martedì 14 ottobre 2014

LA SUMMA DEL GIUSTIFICAZIONISMO




 

“Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione. Questo è un punto complesso ma decisivo. Nell'era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. E' triste ma è una realtà. Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore”.

Questo disse a suo tempo il parlamentare grillino Alessandro Di Battista. Ora, un bel po' di tempo dopo, specifica che non si riferiva all'Isis ma ad Hammas. Anche se la rettifica appare assai sospetta, visto che all'epoca delle dichiarazioni era l'Isis e non Hammas al centro delle polemiche, le cose in fondo non cambiano molto. Quale che sia l'interpretazione autentica del suo pensiero val la pena di commentare le dichiarazioni di Di Battista. Ne val la pena non tanto per il valore intellettuale del soggetto, ma perché queste dichiarazioni sono un po' il sunto, la summa, di tutte le idiozie giustificazioniste che circolano in Italia, e non solo, sul tema del fondamentalismo islamico. Esaminiamole per punti.

I terroristi sarebbero persone che “si ribellano” aduna violenza subita”.
Rapire le donne e fucilarle se rifiutano di convertirsi all'Islam, o inviarle direttamente in qualche harem, non sarebbe FARE violenza ma REAGIRE ad una violenza. E lo stesso sarebbe praticare la pulizia etnica, imporre a tutti di non bere alcol e di non mangiare carne di maiale, fucilare gli apostati ed i bestemmiatori, lapidare o fustigare le adultere. Ed ancora, volere la distruzione di uno stato sovrano, linciare, cosa comunissima a Gaza, presunte “spie israeliane” sarebbe "reagire alla violenza". E i giornalisti sgozzati solo perché occidentali? Anche nel loro caso si è trattato di una "reazione alla violenza"?
Non val la pena di dilungarsi troppo sugli esempi. Chi considera i terroristi dei “ribelli” che “reagiscono ad una violenza” rovescia molto semplicemente le carte in tavola. Sono i terroristi, non i loro nemici, ad esercitare violenza, solo loro che cercano di imporre agli altri la loro ideologia fanatica. Reagiscono alla violenza non i terroristi, ma coloro che li combattono. Elementare Watson. 

La causa di tutto sta nello squilibrio degli armamenti: "se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi (...) caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana."
I veri criminali sono quindi gli occidentali, i terroristi commettono solo l'errore di sbagliare la risposta: sarebbe meglio la non violenza ma loro, accecati da una legittima ira, preferiscono farsi saltare in aria in un metrò. Poverini...
Veramente nessun villaggio era stato bombardato il nove o il dieci settembre 2001. Basta esaminare i FATTI per capire quanto siano mistificanti simili affermazioni; ma, lasciamo perdere: dire che “i fatti non esistono” è uno degli sport preferiti di molti pseudo intellettuali di sinistra.
Ragionando come Di Battista dovremmo giustificare anche il massacro delle fosse Ardeatine. Quando avvenne l'attentato di via Rasella la posizione militare dei tedeschi era quasi disperata, fra loro e gli alleati esisteva uno "squilibrio di armamenti" ogni giorno crescente a favore degli alleati. In più dovevano subire gli attacchi dei partigiani. Se la pensassimo come Di Battista (e non solo) dovremmo dire che reagire a questi attacchi fucilando civili a caso è stato, tutto sommato, “comprensibile”.

Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me”.
Il solito giochino ipocrita. Si fa una analisi in base alla quale i veri criminali sono gli occidentali che si divertono a bombardare villaggi e a far strage di civili. Non si spreca una parola sul fenomeno assodato degli scudi umani. Non si dice che gli occidentali bombardano coi droni per bloccare l'avanzata di un'orda di fanatici pronti alla più radicale pulizia etnica. Si presentano questi assassini fanatici come dei poveretti costretti a farsi esplodere perché praticamente disarmati. Detto questo si cinguetta: “cerco di capire, non di giustificare”. E no, quella di Di battista è a tutti gli effetti una giustificazione. I criminali sono gli americani, e gli Israeliani, ovviamente. I terroristi sono al più “ribelli che sbagliano”.

Occorre elevare il terrorista ad “interlocutore”, insomma, occorre dialogare.
Dialogare su cosa e per cosa? Come tanti altri Di battista NON VUOLE ascoltare quello che i fondamentalisti islamici dicono a chiare lettere. Vogliono il califfato, vogliono riconquistare all'Islam quelle terre che un giorno sono state islamiche e devono tornare ad esserlo, perché, come dice lo statuto di hammas, “una terra islamica resta tale sino al giorno del giudizio”. Vogliono costruire una società che abbia il Corano come costituzione. I fondamentalisti parlano chiaro, ma gli occidentali “buoni” non li prendono sul serio. Li considerano dei bambini arrabbiati che fanno le bizze, e che è possibile calmare offrendo loro il gelato. Per noi il fanatismo religioso è inconcepibile, l'occidentale “buono” ne deduce che questo davvero non esiste, vuole che non esista. E lo rimuove, puramente e semplicemente. Fatto questo blatera di “dialogo” e di “interlocutori”. Ma si può dialogare con chi ha qualcosa in comune con noi, con chi persegue obiettivi che possono essere, a certe condizioni, almeno in parte, anche nostri. Dialogare con chi ci vuole morti o convertiti NON è possibile, a meno che il dialogo non riguardi le modalità della nostra morte o della nostra conversione. Questo però NON è dialogo. È trattativa, trattativa di resa, incondizionata.

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