martedì 16 ottobre 2018

FALLIMENTO?

Davvero l'Italia è sull'orlo del baratro? Davvero rischiamo il fallimento? Per stabilirlo occorre guardare non alle variazioni giornaliere dello spread e degli indici di borsa, ma ai fondamentali dell'economia.
Il più importante “fondamentale” è il tasso di incremento del PIL. Nel 2011 il tasso di incremento del PIL è stato dello 0,4%. Nel 2012 e nel 2013 abbiamo avuto decrementi del 2,5% e del 1,9%. Poi una crescita non superiore all'uno per cento fino al 2017 quando si è raggiunto un incremento dell'uno e mezzo per cento.
Per il 2018 la UE (fonte insospettabile) prevede una crescita dell'1,3%.
Siamo di fronte a livelli di crescita del tutto insoddisfacenti, ma nulla che faccia pensare ad un crollo dell'economia italiana. E, per dirla tutta, non si vede perché mai un rallentamento dello 0,2% della crescita prevista (PREVISTA) dovrebbe portare l'Italia dalle condizioni “buone” di cui tutti parlavano al tempo del governo Gentiloni a quelle “fallimentari” di oggi. La differenza fra “situazione buona” e “fallimento” è contenuta in uno 0,2% di incremento del PIL? Ma per favore!!!

Si possono fare considerazioni analoghe su un altro fondamentale: quello dell'andamento della occupazione.
Il tasso di disoccupazione è passato dal 8,4% del 2011 al 10,9 del 2017, dopo aver toccato un picco del 12,7% nel 2012. A Luglio 2018 il tasso di disoccupazione è sceso al 10,4% . Di nuovo: dati molto negativi ma nulla che faccia pensare al baratro. E se sono negativi quelli di oggi cosa erano qulli dei tempi felici dei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni?

In realtà l'Italia NON è sull'orlo del baratro, NON rischia nessun fallimento. Il gran casino di questi giorni ha cause esclusivamente politiche. C'è chi tifa per lo spread, chi vorrebbe che davvero ci avvicinassimo all'orlo del baratro.
Ma fanno male i conti. La stesa UE non può tirare troppo la corda. Lo sa ogni impiegato di banca: far fallire una impresa affidata è una scelta molto, molto rischiosa in primo luogo per la banca. Se i fidi vengono revocati e l'impresa fallisce la banca vede azzerato o quasi il valore dei suoi crediti. E questo vale anche nel caso in cui l'impresa affidata rischi davvero il fallimento. L'Italia ha un mare di problemi ma è ben lontana da una simile situazione. Molti nella UE vorrebbe spingerla verso il baratro, ma anche loro sanno di non poter fare troppo i gradassi: scherzano col fuoco. E lo sanno
Farebbero bene a smetterla, il più presto possibile.

1 commento:

  1. Discorso complicato. La crisi economica mondiale si preannuncia, l'Italia è in posizione debolissima: basta quello. Ovviamente non ha senso pensare che la situazione non fosse compromessa con Gentiloni e compagnia. Alcuni vizi risalgono all'ingresso nell'UE o poco prima, ma la cosa è degenerata. Altri agli anni 80, altri all'Unità d'Italia, e così via.
    Chiudere grandi industrie, vendere e venire assorbiti, allargare l'impronta dello Stato e la dipendenza dallo stato, annegare nella burocrazia, criminalizzare l'impresa, l'elenco sarebbe lungo.

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