lunedì 16 febbraio 2015

SOCRATE E LA PACE




Socrate. Salve carissima Laura, è un vero piacere incontrarti
Laura Poltrini. Salve o Socrate, il piacere è tutto mio.
S. Ti vedo scura in volto eccellente amica, qualcosa non va?
L. Sono preoccupata. Nubi oscure si addensano all'orizzonte, venti di guerra...
S. Pare anche a me.
L. E nulla è peggio della guerra, va evitata ad ogni costo. Invece sento crescere sentimenti bellici fra la gente. Alcuni pretenderebbero che prendessimo le armi contro l'Isis. Sarebbe terribile: morte, distruzione...
S. Certo, la guerra è molto brutta, ma a volte può essere inevitabile, mi pare.
L. No o Socrate, come dice il Santo Padre la pace è sempre possibile. Si può sempre evitare la guerra . Bisogna farlo, ad ogni costo perché non c'è nulla di peggio.
S. Fammi capire amica mia, per te la guerra è il male assoluto e si deve accettare qualsiasi cosa pur di evitarla?
L. Certo Socrate, è proprio così. Son certa che un uomo come te, pacifico ed amante del dialogo, non può che convenire.
S. Certo, io sono un uomo pacifico, amo discutere, cercare insieme al mio interlocutore di avvicinarmi alla verità...
L. sapevo che saresti stato d'accordo.
S. Beh, proprio d'accordo non direi.
L. Che dici, o Socrate? Come puoi dubitare di una cosa tanto evidente? Cosa c'è di peggio dei morti e delle distruzioni che la guerra provoca?
S. Non so, vorrei solo approfondire la cosa. Se mi permetti ti farei qualche domanda.
L. Oh, le tue solite domande! Ebbene, fai pure o Socrate, son pronta a risponderti.
S. Per te la guerra è il male assoluto, quindi la pace è per te l'assoluto bene, è così?
L. Proprio così, lo ribadisco.
S. Dimmi allora, come definiresti tu la pace?
L. Pace significa che gli eserciti delle opposte fazioni restano nelle caserme e non si combattono. Si ha la pace quando tacciono le armi e ovunque regnano il reciproco rispetto, la concordia e la giustizia.
S. Un bellissimo quadro, ne convengo. Potremmo aggiungere che in tempo di pace ognuno si dedica tranquillamente alle proprie faccende, i genitori vanno a lavorare e curano la casa e i bambini vanno a scuola, studiano e giocano in serenità?
L. Certo che potremmo aggiungerlo.
S. Quindi potremmo dire che pace significa armi che tacciono, concordia, reciproco rispetto, civile convivenza all'insegna della giustizia?
L. Concordo perfettamente.
S. Benissimo, non ne dubitavo. Ma dimmi ora, nobile amica, queste condizioni devono darsi tutte affinché vi sia la pace?
L. Non ti seguo...
S. Potrebbero darsi delle situazioni in cui, ad esempio, gli eserciti delle opposte fazioni non si combattono ma non regnano la concordia, il reciproco rispetto e la giustizia?
L. Mah, non mi sembra una situazione molto probabile...
S. Della sua probabilità parleremo, ma dimmi, ritieni possibile una simile situazione?
L. Beh... in linea del tutto teorica, forse si.
S. E dimmi ora, potrebbero darsi delle situazioni in cui gli eserciti non combattono ma le armi non tacciono affatto?
L. Ciò mi sembra assai azzardato da ipotizzare.
S. Eppure è avvenuto innumerevoli volte nella storia. Nella Russia di Stalin, in tempo di pace, i plotoni d'esecuzione lavoravano 24 ore al giorno, e le guardie bolsceviche obbligavano a fucilate i contadini ad entrare nelle fattorie collettive, e strappavano loro fino all'ultimo chicco di grano, facendoli morire di fame. Non mi pare che le armi tacessero e regnassero ovunque la concordia, il reciproco rispetto e la giustizia.
L. Mi sembra che tu sia vittima della propaganda anticomunsita o Socrate.
S. Nessuno più di me è insensibile alla propaganda, cara amica. Ma, ti farò un esempio diverso. Dimmi, se Hitler avesse fatto sterminare gli ebrei in tempo di pace, se mentre mandava milioni di esseri umani a morire nelle camere a gas gli eserciti non avessero combattuto al fronte, avremmo avuto una situazione in cui le armi tacevano e regnavano ovunque rispetto, concordia e giustizia?
L. E' un esempio irrealistico, la shoah è avvenuta in tempo di guerra.
S. Ma non aveva alcuna relazione con le operazioni belliche, anzi, praticamente tutti gli storici ammettono che dal punto di vista della conduzione della guerra lo sterminio degli ebrei è stato un colossale errore, è servito solo a stornare uomini e mezzi dai combattimenti.
L. Può essere...
S. Comunque io non voglio addentrarmi in dissertazioni storiche. Ti chiedo solo se ritieni possibile una situazione come quella che ho ipotizzata.
L. Si direi che lo è.
S. Quindi ammetterai che è almeno possibile che gli eserciti non combattano ma le armi non tacciano, e non vi sia reciproco rispetto, né concordia; e gli adulti non si dedichino tranquillamente alle loro faccende e i bambini non vadano sereni a scuola e al parco giochi.
L. Si, direi che è possibile.
S. E non solo possibile direi, è anche probabile. E' avvenuto tante volte, in tanti paesi, e avviene anche oggi, nei territori controllati dall'Isis.
L. Propaganda, propaganda...
S. Beh, cara Laura, tu stessa hai condannato gli attentati di Parigi, dicendo che sono stati dei falsi islamici a commetterli...
L. Ed è vero...
S. Falsi o non falsi, la violenza c'è stata. E, se non hai potuto negare quella violenza non potrai certo negare quella dell'Isis...
L. Anche loro sono falsi islamici, probabilmente.
S. Non mi interessa ora stabilire questo. Saranno anche falsi islamici ma di certo ammazzano, sgozzano, crocifiggono, bruciano viva la gente. Non mi sembra che dove dominano queste persone le armi tacciano, e regnino giustizia, reciproco rispetto e concordia.
L. Si tratta di un problema che devo approfondire.
S. Fai pure o eccellente amica. Però, permettimi di chiederti un'altra cosa. Puoi ipotizzare una situazione in cui uno solo degli eserciti resti nelle caserme, mentre l'altro nom ci resta affatto, confinato in casema?
L. Un po' difficile ad ipotizzare.
S. Ne convengo, è un po' difficile da ipotizzare perché da che mondo è mondo chi è aggredito si difende. Ma se chi è aggredito seguisse le raccomandazioni dei pacifisti questo dovrebbe sempre succedere. Qualcuno aggredisce qualcun altro e questo non spara un colpo a sua difesa perché, come tu dicevi, la pace va perseguita ad ogni costo. Un esercito avanza, la soldataglia spara sui civili, occupa città, fucila possibili oppositori dell'invasione e, in nome della pace, l'aggredito accetta tutto.
L. Un po' fantasiosa la cosa.
S. Mi fa piacere che anche a te appaia fantasiosa, ma questo dovrebbe essere il comportamento di chi ritiene che la pace sia il bene assoluto. Inoltre, per essere precisi, qualcosa di simile è accaduto, a volte. Pensa alla invasione sovietica della Cecoslovacchia, nel 1968. L'esercito russo invase quel povero paese ed i cechi non si difesero, per timore di venire massacrati. E, qualche decennio prima, la stessa Cecoslovacchia aveva dovuto subire, senza potersi difendere, l'invasione dell'esercito hitleriano, e un po' prima una sorte simile era toccata all'Austria.
L. Si, mi sembra di ricordare.
S. Comunque, se una simile situazione si creasse, dovremmo dedurne che può esserci pace anche se un paese ne invade un altro, e il suo esercito compie massacri, e ovunque regnano morte e distruzione e non esiste alcuna concordia, alcun reciproco rispetto e, meno che mai, alcuna giustizia. Possiamo far nostra una simile conclusione?
L. Non so, forse.
S. Quindi ci può essere pace senza giustizia, senza civile convivenza, senza reciproco rispetto, addirittura senza che tutti gli eserciti restino nelle caserme e lascino silenziose le armi, puoi concordare su questo?
L. Non so.
S. Dimmi, o nobile amica. Sei d'accordo che nel matrimonio i rapporti fra i coniugi debbano essere improntati all'amore, alla stima ed al rispetto reciproci e debba assolutamente essere bandita ogni forma di violenza?
L. E come no?
S. E dimmi ora, capita o non capita che in alcune famiglie non esista fra i coniugi alcuna stima e alcun reciproco rispetto?
L. Certo che capita.
S. E capita o non capita che uomini malvagi picchino le loro mogli?
L. Capita, lo so bene.
S. E capita che malgrado tutto queste restino sposate al loro uomo?
L. Si, succede, purtroppo.
S. E non ti sembra che, con moltissima approssimazione, potremmo paragonare la situazione fra gli stati in pace a quella fra i coniugi in un matrimonio? Fra gli stati non è necessario, ovviamente, che ci sia amore e condivisione di obbiettivi, ma, se c'è la pace, dovrebbe esserci rispetto reciproco e dovrebbe essere bandita ogni violenza, ne convieni?
L. Ne convengo.
S. Eppure, come fra i coniugi spesso regna la violenza e ciò malgrado il matrimonio non si rompe, così fra gli stati e negli stati spesso regna la violenza ma gli eserciti non combattono, quindi c'è la pace e insieme c'è la violenza. Puoi convenire?
L. Diciamo che posso.
S. Quindi esistono situazioni di pace che sono insieme situazioni di non pace, addirittura di guerra. Situazioni in cui c'è la pace fra gli stati ma non negli stati, o addirittura situazioni in cui c'è la pace fra gli stati perché non tutti gli eserciti combattono, ma non c'è fra loro pace perché uno ne aggredisce di continuo un altro senza che questo reagisca. Sei d'accordo che simili situazioni possano esistere, sono esistite ed esistono?
L. Si, pensandoci bene devo convenire che simili situazioni a volte si sono create nella storia.
S. E dommi, ottima amica, saresti d'accordo se dicessi che situazioni in cui ci sono, insieme, pace e violenza, sono situazione di finta pace?
L. Si, sono perfettamente d'accordo. La vera pace infatti si fonda sul rispetto, la civile convivenza e la giustizia.
S. Concordiamo e la cosa mi fa molto piacere. Ma, se esiste una situazione di finta pace è o non è giusto operare per e sostituirla con una di pace vera?
L. Concordo di nuovo, alla perfezione..
S. E, non potremmo dedurne che a volte per sostituire la finta pace con la pace vera sia necessario prendere le armi contro i prepotenti, coloro che cercano di perpetuarle, le situazioni di pace finta e fasulla?
L. Sono in totale disaccordo o Socrate! Tu ragioni come quelli che dicono che se si vuole la pace occorre preparare la guerra. Ma questo è cinico, ed è anche falso. Se si vuole la pace occorre preparare la pace. E questo io intendevo quando dicevo che occorre cercare la pace ad ogni costo. Intendevo dire che bisogna confrontarsi, dialogare, tener conto dell'altrui punto di vista, mettersi nei panni dell'altro. Ma tu hai travolto con i tuoi sofismi il senso delle mie parole.
S. Mah, a me sembra di non aver fatto altro che cercare di approfondire, insieme a te, il senso di ciò che dicevi. Ma, non è il caso di perdersi in polemiche sterili. Devo dirti che concordo con la sostanza di quanto tu hai appena detto.
L. Benissimo, la cosa mi fa molto piacere, anche se un po' mi stupisce.
S. Non devi stupirti. Se io sapessi che un mio conoscente ha in mente di stuprare ed uccidere una bambina non gli sparerei addosso, piuttosto parlerei con lui, cercherei di convincerlo che ciò che intende fare è una cosa orribile, indegna di un essere umano, ed userei tutte le mie modeste capacità di convinzione per indurlo a cambiare idea.
L. E faresti benissimo.
S. Non solo, cercherei di capire le cause di intenzioni tanto malvagie, cercherei, nei limiti delle mie possibilità, di mettermi nei suoi panni, di tener conto delle sue motivazioni.
L. Le tue parole mi riempiono di gioia, o Socrate. Vedo che alla fine, superati i vani sofismi, non puoi non concordare totalmente con me.
S. Beh, proprio totalmente non direi.
L. Non ricominciare! Perché non totalmente?
S. E' molto semplice. Penso a cosa dovrei farei se, proprio discutendo con questa persona, proprio mettendomi nei suoi panni, scoprissi che non ha alcuna intenzione di rinunciare ai suoi propositi.
L. Ricominci con i sofismi.
S. Nessun sofisma. Dimmi o eccellente persona, esistono gli stupratori?
L. E me lo chiedi?
S. E sei d'accordo con me se dico che uno stupratore ha il suo punto di vista?
L. Si, lo sono.
S. E che uno stupratore considera le donne non persone ma strumento per soddisfare i suoi desideri?
L. Si, così è.
S. E che ritiene che solo lui abbia dei diritti e tutti gli altri no?
L. E' così purtroppo.
S. Dimmi, nobile amica, cosa risponderesti ad un uomo che dicesse: “io solo ho diritti, tu non ne hai alcuno, sei solo uno strumento nelle mie mani”?
L. Gli direi che tutti abbiamo dei diritti e che ognuno di noi è obbligato a rispettare i diritti degli altri.
S. Concordo pienamente. Ma, se lui ti rispondesse: “tieniti pure le tue convinzioni, non mi interessa, tu sei solo uno strumento per il soddisfacimento del mio piacere”, se così ti rispondesse, e, dopo aver risposto, allungasse su di te le sue mai, tu cosa faresti?
L. Ah, penso che gli tirerei un bel pugno sui denti!
S. E, se tu fossi armata e lui fosse molto più forte di te, e campione di lotta, ed il pugno non bastasse?
L. Se fossi armata, non so, però, forse, credo che mi difenderei.
S. Anche a costo di ucciderlo?
L. Forse.
S. Ma così aggiungeresti violenza a violenza.
L. Forse, ma eliminerei una delle cause della violenza
S. Giustissimo, ed in futuro non più ma meno violenza ci sarebbe al mondo, concordi?
L. Si, credo di poter concordare.
S. Scusa amica mia, ma non ti sembra che questo sia, con le dovute differenze, il caso della guerra?
L. Che intendi dire?
S. Che occorre certo fare di tutto per evitare una guerra, occorre trattare, discutere, tener conto degli altrui interessi e degli altrui punti di vista, ma, se con questi auspicabili mezzi non si convincono i prepotenti ad abbandonare i propri piani, occorre saperli affrontare con le armi.
L. Uffa Socrate! Hai ricominciato coi sofismi!
S. Nessun sofisma. Scusa, sbaglio o tu festeggi sempre, con lieto volto, la festa della liberazione, il 25 di Aprile?
L. certo, bellissima festa che ricorda la sconfitta del nazifascismo.
S. Sconfitta in cosa?
L. In guerra.
S. Quindi, per te, la guerra che ha portato alla sconfitta del nazifascismo è stata positiva.
L. Certo che si.
S. Perché allora non vuoi neppure sentir parlare di guerra a chi stupra le donne e le vende come schiave, brucia vivi i prigionieri, sgozza innocenti civili, seppellisce vivi dei bambini, è pronto a bombardarci e pretende di obbligarci tutti ad aderire ad una certa fede? Non ti sembrano queste pretese e queste atrocità molto simili a quelle perpetrate dai nazisti?
L. Basta Socrate, mi sta venendo un forte mal di testa, vado a casa a riposare un po'
S. Buon riposo nobile amica.

1 commento: