelli che ieri si dichiaravano campioni della legalità. De Magistris era magistrato! Orlando strillava “dura lex sed lex”. Basta che si tratti di “lex” a lui gradita...
E molti sindaci di sinistra si accodano. Con la benedizione del PD.

Ad essere sotto accusa è un decreto che ha il merito enorme di combattere l'immigrazione clandestina. La stessa che ha trasformato le periferie di tante nostre città in autentiche terre di nessuno in cui la legge è latitante. Che ha incrementato al massimo l'insicurezza, la criminalità ed i pericoli di terrorismo. Si, pericoli di terrorismo! Chi crede non esistano provi ad entrare nella Basilica di San Pietro o nel Duomo di Milano. Dovrà prima passare attraverso dei metal detector. I vescovi benedicono i migranti e tuonano contro Salvini che “alimenta le paure”, ma si fanno difendere da militari armati sino ai denti!

Ed i campioni della “rivolta umanitaria” contro una legge dello stato sono gli stessi che benedicono i terroristi di Hammas, che tacciono su Asia Bibi e definiscono l'islam una “religione di pace”. Non sono contro il decreto sicurezza per sue eventuali insufficienze, non si tratta di questo o quell'articolo o comma. No, contestano la filosofia che sta dietro al decreto. Teorizzano il diritto di tutti ad andare dove vogliono, in barba a leggi e regolamenti. Vogliono i porti aperti, le frontiere spalancate, teorizzano che le ONG non devono sottostare a legge alcuna. In tutti i paesi normali quando un permesso di soggiorno scade o viene rinnovato o lo straniero deve tornare al suo paese d'origine. Per i sindaci in rivolta questa che è una prassi assolutamente normale sarebbe “razzismo disumano”. E si ribellano.
Non si può essere neutrali fra Salvini e De Magistris, fra chi vuole che i processi migratori siano controllati, come avviene ovunque nel mondo, e chi teorizza la fine delle frontiere, con l'eccezione, ovviamente, di quelle della sua città, in cui non dovrebbero valere le leggi dello stato, e del giardino di casa sua.
Qualcuno fa finta di non capirlo, ma sul problema della immigrazione si gioca il futuro del nostro paese, e della nostra civiltà.