mercoledì 18 gennaio 2017

DONALD TRUMP E LA SPOCCHIA DI CERTI GIORNALISTI


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Dopodomani Trump, a meno di sorprese clamorose ed improbabili, si insedierà alla casa bianca. Posso capire che molti non lo amino e  non siano felici della sua vittoria. Non capisco invece chi fa recriminazioni e, come una bravissima giornalista con cui ho avuto l'onore di uno scambio di idee in rete, protesta contro la legge elettorale americana che avrebbe permesso l'obbrobrio della sua vittoria.
La legge elettorale americana è vecchissima. Le modalità di elezione del presidente sono fissate nell'articolo 2 della COSTITUZIONE degli Stati uniti d'America, modificate da tre emendamenti. Nessuno degli emendamenti cambia la sostanza del meccanismo elettorale fondato sul voto per stati e la attribuzione ad ogni stato di un certo numero di grandi elettori. In Italia si fa una legge elettorale ogni due anni, quindi a qualcuno può apparire strano che un paese dell'importanza degli Stati Uniti elegga il suo presidente in base a modalità previste in una costituzione compilata nel 1787. Beh... peggio per lui.

Detto questo mi permetto di fare alcune considerazioni, per punti.

1) Durante tutta la campagna elettorale americana i vari sondaggi hanno sempre dato la Clinton in vantaggio. Però, mentre in certi momenti i due candidati erano dati molto vicini nel voto popolare, la Clinton era data sempre in nettissimo vantaggio nel conteggio dei grandi elettori, quello che determina chi sarà il presidente. Ebbene, nessuno, ma proprio nessuno ha espresso in quei giorni alcuna rimostranza nei confronti del sistema elettorale americano. Nessuno ha protestato o cercato di contrapporre il voto popolare al voto per i grandi elettori. Le rimostranze sono iniziate DOPO la vittoria di Trump. Insomma, il sistema elettorale va benissimo se vinco io, è “contestabile" se vinci tu. Che ragionino in questo modo persone faziose e poco intelligenti puo' essere comprensibile, che lo facciano dei professionisti della informazione molto meno.

2) Contrapporre nelle elezioni americane il voto popolare a quello per grandi elettori è privo di senso. Lo è per il semplicissimo motivo che le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono finalizzate alla conquista dei grandi elettori e questo determina sia la campagna elettorale dei candidati che i livelli di partecipazione al voto.
I candidati concentrano la campagna sugli stati in bilico, trascurandone altri che ritengono sicuri o non conquistabili. Si comporterebbero, ovviamente, in maniera del tutto diversa se il presidente venisse eletto in base ai voti popolari complessivi. Lo stesso si può dire sui livelli di partecipazione al voto. Un repubblicano può scegliere di non votare in California, stato sicuro appannaggio dei democratici, mentre, sull'altro fronte, un democratico può comportarsi allo stesso modo in Texas. E' ovvio che se fosse il numero complessivo dei voti popolari ad eleggere il presidente il comportamento degli elettori sarebbe del tutto diverso. Chi semina dubbi sulla legittimità della vittoria di Trump con l'argomento del voto popolare è quindi o “diversamente intelligente” o in cattiva fede. Forse è entrambe le cose.

3) E' davvero così cattivo il sistema elettorale americano? Non credo. Gli USA sono una repubblica  FEDERALE. Per certi aspetti il Texas o la California hanno nei confronti del governo centrale americano una autonomia maggiore di quanta non ne abbiano Italia o Grecia nei confronti della commissione europea. Basti pensare che in certi stati americani vige la pena di morte ed in altri no, mentre nella UE la “commissione” pretende di legiferare anche sul diametro delle pizze. Il presidente deve quindi rappresentare sia il popolo degli Stati Uniti che i singoli stati in cui quel grande paese si articola. Se la legge elettorale si basasse sui voti popolari potrebbe essere eletto presidente un candidato che ha conquistato moltissimi voti in pochi stati popolosi e quasi nessuno in tutti gli altri. Questo sarebbe in clamorosa contraddizione col carattere federale della repubblica nord americana. Le modalità di elezione del presidente cercano di conciliare le due diverse esigenze della rappresentanza popolare e della rappresentanza dei vari stati. Il meccanismo può essere bisognoso di riforme e modifiche, saranno gli americani a deciderlo, ma nella sua sostanza è estremamente ingegnoso ed equilibrato. Non a caso regge da circa 230 anni, mentre qui in Italia litighiamo su “porcellum”, “italicum”, “mattarellum” e chi più ne ha più ne metta.

4) Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. E' lecito non amarlo e criticarne le scelte politiche, ma è segno di stupidità assumere nei suoi confronti atteggiamenti di spocchiosa superiorità. Per molto tempo la quasi totalità dei giornalisti ha presentato Trump come un personaggio folcloristico, un cafone ignorante che sarebbe stato spazzato via dalla raffinata Clinton. Piaccia o non piaccia oggi quel personaggio folcloristico è presidente della più formidabile potenza economica e militare di sempre. Continuare a rapportarsi a lui con sorrisini di superiorità dimostra non solo la spocchia intellettuale e la scarsa intelligenza di certi personaggi, ma anche e soprattutto la loro rabbiosa impotenza. Si rassegnino i "progressisti" di mezzo mondo e provino a contrastare Trump sul piano dei programmi e delle scelte politiche. Con argomenti e non con battutine spocchiose. Se ne sono capaci.

3 commenti:

  1. Il Presidente Donald Trump e legalmente eletto , dal sistema elettivo degli U.S.A. diversamente dai governi Italiani eletti da nessuno !!

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  2. A me il sistema elettorale americano sembra buono, poco confusionario ed anche più sicuro (rende più difficoltose le dittature)

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