sabato 17 novembre 2018

I FALSI SILLOGISMI POLITICAMENTE CORRETTI

Si chiama “anfibolia”. Si tratta di un ragionamento ambiguo, può assumere la forma di un sillogismo scorretto, spesso caratterizzato dal fatto che nelle premesse viene usato lo stesso termine con significati diversi.
Ad esempio, il sillogismo

I diamanti sono cristalli
I cristalli sono comuni
Quindi i diamanti sono comuni

è caratterizzato da una ambiguità ed è scorretto. La ambiguità e la relativa scorrettezza derivano dal fatto che si attribuiscono a
tutti i componenti dell'insieme “cristalli” le caratteristiche che spettano invece solo all'insieme globalmente inteso. I cristalli sono comuni, ma ciò non significa che sia comune ogni tipo di cristallo. Sarebbe come dire che se una macchina è pesante sono pesanti tutti i suoi singoli componenti.

Moltissimi dei “ragionamenti” dei politicamente corretti di vario tipo sono, si basano o partono da, volgarissime anfibolie.
Esaminiamo ad esempio questa evidente anfibolia:

L'uomo è l'unico essere vivente dotato di ragione
Le donne non sono uomini
Quindi le donne non sono dotate di ragione.

La ambiguità deriva qui dal fatto che il termine “uomo” è usato nella maggiore e nella minore con significati del tutto diversi. Nella maggiore “uomo” indica
appartenente al genere umano e si riferisce a tutti gli esseri umani, quale che sia il loro sesso. Nella minore “uomo” indica l'appartenente al genere umano di sesso maschile. E' evidentissimo che la ambiguità con cui viene usato questo termine rende scorretto il sillogismo.
Eppure proprio su simili ambiguità si basa il chiasso che tante femministe fanno a proposito del linguaggio. Termini come sindaco o ministro ad esempio si riferiscono a certe
cariche istituzionali, quale che sia il sesso di chi le ricopre. Per certe femministe invece questi termini vanno riferiti alle persone che ricoprono certe cariche e declinati di conseguenza. Dire “Tizio è sindaco” sarebbe come dire “Tizio è bello. Se al posto di Tizio mettiamo Tizia si dirà Tizia è bella,”quindi”, passando a Tizia, si dovrà dire: “Tizia è sindaca”. Tutto si basa sulla ambiguità con cui viene usato il termine “sindaco”. Dire che Tizio è sindaco vuol dire: “Tizio ricopre la carica di sindaco” ed un simile enunciato non cambia di una virgola se al posto di Tizio si mette Tizia.

Qualcuno potrebbe chiedere: “perché per indicare una carica viene usato un termine che intuitivamente appare maschile?”
Ad una simile domanda si può rispondere solo: “perché così si è evoluto il linguaggio”. I linguaggi si modificano nel tempo, cambiano certi termini e si modificano certi significati, ma nella evoluzione si mantiene il legame fra vecchio e nuovo e proprio questo garantisce la continuità dello sviluppo culturale, ci permette di leggere e gustare oggi Omero e Dante anche se siamo molto lontani da loro quando valutiamo, ad esempio, il ruolo della donna nella società. Pretendere di cambiare i linguaggi dall'alto proibendo certe parole ed imponendone altre spezza invece la continuità della evoluzione culturale del genere umano, impoverisce il pensiero e mette in atto un orrendo dirigismo totalitario.
Fra un po' qualche femminista proporrà che vengano aboliti termini come “umanità” o “antropologia”. La scrittrice (si fa per dire) Michela Murgia ha già proposto di abolire il termine “patria” e di sostituirlo con “matria”. Anche lei basa tutto sulla anfibolia di cui abbiamo parlato. E fa venire in mente la orribile distopia della neolingua orwelliana.

Anche molte idiozie del mondialismo si basano su anfibolie.
Esaminiamo il seguente sillogismo:

Tutti gli esseri umani che abitano il mondo hanno pari diritti.
Chi ha pari diritti è cittadino.
Quindi siamo tutti cittadini del mondo.

Nella maggiore il termine “diritti” è usato nel senso di
diritti naturali, nella minore nel senso di diritti positivi, stabiliti dagli ordinamenti giuridici dei vari stati.
Nella dichiarazione di indipendenza americana si legge: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi
inalienabili diritti...”.
Il termine “diritti” qui significa diritti umani, qualcosa che spetta agli esserti umani per il solo fatto di essere umani, senza alcun riferimento a questo o quel diritto positivo di questo o quello stato. I vari governi non devono violare nelle loro legislazioni positive questi diritti fondamentali. Così prosegue infatti la dichiarazione: “ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità”. Da un lato dunque i
diritti naturali di tutti gli esseri umani, dall'altro le legislazioni positive dei vari stati che non devono coartare tali diritti. Va da se che sono le legislazioni positive, diverse da stato a stato, quelle che danno vita al diritto di cittadinanza. Nulla quindi nel concetto di diritti naturali può far concludere che siamo tutti cittadini del mondo. Non a caso la dichiarazione di indipendenza americana è, appunto, una dichiarazione di indipendenza, l'atto di nascita di un nuovo stato. Il richiamo ai diritti inalienabili dell'uomo non rimanda ad una pretesa cittadinanza mondiale ma legittima l'esistenza di uno stato nuovo che nasce, non dimentichiamolo, da una scissione, dalla rottura della originaria unità fra il regno unito e le sue colonie.

I cretinetti che sfilano nelle varie città d'Italia impiccando pupazzi di Salvini ed inneggiando al meticciato universale ragionano (si fa per dire) invece proprio in questo modo: siamo tutti esseri umani, abbiamo tutti la nostra dignità “quindi” siamo tutti cittadini del mondo! Un po' come dire che poiché io e Tizio abbiamo pari dignità e siamo entrambi liberi la mia famiglia è anche quella di Tizio e viceversa, io sono anche marito di sua moglie ed i suoi figli sono anche i miei. In realtà sia io che Tizio, proprio in quanto esseri liberi e dotati di dignità, abbiamo entrambi il diritto di formarci una
nostra famiglia; e la pace che è bene regni fra le nostre famiglie non ne cancella le differenze e le reciproche autonomie.

Si potrebbe continuare ma il senso del discorso è abbastanza chiaro, mi sembra. Moltissime idiozie della ideologia politicamente corretta si basano su volgarissime anfibolie. Si passa dalla uguaglianze di diritti alla uguaglianza di caratteristiche fisiche, e si nega la rilevanza della differenza sessuale. Si parte dall'affetto che ci può legare ad un cane o ad un gatto o, perché no, ad un certo luogo e si arriva a cancellare la differenza etica ed ontologica fra uomo, animali e più in generale natura non umana. Si riconosce a tutti gli esseri umani pari dignità e si salta da questa ad una pretesa pari rilevanza di tutte le realizzazioni di tutti gli esseri umani. La libertà, i diritti, il riconoscimento della dignità, la giusta attenzione all'ambiente sono tutti fattori di civiltà. Nelle mani dei nuovi barbari politicamente corretti diventano strumenti di imbarbarimento. E di crisi della nostra millenaria civiltà.

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