lunedì 13 gennaio 2014

LO SFASCIO

Per molto tempo in Italia almeno una cosa era assodata: lo scontro politico si sarebbe deciso con metodi civili: sarebbe stata la conta dei voti a stabilire il vincitore. Certo, esistevano forze estremiste che seguivano il detto maoista secondo cui “il potere nasce dalla canna del fucile”, ma si trattava di forze isolate, con cui nessun grande partito avrebbe stretto alleanza alcuna; restavano ai margini del sistema, anche se erano in grado di fare molti danni.
Con “tangentopoli” e con la rinuncia della classe politica alla immunità parlamentare le cose sono cambiate. Ora il detto maoista sul potere che nasce dalla canna del fucile è stato sostituito da un altro: “il potere politico nasce nelle aule giudiziarie”, e chi sostiene questa teoria non è affatto isolato o emarginato, al contrario.
Politicizzazione della magistratura, sua organizzazione che la pone al di fuori di ogni limite e controllo, proliferare di norme che aumentano a dismisura il potere dei magistrati ( incandidabilità, ineleggibilità, quote rosa...), questi fattori combinati stanno distruggendo la possibilità che il confronto politico possa mantenersi in un ambito civile. Ormai non è importante sapere chi ha vinto le elezioni, è impostante stabilire se l'eletto era davvero eleggibile, o vedere se sarà o meno condannato ad una pena di tre anni, o verificare se la sua lista avesse tutti i bolli al posto giusto. La volontà popolare che si esprime nel voto ormai non è più il fattore centrale, il perno attorno a cui ruotano il dibattito e lo scontro politico, è solo un fattore fra gli altri. Una sentenza del TAR vale più di decine, centinaia di migliaia di voti, una della magistratura ordinaria più di milioni di voti.
Tutto questo è compatibile con il normale funzionamento di una democrazia? E' quanto meno dubbio, molto dubbio. E', in realtà, un fattore di sfascio del paese. Un altro.

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