domenica 16 maggio 2021

CONTRO IL NICHILISMO SESSUALE


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Essere dati
Ognuno di noi è un essere dato. Non ci creiamo da soli, ci troviamo nel mondo, possiamo solo constatare la nostra esistenza. Ed è dato il mondo che ci circonda, il luogo in cui siamo nati, le relazioni sociali in cui erano inseriti i nostri genitori, l’epoca storica in cui loro sono vissuti ed in cui noi viviamo.
Possiamo farci tante domande, dimostrare o cercare di dimostrare tante cose, porci tanti “perché” e dare risposta ad alcuni, ma alla fine siamo costretti a dire: le cose stanno così e così, basta. Oltre non si può andare. Come diceva Wittgenstein qui la zappa si piega.
E tutto questo non vale solo a livello teorico, riguarda l’agire oltre che il pensare. Possiamo modificare molte cose nel mondo
ed anche di noi stessi, ma sempre a partire dal dato, da qualcosa che non è possibile modificare. Il dato limita e circoscrive le possibilità umane, accettarlo significa riconoscere la nostra ineliminabile finitezza, la cosa può non piacere, non cambia nulla.
Siamo dati, non possiamo auto crearci. L’idea di un ente che crea se stesso non solo è
priva di qualsiasi possibilità di applicazione empirica, ma appare irta di insuperabili contraddizioni.
Il concetto di un ente causa di se stesso, è intimamente contraddittorio: per poter essere causa di se stesso un ente dove già esistere, ma la sua esistenza dipende dalla capacità di autocrearsi.
Si tratta di una difficoltà logica, non necessariamente legata alla successione temporale: il concetto di esistenza rimanda a quello di causa e questo rimanda a quello. Non a caso di un solo ente si dice che è “causa sui”: Dio, ma è proprio questa caratteristica della divinità a risultare incomprensibile per l’umana ragione. Si può credere per fede, non comprendere razionalmente che Dio sia “causa sui”. In ogni caso una simile caratteristica riguarda solo Dio. L’uomo di certo non si crea da solo, è, inesorabilmente, un essere dato.

La rivolta contro la umana datità è caratteristica di una parte importante della cultura contemporanea. Accettare il dato è qualcosa di limitante, ci ricorda la nostra finitezza ed accidentalità. Non possiamo fare né spiegare tutto, in una certa misura dobbiamo accettarci ed accettare il mondo in cui siamo inseriti. Questo appare a molti intollerabile, da qui le filosofie che pretendono di rifondare integralmente l’uomo ed il mondo. Ed i loro deliri di onnipotenza. L’uomo può trasfigurare se stesso, la società ed il mondo, creare l’assolutamente nuovo. E se questa ansia di assolutamente nuovo si scontra col dato… al diavolo il dato. Siamo o possiamo diventare onnipotenti quindi possiamo arrivare a prescindere dal dato, e diventare simili a Dio, o forse anche più che simili.
Fantasticherie? Vagheggiamenti utopici? Si, ma vagheggiamenti e fantasticherie che hanno avuto, ed ancora possono avere, conseguenze disastrose.

Sesso e datità
Poche cose sono tanto intimamente legate al nostro essere dati come il sesso. A parte casi rarissimi chi nasce, nasce maschio o femmina. Un neonato può essere nero o bianco, più o meno pesante della media ma di certo sarà maschio o femmina. Certo, crescendo potrà sviluppare tendenze omosessuali, potrà anche provar disagio per il suo sesso, ma lo farà sempre, in ogni caso, a partire dal dato originario del suo essere maschio o femmina. La sessualità è un dato originario, non ce la assegniamo, è parte essenziale del nostro essere dati.

Naturalmente è possibile che un essere umano si senta attratto da persone del suo stesso sesso, non trovo in questo nulla di scandaloso. E’ anche possibile che si trovi male nel suo sesso, desideri di essere di sesso diverso, anche in questo non c’è nulla di scandaloso. Tutto questo però nasce sulla base del dato originario della sessualità maschile o femminile. Provare pulsioni omosessuali o desiderare di essere di sesso diverso non elimina il dato originale della sessualità maschile o femminile, si limita ad introdurre in questa delle eccezioni, eccezioni, non perversioni, che riguardano una parte abbastanza minoritaria del genere umano. La presenza di simili eccezioni non toglie nulla alla rilevanza ontologica del dato sessuale originario. La sessualità resta maschile o femminile anche se alcuni possono provare attrazione per persone del loro stesso sesso, ed altri possono trovarsi male nel loro sesso naturale. A ben vedere le cose, un omosessuale ed un trans restano per intero all’interno della sessualità intesa come dato originario: l’omosessuale è un maschio, o una femmina, che prova attrazione per altri maschi, o femmine. Il trans è una femmina che vorrebbe essere maschio o viceversa. Tutti restano dentro il binomio maschile - femminile. Non possono prescinderne. Nessun gay e nessun trans chiede di potersi riprodurre per partenogenesi, e non a caso.

Quali che possano essere i desideri e le pulsioni individuali, i
l sesso resta dato originario, naturale, legato alla riproduzione della specie, carico quindi di enormi conseguenze sociali. Ora, la filosofia gender contesta appunto questo carattere del sesso. Ne nega la naturalità, la rilevanza ontologica, il legame con la riproduzione della specie quindi il peso sociale. Il sesso non è per i teorici gender un fondamentale dato originario, è, in prima battuta, un costrutto socio culturale e poi neppure più questo, si riduce a scelta inessenziale. Il dato originario scompare resta il sentire del momento, il fluire dei desideri. Si allenta fin quasi a scomparire il legame fra sesso e personalità, caratteristiche fisiche e psicologiche di ognuno di noi. Del legame fra sesso e riproduzione della specie resta solo il fatto tecnico che impedisce ai maschi di partorire, cosa comunque cui si può ovviare con la pratica dell’utero in affitto. La famiglia composta da un uomo, una donna ed eventualmente un certo numero di figli cessa di essere il nucleo fondamentale della società, sostenerlo significa essere sessisti ed omofobi. Qualsiasi altra forma di unione fra esseri umani viene equiparata alla famiglia. Padre e madre non hanno rilevanza alcuna nello sviluppo dei bambini, vengono sostituiti da genitore uno e due. Tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere col diritto di omosessuali e trans di soddisfare le proprie pulsioni; non siamo di fronte alla tutela di importanti diritti individuali, ma ad un attacco frontale alla struttura sociale nel suo complesso, di più, ad alcuni capisaldi su cui da tempo immemorabile si basano i rapporti fra gli esseri umani.
Nulla di cui stupirsi. Come tutti gli ultra radicali i teorici del gender non si accontentato di tutelare diritti ed apportare modifiche anche profonde alla organizzazione sociale. No, vogliono rovesciare come un calzino l’uomo e la società, introdurre trasformazioni che segnino una frattura assoluta, definitiva col passato. Il genere prende il posto del sesso, la fluidità desiderante soppianta il sesso come dato originario. La novità è assoluta, totale, irreversibile.

Natura
Il rifiuto del sesso come dato originario ne prende di mira soprattutto la naturalità. Chi considera il sesso un costrutto socio culturale sostituisce al sesso come dato naturale le idee, i comportamenti, i pregiudizi legati al sesso. Chi riduce il sesso a scelta ritiene che il dato sessuale naturale non esista, o non abbia rilevanza, o sia manipolabile a nostro piacere, sempre, senza conseguenza alcuna. Il sesso come argilla, materiale facilmente modellabile, giocattolo pronto a seguire il fluire dei nostri desideri.
Ma la natura è davvero qualcosa di tanto debole? Le si può togliere qualsiasi “durezza” ontologica? La si può ridurre a una sorta di plastilina che possiamo plasmare a nostro piacimento? Basta fare la domanda per avere la risposta, e la risposta è NO!
L’uomo è parte, piccola, piccolissima parte, della natura, risultato di un processo di selezione naturale durato milioni di anni. Trasformarlo in signore della natura è, da questo punto di vista, una pura e semplice idiozia. L’uomo è tuttavia un animale molto particolare: non si adatta a vivere in qualche ecosistema, modifica a suoi fini l’ambiente circostante. Anche altri animali, addirittura degli insetti lo fanno: basti pensare ai castori od alle formiche. Nell’uomo però la capacità di modificare l’ambiente circostante è progressiva. L’uomo impara dall’esperienza; formicai e dighe dei castori sono oggi le stesse di secoli e secoli fa, non altrettanto si può dire delle costruzioni umane. In questo senso l’uomo è davvero unico, ha con la natura un rapporto del tutto speciale, e nulla è tanto stupido quanto pretendere di ridurlo a mera componente subordinata di qualche ecosistema.
L’uomo modifica l’ambiente quindi, e modificando l’ambiente modifica in una certa misura se stesso. Malgrado le lamentele dei mistici dell’ecologia lo sviluppo economico ha reso l’uomo più sano, ne ha allungato la vita, aumentato la cultura, ampliato i punti di vista, tutto questo è innegabile, ed in larga misura positivo. Ma come è avvenuto e come avviene questo processo? Quali sono le sue modalità? Questo è il punto decisivo.

Modificando l’ambiente circostante l’uomo non impone alla natura alcuna nuova legge, al contrario, può modificare l’ambiente solo adattando la sua azione alle leggi naturali; come diceva Bacone, l’uomo può diventare il signore della natura solo sottomettendosi alle sue leggi.
Le case di montagna hanno i tetti molto inclinati per far si che la neve non si accumuli troppo rischiando di sfondarli. Gli aerei volano per la pressione dell’aria sotto le ali, le navi galleggiano grazie al principio di Archimede. Gli uomini non combattono gli effetti negativi delle nevicate creando un clima a loro immagine, né cercano di volare o d
i varcare i mari modificandosi geneticamente e dotandosi, alternativamente, di ali o branchie. Simili azioni sarebbero solo follia nichilista. Le leggi naturali sono un dato immodificabile, da questo deve partire ogni azione tendente a rendere l’ambiente migliore per l’uomo.
Considerazioni simili si possono fare per il sesso. Il sesso è un dato naturale originario, legato a quel fatto di enorme rilevanza sociale che è la riproduzione della specie. Ultimamente gli esseri umani hanno fatto grandi passi avanti nel controllo della sessualità. Un tempo le donne passavano gli anni migliori della loro vita partorendo in continuazione, e le morti per parto erano una tragica eventualità che mieteva moltissime vite nel sesso femminile. Oggi tutto questo è in larga misura scomparso, almeno nei paesi economicamente sviluppati. Le morti per parto si sono ridotte al minimo, le stesse doglie del parto possono essere ridotte, se il parto è particolarmente complicato si può ricorrere al cesareo. Gli strumenti anticonzezionali hanno liberato la donna dalla schiavitù delle gravidanze non desiderate, numerose misure legislative hanno abbattuto gli ostacoli che la maternità frapponeva al pieno ingresso, a tutti i livelli, della donna nel mercato del lavoro, anche se in questo campo molto resta ancora da fare. Tutto questo ha permesso agli esseri umani, alle donne soprattutto, di controllare gli effetti non desiderati della sessualità, ma non ha minimamente alterato il carattere naturale della stessa. La forza di gravità è oggi la stessa di mille anni fa, anche se oggi, a differenza di mille anni fa, gli aerei volano. Allo stesso modo, il sesso è oggi lo stesso di mille anni fa, anche se oggi, a differenza di mille anni fa, le donne non sono più, almeno nei paesi culturalmente più sviluppati, una sorta di macchine per la riproduzione e schiave domestiche.

I teorici del gender mirano invece proprio a questo: a sovvertire le leggi naturali legate alla riproduzione della specie. Ovviamente non possono riuscire nel loro intento: le leggi naturali hanno la pessima abitudine di non farsi modificare a piacere dai moderni stregoni del politicamente corretto. In fondo pratiche oggi di moda come l’utero in affitto non fanno altro che copiare in laboratorio, in maniera faticosa e, a volte, pericolosa, ciò che in natura avviene spontaneamente e, particolare non secondario, in modo piuttosto piacevole. Ma è comunque questo il loro fine. Il fatto che si tratti di un fine irraggiungibile, mai apertamente dichiarato, non implica che non venga perseguito, o che non sia il tendere ad esso il senso di tante disquisizioni sofistiche.
Se il sesso non è un dato naturale originario, se il suo legame con la riproduzione della specie viene negato, se, ai fini della riproduzione, il sesso omosessuale è posto sullo stesso piano di quello etero sessuale, se la famiglia detta “tradizionale” viene equiparata a qualsiasi unione fra esseri umani, soprattutto, se il sesso viene ridotto a costrutto culturale prima e poi a scelta legata al “sentire”, se tutto questo avviene è il legame stesso fra sesso e legge di natura a venir messo radicalmente in discussione. La riproduzione della specie legata a rapporti sessuali fra uomo e donna cessa di essere la regola, basata su solide basi naturali, diventa uno dei tanti modi di riproduzione. Da qui la svalutazione della famiglia, la contestazione dei concetti stessi di paternità e maternità e dell’importanza delle figure maschili e femminili. Queste figure, a rigore, smettono di esistere perché l’essere maschio o femmina non ha più spessore ontologico. Si tratta di una scelta fra tante, un momento del fluire sessuale. La difesa dei diritti di gay e trans non è più in questo modo la sacrosanta tutela di persone che hanno una forma diversa di sessualità. Questo perché a rigore non esistono forme diverse di sessualità. L’eterosessualità non è più la regola ma non per questo le eccezioni omo e transessuali diventano regola a loro volta. Tutto diventa eccezione perché non esiste più una sessualità chiaramente definita. Il sesso come fatto naturale e sociale scompare, restano le scelte erotiche legate al sesso giocattolo.

Scelte e valori
Tutto ciò di cui si è finora parlato ha una inevitabile, tragica conclusione. La riproduzione della specie viene ad identificarsi col processo di produzione degli esseri umani. Ogni coppia, trans, omo od etero che sia può avere il “suo” bambino. Domani potrebbero avanzare pretese simili gruppi più, o meno, vasti di persone. Perché mai infatti dare tanta importanza al DUE, alla COPPIA? Perché una famiglia composta da tre uomini o tre donne, o da due donne e tre uomini non dovrebbe avanzare pari pretese? E perché non dovrebbe avanzarle una famiglia “monogenitoriale”, composta da una sola persona? In fondo nel mondo esistono milioni e milioni di single e la poligamia è assai più diffusa dell’omosessualità, perché allora privilegiare la coppia? Proprio non lo si capisce...
Non c’è in tutto questo nulla di esagerato, nessuna visione apocalittica del futuro. In fondo negli USA esiste già di fatto un mercato dei bambini. Persone particolarmente danarose scelgono, grazie all’utero in affitto, il bambino che più loro aggrada: deve avere la pelle di un certo colore, essere alto, intelligente… e c’è chi protesta non perché nauseato da simili pratiche, ma perché queste privilegiano i bambini bianchi! Va bene “costruire” il pargolo, ma che non sia sempre bianco, se no è “razzismo”! Incommentabile.

Voglio fare l’avvocato del diavolo. Perché rifiutare simili pratiche? Potrebbe chiedere qualcuno. In fondo siamo tutti esseri dati, non ci facciamo da soli. Perché dovrei accettare la mia datità se questa deriva dall’incontro casuale di un ovulo e di uno spermatozoo e non dallo stesso incontro deciso da un altro essere umano?
Domanda a cui è facilissimo rispondere.
Rivendico per ogni essere umano il diritto alla propria datità naturale. Voglio essere stato la risultante di un incontro causale fra un ovulo ed uno spermatozoo, non il risultato di una scelta compiuta da altri essere umani. Nego a chiunque il diritto di costruirne una persona, di decidere quali siano le sue caratteristiche. Potevo non nascere, sono nato con le mie caratteristiche fisiche e psicologiche al posto di tanti altri possibili esseri umani, forse migliori di me, ma mi ripugna pensare che siano stati Tizio e Caia a decidere chi io sono. Altro non si può aggiungere, ma mi sembra che basti.

Le persone non sono cose. Si possono costruire le cose, non le persone. Le persone si riproducono, le cose si producono. Sono concetti semplici, quasi elementari, non dovrebbe essere neppur necessario ribadirli. Eppure oggi è necessario farlo e questo dimostra la profondità della crisi culturale ed etica in cui ci dibattiamo. Come abbiamo potuto arrivare a questo punto? La risposta ad una simile domanda sarebbe davvero troppo lunga. Hanno contribuito il prometeismo rivoluzionario, l’idea assurda che sia possibile il rovesciamento assoluto del mondo e dell’uomo ed Il connesso rifiuto nichilista di ogni tradizione, la rivolta iconoclasta contro la storia. Approfondire solo alcuni di questi temi ci porterebbe davvero troppo lontano.
E’ certo però che ultimamente si è fatta sempre più strada in occidente una idea che di certo ha contribuito alla deriva attuale. Si tratta dell’idea secondo cui la scelta libera degli individui avviene o dovrebbe avvenire in una sorta di vuoto etico
ed ontologico, al di fuori, o al di là di ogni scala di valori. La scelta è tutto, non deve misurarsi con oggettività alcuna, di tipo etico, sociale o naturale che sia. Esser liberi vorrebbe dire svolazzare nel vuoto, privi di qualsiasi obbligo.
Si tratta di una concezione ridicola della libertà, lontana anni luce dal pensiero dei maestri del liberalismo. Per questi la libera scelta degli individui si colloca sempre all’interno di un sistema di valori, i diritti sono sempre accompagnati dai doveri,
la scelta è sempre connessa con la responsabilità. La libertà priva di vincoli, la pretesa che la libera scelta possa eliminare ogni oggettività non è la libertà liberale, non ha nulla a che vedere con il liberalismo di un Kant, di un Locke o di un Berlin. E’ l’arbitrio dei vari Hitler, Stalin e Pol Pot. La libertà non contrasta con la verità, non a caso Orwell fa dire al protagonista di “1984”: “la libertà prima è poter dire che due più due fa quattro”. E Dostoevskij ci ricorda che il “tutto va bene” non è libertà, è nichilismo, quel nichilismo che parte dalla assoluta libertà per arrivare al dispotismo assoluto
Quel nichilismo politicamente corretto che è oggi il cancro dell’occidente.

 

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