mercoledì 13 luglio 2016

VOCABOLARIO POLITICAMENTE CORRETTO: AFROAMERICANO

Un tempo si diceva “negro” ed il termine stava ad indicare un essere umano dalla pelle nera. Dal punto di vista semantico il termine era del tutto appropriato. “Negro” deriva dal latino “niger” che significa, appunto, nero. Ora, se un uomo ha la pelle nera lo si definisce “nero” o “negro”, esattamente come un uomo dalla pelle bianca è definito “bianco”.
Certo, per molto, troppo, tempo il termine “negro” è stato usato in senso spregiativo. “Negro” voleva dire per molti naturalmente schiavo, subumano, semi animale ed altre simili piacevolezze. Però anche il termine “ebreo” è stato spesso usato, e lo è ancora, in senso violentemente spregiativo. “Ebreo” era l'assassino di Dio, lo spregevole usuraio, la sanguisuga che vive sfruttando il prossimo e tante altre cose ancora, tutte poco piacevoli. Eppure nessun ebreo si offende se lo si chiama “ebreo”. E' deplorevole l'uso spregiativo di un termine, non il termine stesso.
Del resto anche “negro” è stato spesso usato in senso non spregiativo. Ci sono fior di film, romanzi, canzoni in cui si parla di “negri” in termini chiaramente anti razzisti. Sono forse razzisti film come “Orfeo negro” o “Il buio oltre la siepe”? Direi davvero di no.
Però i politicamente corretti hanno stabilito che “negro” è un termine insultante e razzista. Quindi il termine “negro” è stato cancellato dal vocabolario. Ora se lo usi sei un razzista che insulta gli uomini e le donne “di colore”.
Al suo posto hanno messo altri termini, o circonlocuzioni. “Nero”, che poi è l'equivalente di “negro”, è appena tollerato, molto meglio non usarlo. Si può dire: ”di colore”, ma è leggermente ridicolo perché tutto può essere chi ha la pelle nera tranne che “di colore”. Il nero infatti è la negazione dei colori. Oppure si dice “afroamericano”. E' questo il termine maggiormente usato. E' autorizzato, chi lo usa non è razzista e non insulta nessuno. Insomma è un termine col bollino blu, col marchio di antirazzismo a denominazione di origine controllata.

Il termine afroamericano è quindi bello e corretto politicamente, ma presenta qualche difficoltà. In primo luogo, “afroamericano” significa americano di origine africana, un po' come italoamericano significa americano di origine italiana. Però, un americano di origine africana non necessariamente ha la pelle nera. Un sudafricano bianco che emigra negli USA e acquisisce nazionalità statunitense diventa forse un “afroamericano”? Sembrerebbe di no, visto che col termine “afroamericano” ci si riferisce agli americani dalla pelle nera.
Inoltre, che dire di un cittadino italiano dalla pelle nera? E come chiameremo un congolese o un senegalese dalla nerissima carnagione? Anche loro saranno “afroamericani”? Difficile sostenerlo.
Ma i politicamente corretti non si scoraggiano. Un cittadino italiano con la pelle nera, un nigeriano ed un congolese neri saranno semplicemente persone italiane, nigeriane o congolesi. Chiaro no? Si, chiarissimo. Solo che definire solo “congolese” un cittadino del Congo ed “italiano” chi ha la cittadinanza italiana non dice nulla sul colore della loro pelle. Se parlo del colore della pelle io definisco “bianco” uno svedese o un francese, non mi limito a dire che si tratta di uno svedese o di un francese. Devo invece definire solo “italiani” o “sudanesi” dei cittadini sudanesi o italiani dalla pelle nera. Insomma, se una persona ha la pelle nera non si deve fare allusione alcuna al colore della sua pelle. Potrò alludere alle sue origini, o alla sua patria di adozione o definirlo solo facendo ricorso alla sua nazionalità, ma mai dovrò fare la minima allusione al colore della sua pelle. Si può dire di un bianco che è un bianco, ma non si può, non si deve dire di un nero (o di un negro) che è, appunto, nero o negro.
Avere la pelle nera è qualcosa di spregevole, qualcosa che va nascosto, di cui neppure si può parlare. Se tizio è nero bisogna fingere di non accorgersene, sarebbe “offensivo” far accenno al colore della sua pelle. Così ragionano i politicamente corretti.
Io non considero spregevole alcun colore della pelle, per questo ritengo di non offendere nessuno se ne parlo. I teorici del politicamente corretto la pensano diversamente.
Chi fra noi è il vero “razzista”?

8 commenti:

  1. Io sapevo che 'negro' fosse la parola 'nero' in spagnolo.

    Io li chiamo 'neri'. Odio il termine 'di colore' anche se a volte mi sfugge, perchè fa sembrare che bianco sia il colore della pelle desiderabile, la norma. Quando li si chiamava 'neri' o 'negri' non esisteva un colore della pelle che potesse sembrare la norma, perchè il termine 'nero' era equivalente al termine 'bianco'.

    Anche Martin Luther King usava il termine 'negro' quando parlava dei neri. E lui di certo non era razzista. Ci lottava contro al razzismo.

    - Chi fra noi è il vero “razzista”?
    Chiaro, i teorici del politicamente corretto.

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  2. http://www.lagreca.it/vignette/vignette/Images/uomodicolore.jpg

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  3. Come quelli che una volta si chiamavano storpi o sciancati e poi sono diventati handicappati e poi invalidi e poi disabili e poi diversamente abili... Prima o poi diventeranno 'mmazza quanto so' abbili, ma continueranno ad avere bisogno della sedia a rotelle.

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    1. Io sono rimasta ai tempi degli 'handicappati' (continuo a definirli così).
      Credevo che gli storpi fossero solo quelli che avevano qualche deformazione vistosa al corpo che ne comprometteva i movimenti (magari un arto vistosamente più corto dell'altro, o una gamba o un braccio storti)

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    2. @Nordeccetera: evidentemente sono parecchio più vecchia. Come c'è stato un tempo che si chiamavano marocchini tutti quelli che giravano sulle spiagge e per le case a vendere carabattole, così si tendeva a chiamare storpi tutti quelli che avevano vistosi difetti fisici come zoppi, gobbi, poliomielitici ecc. Chi invece era costretto alla sedia a rotelle per paralisi delle gambe, ma senza avere alcun tipo di deformità, dalle mie parti si chiamava desgrassià. Per le persone più compassionevoli: un poro desgrassià.

      @Ezio: attento, che faccio presto a montarmi la testa.

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    3. Eh, potrei essere moooolto comodamente tua madre. Con un po' di buona volontà anche tua nonna - socialmente scandaloso, ma biologicamente possibile.

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