mercoledì 3 aprile 2019

DISAGIO PSICOLOGICO E/O PSICHIATRICO

E' la loro ultima invenzione: il disagio psicologico e/o psichiatrico.
Dopo l'attacco alle torri gemelle avevano tirato fuori la bomba di Hiroshima ed il golpe cileno, come se ad abbattere le due torri fossero stati i giapponesi o i cileni. Poi erano venute fuori le crociate, il colonialismo, l'imperialismo eccetera, come se non fosse esistito un espansionismo imperialista islamico.
Ora abbandonano la storia e scendono nel profondo della coscienza. La causa di gesti davvero brutti, come sgozzare il primo che passa o cercare di bruciare vivi un bel po' di bambini, è da ricercarsi nel “disagio psicologico” o “psichiatrico”, conseguenza a sua volta della “mancata integrazione”. E di chi sarà mai la colpa per la “mancata integrazione”? Che domande! La colpa è nostra! La colpa è degli occidentali cattivi, degli italiani malvagi che non mettono in atto politiche attive di integrazione, lasciando così i poveri migranti soli, in preda ai propri disagi psicologici. Non c'è da stupirsi se poi qualcuno perde la testa e fa cosette leggermente deprecabili.
Se un teppista imbecille tira uova ai passanti e colpisce, tra gli altri, anche una atleta di colore siamo di fronte ad un "odioso atto razzista", se un marocchino naturalizzato italiano sgozza un giovanotto che gli sembra troppo felice siamo invece di fronte ad un grave disagio psicologico. Pareri...

La colpa è quindi tutta della mancanza di attive politiche di integrazione. Può essere vero, vediamo un po' di approfondire la cosa.
Se Tizio mi ospita a casa sua, mi da un tetto, mi fornisce vitto ed alloggio e mi aiuta a cercar lavoro io ho il dovere di adeguarmi agli usi e costumi vigenti in casa di Tizio. Tutti mi giudicherebbero non troppo bene se pretendessi che fosse Tizio ad operare per integrare me nel suo ambiente. Intendiamoci, potrebbe anche farlo, ma sarebbe soprattutto mio, non suo, il compito di darmi da fare per integrarmi.
Le politiche volte a favorire l'integrazione vanno anche bene, ma in nessun caso possono sostituire il dovere assolutamente prioritario dei migranti di integrarsi nel paese che li accoglie. Nessuna “politica attiva di integrazione” può avere il minimo successo se non c'è da parte dei nuovi venuti una volontà forte, chiara ed attiva di integrazione, una apertura mentale senza riserve nei confronti della cultura del paese accogliente. Pensare che basti costruire un cinema o un campo di calcetto, o concedere qualche casa popolare per integrare chi non vuole essere integrato è semplicemente stupido, molto, molto stupido.

Ma non è tutto. Il discorso sul disagio “disagio psicologico” dovuto alla “mancata integrazione” mostra tutta la sua inconsistenza non appena ci si pone una semplicissima domanda: quali livelli minimi di integrazione sono necessari per assicurare una convivenza decente fra i nuovi venuti e la popolazione locale?
La risposta è di una semplicità disarmante: per evitare atti come lo sgozzare uno sconosciuto o cercare di bruciare vivi dei bambini bastano livelli minimi, quasi nulli, di integrazione.
Se io mi trasferissi in Cina non mi occorrerebbe conoscere la filosofia di Confucio e Lao Tze per evitare di sgozzare un cinese sconosciuto che dovessi incrociare per strada. Non dovrei seguire corsi di taoismo o di buddismo e neppure di storia del celeste impero o di mandarino per evitare di bruciare vivi dei bambini cinesi. Il fatto di non approvare la politica del governo cinese non mi spingerebbe minimamente ad uccidere gente innocente. Per evitare di fare cose simili non serve una particolare "integrazione", basta riconoscere nell'altro un appartenente al genere umano.
NO! Non è il disagio psicologico e/o psichiatrico, conseguenza della “mancata integrazione”, la causa dei gesti folli di cui stiamo parlando. Dietro a quei gesti sta la disgregazione sociale conseguenza diretta della politica delle porte aperte senza limite alcuno ai migranti. Sta il degrado, l'allentarsi di qualsiasi legame fra gli esseri umani, compreso quello, estremamente generale, che ci spinge al rispetto di ogni nostro simile solo perché nostro simile. Sta, ovviamente, la criminalità individuale, ma anche, piaccia o non piaccia la cosa, una cultura fanatica e totalizzante che vede nell'altro, nell'infedele, nell'occidentale, nel laico, nell'ebreo, nel buddista, nello stesso islamico di diversa setta o confessione un estraneo assoluto, se non un nemico.
Smettiamola di dare a noi stessi la colpa di tutto, compresi i crimini di cui siamo vittime. Non è solo vile, sbagliato, ingiusto, stupido. E' suicida, stupidamente suicida.

1 commento:

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