lunedì 16 giugno 2014

IL PEGGIO DEL PEGGIO DEL PEGGIO




“Anche l’art.27 della Costituzione, quello della presunzione di non colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle indagini su Expo e sul Mose, dove i protagonisti delinquono in diretta telefonica, o a favore di telecamera: non c’è bisogno della Cassazione, e nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero”.

Così scrive Marco Travaglio in un articolo del “fatto quotidiano” che qualcuno ha giustamente definito il “manifesto del forcaiolo”.
La presunzione di innocenza è il principio che sta alla base di ogni stato di diritto, ed ha importantissime conseguenze sulla condotta processuale. La presunzione di innocenza implica che Tizio, accusato di qualche reato, non deve provare di essere innocente, è chi lo accusa a dover provare che egli è colpevole. Per Travaglio tutto questo è una “barzelletta”. Perché? Perché ci sono casi in cui la colpevolezza dell'imputato appare chiara sin da subito. Ma questo nessuno lo nega. Difendere il principio della presunzione di innocenza non vuol dire, ad esempio, dubitare che Kabobo abbia ucciso tre persone a picconate. A volte il processo non ha il compito di stabilire se l'imputato abbia o non abbia commesso il tal reato,  ma, per fare degli esempi, se esistano o meno delle circostanze attenuanti, o se l'imputato sia o non sia sano di mente, o se ci sia o non ci sia premeditazione. Anche in questi casi però vale il principio secondo cui l'onere della prova è a carico dell'accusa: è l'accusa che deve provare che non ci sono circostanze attenuanti o che l'imputato è capace di intendere e di volere, o che esiste premeditazione.
Da buon sofista Marco Travaglio elabora il seguente sillogismo: In certi casi la colpevolezza dell'imputato non è in discussione, “quindi” il principio della presunzione di innocenza è una barzelletta. NO, il principio della presunzione di innocenza NON è una barzelletta neppure in quei casi. NON lo è perché, anche in quei casi, spetta all'accusa provare la sanità mentale dell'imputato, o la assenza di circostanze attenuanti, o la particolare efferatezza del reato. Insomma, vale in ogni caso il principio secondo cui l'onere della prova è a carico dell'accusa, diretta conseguenza del principio della presunzione di innocenza.
Per Marco Travaglio tutte queste sono inutili sottigliezze. Per lui la presunzione di innocenza è un inutile impiccio, non vale neppure in quei casi in cui la colpevolezza dell'accusato non è affatto evidente da subito. Non esistono innocenti a certi livelli, afferma Travaglio, solo colpevoli non ancora scoperti. Molto chiaro il suo “pensiero”: sostituiamo la presunzione di colpevolezza a quella di innocenza, invertiamo l'onere della prova. Lo aveva già proposto Ingroia. Buon sangue non mente.

Ma il significato vero del “pensiero” di Travaglio emerge dalle proposte che egli, sempre nello stesso articolo, avanza per combattere la corruzione. Due sono particolarmente significative, val la pena di esaminarle separatamente.

Introdurre gli agenti provocatori per saggiare la correttezza dei pubblici amministratori”.
Tizio è un pubblico amministratore, non ha mai commesso alcun reato. Un bel giorno entra nel suo ufficio Caio. Chiacchierano un po', e alla fine Caio dice a Tizio: “senti, aspetto da un anno una certa autorizzazione, non potresti accelerare le cose? Se lo fai... non te ne pentirai...” Tizio borbotta qualcosa: “beh, si può vedere...”. Caio salta su e lo ammanetta: “sei un disonesto, un corrotto!!!”
Nei paesi civili si puniscono i reati, non i peccati. Compito della giustizia non è quello di stabilire se Tizio sia o non sia corruttibile, ma se sia incorso o meno nel reato di corruzione. Per Travaglio queste sono distinzioni inutili. Lui non vuole che si appurino i fatti, vuole cambiare la natura degli uomini, li vuole insensibili alle tentazioni. Non si tratta di scovare i colpevoli ma di metter alla gogna i potenziali peccatori. Ma tutti siamo potenziali peccatori, nessuno di noi è del tutto insensibile alle tentazioni. Lo ha detto, oltre due millenni fa un certo Gesù Cristo, e lo ha ripetuto, molti secoli secoli dopo, un filosofo di scarsa importanza, pare si chiamasse Immanuel Kant. “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”. “Dal legno storto dell'umanità non si potrà mai ricavare nulla di diritto”. Sciocchezze, per Travaglio. Lui è interessato agli psicoreati prima che ai reati; lui e i forcaioli come lui sono al di sopra di ogni tentazione, possono scagliare la prima pietra, ed anche la seconda, e la terza.

“Imporre a chi vuole concorrere ad appalti una dichiarazione in cui accettano di essere intercettati, a prescindere da ipotesi di reato”
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Con una dose incredibile di faccia tosta Marco Travaglio afferma di essere nientemeno che un liberale. Il grande filosofo liberale Isaiah Berlin ha affermato che un essere umano è libero quando esiste un'area che è solo sua, una sfera privata in cui solo lui può decidere e che deve essere messa al riparo dalle altrui intrusioni. “Di chi mi innamoro? Preferisco il mare o la montagna? Quale lavoro scelgo? Che preferenze sessuali ho? Mi piace Beethoven o Mozart? Kant mi convince più o meno di Hegel? Credo in Dio? Sono soddisfatto della mia vita?” Solo IO posso rispondere a queste, e a tante altre simili domande. Nessuno, sia esso un magistrato o una assemblea democraticamente eletta, può pretendere di rispondere ad esse al mio posto.
La tutela della privacy è una diretta conseguenza di questa libertà. IO sono padrone nella mia area privata, quindi nessuno può entrare arbitrariamente in questa area. Nessuno può leggere le lettere che scrivo, né ascoltare le mie telefonate, né filmarmi a mia insaputa, a meno che non esistano pesanti ipotesi di reato, accompagnate da forti indizi a mio carico. Travaglio se la ride di simili “sofisticherie”. Per lui non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti. Difendere la privacy dei cittadini equivale per lui a proteggere dei colpevoli. Che tutti siano intercettati! E, se intercettare tutti vi pare troppo, si intercettino almeno tutti coloro che lavorano con la pubblica amministrazione. Li si intercetti e basta, anche se non esistono a loro carico ipotesi di reato e meno che mai indizi di colpevolezza. E chi afferma simili mostruosità ha il coraggio di definirsi “liberale”!

Una considerazione salta agli occhi leggendo le proposte di Travaglio. Perché limitare le intercettazioni e gli interventi degli “agenti provocatori” solo a chi lavora o ha rapporti con la pubblica amministrazione? E perché limitare i controlli alle intercettazioni telefoniche?
Luisa è maestra d'asilo, potrebbe essere pedofila, la si intercetti, la si “provochi”! Mario è cassiere in banca. Chi ci assicura che non sia colto dalla tentazione di rubare un po' di soldini? Lo si filmi a sua insaputa, si metta a dura prova la sua capacità di resistere alle tentazioni! Anna è segretaria di un parlamentare, chissà quante cose sa! La si spii giorno e notte.
Travaglio non inventa nulla di nuovo. La società che a lui piace è già stata descritta da un certo George Orwell in quell'autentico capolavoro che è “1984”. Tutti sorvegliati, sempre, 24 ore al giorno. Telecamere in ogni abitazione controllano ogni tua mossa. La “psicopolizia” indaga non sulle tue azioni ma sui tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, le tue pulsioni. Ed infine i colpevoli, cioè quasi tutti gli esseri umani, sono sottoposti a “rieducazione”; li si trasforma in uomini incapaci di peccare. Di certo Marco Travaglio sente un brivido di piacere pensando ad una simile società, con lui, ovviamente, nei panni dell'inquisitore massimo, del nuovo, incorruttibile, infallibile “grande fratello”.

A parte i paragoni letterari, val la pena di porsi una domanda: davvero proposte deliranti come quelle di Travaglio sarebbero efficaci contro la corruzione? NO, ovviamente.
Tutti i forcaioli partono da un assunto indimostrato e indimostrabile: i controllori sono sempre onesti, incorruttibili. Travaglio ci vorrebbe tutti intercettati, ma chi ci assicura che chi intercetta non usi le informazioni che ha acquisito a bassi scopi privati? Vorrebbe gli “agenti provocatori” che ci tentino, ma chi ci assicura che questi non siano a loro volta corruttibili? Per Travaglio l'Italia, forse il mondo, è una immensa fogna in cui tutti sono disonesti e corrotti. Però i suoi intercettatori, i suoi “agenti provocatori” dovrebbero essere, per definizione, angelici e incorruttibili.
A Travaglio, ed ai forcaioli come lui, non passa neppure per la mente che la corruzione si batte davvero delegificando, semplificando, riducendo lo statalismo, e, ovviamente, applicando in maniera rigorosa le leggi. Marco Travaglio ricorda quei comunisti che affermavano, convintissimi, che nella Cina di Mao “nessuno rubava”, e tutti erano puri ed onesti. Poi è venuto fuori che i supremi garanti di quell'ordine angelico spendevano in bagordi somme enormi, sottratte ai lavoratori cinesi. Certo, i super burocrati mao comunisti non commettevano illegalità alcuna, né corrompevano nessuno. LORO erano la legge ed i padroni del paese, chi avrebbero dovuto corrompere?

Voglio essere chiaro fino in fondo, per non essere frainteso. DETESTO I CORROTTI, trovo INDECENTE che in un momento come quello che stiamo vivendo ci sia chi si arricchisce con furti di pubblico denaro, o che paghi con pubblico denaro le proprie campagne elettorali, o che, sempre con pubblico denaro, finanzi questo o quel partito. La legge dovrebbe essere garantista e severa. Assicurare a chi è accusato le più ampie garanzie di difesa e punire severamente coloro la cui colpevolezza sia stata provata in maniera convincente: questo dovrebbe avvenire in un vero stato di diritto. Quindi, lo ripeto, detesto i corrotti, ma, se fossi obbligato a scegliere, preferirei vivere in una società in cui ci siano molti corrotti piuttosto che in quella specie di lagher che ci propone Marco Travaglio. Se l'alternativa fosse (SE FOSSE, non credo lo SIA) fra corruzione e stato etico sceglierei, molto a malincuore, la prima. Preferisco dover pagare una mazzetta per avere un pubblico servizio che essere spiato 24 ore al giorno, un magistrato onnipotente mi fa più paura di un politico corrotto.
Per dirla in una frase: Marco Travaglio e quelli come lui sono il peggio del peggio del peggio. E tanto basta.

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