sabato 28 gennaio 2023

LAGER E GULAG

In occasione della giornata della memoria c’è chi ha discusso delle similitudini e delle differenze fra i lager hitleriani ed i gulag staliniani. Visto che in proposito si dicono molte fesserie val forse la pena di soffermarsi un po’ sull’argomento.
E’ inutile sottolineare le numerose analogie fra lager e gulag, queste sono evidenti a chiunque abbia un minimo di capacità di vedere e ragionare. Vale invece la pena di esaminare le differenze fra loro.
Qualcuno sostiene che i gulag sovietici erano campi di concentramento, non di sterminio. E’ vero, ma in cosa consiste di preciso questa distinzione?
Nei gulag avvenivano a volte fucilazioni di massa di prigionieri ma queste non erano la norma. L’obiettivo principale di chi costruì e gestì i gulag era economico. Non si trattava di sterminare interi gruppi sociali o etnici ma di ridurli in stato di schiavitù. Certo, questo non era l’unico obiettivo: per un certo periodo di tempo, durante il grande terrore per essere precisi, fu fondamentale l’obiettivo di terrorizzare i nemici, veri o presunti, reali o potenziali del regime, di tenere costantemente sotto pressione la società per impedire che si potesse formare un qualsiasi tipo di opposizione, ma l’obiettivo più importante fu quasi sempre economico. Bisognava realizzare gli obiettivi sempre più irrealistici dei piani quinquennali e nulla sembrava più facile che utilizzare a questo fine il lavoro schiavo. E’ ora di dirselo una volta per tutte: l’apparato industriale sovietico è stato edificato in considerevole misura col lavoro schiavo. Gli ospiti dei gulag non erano condannati a morte ma allo schiavismo. Erano schiavi pubblici pronti ad essere sostituiti da altri in caso di morte o al termine della pena (che spesso veniva prolungata senza processo alcuno). Ovviamente il il lavoro schiavo in condizioni proibitive provocava un altissimo numero di decessi, ma non erano questi, di norma l’obiettivo dichiarato di Stalin e dei suoi complici. In questo la differenza con Hitler è evidente, anche se non mi pare si tratti di una differenza rilevante dal punto di vista etico.
Legata a questa differenza possiamo rilevarne un’altra, più generale fra il nazismo hitleriano ed il comunismo staliniano.
Il nazismo hitleriano non lasciava possibilità alcuna di scampo agli sventurati appartenenti a certi gruppi etnici. L’ebreo era condannato a morte, punto e basta. Poteva non rappresentare pericolo alcuno per il regime, poteva essere un genio potenzialmente utile ai nazisti, poteva avere idee politiche di destra, non contava. Era ebreo quindi doveva morire. In una certa misura questo riguardava anche altri gruppi, i rom ad esempio.
Nella Russia staliniana questo non avveniva. Stalin perseguitò crudelmente intere nazionalità, deportò moltissimi ucraini, russi tedeschi, tatari, ceceni, ma, almeno sulla carta, non decise mai di sterminare tutti gli appartenente a queste nazionalità. In linea teorica nella Russia staliniana tutti potevano sperare di salvarsi, in questo, di nuovo, è possibile ravvisare una differenza fra il comunismo di Stalin ed il nazismo di Hitler. Però… però è anche vero che se in URSS tutti potevano sperare di salvarsi, nessuno poteva considerarsi neppur relativamente al sicuro. Nella Germania nazista un cittadino tedesco, non ebreo, se non aveva idee pericolose, non manifestava dissenso, si comportava “bene” aveva discrete possibilità di condurre una vita relativamente normale. Questo non avveniva nella Russia staliniana. Qui chiunque poteva finir male, anche se non apparteneva a gruppi considerati “nemici”, anche se era un buon comunista, anche se manifestava tutti i giorni il suo amore per Stalin. Nei gulag c’erano criminali comuni (era considerato criminale comune anche chi rubava un pugno di grano) ma anche operai, contadini, intellettuali. C’erano i russi come gli ucraini, c’erano i dissidenti politici ma anche chi dissidente non era. Molti staliniani di ferro assaggiarono le dolcezze dei gulag, magari accanto ai nemici del popolo menscevichi e trotzkisti. Il nazismo non lasciava scampo ad alcuni, lo stalinismo lasciava a tutti la speranza di farla franca,  ma non dava a nessuno la minima, relativa certezza di scampare al terrore. Nessuno nella Russia di Stalin era certo, andando a letto la sera, di risvegliarsi la mattina nello stesso letto.
Da qui un’altra differenza. Nei campi nazisti vigeva una distinzione assoluta fra prigionieri da un lato e, dall’altro, amministratori, capi e guardiani. I prigionieri erano la “razza inferiore”, chi li controllava apparteneva alla “razza superiore”.
Nei gulag staliniani invece esisteva invece una certa continuità fra prigionieri e guardiani. I guardiani erano al culmine di una gerarchia di cui anche zek (così si chiamavano gli ospiti dei gulag) facevano parte, ovviamente al grado più basso. Ci furono molti casi di zek (NON fra i politici però) che divennero guardiani e, viceversa, di guardiani che degradarono a zek. Molti aguzzini si ritrovarono a dover subire la stessa sorte di coloro contro cui avevano agito con disumana crudeltà.
Il discorso è ovviamente solo abbozzato, andrebbe approfondito a tutti i livelli. Altri lo hanno fatto in maniera approfondita ed esaustiva.
Un’ultima considerazione: quale fra le due esperienze storiche è stata la peggiore? Si tratta di una domanda a cui non mi sento di rispondere. Il nazismo è stato unico, la Shoah è davvero un fenomeno senza confronto nella storia. Ma anche il comunismo staliniano è stato, a modo suo, unico. Nessun tiranno ha mai oppresso il suo popolo con l’ampiezza e la spietatezza messe in atto da Stalin.
Stabilire quale fra i due sia stato il peggior è un po’ come voler decidere cosa è peggio fra la peste ed il colera.
E tanto può bastare.

 

Nessun commento:

Posta un commento