sabato 24 ottobre 2015

I CADUTI ISRAELIANI E QUELLI PALESTINESI





Chi ha più caduti ha ragione?

I nemici di Israele lo ripetono sempre, con instancabile monotonia. I morti palestinesi sono molto più numerosi di quelli israeliani. Ed esibiscono di continuo fior di statistiche per dimostrare la verità del loro asserto.
A dire il vero i numeri che esibiscono sono spesso molto discutibili. Prendono per buone cifre fornite dalla ANP o addirittura da Hammas, nei casi migliori da associazioni internazionali note per non avere nessuna simpatia per Israele. Non solo, nel macabro conteggio delle vittime si fa riferimento solo ai momenti culminanti delle varie crisi fra israeliani e palestinesi. Per settimane o mesi i palestinesi compiono innumerevoli attentati ai danni di civili israeliani. Alla fine Israele si stufa ed inizia con le rappresaglie. Si passa dalla fase degli attentati a quella dei combattimenti veri e propri. Gli amici dei palestinesi iniziano la loro macabra conta solo a partire da questo momento. Fra i caduti israeliani non compaiono gli accoltellati, le vittime dei cecchini, i ragazzi che stavano aspettando un bus e sono stati falciati da un'auto lanciata contro di loro a folle velocità. Per i nemici di Israele queste sono, a quanto pare, morti “occasionali”, non degne di figurare nel calcolo dei caduti.
Ma questi sono in fondo semplici dettagli. E' vero, i caduti palestinesi sono molto più numerosi di quelli israeliani. E allora?

Qualche cifra
Il bombardamento della cittadina inglese di Coventry è ricordato come un tragico episodio della seconda guerra mondiale. In quel bombardamento morirono 1936 civili britannici.
Il bombardamento di Dresda nel Gennaio del 1945 causò la morte di un numero di tedeschi compreso fra le trenta e le QUARANTAMILA unità. Il rapporto è di circa uno a venti. Sempre nel secondo conflitto mondiale la Gran Bretagna ebbe 365.000 caduti, la Germania 7.418.000. Gli Stati Uniti ebbero 413.000 morti, il Giappone 2.630.000. Se teniamo conto che un numero considerevole di americani sono caduti in Europa si può ipotizzare, con tutte le inesattezza del caso, che il rapporto fra i caduti americani e quelli nipponici vari da uno a quindici ad uno a venti.
Questi sono numeri molto parziali ovviamente. Il paese che ebbe più perdite nella seconda guerra mondiale fu l'URSS. Le autorità sovietiche falsarono a lungo i dati delle perdite subite dal loro paese, oggi si ritiene che queste siano comprese fra i 15 ed i 20, 23 per qualcuno, milioni di esseri umani.
Le cifre che mi sono permesso di fornire, e che possono non essere esatte, dimostrano solo una cosa: è assolutamente sbagliato assegnare i torti e le ragioni di una guerra in base al numero dei caduti. Il fatto che i bombardamenti sulla Germania siano stati enormemente più distruttivi che quelli sulla Gran Bretagna o che la Germania abbia avuto un numero di caduti assai più alto di quelli di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti messi insieme, non dimostra che nella guerra che ha opposto il nazismo tedesco alle democrazie occidentali fosse il primo ad avere ragione. Allo stesso modo il fatto che l'URSS abbia pagato il prezzo più alto per la sconfitta del nazismo non dimostra, come è stato invece sostenuto, che questo paese sia stato l'alfiere della libertà e della democrazia, dimostra semmai il contrario.

Il ragionamento di coloro che pretendono che chi subisce più perdite sia per questo dalla parte della ragione è completamente assurdo. Ogni stato impegnato in una guerra cerca di massimizzare le perdite del nemico e di minimizzare le proprie. Per vedere riconosciute le sue buone ragioni uno stato in guerra dovrebbe, secondo la logica malata di chi attribuisce ragioni e torti in base al numero dei caduti, fare esattamente il contrario: massimizzare le sue perdite e minimizzare quelle del nemico. Per farla breve, uno stato in guerra dovrebbe, al fine di veder riconosciute le sue buone ragioni, lavorare per la sconfitta propria e delle proprie buone ragioni. Un paradosso che dimostra tutta l'assurdità di certi discorsi che tuttavia si sentono fare di continuo, specie sui media.

Linee d'azione
Sento già gli strilli di chi non è d'accordo. “Qui non si tratta di caduti fra i combattenti, si tratta della popolazione civile! A Gaza muoiono donne e bambini!”
Veramente anche le cifre relative alla seconda guerra mondiale che mi sono permesso di fornire comprendono i caduti civili e gli attentati dei terroristi di Hammas hanno mietuto molte vittime fra le donne ed i bambini israeliani, ma tralasciamo pure questi “dettagli”.
E' vero, uno stato democratico e liberale anche in guerra si comporta, deve comportarsi, in maniera diversa da una tirannide sanguinaria. Per schematizzare senza dilungarci troppo possiamo dire che uno stato democratico liberale in guerra deve:
1) Massimizzare le perdite fra i combattenti nemici.
2) Minimizzare le perdite dei propri combattenti.
3) Cercare di ridurre a ZERO le perdite fra la propria popolazione civile.
4) Trattare con umanità i prigionieri.
5) Cercare di non causare perdite fra la popolazione civile del paese nemico.
Francamente mi sembra che Israele cerchi di attenersi a queste linee d'azione. I suoi nemici invece, a cominciare dai terroristi di Hammas, si comportano nella maniera diametralmente opposta. Questi angioletti infatti:
1) Cercano di evitare gli scontri con i militari israeliani
2) Concentrano i loro attacchi sulla popolazione civile Israeliana, cercando di massimizzare il numero delle vittime.
3) Trattano in maniera brutale i prigionieri. Non li uccidono solo quando li ritengono utili per degli scambi.
4) Si curano poco per la vita dei loro combattenti.
5) Non cercano in alcun modo di minimizzare le proprie perdite civili.

Gli Israeliani avvisano la popolazione civile di Gaza prima di effettuare un raid, i terroristi di Hammas spesso impediscono ai civili avvistai di fuggire dalle proprie abitazioni. Le scuole israeliane sono munite di rifugi antimissile ed i loro studenti fanno spesso e volentieri prove di evacuazione. A Gaza Hammas piazza rampe missilistiche nelle vicinanze o sui tetti di scuole ed ospedali; le differenze mi sembrano evidenti. Di solito qualcuno obietta che le precauzioni di Israele miranti a limitare le perdite di civili fra i palestinesi sono ipocrite. Gaza è densamente popolata, si dice, quindi ogni attacco israeliano, quali che siano le precauzioni, è inevitabilmente destinato a causare vittime fra i civili. Insomma, gli israeliani non dovrebbero rispondere agli attacchi di Hammas. Logica veramente superba! Se venisse messa in atto qualsiasi stato potrebbe vincere qualsiasi guerra. Gli basterebbe far partire razzi e missili da qualche quartiere densamente popolato ed il gioco sarebbe fatto. Lui potrebbe colpire allegramente chi vuole e l'aggredito non dovrebbe rispondere, se lo facesse diventerebbe, ipso facto, “disumano”, “nazi fascista” e chi più ne ha più ne metta. I teorici della doppia morale mettono qui in mostra tutti i loro sofismi da quattro soldi. I palestinesi se ne possono fregare delle sofferenze della popolazione civile israeliana, gli israeliani invece dovrebbero pensare solo alle sofferenze della popolazione civile palestinese. Hammas può lanciare razzi a casaccio contro Israele, Israele non può rispondere con attacchi mirati contro le postazioni di Hammnas perché questi attacchi possono comunque causare morti fra i civili. Qualcuno ha solo diritti, qualcun altro solo doveri, e tutto questo in nome del “diritto”. Ci dovrebbe essere un limite alla faccia tosta!

Al di là della faccia tosta e di tutti i contorcimenti sofistici una cosa dovrebbe comunque essere chiara. Proprio l'argomento della elevata densità di popolazione a Gaza dimostra tutta la malafede di chi accusa gli israeliani di mirare al “massacro”, addirittura al “genocidio”, dei palestinesi.
Gaza è un territorio piuttosto piccolo e densamente popolato, gli israeliani dal canto loro sono in possesso di armi molto potenti e sofisticate. Se davvero mirassero al “massacro” i caduti palestinesi si conterebbero a decine, forse centinaia di migliaia. La popolazione di Gaza avrebbe quanto meno subito una drastica riduzione nel corso degli ultimi, tormentati anni. Invece questa popolazione non fa che aumentare. Gaza conta oggi circa 1.800.000 abitanti, ne contava 1.300.000 nel duemila. Davvero strano! Nell'ultima crisi di Gaza i morti palestinesi sono stati circa duemila in oltre un mese di combattimenti, meno di due terzi delle vittime provocate in pochi minuti dagli attacchi dell'undici settembre 2001. Parlare di “genocidio” mi sembra davvero il colmo!

Cultura della morte
L'Unione sovietica ebbe, lo si è visto, un numero di caduti spaventosamente alto nel secondo conflitto mondiale. Li ebbe solo per la ferocia degli invasori tedeschi e la durezza della guerra? No. I nazisti misero in atto in URSS una politica di sterminio, ma il numero mostruoso dei caduti sovietici è da addebitare anche al modo in cui Stalin condusse la guerra. Il dittatore sovietico non solo fece imperdonabili errori nella prima parte dello scontro, quando fino all'ultimo rifiutò di prendere atto che la Germania hitleriana si stava preparando ad attaccarlo, ma condusse in seguito la guerra nella più totale indifferenza per le sofferenze del proprio popolo. In questo il dittatore georgiano fu se possibile addirittura peggiore del suo nemico austro tedesco, anch'egli sordo alle sofferenze del sua gente. Le dittature totalitarie sono fatte così: si riempiono la bocca con la parola “popolo” ma mostrano una assoluta noncuranza per gli esseri umani in carne ed ossa che formano il “popolo”. Stalin ordinava offensive e difese ad oltranza senza mai curarsi dei loro mostruosi costi umani; alla fine del conflitto Hitler non si fece scrupolo di mandare a combattere vecchi e bambini al solo scopo di prolungare l'agonia del “reich millenario”. Il numero altissimo dei caduti sovietici e tedeschi si deve addebitare anche al cinismo dei dittatori che li guidavano.
Il fondamentalismo islamico non differisce in questo dalle grandi tirannidi totalitarie, anzi, nel caso del fondamentalismo le cose sono aggravate dal fanatismo religioso, autentica arma di distruzione di massa che spinge moltissimi giovani ad immolarsi per onorare la propria divinità ed ottenere le delizie del paradiso.

L'arma preferita dai terroristi fondamentalisti è l'attacco suicida, che da per scontata la morte dell'attentatore. Quando compiono un attentato i terroristi islamici pensano solo ad uccidere il maggior numero possibile di “infedeli”, senza badare ai costi che loro stessi devono pagare per queste uccisioni. Se nell'attentato vengono uccisi, oltre agli “infedeli” e all'attentatore, anche alcuni, o molti, “buoni fedeli” la cosa non li spaventa affatto: se erano “buoni fedeli” andranno in paradiso, e tanto basta.
L'islam fondamentalista è caratterizzato da una diffusa e pericolosissima cultura della morte. Non sono occidentali affetti da “islamofobia” a dire questo. Ce lo dicono loro, i fondamentalisti. “Noi cerchiamo il martirio” urlano questi signori, “voi amate la vita, noi la morte.” Attenzione, non dicono “noi non temiamo la morte”, il loro non è un coraggio che sconfina con la temerarietà. Dicono di amare la morte ed effettivamente la amano perché morire in nome Dio è qualcosa di bello e puro. Se per uccidere un solo israeliano devono morire tre, quattro o dieci palestinesi che muoiano pure, l'importante è che un ebreo infedele muoia, così ragionano i fondamentalisti. L'occidentale politicamente corretto non vuole credere a cose simili. Quando ascolta le farneticazione dei fanatici subito sussurra: “dicono queste cose perché sono tanto arrabbiati, poverini. Se avessero un buon lavoro, un reddito decente, se i palestinesi avessero un loro stato certe brutture sparirebbero”. E così la colpa ricade di nuovo, (se ne poteva dubitare?) sul cattivo occidente. L'occidentale politicamente corretto pensa che tutti condividano la sua scala di valori e quando sbatte la faccia sul fatto incontestabile che qualcuno questi valori non li condivide non esita ad attribuirglieli. “Tu dici di odiarci ma in realtà ci ami” mormora l'occidentale politicamente corretto al fondamentalista, un attimo prima che questi gli tagli la gola.


Gli errori pacchiani di Stalin e la sua indifferenza per le sofferenze del popolo sovietico contribuirono ad aumentare il numero dei caduti sovietici nel corso della seconda guerra mondiale. Eppure proprio il numero  delle perdite sovietiche, sia pure "abbellito" dalla censura, fu usato dalla propaganda comunista per indicare nell'URSS il paese guida della coalizione antifascista, il faro a cui tutti i sinceri democratici avrebbero dovuto guardare. I palestinesi nemici di Israele fanno qualcosa di simile. La cultura della morte che ne ispira le azioni provoca loro un numero molto alto di vittime, e proprio queste servono alla propaganda anti israeliana.
I fondamentalisti sono fanatici ma non stupidi. Con una abilità che deve essere loro riconosciuta riescono ad utilizzare sia i caduti israeliani che quelli palestinesi. Presentano orgogliosi i morti israeliani a larghe fasce della pubblica opinione medio orientale: “vedete?” dicono, “trattiamo gli ebrei infedeli come meritano”. Nel contempo sbattono in faccia agli occidentali “buoni” i morti palestinesi; riempiono la rete di immagini, spesso false, di bambini uccisi o di filmati, di solito taroccati, in cui si mostrano al mondo le “brutalità” delle forze di sicurezza israeliane. Quando fanno questa propaganda i palestinesi abbandonano il linguaggio truculento del fondamentalismo per far proprio quello rassicurante del teorico dello stato di diritto. “Gli israeliani violano le leggi internazionali”, strillano, “contravvengono a questa e a quella normativa, non rispettano l'habeas corpus”. La guerra santa è sostituita dal “trattato sulla tolleranza” di John Locke. Musica per le orecchie dell'occidentale politicamente corretto, desideroso di ascoltare solo ciò che rassicura il suo animo buono.

Concludendo
E' avvenuto più di una volta che gli israeliani abbiano liberato centinaia di terroristi in cambio della liberazione di un loro soldato, uno solo. A volte sono stati liberati numerosi terroristi per avere in cambio il corpo senza vita di un soldato israeliano.
In Israele, come un po' ovunque in occidente, un funerale è prima di tutto un momento di dolore. A Gaza i funerali sono momenti di rabbia. Un cadavere è per gli israeliani prima di tutto ciò che resta di una persona da piangere, per i fondamentalisti palestinesi una bandiera da sventolare, un martire per il quale chiedere vendetta. O uno strumento di propaganda ad uso e consumo degli occidentali politicamente corretti.
Gli israeliani cercano con ogni mezzo di limitare le proprie perdite, specie di civili. I terroristi di Hammas indicono di continuo “
giornate della rabbia” che ricordano gli orwelliani “cinque minuti dell'odio” e che si concludono quasi sempre con scontri violentissimi con gli israeliani.
Nel corso dei 67 anni della sua storia in Israele, uno stato da sempre in guerra per la propria sopravvivenza, è stata eseguita
una sola sentenza capitale: quella del criminale nazista Adolf Heichmann. A Gaza sono quasi normali i linciaggi, o le fucilazioni pubbliche al termine di processi farsa, di presunte “spie” israeliane.
Qualsiasi considerazione sul numero delle vittime israeliane e palestinesi non può fare astrazione da fatti di questo genere. Tutti mostrano con palmare evidenza posizioni diametralmente opposte sul valore della vita umana. Chi se ne dimentica è destinato a diventare vittima della propaganda fondamentalista e della cultura della morte che la ispira. Favorisce questa cultura, non la pace e la vita.

13 commenti:

  1. Ottima analisi, condivisibile al 100%.

    RispondiElimina
  2. Risposte
    1. Grazie, ma si tratta solo di un briciolo di sano buon senso, e di un minimo di logica.

      Elimina
  3. Eccezionale lucidità. Da diffondere nelle scuole e in ogni luogo di formazione della pubblica opinione.
    Complimenti e grazie.

    RispondiElimina
  4. Il fatto è che Israele ( e solo Israele) DEVE fare la guerra etica, deve, cioè non arrecare nessun tipo di danno ai suoi nemici, ma operare un suicidio di massa. Pensa come s raggiungerebbe subito la pace in MO se le cose andassero così!

    RispondiElimina
  5. E' vero, quello che dici dovrebbe essere argomento di discussione nelle scuole, dove, quando va bene, ma molto bene, si parla del conflitto di cui sopra mantenendo quella schifosa equidistanza che non fa differenza fra aggressore e aggredito. Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giustissimo. Mantenersi equidistanti fra aggressore ed aggredito vuol dire, nei fatti, NON essere equidistanti, schierarsi con l'aggressore.

      Elimina
  6. Poi, volendo, la conta dei morti si potrebbe faree anche così:
    http://blog.eretzyisrael.org/post/131252180881/the-antisemitic-scorecards-are-back-so-here-are

    RispondiElimina
  7. Questo video mostra qualche grafico molto interessante sulla seconda guerra mondiale:
    https://vimeo.com/128373915

    RispondiElimina