mercoledì 17 marzo 2010

Beethoven



Se l'arte è una prefigurazione dell'assoluto forse nessun capolavoro si avvicina tanto all'originale come la nona sinfonia di Beethoven. Ascoltandola, e tutte le volte che la ascolto mi viene la pelle d'oca, mi sento nel contempo schiacciato ed elevato, oppresso dal peso di tanta grandezza ma portato contemporaneamente in alto da questa, incredibile, grandezza.
Qualcuno, forse Schubert, ha detto che dopo la nona era impossibile continuare a scrivere musica. Brhams fu letteralmente ossessionato dalla nona. Ci mise anni per comporre la sua prima sinfonia perchè oppresso dalla grandezza dell'ultima composizione sinfonica di Beethoven. Ma alla fine condusse a termine la sua opera. La prima di Brhams è una sinfonia stupenda ma, soprattutto, è la prima di Brhams, non la decima di Beethoven come qualcuno scioccamente la definì. La grandezza a volte sembra schiacciarci ma, se ci si avvicina umilmente ad essa, se si cerca di comprenderla, se la si ama, ci aiuta a a far venire fuori il meglio che c'è in noi. Chi è davvero grande riesce a rendere un po' meno piccoli coloro che grandi non sono. In un momento come questo, caratterizzato dal latrare di cani rabbiosi, ragli d'asino e cicaleccio frivolo di pseudo intellettuali ascoltare la "nona" è un autentico balsamo per l'anima. Ci fa capire che nel mondo c'è spazio per il bello, il grande, il buono.

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