giovedì 6 maggio 2021

DDL Zan

Non intendo affrontare la complessa tematica filosofica che sta dietro al DDL Zan. Si tratta, anche se cercano di negarlo, della ideologia della non differenza, quella mostruosità nichilista secondo cui i sessi, e con loro nazioni, culture, stati e civiltà o non esistono o hanno importanza residuale. Mi limito ad affrontare un paio di punti di questo decreto che ne evidenziano le debolezze e la pericolosità.
Il DDL Zan punisce gli atti di violenza e discriminazione basati sul sesso, il genere e l’identità di genere.
Per “genere” il DDL Zan intende:
“qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso”.
A ben vedere le cose nel DDL Zan il “genere” non è un costrutto socio culturale. Un simile costrutto è infatti, per definizione, qualcosa di sovra individuale, Nel DDL Zan il “genere” riguarda invece l’atteggiamento che ogni persona ha nei confronti del suo sesso e delle aspettative sociali che lo riguardano. Sono maschio ma mi sento femmina, quindi mi vesto da femmina, se vado in un locale pubblico voglio entrare nelle toelette riservate alle femmine eccetera.
Questa concezione del genere è ancora più chiara quando il DDL affronta il concetto di “identità di genere”:
“per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
Siamo di fronte, come si vede, a qualcosa di estremamente fluido. Le leggi dovrebbero individuare i reati in maniera il più possibile oggettiva, chiaramente determinabile. Non puoi uccidere, aggredire, insultare nessuno, indipendentemente da sesso, razza, genere o identità di genere. Non si offende né si aggredisce nessuno, punto e basta. Ma che fare quando siamo di fronte ad una “discriminazione” basata sulla identità di genere? In certi casi le situazioni sono chiare, in altri no e questo rende possibili situazioni ingiuste o paradossali. Io sono nato maschio ma mi sento femmina. Una ditta assume sole donne destinate a fare le indossatrici di abiti femminili Io mi sento donna e chiedo di essere assunto. Non vengo assunto. Posso denunciare la “discriminazione" che avrei subito? In base al DDL Zan sembra proprio di si.
Sono al cinema. Devo usare la toelette. Sono maschio ma mi sento femmina. Vado nella toelette riservata alle donne. Le donne già nel locale strillano e mi cacciano via. Le posso denunciare per avermi oltraggiato? Di nuovo, in base al DDL Zan sembra di SI.
Veniamo alla libertà di espressione. I fautori del DDL Zan affermano che questo non la mette in discussione. Afferma infatti il decreto:
“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte…”
Tutto bene sembrerebbe. Solo quegli omofobi del centro destra possono protestare!
Invece NO. L’articolo infatti prosegue dicendo:
“purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
Quindi le idee si possono esprimere purché qualcuno non possa usarle come pretesto per compiere atti discriminatori o violenti.
Tizio dice che esistono la paternità e la maternità, non la “genitorialità”, Caio interpreta la cosa come incitamento ad aggredire un gay, lo aggredisce e la legge colpisce non solo Caio ma anche Tizio.
Stalin ha fatto fuori un sacco di gente, ma dietro a Stalin c’è Marx e dietro a Marx c’è Hegel. Che fare? Siccome Stalin ha inventato i gulag si mettono al bando il “Capitale” e la “scienza della logica?
Ogni idea può essere interpretata, bene o male, ogni idea può “determinare il pericolo del compimento di atti discriminatori e violenti”. Ma nei paesi democratici è essenziale la distinzione fra idee ed azioni, reati e peccati. Per il DDL Zan NO! Questo decreto abolisce questa distinzione. Le idee vanno bene fino a che qualche solerte magistrato non decida che quella certa idea ha indotto Tizio a compiere un reato. In questo caso l’idea stessa diventa reato. La logica degli Hitler e degli Stalin.
NO. Il DDL Zan non ha nulla a che vedere con la sacrosanta difesa dei diritti degli omosessuali. Si tratta di un tentativo sin troppo palese di imporre a tutti l’ideologia gender, la teorizzazione della non differenza. Il nichilismo.

1 commento:

  1. E chissà quanti omosessuali finiranno, paraddossalmente, puniti per reato d'opinione grazie al Zan.

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