lunedì 9 maggio 2016

MAI SENZA MIA FIGLIA



“Mai senza mia figlia”, un film molto bello, tratto da un episodio vero, che dovrebbe far pensare gli occidentali dialoganti.
Lui è un iraniano che vive da venti anni negli Stati Uniti. Medico, uomo colto, sposato da sette anni è marito e padre amorevole. Convince la moglie a recarsi con lui nell'Iran della rivoluzione Komeinista, per conoscere la sua famiglia. “Non ci sono pericoli”, rassicura la moglie, giurando sul Corano. Lei, sia pure a malincuore, accetta.
Arrivati in Iran il marito getta la maschera. Vuole stabilirsi definitivamente in quel paese, soprattutto vuole che la figlia venga educata ai “veri valori” di cui l'Islam sarebbe portatore.
Per la moglie è l'inizio di un autentico inferno. Passa in un attimo dalla condizione di donna emancipata e di larghe vedute a quella di schiava domestica. Continuamente sorvegliata dalla numerosissima famiglia di lui, più di una volta brutalmente picchiata, le è preclusa qualsiasi libertà, a partire da quella di poter usare il telefono. La bimba viene infagottata nelle vesti islamiche e mandata a frequentare una scuola coranica.
La casuale conoscenza con un iraniano oppositore della teocrazia consentirà alla donna una rocambolesca fuga ed infine la salvezza.
Sono molte le donne occidentali che hanno dovuto subire le stesse angherie della protagonista del film, senza avere, purtroppo, la stessa fortuna.

Quando si parla di “Islam moderato” ci si riferisce quasi sempre al rapporto col terrorismo. Se un islamico non fa parte di qualche gruppo terrorista e magari spende qualche parola di blanda condanna nei confronti dei terroristi viene subito promosso dagli occidentali dialoganti al rango di moderato e, se immigrato, considerato una “preziosa risorsa” se non addirittura “un dono”.
Ma, quale è il rapporto di questo “moderato” con le donne? Cosa ne pensa della libertà di pensiero? Come considera gli apostati? E' disposto ad accettare la rigorosa separazione fra fede e politica? Nessuno pone, o si pone, simili domande, e non a caso: il solo porsele farebbe crollare molte illusioni.
Facciamo finta di non saperlo ma a poche centinaia di chilometri da noi impera la barbarie. Da noi è normale che, ad esempio, una donna esca di casa solo perché le è venuta voglia di fare tranquillamente due passi, chiami una amica al cellulare e le chieda di vedersi per prendere insieme un aperitivo, si accenda una sigaretta in un luogo pubblico, scambi due parole con un uomo casualmente conosciuto in metrò. Alle soglie di casa nostra cose simili sono inconcepibili. Ed in casa nostra continuano ad entrare persone che le ritengono inconcepibili. Ed intere aree delle nostre città si stanno trasformando in zone franche in cui simili comportamenti, del tutto normali per noi, sono inconcepibili.
Gli occidentali politicamente corretti non vogliono vedere un simile stato di cose. Hanno sostituito al vero Islam la sua immagine ideologica e nulla li può spingere a rinunciare ai loro sogni consolatori. Quando si renderanno conto che il loro sogno è in realtà il peggiore degli incubi sarà troppo tardi.

3 commenti:

  1. Ho un intero scaffale di storie come questa. E le storie che arrivano a farsi conoscere saranno sì e no l'uno per mille, vale a dire quelle in cui la protagonista è riuscita a recuperare la libertà per poterle raccontare.

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    1. Erri. Ha recuperato la libertà solo per qualche anno in più. Per sua figlia c'è in servo lo stesso destino. Solo che lei, al contrario della madre non avrà alcun posto dove andare.

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  2. Oggi il film dovrebbe avere la sola funzione di prepararci a ciò che aspetterà tutte noi. Ormai per noi ci sono solo due strade: O l'islam o la morte. Io scelgo la morte.

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