martedì 18 ottobre 2016

IL LIBRO NERO DEL CALIFFATO


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Il libro nero del Califfato” di Carlo Panella, BUR 2015.
Si intitola “il libro nero del califfato” ma potrebbe intitolarsi “Il libro nero del fondamentalismo islamico”. Un libro importante, amplissimo, rigorosamente documentato che ripercorre le tappe salienti della storia recente (e meno recente) dell'Islam.
Leggendolo si può constatare come il fondamentalismo aggressivo non sia affatto una novità, una sorta di reazione agli errori della politica occidentale, ma una caratteristica strutturale dell'Islam, qualcosa di profondo, radicato nella sua ideologia e nella sua storia, soprattutto a partire dallo scisma salafita wahabita del 1744 che ha dato vita ad una delle sette più chiuse ed aggressive del mondo musulmano, quella che è ancora saldamente al potere oggi in Arabia saudita e che influenza in profondità tutto il mondo sunnita.
E' impossibile riassumere il libro, che spazia sulle varie crisi medio orientali dal primo conflitto mondiale ad oggi, ampliando spesso il discorso a tutta la storia dell'Islam ed alla sua ideologia. Qui si può solo evidenziare l'abilità con cui Panella distrugge alcuni luoghi comuni della vulgata anti imperialista sempre pronta a giustificare i crimini dei fondamentalisti con le colpe (vere o presunte) e gli errori (veri o presunti) dell'occidente.
L'antisemitismo del mondo musulmano, ad esempio, che per la vulgata sarebbe una conseguenza della creazione dello stato di Israele. Panella non ha difficoltà a dimostrare come l'antisemitismo sia invece una costante dell'Islam che risale ai tempi del profeta. In conseguenza di questo profondo, radicatissimo e feroce antisemitismo gli ebrei sono stati accusati di avere provocato i vari scismi islamici, da quello fra sciiti e sunniti agli altri, fra varie sette sciite e sunnite. Sempre, dietro a questi scismi che dovevano dar luogo a sanguinoso guerre fratricide, ci sarebbe stata l'azione malefica di ebrei finti convertiti all'Islam.
Oppure l'idea, oggi abbastanza diffusa in occidente, che la guerra fra israeliani e palestinesi sia un conflitto nazionalistico per la terra. Di nuovo, Panella sgonfia con estrema facilità questo luogo comune dimostrando, anche attraverso una attenta analisi dei documenti ufficiali dei vari gruppi Jihadisti, che lo scontro è di tipo ideologico e religioso. Israele sorge su una terra che è stata islamica e deve tornare ad esserlo, fino alla fine dei tempi. Non si tratta della controversia in cui due nazionalità si contendono un certo territorio, questo tipo di controversia è sempre risolvibile con dei compromessi; si tratta di una questione ideologica, di principio: non può esistere uno stato di infedeli, e meno che mai di ebrei, in terra musulmana. Non a caso l'egiziano Sadat, che ha alla fine rifiutato questa visione integralista del conflitto con Israele per far sua una concezione di tipo nazionalistico, ha pagato con la vita la sua scelta.
Ed ancora, viene dimostrato quanto sia fuorviante definire “laici” dittatori come Nasser o Saddam Hussein. Si tratta di personaggi che si sono appoggiati, è vero, sulle forze armate, ma che hanno sempre puntato sulla mobilitazione fanatica delle masse e si sono distinti per guerre a sfondo religioso e la repressione di minoranze religiose ed etniche. L'Iraq di Saddam in particolare è sempre stato tormentato da latenti, e meno latenti, guerre civili contro gli sciiti ed i Curdi. Con buona pace di quanti vorrebbero far risalire all'intervento americano il caos in cui versa oggi quel paese.

Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare il libro di Panella non si riduce ad una condanna assoluta ed indifferenziata dell'Islam nel suo complesso. L'autore dedica al contrario spazio ed attenzione a quelle tendenze, presenti nell'Islam, che definisce costituzionaliste o nazionaliste. Posizioni come quella dell'Egitto del “secondo” Sadat e di quello odierno di Al Sisi, o della Giordania di Husayn, che hanno cercato di impostare su basi nazionali lo scontro con Israele, o del re del Marocco, che ha dato vita ad alcune riforme nel diritto familiare. Panella prende anche in esame il lavoro teorico di alcuni musulmani critici del fondamentalismo che si sono opposti al dogma secondo cui il Corano non è interpretabile. A questo dogma è stata opposta una concezione più elastica che distingue nel Corano una parte non soggetta ad interpretazioni da un'altra, quella caratterizzata dalle sure più violente, che sarebbe influenzata dal momento storico e quindi passibile di interpretazione. Purtroppo però nessuno dei fautori di questa linea riformista è morto di morte naturale. E qui si arriva la punto dolente: le posizioni riformiste, nazionaliste o costituzionaliste sono da sempre largamente minoritarie nell'Islam. Minoritarie non solo fra i vari stati islamici ma a livello di massa. Altro che terrorismo che sarebbe “estraneo all'Islam” come blaterano gli occidentali politicamente corretti! Panella non ha nessuna difficoltà a dimostrare che il fondamentalismo fazioso ed assassino non solo fa parte dell'Islam, ma è oggi maggioritario fra le masse dei musulmani, quanto meno, queste non gli si oppongono, ma spesso e volentieri lo sostengono in maniera entusiastica. Purtroppo.

Particolarmente interessanti, in un libro che è tutto del massimo interesse, il paragrafo dedicato
ai profughi palestinesi e quello riguardante l'incredibile impermeabilità culturale dell'Islam.
Parlando dei profughi Panella ricorda la situazione europea al termine del secondo conflitto mondiale, con milioni di tedeschi, polacchi, ungheresi, istriani cacciati dalle loro terre e ridotti allo stato di profughi. Nessuna di queste situazioni si è incancrenita come quella palestinese. I profughi si sono integrati nei paesi che li hanno accolti e nessuno di loro ha preteso, a distanza di decenni, di tornare ai paesi di origine. La stessa cosa è successa agli abitanti ebrei di numerosi paesi arabi che, cacciati a partire dal 1948 da terre in cui vivevano da secoli, hanno trovato rifugio in Israele e lì sono vissuti. Come ben si sa la situazione dei palestinesi è completamente diversa. Hanno abbandonato le terre in cui vivevano dopo aver perso due guerre finalizzate alla distruzione di Israele, e da allora hanno vissuto in vari paesi arabi come autentico stato nello stato, cercando di spingere questi paesi ad una guerra che spesso non avevano alcuna voglia di combattere. Tra l'altro i palestinesi sono gli unici esseri umani del mondo per i quali, ricorda Panella, lo status di profugo sia ereditario.
Quanto alla impermeabilità culturale dell'Islam Panella fornisce cifre impressionanti. Val la pena di citarne una per tutte: da un rapporto delle nazioni unite risulta che a tutto il 2002 nel mondo arabo venivano tradotti non più di trecento libri all'anno, un quinto di quanti ne vengano tradotti annualmente nella sola Grecia. E' un indice impressionante che testimonia di una diffusissima cultura della separazione. Qualcosa su cui farebbero bene a meditare i tanti occidentali che parlano spesso a vanvera di “integrazione”.


Indipendentemente dai giudizi, sempre acuti e documentatissimi, sui vari momenti della storia dell'Islam contemporaneo nel libro di Panella è presente una critica severa nei confronti della politica occidentale. La critica riguarda soprattutto l'incapacità dell'occidente di comprendere l'Islam ed il conseguente rifiuto di tenere nel debito conto il peso che nel mondo e nella storia musulmana hanno i fattori ideologici e religiosi. Molti, troppi governanti occidentali pensano che tutto sia spiegabile in termini di rendite petrolifere ed equilibri geopolitici. Hanno sottovalutato il peso del fattore religioso, col risultato tra l'altro di scambiare le cosiddette “primavere arabe”, purtroppo egemonizzate dagli integralisti, con rivolte laiche e democratiche. Le catastrofi che una simile impostazione ha prodotto, a partire dalla Libia, sono sotto gli occhi di tutti.

Per concludere, “
il libro nero del Califfato” è, senza ombra di dubbio, un libro da leggere, con attenzione. Uno strumento prezioso per conoscere una realtà che ci tocca tutti molto da vicino, ma su cui ancora oggi imperano vieti luoghi comuni e la più crassa ignoranza. Particolare importante, al termine del libro vengono riportati, in appendice, documenti di estrema importanza. La fatwà del gran Muftì di Gerusalemme che schierava i palestinesi a fianco dell'asse, varie risoluzioni ONU, a partire dalla 181 del 29 novembre 1947 sulla divisione della Palestina, lo statuto di Hammas, (da leggere assolutamente), la costituzione della repubblica islamica dell'Iran ed altri ancora, tutti di estrema importanza.
Fra i tanti libri da nulla che fanno brutta mostra di se nelle librerie questo di Carlo Panella è insomma un libro importante, nel senso pieno del termine.
Val la pena di ripeterlo, da leggere!

1 commento:

  1. Basti ricordare che maometto (minuscola voluta) conquistò l'Arabia sul nulla, spinto solo dalla sua sete di potere e di 'immortalità'.
    Dopo la sua morte, i muslims cominicarono a litigare tra loro prima ancora di partire all'attacco di altre lande. Talvolta hanno tentato con la diplomazia (o meglio, provocazione travestita da diplomazia) sentendosi rispondere dai vari re, giustamente 'no'. Hanno conquistato Spagna e Turchia dal nulla, le crociate son stata reazione, non attacco.
    Oggi danno la colpa agli U.S.A., a Israele e talvolta all'Inghilterra per i loro problemi, tuttavia attaccano anche la Cina e l'India, nonchè i paesi dell'Africa nera, e spesso vengono arrestati aspiranti terroristi (con tanto di arsenale già pronto all'uso nascosto in cantina) anche in Sud America ed in paesi dove tra muslims e non-muslims non c'è stato alcun contatto.

    In linea di massima, attaccano vicini di casa e non sul nulla, talvolta usano peccati storici (anche vecchi di 5 secoli) come giustificazione.

    Secondo i musulmani, ogni uomo è uguale. Ma non nel senso che intendiamo noi. Per loro ogni uomo tecnicamente dovrebbe pensare uguale, senza alcuna differenza tra un individuo e l'altro. Chi pensa qualcosa di diverso (es. è contro l'infibulazione) è un infedele, anche se aderisce a tutti i precetti dell'islam (inclusi quelli guerraioli).

    Citi Saddam, e a me viene in mente che l'Isis ha pure dedicato una città in suo onore, cambiando il nome originario nel banale 'Saddam City'. Fortunatamente li il dominio isis è durato solo 3 giorni.

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