lunedì 14 novembre 2016

I TG, LE ESPULSIONI, I MURI

Ieri il neo presidente degli Stati Uniti ha rilasciato la sua prima intervista televisiva. Due i punti su cui si concentra l'attenzione degli osservatori, quanto meno, di quelli non americani. L'espulsione dei clandestini ed il famoso muro.
Sui clandestini Trump ha dichiarato che ci sono negli Stati Uniti oltre due milioni di clandestini che hanno commesso reati. Ha parlato esplicitamente di trafficanti e spacciatori di droga. Questi vanno espulsi o messi in prigione, ha detto. Il giornalista della
SETTE, per inciso, uno dei TG meno faziosi, ha tradotto tutto questo col termine: deportazioni.
Rimandare a casa loro persone che non hanno diritto di stare negli USA e che si sono macchiate di reati legati al narcotraffico equivarrebbe a mettere in atto delle “deportazioni”! Ogni commento è superfluo. La cosa grave non sono le espulsioni, la cosa davvero grave è che ci siano oggi tanti clandestini, per di più legati al narcotraffico, negli Stati Uniti. Come mai si è potuto raggiungere un numero così elevato? Perché queste persone non sono state espulse o messe in prigione prima della vittoria di Trump?
Questo varrebbe la pena di chiedersi, prima di cercare di paragonare Donald trump a Giuseppe Stalin.

Sul famoso muro Trump ha ribadito che intende costruirlo, anche se è stato vago sulle sue caratteristiche: “muro, recinzioni, staremo a vedere”, ha detto, più o meno.
Sono mesi che si parla del famoso “muro” di Trump qui in Italia, ovviamente per presentarlo come massimo esempio di intolleranza, xenofobia, razzismo.
Ricordo che tempo fa ha messo la testa nel teleschermo un famoso scrittore, un sottilissimo intellettuale di cui ora non ricordo il nome. Me ne scuso, sono vecchio e la memoria mi fa brutti scherzi.
Questo finissimo intellettuale, dicevo, ha messo la testa nel teleschermo e ha parlato al popolo bue degli abominevoli “muri”. “I muri vanno bene quando sostengono i tetti”, ha detto più o meno, “non quando dividono i popoli”.
Che pensiero profondo, quale eccelsa speculazione! Però... però, a pensarci bene,
cosa sono i “tetti” se non dei muri orizzontali situati a qualche metro dal suolo? Il tetto delimita la mia casa dall'alto, esattamente come i muri la delimitano a nord e a sud, ad est ed a ovest. Contrapporre i muri ai tetti ha poco senso, perché i muri, come i tetti, delimitano uno spazio, e tengono lontane da me persone con cui non ho intenzione di convivere. Ma questi sono pensieri di un povero vecchio ignorante, lo so, e me ne scuso.

Lasciamo perdere i sottilissimi intellettuali ed esaminiamo qualche fatterello. Per mesi i vari TG ci hanno presentato, e continuano a presentarci, il famoso muro di Trump come una assoluta, abominevole novità. Ma, stanno davvero così le cose?
NO, proprio NO. Un muro fra gli USA ed il Messico già esiste. Per comodità riporto integralmente quanto scritto su Wikipedia:

La
barriera di separazione tra Stati Uniti d'America e Messico, detta anche muro messicano o muro di Tijuana, è una barriera di sicurezza costruita dagli Stati Uniti lungo la frontiera al confine tra USA e Messico. (…) Il suo obiettivo è quello di impedire agli immigranti illegali, in particolar modo messicani e centroamericani, cioè Guatemaltechi, Honduregni, Salvadoregni e Nicaraguensi di oltrepassare il confine statunitense. (…) La barriera è fatta di lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri, e si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Il muro è dotato di illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente, effettuato con veicoli ed elicotteri armati. Altri tratti di barriera si trovano in Arizona, Nuovo Messico e Texas.
Interessante vero? E chi ha fatto costruire questo muro, o recinzione, o barriera? Lascio di nuovo la parola a Wikipedia:

La sua costruzione ha avuto inizio nel 1994, secondo l'ottica di un triplice progetto antimmigrazione posto in essere dall'allora Presidente Bill Clinton: il progetto
Gatekeeper in California, il progetto Hold-the-Line in Texas ed il progetto Safeguard in Arizona.

Lo sponsor del muro era
BILL CLINTON, si , proprio lui,il campione di chi vuole “ponti, non muri”, il marito di quella Hillary che in campagna elettorale si è presentata come l'ultimo ostacolo in grado di fermare la barbarie xenofoba di Trump!
Domandina: i media hanno informato, almeno una volta, il popolino ignorante dell'esistenza di
questo muro? Hanno fatto sapere alla gente normale che il famoso muro di Trump può essere considerato come un ampliamento di qualcosa che già esiste? Non mi pare.

Abbandoniamo le facili polemiche. Dietro a tutti i discorsi sui muri e sulle espulsioni sta una domandina semplice semplice.
I vari stati hanno o non hanno il diritto di controllare le proprie frontiere? E giusto o non lo è che uno stato decida se fare entrare qualcuno nel suo territorio e, in caso di risposta positiva, chi e quanti fare entrare, con che modalità e che tempi? Se si decide che si, gli stati hanno questo diritto allora il muro diventa solo uno strumento tecnico. Si possono controllare i flussi costruendo muri, o rafforzando la polizia di frontiera, o collaborando con i paesi da cui partono i clandestini. Tutto qui.
Considerazioni analoghe valgono per le espulsioni. Si possono espellere i clandestini, se ne può regolarizzare una parte, quelli che si sono inseriti bene e che non hanno commesso reati ad esempio, si possono adottare soluzioni intermedie. In quanto tali né i muri né le espulsioni sono indice di “razzismo” o “xenofobia”.
Se invece si decide che
no, i vari stati non hanno diritto di controllare i flussi migratori, allora si cerchi di essere conseguenti, per favore. Se questo diritto non esiste tutti possono spostarsi dove a loro piace. Non esistono più Francia o Italia, Stati Uniti o Russia, esiste solo il mondo e tutti, come cittadini del mondo, abbiamo diritto di vivere dove ci pare. A essere conseguenti in questo caso non dovrebbero più esistere i vari governi dei vari stati nazionali. Che senso ha un governo italiano se l'Italia è terra di nessuno in cui chiunque può entrare ed uscire come gli pare? I vari Trump, Putin, Renzi, Hollande, Merkel eccetera vadano a casa e lascino il posto ad un bel governo mondiale, magari presieduto da papa Francesco!
Per qualcuno una simile prospettiva è un sogno, io la considero un incubo, ma è secondario. Si abbia però il coraggio di essere chiari!
E la si smetta, una volta per tutte, con la propaganda da quattro soldi!

4 commenti:

  1. No, il vescovo di Roma a capo di un governo mondiale!
    Sarebbe una sciagura peggiore del diluvio universale.
    Secondo me.

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  2. Mio fratello, che è di sinistra, i clandestini li accoglierebbe tutti, pur essendo, paradossalmente, islamofobo quanto se non più di me, perciò è contro all'idea di Trump di erigere un muro. Non è razzista(ne come un nazista, ne come un SJW) nei confronti dei neri (non ha paura di parlare con un nero in modo aperto), ma è politicamente corretto nei confronti dei clandestini che chiama 'migranti'.

    Io sapevo che 'deportare' significava mettere le persone nei campi di sterminio (si usava quel termine quando si parlava di Hitler o di Stalin o in qualche isola fatta su misura per i criminali (una volta si deportavano i criminali schiavizzati in Australia), non è sinonimo di 'rimandare a casa'.

    I clandestini inoltre danno problemi agli stessi immigrati regolari e fanno nascere il razzismo. Quanti neri, nati in Europa, immigrati o adottati, europei a tutti gli effetti, integrati, magari avvocati, professori o impresari, contrari all'immigrazione clandestina, vengono picchiati perchè scambiati per clandestini?


    Ahahahah! Il muro è stato fatto costruire da un democratico! Ora cosa diranno le anime belle?


    Parlando di muri, ricordo un girnalista norvegese, tale Fjordman (che si è fatto odiare in Norvegia solo perchè apertamente di destra e 'islamofobo'), che ha raccontato che ha avuto occasione di conoscere l'islam e gli arabi perchè ha fatto le università proprio in un paese arabofono (infatti tra le lingue conosciute da lui vi è l'arabo). Ha fatto l'università proprio nel periodo dell'11 settembre. Ha raccontato che è arrivato a scuola e ha trovato i suoi compagni di classe festanti. ha chiesto loro 'di chi è il compleanno?' e questi gli hanno risposto che non si festeggiavano compleanni, si festeggiava la morte di 3000 infedeli.
    Fjordman ammira solo una cosa dei paesi arabi, da cui ritiene che dobbiamo prendere esempio: l'efficiente controllo delle frontiere. Tutto il resto è da buttare.

    E' interessante anche come, secondo un sinistroide, se un italiano vuole i muri è uno sporco razzista, se li vuole un arabo o un congolese è perchè si tratta di persone arretrate, ma se li vuole un giapponese, la sua cultura e la sua morale sono diversi da quelle occidentali e quindi fa bene.

    In ultima nota, il papa francesco sembra piacere più agli atei che non ai cattolici.

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